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IVAN TRINKO padre della Benecia

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9 ott 2021

IL DISASTRO DEL VAJONT

 

VENET01 - Own work

Il disastro del Vajont si verificò la sera del 9 ottobre 1963, nel neo-bacino idroelettrico artificiale del torrente Vajont nell'omonima valle (al confine tra Friuli e Veneto), quando una frana precipitò dal soprastante pendio del Monte Toc nelle acque del bacino alpino realizzato con l'omonima diga; la conseguente tracimazione dell'acqua contenuta nell'invaso, con effetto di dilavamento delle sponde del lago, coinvolse prima Erto e Casso, paesi vicini alla riva del lago dopo la costruzione della diga, mentre il superamento della diga da parte dell'onda generata provocò l'inondazione e distruzione degli abitati del fondovalle veneto, tra cui Longarone, e la morte di 1 917 persone, tra cui 487 bambini con meno di 15 anni[1].

Le cause della tragedia, dopo numerosi dibattiti, processi e opere di letteratura, furono ricondotte ai progettisti e dirigenti della SADE, ente gestore dell'opera fino alla nazionalizzazione, i quali occultarono la non idoneità dei versanti del bacino, a rischio idrogeologico. Dopo la costruzione della diga si scoprì infatti che i versanti avevano caratteristiche morfologiche (incoerenza e fragilità) tali da non renderli adatti ad essere lambiti da un serbatoio idroelettrico. Nel corso degli anni l'ente gestore e i suoi dirigenti, pur essendo a conoscenza della pericolosità, anche se supposta inferiore a quella effettivamente rivelatasi, coprirono con dolosità i dati a loro disposizione, con beneplacito di vari enti a carattere locale e nazionale, dai piccoli comuni interessati fino al Ministero dei lavori pubblici.Alle 22:39 del 9 ottobre 1963, circa 270 milioni di m³ di roccia[2][3][1] (un volume più che doppio rispetto a quello dell'acqua contenuta nell'invaso) scivolarono, alla velocità di 30 m/s (110 km/h), nel bacino artificiale sottostante (che conteneva circa 115 milioni di m³ d'acqua al momento del disastro) creato dalla diga del Vajont, provocando un'onda di piena tricuspide che superò di 250 m in altezza il coronamento della diga e che in parte risalì il versante opposto distruggendo tutti gli abitati lungo le sponde del lago nel comune di Erto e Casso, in parte (circa 25-30 milioni di m³) scavalcò il manufatto (che rimase sostanzialmente intatto, pur avendo subito forze 20 volte superiori a quelle per cui era stato progettato, seppur privato della strada carrozzabile posta nella parte sommitale) e si riversò nella valle del Piave, distruggendo quasi completamente il paese di Longarone e i comuni limitrofi, e in parte ricadde sulla frana stessa (creando un laghetto).[3] Vi furono 2.018[4] vittime di cui[5] 1 450 a Longarone, 109 a Codissago e Castellavazzo, 158 a Erto e Casso e 200 originarie di altri comuni[6].

Lungo le sponde del lago del Vajont vennero distrutti i borghi di Frasègn, Le Spesse, Il Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana, San Martino, e la parte bassa dell'abitato di Erto[7]. Nella valle del Piave vennero rasi al suolo i paesi di Longarone, Pirago, Faè, Villanova, Rivalta, e risultarono profondamente danneggiati gli abitati di Codissago, Castellavazzo, Fortogna, Dogna e Provagna. Vi furono danni anche nei comuni di SoverzenePonte nelle Alpi, nella città di Belluno a Borgo Piave, e nel comune di Quero Vas, nella borgata di Caorera dove il Piave, ingrossato dall'onda allagò il paese e raggiunse il presbiterio della chiesa.

