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IVAN TRINKO padre della Benecia

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2 mar 2022

CANZONE DI MARZO

 





Giovanni Pascoli

dal web

L’inverno demografico continua

 


I numeri delle preiscrizioni all’anno scolastico 2022- 2023, chiuse lo scorso 4 febbraio, mostrano eloquentemente che l’inverno demografico in Benecia, Resia e Valcanale prosegue senza soste. Si registra, infatti, un costante calo degli allievi nelle scuole dell’obbligo.

Nelle scuole dell’infanzia nelle Valli del Natisone per il nuovo anno scolastico sono annunciati 94 bimbi. Considerando anche i 7 piccolissimi della sezione «primavera» del comprensivo «Paolo Petricig» di San Pietro al Natisone, il calo rispetto al corrente anno scolastico è di 12 unità. Ma nel 2015-2016 negli asili bilingue di San Pietro, di Azzida, Pulfero e Merso di Sopra erano 179. Significa che in sette anni sono venuti a mancare 92 bimbi (non considerando la sezione «primavera» che allora non c’era), il che in termini percentuali si traduce in un abbondante 51 per cento. La scuola dell’infanzia bilingue con i suoi 56 iscritti, compresa la sezione «primavera», si conferma la più numerosa con quasi il 60 per cento dei pari età delle Valli. Negli asili monolingui ci sono state 17 preiscrizioni ad Azzida (-2), 12 a Merso di Sopra (-1) e 9 a Pulfero (-4).

Nelle primarie delle Valli del Natisone a settembre, stando alle preiscrizioni, entreranno 207 alunni, 35 meno di quest’anno (-14,5 per cento). Anche per le primarie la scuola più grande (54 per cento) è la bilingue con 112 alunni (-25); 54 i preiscritti alla monolingue di San Pietro (-6) e 41 a quella di Merso di Sopra (-4).

Nelle secondarie di primo grado, cioè alle medie, saranno 84 gli studenti alla monolingue di San Pietro (+3), 77 alla bilingue (+1) e 32 alla monolingue di Merso di Sopra (-3).

Allarghiamo l’orizzonte alle altre scuole che, in Val Judrio e Valli del Torre, offrono l’insegnamento dello sloveno. A Prepotto ci saranno 21 bambini nella scuola dell’infanzia (-2) e 61 nella primaria (-2). A Taipana 15 nella scuola dell’infanzia (+2) e 12 nella primaria (-2). A Vedronza 10 nella scuola dell’infanzia (-3) e 35 nella primaria (-1).

Negli asili e nelle elementari della Valcanale si sperimenta l’insegnamento trilingue (italiano, sloveno e tedesco). A Ugovizza le preiscrizioni sono 33 nelle scuola dell’infanzia (+3) e 39 nella primaria (-7); a Tarvisio 49 nella scuola dell’infanzia (-10) e 104 (-6) a Tarvisio. Nelle medie del capoluogo della Valcanale ci saranno 100 studenti (-3). (U.D.) dal Dom

1 mar 2022

Ricordando Lucio Dalla

 4 marzo 1943/1 marzo 2012

E' stato un genio della musica senza tempo

Auguri Dino Zoff

 

Dino Zoff (Mariano del Friuli28 febbraio 1942) è un dirigente sportivo, ex allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo portiere. È stato campione d'Europa nel 1968 e campione del mondo nel 1982 con la nazionale italiana, che ha anche allenato dal 1998 al 2000.

Considerato uno dei più grandi portieri nella storia del calcio,[2][3][4][5] ha legato la propria attività calcistica principalmente alla Juventus, militandovi per undici anni a cavallo degli anni 1970 e 1980, senza mai saltare una partita di campionato; con i bianconeri ha collezionato 479 presenze (330 in Serie A), vincendo sei campionati italiani, due Coppe Italia e una Coppa UEFA, e ha disputato due finali di Coppa dei Campioni e una di Coppa Intercontinentale. Insieme al libero Gaetano Scirea e ai terzini Claudio Gentile e Antonio Cabrini, suoi compagni alla Juventus e in nazionale, Zoff ha costituito uno dei migliori reparti difensivi nella storia del calcio.[6] Ritiratosi dall'attività agonistica, ha intrapreso la carriera di allenatore, divenendo nel 1990, alla guida della Juventus, il primo tecnico capace di conquistare la Coppa UEFA dopo averla vinta da calciatore.[7]

Con la nazionale italiana ha preso parte a due campionati d'Europa (Italia 1968 e Italia 1980) e a quattro campionati del mondo (Messico 1970Germania Ovest 1974Argentina 1978 e Spagna 1982), ottenendo inoltre, come commissario tecnico degli azzurri, il secondo posto al campionato d'Europa 2000. Il successo al campionato mondiale 1982, conseguito all'età di quarant'anni — peraltro come capitano dell'Italia —, lo ha reso il vincitore più anziano nella storia della competizione[8] nonché l'unico giocatore italiano ad aver ottenuto, a livello di nazionale, sia il titolo di campione d'Europa sia di campione del mondo. Sempre in azzurro detiene il record mondiale d'imbattibilità per squadre nazionali,[9] non avendo subito reti per 1142 minuti consecutivi.[10][11] È stato a lungo il giocatore con più partite disputate in Serie A e nella nazionale italiana — avendo totalizzato rispettivamente 570 e 112 presenze —, prima di essere superato in entrambe le voci statistiche da Paolo Maldini (nel 2000 relativamente alle apparizioni in maglia azzurra,[12] nel 2005 per quanto concerne il massimo campionato italiano).[13]

