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IVAN TRINKO padre della Benecia

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21 feb 2021

Giornata internazionale della lingua madre

 


Oggi ricorre la Giornata internazionale della lingua madre, istituita nel 1999 dall’Unesco per promuovere la diversità linguistica e culturale e il multilinguismo. Viene celebrata in tutto il mondo a ricordo di un drammatico episodio: il 21 febbraio 1952 a Dacca alcuni studenti furono uccisi dalla polizia del Pakistan, mentre rivendicavano il riconoscimento ufficiale della loro lingua, il bengalese.

Il Patto per l’Autonomia celebra la Giornata internazionale della lingua madre coinvolgendo alcuni esponenti del mondo culturale, sportivo, economico e politico del Friuli Venezia Giulia, terra storicamente plurilingue.

Le voci di Romano Benet, alpinista; monsignor Roberto Bertossi, presidente di Glesie Furlane; Ulderica Da Pozzo, fotografa; Aleksandra Devetak, docente e operatrice culturale; Igor Gabrovec, segretario regionale della Slovenska skupnost; Franco Giordani, cantautore e scrittore; Daria Miani, maestra e operatrice culturale; Giannola Nonino, imprenditrice; Augusto Petris, già amministratore del Comune di Sauris; Daniel Samba, “il furlan piturât di neri”, si succederanno nell’arco della Giornata sulla pagina Facebook del Patto per l’Autonomia per spiegare, ciascuna con il suo personale punto di vista, l’importanza del parlare nella propria lingua madre, che veicola opportunità, tradizioni, memoria, modi di pensare e sentire unici.

Questa ricorrenza, infatti, è l’occasione per ribadire che i diritti linguistici fanno parte dei diritti fondamentali delle persone e delle comunità di tutto il mondo, compresi quindi i parlanti le lingue friulana, slovena e germaniche presenti nella nostra regione. Spesso, però, sono diritti negati, come viene negato il valore delle lingue “diverse” da quelle maggioritarie.

Ma al di là del valore che è indubbio e al diritto, riconosciuto dalle leggi, ma poco applicato, non vanno dimenticate le opportunità, non sempre evidenti, che possono derivare dall’utilizzo di una lingua madre. Oltre ai vantaggi di natura economica, quali il marketing, la tipicizzazione dei prodotti, le produzioni e i servizi che hanno come base la lingua, ve ne sono alcuni più immateriali, non meno importanti: dalla migliore apertura mentale e grande facilitazione nell’apprendimento delle lingue delle persone bilingui, dimostrate scientificamente, al fatto che parlare lingue madri, anche se non egemoni, è un atto con il quale possiamo impedire la distruzione della diversità, che è ricchezza, resistendo all’appiattimento proprio della globalizzazione, dando contenuti reali alla democrazia.

https://www.ilfriuli.it/articolo/politica/giornata-internazionale-della-lingua-madre/3/236950

Klavdij Palčič in mostra al Kulturni di Gorizia



Grande successo, pure “dal vivo”, sta riscontrando la mostra del noto pittore triestino Claudio Palčič, che è allestita fino al 1 marzo 2021 nella galleria del Kulturni dom di Gorizia (via I. Brass 20). Fino ad ora, secondo i dati in possesso dei promotori, ha superato abbondantemente la soglia delle 40 mila visualizzazioni sulle pagine https://rudolph.tmedia.it/palcicwww.facebook.com/kulturnidom e www.kulturnidom.it.
Dal mese di febbraio la mostra è visitabile pure “dal vivo” e finora sono stati numerosi i visitatori dalla nostra regione, che si sono emozionati dinanzi alle opere di Claudio Palčič..

La mostra è stata promossa dal Consiglio d’amministrazione del Kulturni dom, in collaborazione con l’Agenzia Tmedia e la SKGZ (Unione culturale economica slovena) e con il patrocinio della regione Friuli Venezia Giulia, il Comune di Gorizia, il gruppo finanziario KB 1909, in occasione del 39° anniversario del Kulturni dom - Casa di cultura slovena a Gorizia (1981 – 2020) e nell’80° compleanno dell’artista.
L’orario dell’apertura della mostra (nei giorni feriali) è il seguente: dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 17.30.