L'evento fu dovuto a una serie di cause, di cui l'ultima in ordine cronologico fu l'innalzamento delle acque del lago artificiale oltre la quota di sicurezza di 700 metri voluto dall'ente gestore, operazione effettuata ufficialmente per il collaudo dell'impianto, ma con il plausibile fine di compiere la caduta della frana nell'invaso in maniera controllata, in modo che non costituisse più pericolo. Questo, combinato a una situazione di abbondanti precipitazioni meteorologiche e a forti negligenze nella gestione dei possibili pericoli dovuti al particolare assetto idrogeologico del versante del monte Toc, accelerò il movimento della antica frana presente sul versante settentrionale del monte Toc, situato sul confine tra le province di Belluno (Veneto) e Pordenone (Friuli-Venezia Giulia). I modelli usati per prevedere le modalità dell'evento si rivelarono comunque errati, in quanto si basarono su una velocità di scivolamento della frana nell'invaso fortemente sottostimata, pari a un terzo di quella effettiva.

Nel febbraio 2008, durante l'Anno internazionale del pianeta Terra dichiarato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, in una sessione dedicata all'importanza della corretta comprensione delle Scienze della Terra il disastro del Vajont è stato citato, assieme ad altri quattro eventi, come un caso esemplare di "disastro evitabile" causato dal «fallimento di ingegneri e geologi nel comprendere la natura del problema che stavano cercando di affrontare»[8]...CONTINUA https://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_del_Vajont

In FVG è' arrivato il freddo



immagine dal web

Stamattina la temperatura è più bassa dei giorni scorsi (+4 gradi).Dal 15 ottobre si può accendere il riscaldamento.Nel mese di settembre e ottobre abbiamo avuto belle giornate e temperature piacevoli.Ho tirato fuori dall'armadio gli indumenti più pesanti e sul letto ho messo il piumone.

7 ott 2021

Come la lotta contro Covid-19 cambierà la stagione dell'influenza


Priorità ai vaccini per non sovraccaricare gli ospedali e tenere a disposizione risorse per affrontare la pandemia. Ecco cosa si prevede per l'autunno

influenzaÈ cominciato tutto alla fine del 2019, lo sappiamo. A conti fatti, dunque, quello che sta per iniziare sarà il terzo inverno con Covid-19. E inverno, da queste parti (ma anche autunno e parte della primavera), è sinonimo anche di stagione influenzale. Come sarà quella che sta per cominciare? Cosa dovremmo aspettarci mentre siamo ancora in piena pandemia? Quali sono le raccomandazioni per la campagna vaccinale contro l’influenza?

Meno restrizioni, più casi

Chiederselo non è semplicemente tornare a farsi le stesse domande, perché la situazione pandemica è cambiata. Non solo a livello epidemiologico, anche con la diffusione di nuovi varianti, ma anche e sopratutto per l’avvento dei vaccini – almeno in alcune parti del mondo, considerando che la loro distribuzione è stata finora tutt’altro che equa – e per un generale rilassamento delle misure di contenimento al virus che lasciano immaginare una circolazione virale diversa da quella che abbiamo avuto lo scorso anno, più sostenuta. Tanto che – pur ricordando che fare previsioni è azzardato, gli statunitensi Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) – ammettono che è possibile proprio in virtù di questo rilassamento attendersi una stagione influenzale più sostenuta rispetto allo scorso anno.Stagione, quella passata del tutto eccezionale, d’altronde. Insolita, per usare le parole dei nostri European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc). Perché è chiaro: restrizioni nei viaggi, smartworking, scuole chiuse, eventi pubblici vietati, mascherine, misure igieniche mai spinte così al massimo adottate per arginare la soffusione del coronavirus non potevano che non avere effetto anche per altri virus respiratori, come l’influenza appunto, scrive.E il risultato si è visto: in Europa non ci sono state ospedalizzazioni o morti per influenza nella scorsa stagione influenzale. Trend analoghi, con epidemie influenzali ridotte, stesse parole (oltreoceano si parla di un’ “attività influenzale insolitamente bassa”) anche negli Stati Uniti e altrove. Per gli stessi motivi: insolite misure di prevenzione, unite a sostenute campagne di vaccinazione influenzale. Anche gli stessi monitoraggi, campionamenti dei virus circolanti sono stati bassi rispetto al solito – scrive l’Oms nel documento in cui rende note le raccomandazioni sulla composizioni dei vaccini – il che ha reso particolarmente incerte le previsioni su quelli che saranno i virus influenzali più problematici nella prossima stagione.