Più volte candidato al Pallone d'oro,[14] sfiorò la vittoria nel 1973, classificandosi secondo alle spalle di Johan Cruijff. Occupa la 47ª posizione nella classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla rivista World Soccer.[15] Nel 2004 è stato incluso nel FIFA 100 e annoverato fra le Leggende del calcio del Golden Foot; nello stesso anno, in occasione dei UEFA Jubilee Awards, è stato indicato dalla FIGC quale miglior giocatore italiano del cinquantennio precedente,[16] risultando inoltre 5º — primo fra gli italiani — nell'UEFA Golden Jubilee Poll.[17] È entrato a far parte della Hall of Fame del calcio italiano tra i Veterani[18] e della Walk of Fame dello sport italiano tra le Leggende,[19] rispettivamente nel 2012 e nel 2015.(wikipedia9


28 feb 2022

Pust-Carnevale nelle Valli del Natisone-Nediške doline

Anche se la situazione odierna è poco felice vi posto un video sul Carnevale in Benecia.

 

frase di Gino Strada

 Ogni guerra ha una costante: il 90% delle vittime sono civili, persone che non hanno mai imbracciato un fucile. Che non sanno neanche perché gli arriva in testa una bomba.

(Gino Strada)

27 feb 2022

Fiori viola

 


Meraviglioso tappeto viola

SOGNAMO UN PROGETTISTA

 


Abbiamo sentito, nelle ultime settimane, cori entusiastici per il consistente aumento dei fondi provenienti dalla legge di tutela degli sloveni destinati al rilancio di Benecia, Resia e Valcanale nonché per la prospettiva di ulteriori denari dalla strategia per le aree interne. E chi non dovrebbe esultare, se di aiuti ne abbiamo bisogno come dell’aria che respiriamo! Ma di fronte a tanto giusto entusiasmo è necessario un fiorire di progetti e di proposte per impiegare in modo intelligente, e quindi utile, questi aiuti così necessari. Magari si stanno elaborando in qualche nascosto laboratorio, ma è tempo che vengano alla luce.

Noi abbiamo degli organismi rappresentativi che hanno come primo compito lo sviluppo del nostro territorio, della nostra piccola patria, come qualcuno sognava.
Tanto la rediviva Comunità montana, come i Comuni sono chiamati in prima linea a offrire progetti e soluzioni che non mirino all’interesse individuale o settoriale, ma coinvolgano tutto il territorio, popolazione inclusa. Bisogna andare oltre la consueta amministrazione e dotarsi di fantasia, che poi non richiede più di tanto.
Abbiamo un precedente importante, datato dal terremoto. Sono stati rimessi a posto i nostri paesi in modo lodevole, e reggono ancora, basta seguire una tappa del Giro d’Italia nel nostro territorio per rendercene conto. Ma quella volta c’era un progettista e un direttore dei lavori. Dobbiamo trovarlo anche oggi e subito, perché c’è il rischio che passi il treno e noi lo perdiamo.
Elenchiamo solo alcuni problemi che aspettano soluzione. Come vediamo, l’agricoltura tradizionale è totalmente cambiata e quasi scomparsa, ma ci sono prospettive di altro tipo, che andrebbero coordinate. La zootecnia quasi non c’è più e, dove una volta fiorivano i depositi di ottimo letame, fioriscono i gerani. Ai prati si sono sostituiti i boschi, la cui produzione richiede una valutazione di esperti.
E poi c’è il grave problema dello spopolamento che non sappiamo come affrontare, perché è il problema che si presenta dalla fine della guerra. Sappiamo che nel Sudtirolo- Alto Adige non c’è questa piaga, soprattutto perché i residenti sono legati al territorio da una forte identità etnico-linguistica. Di conseguenza hanno interesse nel tenere puliti boschi e prati. E ne ricavano guadagno. Questo vale certamente anche per i Carinziani e gli Svizzeri che sono pagati per tenere pulito tutto il territorio, a cominciare dalle montagne. Noi ci troviamo nelle stesse situazioni, ma abbiamo abbandonato tutto.
I miei due nonni, quello paterno e quello materno, coltivavano una decina di varietà di mele, di pere, di pesche; producevano decine di ettolitri di vino non ottimo, ma sano e gustoso. E non solo loro. Non parliamo della produzione e varietà delle castagne. Mi diceva un lontano parente di Stregna: «Celo nuoč smo vozili kostanj v Čedad».
Tutto è finito, per sempre o può risorgere? Sogniamo un progettista.
Marino Qualizza

RONDINI STANCHE

 

Rondini stanche



LEONARDO SCIASCIA

BALLERINE IN TRENO

Vestono gonne lunghe, hanno sciarpe
d’arcobaleno – e si abbandonano affrante,
allungano le gambe sui sedili.
Lamentano il conto dell’albergo,
l’affanno della partenza, il sonno
reciso all’alba.
I loro nomi – Monica, Marisa –
hanno la triste luce delle perle
che le ragazze comprano alle fiere.
Povere, loquaci rondini che migrano
da un deserto a un deserto,
rondini stanche senza primavera.

