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IVAN TRINKO padre della Benecia

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17 dic 2023

ROSA DI NATALE


 Rosa di Natale

Ljubka Šorli [1910-1993]

Elleboro - che sbocci
nel freddo del Natale.
Il tuo candido biancore
annuncia primavera.

Lassù nelle montagne
dove il silenzio è bronzo,
il fiore dell'elleboro
fa nascere il sorriso.

Fiorisci, bianca rosa,
o rosa di Natale,
a chi del chiasso è stanco
tu dolce sei riposo.

TELOH

O Božiču v mraz požene
Teloh, snegu brat.
Lep, ves bel v srce prikliče
misel na pomlad.

V gorskem snegu, kjer tišina
kakor bron zveni,
cvet njegov nasmeh pričara
v žalostne oči.

Cvêti , cvêti, črni teloh,
roža samotar!
Ti utrujenim od hrupa
si najlepša stvar.

Ljubka Šorli. Da "Canti spezzati"
Traduzione di Diomira Fabian Bajc

14 dic 2023

DICEMBRE NELLA STANZA


 


Dicembre nella stanza

vuota mi inoltra. Duole
agli occhi quel riflesso
di sole che si insinua
dalle persiane. Sole
sul bianco soffitto
due mosche immote stanno.
Ma la vita continua
dicono. Il raggio fruga
inquieto l’ombra, sfiora
il letto intatto. Dentro
lo specchio c’è una fuga
di oggetti che ti ignorano.
Rigermina, all’inganno
del raggio, una precaria
estate. Ed ebbre, adesso
le mosche in una danza
d’amore e morte vanno.
La vita è così varia.
D’oro per un momento
palpitano nell’aria;
poi giù sul pavimento
scendono a capofitto
come la mia speranza.
 SIRO ANGELI
dal web


1 dic 2023

IL NATALE di padre Maria Turoldo


 Ma quando facevo il pastore

allora ero certo del tuo Natale.
I campi bianchi di brina,
i campi rotti dal gracidio dei corvi
nel mio Friuli sotto la montagna,
erano il giusto spazio alla calata
delle genti favolose.
I tronchi degli alberi parevano
creature piene di ferite;
mia madre era parente
della Vergine,
tutta in faccende,
finalmente serena.
Io portavo le pecore fino al sagrato
e sapevo d’essere uomo vero
del tuo regale presepio.


David Maria Turoldo, al secolo Giuseppe Turoldo, è stato un presbitero, teologo, filosofo, scrittore, poeta e antifascista italiano, membro dell'ordine dei Servi di Maria. Wikipedia

29 nov 2023

24 nov 2023

poesia di Alessandro Parronchi

 


In questi anni tardi


ALESSANDRO PARRONCHI

CHI IMMAGINAVA

Chi immaginava dovessi riconoscerti
in questi anni tardi
e prendere il tuo volto tra le mani
per accostarlo alle labbra?
Lo stillicidio delle ore
non lasciava intravedere aperture.
E invece eccoti accanto
vogliosa,
pronta ad abbandonarti senza veste
a chi da tanto tempo per te delirava.

(da Climax, Grazanti, 1990)

.

Questi versi risalgono alla seconda metà del 1981, probabilmente in estate; il poeta fiorentino Alessandro Parronchi ha 65 anni e si stupisce del suo amore maturo, del desiderio che fiorisce ancora nella sua continua sospensione tra le catene del finito e l’aspirazione all’infinito.

da https://cantosirene.blogspot.com/


12 nov 2023

San Martino - Giosuè Carducci

 La nebbia a gl'irti colli

Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de' tini
Va l'aspro odor de i vini
L'anime a rallegrar.
Gira su' ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l'uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d'uccelli neri,
Com'esuli pensieri,
Nel vespero migrar.


Carducci

9 nov 2023

Novembre di MARINO MORETTI

 


A tratti versa qualche goccia il cielo,

qualche piccola lacrima smarrita
e la selva si scuote irrigidita
in un subito brivido di gelo.

Il colchico nei luoghi più deserti
poggia pensoso, e sotto i pioppi lunghi
sorgono, nel silenzio umido, i funghi,
che tengono sempre i loro ombrelli aperti;
e nei giardini taciti e negli orti
nascon, quasi piangendo, i fiori estremi,
i crisantemi per i nostri morti.


DOPO LA NEBBIA

 


Dopo la nebbia

Giuseppe Ungaretti

DOPO LA NEBBIA DI GIUSEPPE UNGARETTI

Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle.
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore
del cielo

2 nov 2023

PRINCIPIO DI NOVEMBRE

 PRINCIPIO DI NOVEMBRE

di Carlo Stuparich (1894-1916)

O freddo sole di novembre, soltanto ricordi mi scalda in questo corpo rabbrividente. La mia vita ronza tutta dentro; guarda i miei occhi, ti pare che vedano la storia del prossimo, o quanto da godere darebbero quelle onde di carne femminile? La mia carne, se la tocchi, ti spaventi del suo poco fermento: è un ingombro di corpo che pesa brutamente sull'esilità nostalgica della mia anima.