https://www.wired.it/lifestyle/salute/2021/10/04/influenza-covid-vaccini/

EVENTO


 

 Ottima decisione! Finalmente riaprono le discoteche. Alle quali, tuttavia, si dovrà accedere con il "lasciapassare verde" e solo con la capienza limitata al 35%. Naturalmente sarà necessaria anche la mascherina, che però si dovrà indossare sempre. Meno che quando si balla! 😯😁

A patto che però si trattenga il fiato... 🤣🤣🤣
https://ceccodotti-2.blogspot.com/2021/10/apertura-discoteche.html

PROBLEMI BLOGGER


Da ieri non riesco a modificare i gadget del blog,ho scritto al forum,mi hanno dato una soluzione,ma non ha funzionato.Qualcun'altro ha questo problema?Grazie!

: esegui una ricerca per il codice di errore bX-f7s1hn nel forum di assistenza di Blogger.


Per il momento pare risolto.,grazie!

SALUTI DALLA BENEČIJA



VILLANOVA DELLE GROTTE-ZAVARH





MATAJUR

 

C IVIDALE-ČEDAD

6 ott 2021

Piove


 E' da 3 giorni che piove,ora esageriamo!

Summit UE-Balcani occidentali in Slovenia: poche speranze di rilanciare l'allargamento


 A pochi giorni dal summit tra Unione europea e Balcani occidentali, previsto il 6 ottobre a Brdo pri Kranju sotto la presidenza di turno slovena, la prospettiva di integrazione della regione sembra sempre più flebile, nonostante le promesse. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [2 ottobre 2021

“Il destino dei Balcani occidentali è nell'Unione europea”: è questo il mantra che ha accompagnato la politica di Bruxelles verso la regione almeno a partire dal summit di Salonicco del 2003, quando venne solennemente promessa la graduale integrazione di tutti i paesi dell'area.

Da allora, però, molte cose sono cambiate, e dopo un graduale approfondimento della “fatica da allargamento”, quella promessa non sembra più poggiare su basi troppo solide.

Anche il prossimo summit UE-Balcani occidentali previsto il prossimo 6 ottobre a Brdo pri Kranju sotto la presidenza di turno slovena, conferma profonde divisioni a livello comunitario e una vena di pessimismo per il futuro.

Secondo le indiscrezioni rese pubbliche dall'agenzia Reuters, una dichiarazione che intende ribadire il destino europeo della regione si è scontrata con la strenua resistenza di alcuni paesi dell'Europa centro-settentrionale, che vedono sempre meno di buon occhio nuovi allargamenti, dopo le esperienze problematiche di integrazione di paesi come Romania e Bulgaria.

A rafforzare dubbi e resistenze sono arrivate anche nuove tensioni nella regione, come il rinnovato scontro tra Serbia e Kosovo, sfociato nei giorni scorsi in un'escalation rientrata solo dopo la mediazione di Bruxelles e Washington, ma anche il veto posto negli ultimi mesi dalla Bulgaria all'apertura dei negoziati con la Macedonia del nord per complesse questioni storiche, linguistiche e culturali.

Se l'obiettivo del summit di Brdo pri Kranju è rilanciare davvero prospettive reali di integrazione per i Balcani, la strada sembra quindi tutta in salita: almeno nel breve periodo, è davvero difficile pronosticare passi avanti significativi.

Vai al sito di Radio Capodistria 

https://www.balcanicaucaso.org/Media/Multimedia/Summit-UE-Balcani-occidentali-in-Slovenia-poche-speranze-di-rilanciare-l-allargamento

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