I promotori inoltre avvertono i partecipanti che sarà obbligatorio rispettare le adeguate distanze tra una persona e l’altra e indossare le mascherine protettive di naso e bocca, secondo le regole anticovid-19.

https://www.ilfriuli.it/articolo/cultura/klavdij-palcic-in-mostra-al-kulturni-di-gorizia/6/236887


Palčič (nato il 5 agosto 1940 a Trieste , Italia) è un pittore, incisore , disegnatore e pittore di scena. Dopo essersi diplomato al Liceo Scientifico di Trieste, il progetto di Palčič era quello di imparare scienze politiche , ma cambiò idea ed entrò alla Scuola d'Arte di Venezia, che si laureò nel 1964.


Negli anni '60 Palčič è stato membro del gruppo artistico triestino "Raccordosei-Arte viva" e ha insegnato arte e storia dell'arte in diversi licei sloveni della regione di Trieste ea Gorizia . . Ha fondato e gestito uno studio di tipografia a Trieste negli anni '70.


Il lavoro di Palčič è stato presentato in tutte le mostre collettive curate da "Raccordosei - Arte viva" e in molte Mostre Internazionali di Arti Grafiche a Lubiana e dal 1967 in molte mostre antologiche di artisti. Dal Friuli e dal territorio giuliano. Ha tenuto diverse mostre personali e preso parte a più di 150 mostre collettive in Slovenia, Italia e in altre parti del mondo.


Palčič ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti in Slovenia, Italia e molti altri paesi. L'artista ha ricevuto il Prešeren Fund Award nella categoria delle belle arti e della scenografia nel 1984 . Palčič si occupa di pittura, stampa, illustrazione di libri, scenografie e costumi. Ha lavorato come sceneggiatore per i teatri di Trieste, Lubiana, Vienna e Venezia . Vive e lavora a Trieste, Italia.Wikipedia  site:cekmekoyevdenevenakliyat.org

20 feb 2021

Torna nelle librerie “La Carnia di Antonelli”

 


Nel giugno del 1980 veniva stampata la prima edizione del volume La Carnia di Antonelli. Ideologia e realtà. Non si può certo sostenere che si tratti di una pubblicazione come tante, dal momento che essa rappresenta probabilmente una delle più importanti produzioni culturali del nostro territorio montano e, insieme, come testimoniano le varie ristampe succedutesi nel tempo, uno dei libri più diffusi sulla Carnia e in Carnia.

Il successo editoriale che da subito ha incontrato questa iniziativa si deve innanzitutto alla bellezza e alla straordinarietà delle immagini del fotografo Umberto Antonelli (1882-1949): basti pensare alla sequenza relativa alla ardita costruzione del ponte in cemento ad arcata unica sull'orrido del Lumiei, opera indispensabile lungo la strada che da Ampezzo porta a Sauris; o alle caratteristiche strutture in legno delle case di Forni di Sotto, interamente distrutte nel 1944 a causa dell'incendio appiccato per rappresaglia dai tedeschi e dai fascisti; o alle riprese della fluitazione dei tronchi che si effettuava sul Degano, con le vedute del loro arrivo e della prima lavorazione presso la Segheria De Antoni di Villa Santina. Quello che, però, fa de La Carnia di Antonelli un prodotto ancora più originale, che continua a rimanere di attualità nonostante il passare degli anni, è l'innovativa impaginazione curata da Renato Calligaro, la scelta di “addentrarsi” nei particolari fissati sulle lastre e di commentare le immagini con testi ricavati da libri, giornali d'epoca e, oggi ancor più preziose, testimonianze orali.

Il libro è suddiviso in sette capitoli - lavoro agricolo e condizione della donna; trasporti e opere pubbliche; industria; cooperativismo; idroelettrica; scuola e acculturazione; l'uomo e la casa – ed è arricchito da una preziosa prefazione del poeta Leonardo Zanier.