Camminando fra due muri secchi - vi pendono tralci di vite intisichita, pampini rossi come gote assai febbrose - sento che la mia vita è tutta qui in questa solitudine soleggiata a freddo. In nessuna parte ho lasciato lembi della mia persona. Qui raccolgo e stringo tutta la mia anima come un lenzuolo piegato fittamente che odora di fresca lavanda.

(Da "Cose e ombre di uno", 1968)

26 ott 2023

Colloquio

 




ANDREA ZANZOTTO

COLLOQUIO

Ora il sereno è ritornato le campane suonano per il vespero ed io
le ascolto con grande dolcezza. Gli ucelli cantano festosi nel cielo
perché? Tra poco e primavera i prati metteranno il suo manto verde,
ed io come un fiore appassito guardo tutte queste meraviglie.
Scritto su un muro in campagna

Per il deluso autunno,
per gli scolorenti
boschi vado apparendo, per la calma
profusa, lungi dal lavoro
e dal sudato male.
Teneramente
sento la dalia e il crisantemo
fruttificanti ovunque sulle spalle
del muschio, sul palpito sommerso
d’acque deboli e dolci.
Improbabile esistere di ora
in ora allinea me e le siepi
all’ultimo tremore
della diletta luna,
vocali foglie emana
l’intimo lume della valle. E tu
in un marzo perpetuo le campane
dei Vesperi, la meraviglia
delle gemme e dei selvosi uccelli
e del languore, nel ripido muro
nella strofe scalfita ansimando m’accenni;
nel muro aperto da piogge e da vermi
il fortunato marzo
mi spieghi tu con umili
lontanissimi errori, a me nel vivo
d’ottobre altrimenti annientato
ad altri affanni attento.

Sola sarai, calce sfinita e segno,
sola sarai fin che duri il letargo
o s’ecciti la vita.

Io come un fiore appassito
guardo tutte queste meraviglie.

E marzo quasi verde quasi
meriggio acceso di domenica
marzo senza misteri

inebetì nel muro.

(da Vocativo, 1957)

.

Il colloquio è quello che avviene a distanza tra il poeta veneto Andrea Zanzotto e un anonimo illetterato che ha lasciato una scritta su un muro: in quella frase Zanzotto, che sta passeggiando nella campagna che va vestendosi d'autunno, avverte la poesia, il desiderio di un'eterna primavera, così lontana dall'ottobre in cui si trova immerso.

.


24 ott 2023

MI AVEVANO LASCIATO SOLO

 

SANDRO PENNA

ADRIAN BARBER, “PIOPPI DOPO LA PIOGGIA”

MI AVEVANO LASCIATO SOLO

Mi avevano lasciato solo
nella campagna, sotto
la pioggia fina, solo.
Mi guardavano muti
meravigliati
i nudi pioppi. Soffrivano
della mia pena, pena
di non saper chiaramente…

E la terra bagnata
e i neri altissimi monti
tacevano vinti. Sembrava
che un dio cattivo
avesse con un sol gesto
tutto pietrificato.

E la pioggia lavava quelle pietre.

(da Poesie, Garzanti, 1989)


Sandro Penna chiama la natura a testimone della sua infelicità: è una solitudine umana, alla quale fanno da controcanto la voce della pioggia e i tristi pioppi nudi d’inverno, la terra che si bagna come di pianto e i monti avviliti, compagni dello stesso pathos del poeta.

dal Canto delle sirene

1 ott 2023

AUTUNNO DI VINCENZO CARDARELLI

 


Autunno. Già lo sentimmo venire

nel vento d’agosto,
nelle piogge di settembre
torrenziali e piangenti
e un brivido percorse la terra
che ora, nuda e triste,




accoglie un sole smarrito.

Ora passa e declina,
in quest’autunno che incede
con lentezza indicibile,
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.

29 set 2023

SONETTO DI SETTEMBRE



di Carlo Vallini (1885-1920)


O Settembre, nel bel parco silente 
ove assorto al mio sogno un dí vagai, 
fa’ ch’io rivegga ancora dai rosai 
fiorir le rose, prodigiosamente. 

Ch’io rioda tra i boschi dolcemente 
gemer le mie fontane dolci lai 
e le gelide statue che mai 
mutano gesto, interrogarmi intente. 

Irrompa tra i cipressi, per le aperte 
finestre, nel castello, la sovrana 
fiamma sanguigna del gran sol che muore 

e dilaghi via via per le deserte 
plaghe, una voce triste che lontana
mi sembri e pianga invece nel mio cuore.

(Da "La rinunzia", Streglio, Torino 1907)

23 set 2023

Violini d'autunno

 Violini d’autunno


(Paul Verlaine)
Singhiozzi lunghi
dai violini
dell’autunno
mordono il cuore
con monotono
languore.
Ecco ansimando
e smorto, quando
suona l’ora,
io mi ricordo
gli antichi giorni
e piango;
e me ne vado
nel vento ingrato
che mi porta
di qua e di là
come fa la
foglia morta.