Chiudono gli occhi; un freddo
velo di sonno segna i loro volti,
un’infanzia di pena affiora: bianca,
appena viva del respiro
sull’iride squillante delle sciarpe.

(da La Sicilia, il suo cuore, Bardi, 1952)

Leonardo Sciascia (Racalmuto, 8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989), scrittore e poeta italiano.  Spirito libero e anticonformista, lucidissimo e impietoso critico del nostro tempo, all'ansia di conoscere le contraddizioni della sua terra e dell'umanità, unì un senso di giustizia pessimistico e sempre deluso.https://cantosirene.blogspot.com/

A 20 anni dalla scomparsa di mons.Gujon


Il 25 febbraio ricorrono vent’anni dalla scomparsa del leggendario parroco di Montemaggiore/Matajur, mons. Pasquale Gujon. Quei beneciani che di lui nutrono un buon ricordo, anche per tutto ciò che ha fatto in ambito spirituale, culturale e sociale, lo ricorderanno alla Messa in sloveno che sarà celebrata a San Pietro/Špietar sabato, 26 febbraio.

Mons. Gujon nacque a Biacis/Bijača l’1 aprile 1909. Suo padre Giuseppe era morto quando aveva due anni, la madre Maria due anni più tardi. A prendere con sé il piccolo Pasquale fu lo zio sacerdote Giovanni, allora cappellano a San Volfango/Štuoblank. Lì il bimbo visse la prima guerra mondiale, fino alla disfatta di Caporetto. Dopo la guerra continuò a restare dallo zio, nel frattempo divenuto cappellano ad Azzida/Ažla. Andato in seminario, fu ordinato sacerdote nel 1933. Per cinque anni fu vicario a Masarolis/Mažeruola, dopodiché a Montemaggiore. Restò nel paese e nella parrocchia più in quota della Slavia per oltre 60 anni. Condivise con la gente tutte le vicissitudini che si presentarono, nel bene e nel male: il fascismo, la seconda guerra mondiale, gli anni bui della Slavia, la persecuzione della lingua slovena, l’emigrazione che svuotò i paesi.

Alla sua gente dedicò tutta la propria vita, tra l’altro trasmettendole amor proprio per la propria identità slovena. «Noi sacerdoti locali e altri uomini di buona volontà ci siamo sempre adoperati e ci adoperiamo affinché il nostro popolo non perda quanto ha avuto ed ha davvero valore, perché tutti questi valori sono come un gruzzolo di monete d’oro. Il sacco dentro cui sta questo denaro è la nostra lingua slovena. (…) Dio non voglia che, un giorno, un qualche uomo pianti in cima al Matajur una croce, per scrivere su una lapide: “Su questa terra beneciana visse un popolo libero, onesto e forte. Ora non c’è più: si è lasciato accecare e vincere”, scrisse sul »Dom« nel 1983.

In dialetto sloveno mons. Gujon celebrava Messa e svolgeva i riti.

Nella Messa d’oro del 1983 l’arcivescovo Battisti lo nominò canonico onorario di Cividale e divenne, così, monsignore.

Di grande intelletto, scrisse per alcuni giornali, soprattutto per il Dom, ma anche per »Trinkov koledar«, »Vita Cattolica« e »Novi Matajur«. Scrisse, tra l’altro, il libro La gente delle Valli del Natisone e pubblicò il libro di preghiere in dialetto sloveno »Domače molitve«. Tra i fedeli di lingua slovena della Slavia, quest’ultimo è tuttora molto diffuso e usato. In esso lasciò scritto così: «Offriamo a voi devoti, che vivete al confine della provincia di Udine, queste preghiere riprese dal »Katoliški Katekizem za Slovence videnske škofije« (in italiano »Catechismo cattolico per gli sloveni della diocesi di Udine«), che fu approvato da tre vescovi. Ve lo offriamo, perché ci rendiamo conto del grande dovere di mantenere la devozione dei nostri padri. Con la preghiera nella nostra lingua ci rivolgiamo a Dio come figli liberi, che vogliono conservare le proprie radici e la propria storia. Con la preghiera in un’altra lingua ci rivolgiamo a Dio come figli che sono stati colonizzati da un popolo straniero. Anche la Santa Chiesa deve rispettare i diritti umani».

Mons. Gujon è sepolto nel cimitero di San Giovanni d’Antro/Landar. Di recente la sua lapide è stata sistemata, su iniziativa del suo grande amico Zdravko Likar. A sostenere le spese dei lavori, eseguiti da Devan Tavčer di Staro Selo, è stato il Comune di Kobarid.

https://www.dom.it/20-obletnica-monsinjorja-gujona_a-20-anni-dalla-scomparsa-di-gujon/ 

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