Al Gruppo “Gli Ultimi” di Tolmezzo va riconosciuto, dunque, un duplice merito: in primo luogo, quello di aver salvato dalla distruzione ciò che restava dell'archivio del fotografo di origini padovane e, successivamente, quello di averlo fatto conoscere e reso disponibile attraverso la mostra fotografica e, soprattutto, la pubblicazione del libro, attività, queste, è bene sottolinearlo, interamente auto-finanziate con la collaborazione di altri circoli culturali e di privati, nella assoluta assenza delle principali istituzioni pubbliche, fatta eccezione per il Comune di Enemonzo, località nella quale Antonelli visse ed esercitò la professione di farmacista dal 1912 al 1949.

Con un certo orgoglio i curatori possono così sostenere che, ancora oggi, La Carnia di Antonelli continua a svolgere efficacemente quella che, fin dalla sua uscita, era apparsa essere una triplice funzione: offrire ai turisti e agli ospiti un bel “biglietto da visita” del nostro territorio; costituire un riferimento fondamentale per chi si avvicina allo studio della Carnia e della sua storia contemporanea; rappresentare una “guida” e uno stimolo per far riscoprire ai carnici e a chi dalla Carnia era stato costretto ad emigrare, le proprie radici.

A quarant'anni dalla prima edizione e a quindici anni dall'ultima ristampa, rispondendo a numerose richieste e sollecitazioni, il Gruppo “Gli Ultimi” ha deciso di ripubblicare questo libro che da tempo era esaurito.

https://www.legambientefvg.it/component/content/article/2-uncategorised/2339-torna-nelle-librerie-la-carnia-di-antonelli?Itemid=101

Cosa si mangiava al tempo dei nonni

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Al tempo dei miei nonni, nella Terska dolina/Alta Val Torre c'era molta miseria,era terra di emigrazione.Quelli che non emigravano si dedicavano ai lavori dei campicelli che si trovavano ai piedi del monte Musi,del bosco e della piccola stalla(pecore,capre,mucche).

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Il lavoro era faticoso e l'alimentazione molto povera e semplice.Mangiavano i prodotti del proprio campo:la polenta era il cibo giornaliero che era accompagnata da formaggio,uova,patate,fagioli,carote,verze,rape,erbe selvatiche,castagne.La carne si mangiava solo in occasioni speciali , se qualche animale selvatico si prendeva al "laccio" o se si ammalava.Il brodo di gallina si faceva alla partoriente ,perchè prendesse forza.
Quando ammazzavano il maiale allora  mangiavano più carne:salami,salsicce,cotechini,ciccioli ,lardo ecc.
I bambini mangiavano tanta frutta e se questa  era abbondante la nonna  faceva la marmellata,che con tanti figli spariva in poco tempo.
Mi raccontavano che gradita ai bambini era la "konjovica":fette di pane raffermo ammollato nel vino,passato nell'uovo , fritto nel burro e poi una bella spolverata di zucchero.A volte si facevano le frittelle di mele e i crostoli.
Altri cibi che si facevano erano :
la "ocikana" gnocchi di polenta conditi con burro fuso e formaggio latteria grattugiato;
lo "stak" purea di patate con tegoline condite con lardo fuso;
il "frico" duro o di patate e cipolla;
variante della polenta era la "gramperesa"(polenta con patate)per risparmiare la farina di mais.
Quando il salame diventava un po' vecchio facevano "il salame con l'aceto" 
Il tutto era accompagnato dalla polenta di mais gialla,bianca o mista bianca e gialla.

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ocikana
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salame con l'aceto

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Calano i residenti in Fvg. Drenchia? E' il Comune più piccolo e più anziano


 Nel corso del 2018 e del 2019 l’Istat ha svolto le prime due rilevazioni del Censimento permanente della popolazione. La realizzazione del censimento ha comportato un radicale cambiamento di strategia rispetto alla rilevazione diretta, esaustiva e a cadenza decennale su tutti gli individui e tutte le famiglie che ha caratterizzato i censimenti fino al 2011.