25 ago 2023

ESTIVA

 


Estiva

(Vincenzo Cardarelli)
Distesa estate,
stagione dei densi climi
dei grandi mattini
dell’albe senza rumore
ci si risveglia come in un acquario
dei giorni identici, astrali,
stagione la meno dolente
d’oscuramento e di crisi,
felicità degli spazi,
nessuna promessa terrena
può dare pace al mio cuore
quanto la certezza di sole
che dal tuo cielo trabocca,
stagione estrema, che cadi
prostrata in riposi enormi,
dai oro ai più vasti sogni,
stagione che porti luce
a distendere il tempo
di là dai confini del giorno,
e sembri mettere a volte
nell’ordine che procede
qualche cadenza dell’indugio eterno.
Vincenzo Cardarelli

15 ago 2023

FUTILI STORIE

 

Futili storie


LEONARDO SINISGALLI

FERRAGOSTO IN VILLA

Seduto sul letto nel fetido
fumo dell’insetticida
brucia con la sigaretta la lepida
salma di una zanzara.
Fa il rendiconto delle sue magagne,
come in ogni vigilia,
e si trova in difetto.
Poche cose degne di memoria,
l’eccesso di credulità in ogni fandonia,
l’estro prensile e poco tenace,
il disprezzo per l’impegno..
Egli ama chi sogna, chi disegna
opere inconcludenti, chi
copre il suo dolore con la polvere,
chi le lacrime inghiotte.
Sperpera in futili storie
i suoi inchiostri e le carte
in vignette.

(da L’età della luna. Mondadori, 1962)

.

Leonardo Sinisgalli “affida al sapore gnomico di certe sentenze la sua riflessione sulla vita” scrive Franco Vitelli nell’edizione Mondadori che ne raccoglie tutte le poesie. Così accade nel ritratto di questa specie di Totò Merumeni gozzaniano che passa il Ferragosto in un esame di coscienza.

.

ROGER DE LA FRESNAYE, "UOMO SEDUTO"
https://cantosirene.blogspot.com/2023/08/futili-storie.html





.


11 ago 2023

Lucente Attimo

 

Lucente attimo


MARGHERITA GUIDACCI

STELLA CADENTE

Alcuni desideri si adempiranno
altri saranno respinti. Ma io
sarò passata splendendo
per un attimo. Anche se nessuno
mi avesse guardata
risulterebbe ugualmente giustificato –
per quel lucente attimo – il mio esistere.

(da Anelli del tempo, Edizioni Città di vita, 1993)

.

È la tradizionale notte delle stelle cadenti: in realtà la pioggia meteorica delle Perseidi è visibile sin dalla fine di luglio e fino oltre il 20 agosto, con un picco di visibilità concentrato attorno al 12 agosto. Margherita Guidacci, poetessa che inseguiva nei suoi versi il senso dell'eterno,  le guarda consapevole che il desiderio espresso è solo dentro di noi e paragona il transito terrestre degli uomini e delle donne all'effimero splendore di una meteora.

.

FOTOGRAFIA © OLEKSANDR PIDVALNIY/PEXELS

.

1 ago 2023

Odor di verde

 

FOTOGRAFIA © PXHERE

ANTONIA POZZI

ODOR DI VERDE

Odor di verde –

mia infanzia perduta –

quando m'inorgoglivo

dei miei ginocchi segnati–

strappavo inutilmente

i fiori, l'erba in riva ai sentieri,

poi li buttavo –

m'ingombran le mani –


odor di boschi d'agosto – al meriggio –

quando si rompono col viso acceso

le ragnatele –

da https://cantosirene.blogspot.com/2023/08/poesie-per-agosto-x.html

guadando i ruscelli il sasso schizza

il piede affonda

penetra il gelo fin dentro i polsi –

il sole, il sole

sul collo nudo –

la luce che imbiondisce i capelli –

odor di terra,

mia infanzia perduta.


Pasturo, agosto 1934


(da La giovinezza che non trova scampo, Scheiwiller, 1995)

21 lug 2023

EUGENIO MONTALE

 


Meriggiare pallido e assorto

presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
m entre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

18 lug 2023

Le cicale

 


Le cicale, Giosuè Carducci

Cominciano agli ultimi di giugno, nelle splendide
mattinate; cominciano ad accordare in lirica
monotonia le voci argute e squillanti.

Prima una, due, tre, quattro, da altrettanti alberi;
poi dieci, venti, cento, mille, non si sa di dove,
pazze di sole; poi tutto un gran coro che aumenta
d’intonazione e di intensità col calore e col luglio, e
canta, canta, canta, sui capi, d’attorno, ai piedi
dei mietitori.

Finisce la mietitura, ma non il coro. Nelle fiere
solitudini sul solleone, pare che tutta la pianura
canti, e tutti i monti cantino, e tutti i boschi cantino...


vignetta

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