Il nuovo censimento si basa, infatti, sulla combinazione di rilevazioni campionarie e dati di fonte amministrativa trattati statisticamente, è realizzato ogni anno ed è inserito all’interno del Sistema Integrato dei Registri statistici gestito dall’Istat.

I dati resi disponibili riguardano gli anni 2018-2019 e sono stati ottenuti attraverso due indagini annuali sul territorio (una basata sulle liste anagrafiche e l’altra su un campione areale d’indirizzi), condotte su un campione di circa 2.800 comuni (di cui circa 1.100 coinvolti ogni anno e circa 1.700 che effettuano le rilevazioni con rotazione annuale). A queste indagini si affianca l’utilizzo di numerose fonti amministrative integrate, finalizzato al consolidamento dei risultati annuali riferiti alla totalità dei comuni italiani.

RESIDENTI. La popolazione censita in Friuli Venezia Giulia al 31 dicembre 2019 ammonta a 1.206.216 unità, con una riduzione di 4.198 abitanti (-3,5 per mille) rispetto all’anno precedente e di 14.075 abitanti (-1,4 per mille in media ogni anno) rispetto al Censimento 2011.

In merito al 2011, i residenti diminuiscono in tutte le province. La riduzione è maggiore a Udine e Gorizia (-2,4 e -2,1 per mille in media annua, rispettivamente). Quasi il 44% dei residenti è concentrato nell'ex provincia di Udine, ma la densità abitativa più elevata è a Trieste (1.089 abitanti per km2).

Il comune più popoloso è Trieste con 201.613 abitanti, quello più piccolo è Drenchia, in provincia di Udine, con 102 abitanti. La struttura per genere della popolazione residente si caratterizza per una maggiore presenza di donne, sono 619.497 mila, il 51,4% del totale.

Negli ultimi otto anni si è arrestato il processo che aveva portato a un incremento della popolazione dopo il declino avvenuto alla fine del secolo scorso. Tra il 1951 e il 1981 il numero di residenti in Friuli Venezia Giulia è rimasto piuttosto stabile, poco al di sopra di un milione e 200 mila abitanti, con un tasso di incremento medio annuo dello 0,2 per mille, di molto inferiore alla media nazionale (5,8 per mille). Nei vent’anni successivi la popolazione cala, arrivando al minimo di 1.185.123 nel 2001 (-2,1 per mille rispetto al 1981) mentre il dato nazionale, nello stesso periodo, non registra variazioni di rilievo (+0,4‰). Alla ripresa avvenuta tra il 2001 e il 2011 (+2,9‰ in Friuli Venezia Giulia, +4,2‰ in Italia), segue, negli ultimi otto anni, una sostanziale stazionarietà della popolazione italiana (+0,4‰) mentre la popolazione regionale si riduce di altre 14 mila unità (-1,4‰)...

continua https://www.ilfriuli.it/articolo/tendenze/calano-i-residenti-in-fvg-drenchia-e--il-comune-piu-piccolo-e-piu-anziano/13/236805

19 feb 2021

La Quaresima porta a Pasqua

 


Col Mercoledì delle ceneri, il 17 febbraio è iniziata la Quaresima, tempo liturgico forte di 40 giorni nel quale i cristiani con la preghiera, la penitenza e opere di bene si preparano alla Pasqua. «Come sarà la Quaresima di quest’anno?», si chiede mons. Marino Qualizza. «Non è difficile dare la risposta – risponde –. La penitenza quaresimale è proprio questo pericoloso virus, che rappresenta una vera prova per tutti noi ed è ancora un pericolo per la vita. Quest’anno non dobbiamo sceglierci la penitenza. L’abbiamo sotto mano e ha ancora più valore in quanto la dobbiamo subire anche controvoglia. Ugualmente la dobbiamo scegliere, deve diventare una nostra scelta, perché ciò che succede nella nostra vita non deve andare perduto».

https://www.dom.it/s-postom-do-velike-noci_la-quaresima-porta-a-pasqua/

L’Ultima Guerra di Atlantide: la Grotta del Sole alle Risorgive del Timavo

 Scritto da Gino Favola il . Pubblicato in Eco Viaggi.

di Giuseppe Nacci

Le Risorgive del Timavo erano ancora là dove le avevo lasciate, durante una lontana gita scolastica sul Carso, ai tempi del Liceo.

Anche adesso, trent’anni dopo, quelle Risorgive scorrevano placide e tranquille, emergendo con un debole gorgoglio dalle voragini del Carso, per percorrere le ultime centinaia di metri prima di sfociare nell’Adriatico.

Da quello stretto Sperone roccioso, da cui cominciava il Carso, lo sguardo avrebbe potuto proseguire ad Oriente fino a Monte Nero, in Slovenia, e da lì spingersi ancora più ad Est, verso la Croazia, la Bosnia e la Serbia, fino a Belgrado, nel cuore della ex-Jugoslavia, per poi proseguire fin quasi alla fine di quelle terre.

Dalla Penisola Balcanica, scavalcando lo Stretto dei Dardanelli davanti a Istambul, lo sguardo avrebbe potuto proseguire lungo tutta l’Anatolia della moderna Turchia, lungo tutto il Caucaso e i grandi altopiani dell’Asia Centrale, del Turkmenistan, del Kazakistan e dell’Afghanistan, fino ai deserti cinesi del Takla-Makan e del Gobi: un ponte di terre che collega ancora oggi l’Europa al Medio-Oriente, all’Asia Centrale, fino all’Indocina e all’Estremo Oriente.

A Sud della Turchia, lo sguardo avrebbe potuto proseguire fino alla Mesopotamia, alla Siria, alla Palestina e alle Piramidi d’Egitto, e poi giù, fino al cuore dell’Africa Nera …

Da quello stretto Altopiano di roccia carsica su cui mi trovavo, ben in vista sulle Risorgive del Timavo, erano passati i Greci, i Fenici, i Celti, i Romani …

Ma altri popoli, di lingue e culture più antiche e misteriose erano passati prima di loro su quello stesso Sperone di roccia su cui mi trovavo, perchè per migliaia di anni quel posto era anche stato un importante luogo di culto dedicato al “Dio del Sole”, e questo ben prima che iniziasse la Storia conosciuta.

continua https://www.ambientebio.it/ambiente/eco-viaggi/ultima-guerra-di-atlantide-grotta-del-sole/

Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia.

Ferito trascorre 7 notti in quota all'adiaccio

 


Un 33enne di Trieste è stato tratto in salvo questa mattina nelle Prealpi Giulie, in comune di Venzone, dopo aver trascorso, ferito, sette notti in quota all'addiaccio.

L'allarme è arrivato ieri in tarda serata su allerta della sua fidanzata che segnalava il mancato rientro che avrebbe dovuto avvenire lunedì. Il giovane era partito qualche giorno prima per compiere una traversata trascorrendo le notti in varie casere e bivacchi, come fa ogni anno ed era in compagnia del suo cagnolino.

Questa mattina due tecnici del Soccorso Alpino della stazione di Udine si sono imbarcati poco dopo le 7 per compiere una perlustrazione aerea con l'elicottero della Protezione Civile verso la zona della Val Venzonassa a partire da Casera Navis, che era l'unico punto certo che la fidanzata ricordava che fosse stato nominato.

Alla casera un tecnico è stato sbarcato mentre gli altri tecnici hanno continuato a sorvolare assieme al pilota i dintorni. Poco dopo dall'alto, verso forcella Tacia, è stato avvistato un baluginio metallico, che si è capito essere un telo termico e poco distante, circa un centinaio di metri, è stato avvistato il giovane disteso a terra, vicino alla pista forestale.

Il ragazzo era ferito e policontuso ma cosciente e aveva il cagnolino, Ash, un bastardino, accanto. Si era coperto con foglie e persino con la mappa toppgrafica. Ha raccontato di essere scivolato per diversi metri in un canale e di essersi trascinato, seppur con una caviglia rotta e altri traumi più vicino possibile all'acqua del torrente e di essere riuscito a sopravvivere anche grazie alla compagnia del cagnolino.

Era assetato e affamato. È stato subito chiamato l'elisoccorso regionale che è arrivato poco dopo sbarcando tecnico di elisoccorso ed équipe medica che lo hanno stabilizzato e messo nel sacco a depressione per poi caricarlo a bordo con una verricellata di una cinquantina di metri. Il giovane è stato portato via poco dopo le nove. Il cagnolino è rientrato con i soccorritori a bordo dell'elicottero della Protezione Civile.

https://www.ilfriuli.it/articolo/cronaca/ferito-trascorre-sette-notti-in-quota-all-addiaccio/2/236790

Rifugio Solarie (Valli del Natisone/Nediške doline)

 

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Schutz_H%C3%BCtte_in_Drenchia_(960_m)_Provinz_Udine,_Italien,_EU.jpg#/media/File:Schutz_Hütte_in_Drenchia_(960_m)_Provinz_Udine,_Italien,_EU.jpg


Il rifugio Solarie è un rifugio situato in provincia di Udine, sul versante sud del monte Colovrat, ad una quota di 956 m s.l.m., nella parte meridionale della catena del Colovrat, nelle immediate vicinanze del passo Solarie, ex valico di confine di seconda categoria, che collega la val Cosizza con l'abitato sloveno di Volzana e quindi con la valle dell'Isonzo.La zona del passo Solarie e tutta la dorsale del Colovrat, durante la prima guerra mondiale, era area di competenza della 2ª Armata dell'Esercito Italiano che vi aveva realizzato un vasto ed articolato sistema difensivo. La zona fu tragicamente interessata dalla battaglia di Caporetto, che portò alla ritirata delle truppe italiane fino alla linea del Piave; la mattina del 24 ottobre 1917 la catena del Colovrat venne investita da un pesante bombardamento con shrapnel e granate a gas asfissiante che provocò un numero enorme di vittime sia tra i militari che tra la popolazione civile del posto. Al termine del cannoneggiamento, compagnie tedesche, comandate dal tenente Erwin Rommel, con un attacco a sorpresa, riuscirono a conquistarne le cime per proseguire, in rapida avanzata, verso il monte Matajur e la pianura friulana. Nei pressi del passo Solarie è stato innalzato un cippo a ricordo di Riccardo Giusto, primo caduto italiano nel conflitto. Nell'area sono ancora visibili trincee, in corso di restauro, gallerie scavate nella roccia, camminamenti e resti di fortificazioni militari in cemento. La zona del monte Poclabuz/Na Gradu Klabuk è diventata un museo transfrontaliero all'aperto grazie al programma di iniziativa comunitaria INTERREG III A Italia/Slovenia denominato Sistema difensivo della 1ª guerra mondiale 1915-1918 2^-3^ linea di sistema e raccordo.

  • Ogni anno, alla prima domenica di giugno, a fianco del rifugio, nella zona del monumento, viene realizzata una cerimonia per commemorare la morte del militare Riccardo Giusto.
  • La seconda domenica di agosto viene invece effettuata la Festa dello sport (marcia ecologica e torneo di calcetto per bambini)

Il rifugio è una costruzione a due piani, aperta tutto l'anno, con annesso un campo da tennis ed uno di calcetto. Dispone di 18 posti letto ed un totale di 145 posti a sedere .
Il fabbricato è dotato di:

  • acqua calda
  • acqua fredda
  • docce
  • luce elettrica
  • WC
  • riscaldamento
  • servizio ristorante.
  • fonte wikipedia


18 feb 2021

Ritardi nella consegna della posta, la crisi pandemica non aiuta

 


 Ritardi nelle consegne, code che costringono soprattutto i cittadini più anziani a lunghe attese al freddo di questi mesi invernali, carenza di sportelli automatici, progressiva riduzione degli orari di apertura soprattutto negli uffici dei comuni più piccoli. Sono alcune delle ragioni della protesta dei sindaci dei comuni del Friuli Venezia Giulia che hanno indotto trenta primi cittadini a manifestare lo scorso 15 gennaio a Monfalcone. La protesta è stata sostenuta anche dall’Anci FVG.

“Pur non avendo avuto modo di partecipare fisicamente alla manifestazione, visto anche il periodo che stiamo vivendo tutti – ci dice Antonio Comugnaro, sindaco di San Leonardo – siamo solidali con i motivi della protesta e faremo tutto il possibile perché Poste italiane si attivi per risolvere i problemi che ricadono sulla popolazione, in particolare sugli anziani”. L’ufficio postale di San Leonardo, ci spiega il sindaco a titolo di esempio, è aperto solo tre giorni alla settimana, ma è il punto di riferimento per gli altri comuni della vallata in cui il servizio è ancora più ridotto.

“Quello dei disservizi
un problema che non nasce oggi”

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Mariano Zufferli, primo cittadino di San Pietro “I disservizi sono sotto gli occhi di tutti e non è un problema che nasce oggi, ma che si trascina da anni senza che chi è vi preposto, fra i tanti professionisti che ha l’azienda specializzati in pianificazione, abbia offerto alcuna soluzione. Nel 2019 abbiamo anche partecipato, con l’assessore Gessica Snidaro, ad un incontro a Roma in cui i Comuni hanno chiesto a gran voce soluzioni rapide per i problemi che ci sono. Ma da allora non è cambiato nulla. Anzi, la crisi pandemica ha aggravato la situazione: a San Pietro non c’è lo sportello automatico esterno e si creano lunghe code all’esterno visto che questo è l’ufficio di riferimento per tanti altri comuni della zona.”

Il ritardo nella consegna dei giornali
Da anni, e in particolare da quando, nel 2016, Poste italiane ha deciso di ridurre la consegna della corrispondenza che viene effettuata ora a giorni alterni, anche la nostra redazione riceve, con cadenza pressoché quotidiana, segnalazioni e lamentele – più che legittime – sul ritardo con cui gli abbonati ricevono il giornale. Un problema minore rispetto al ritardo con cui vengono consegnate raccomandate o bollettini, o rispetto al disagio per la riduzione degli orari degli sportelli. Ma che in ogni caso reca un danno sia ai nostri abbonati che pagano il servizio e che pertanto hanno il diritto ad essere informati per tempo, sia alla qualità del nostro lavoro. Un disservizio di cui non sono certo colpevoli i dipendenti, ma che anzi prova lo scarso interesse che ripongono i vertici dell’azienda nei confronti dei territori più periferici e quindi meno capaci di produrre profitti.

La replica di Poste italiane
Per dovere di cronaca va segnalato che, dopo la protesta dei sindaci, Poste italiane ha diramato una nota in cui afferma che “nonostante il persistere dell’emergenza pandemica il 100% degli Uffici Postali del Friuli Venezia Giulia è aperto al pubblico ed è a disposizione dei cittadini. Dei 331 Uffici presenti sul territorio regionale, l’82% (271) lavora con orario normale e soltanto il 18% (60) è interessato da una temporanea rimodulazione oraria in virtù dell’emergenza pandemica. Poste Italiane, in ottemperanza ai provvedimenti governativi in materia di contenimento del virus e distanziamento interpersonale, continua a garantire il servizio su tutto il territorio nazionale, nel rispetto della preminente esigenza di tutela della salute dei cittadini e dei propri lavoratori e della collettività tutta, provvedendo al costante allineamento di tali disposizioni, in funzione dei provvedimenti del Governo in materia e ad una preventiva comunicazione alla competente Autorità di regolamentazione del settore postale.”

https://novimatajur.it/attualita/ritardi-nella-consegna-della-posta-la-crisi-pandemica-non-aiuta.html

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