Ho notato che in questi giorni ci sono meno visite e commenti.Siete tutti in vacanza,o non volete stare al Pc perchè fa caldo?
O non commentate perchè il format commenti non funziona nel mio blog?
In ogni caso vi auguro un bel fine settimana!
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Il Signor Bonaventura è un personaggio immaginario dei fumetti ideato nel 1917 da Sergio Tofano e pubblicato dal Corriere dei Piccoli fino al 1978[1][2] Il personaggio è entrato col suo proverbiale milione nella cultura italiana del Novecento. Oltre alle riedizioni delle tavole storiche, da parte di editori come Adelphi, sono state realizzate trasposizioni televisive, teatrali e cinematografiche del personaggio.Il personaggio è un uomo alto sempre vestito con una giacca e un cappello rossi, larghi pantaloni bianchi e accompagnato da un cane bassotto; vive complicate avventure che lo portano invariabilmente a ricevere una ricompensa di un milione di lire.[1][2]
I testi dei fumetti erano tutti composti da distici di ottonari a rima baciata, e iniziavano con le parole[3]:
«Qui comincia la sventura |
che divennero ben presto un tormentone noto a intere generazioni di bambini. Talvolta Tofano usò delle variazioni, come Qui comincia l'avventura..., Ricomincia la sventura..., Il signor Bonaventura, ricco ormai da far paura.... Le storie seguivano uno schema altamente regolare: la sventura del protagonista si trasformava in un beneficio altrui e culminava inevitabilmente nella fortunata vincita di "un milione" (di lire: cifra astronomica per l'epoca, divenuto "un miliardo" negli anni cinquanta). La ricompensa era quasi sempre raffigurata in forma di un enorme biglietto di banca manoscritto. Poche le storie che finiscono male per Bonaventura, come quando il cane, azzuffandosi con una gatta, riduce a brandelli i pantaloni del bel Cecè, e il nostro eroe si sente in dovere di risarcire il bellimbusto.
Tofano affiancò a Bonaventura il fedele bassotto giallo, che è presente in quasi tutte le storielle. Un altro personaggio ricorrente, ma decisamente molto più secondario, è il "bellissimo Cecè", la cui vanità lo trascina in problematiche situazioni immancabilmente risolte dal casuale intervento di Bonaventura. Il mondo di Bonaventura era popolato altresì da generosissimi re, baroni, contesse, ma non mancavano i cattivi, come il torvo ed invidioso Barbariccia, col volto sempre coperto da una maschera verdognola, e il disonesto barone Partecipazio. In seguito, sulle pagine del Corriere dei Piccoli, appare di tanto in tanto ad affiancare il protagonista il piccolo Pizzirì (Pizzirino, per intero, in alcuni episodi), figlio di Bonaventura, una vera e propria copia del padre distinguibile solo dalle dimensioni più ridotte e dai pantaloni alla zuava. Bonaventura ha anche una moglie, che appare poche volte e solitamente è vestita di verde e con una coroncina gialla sul capo.
Le avventure del Signor Bonaventura si distinguono per tre filoni principali. Il primo, che caratterizza il personaggio, in cui le sue azioni apparentemente maldestre finiscono per tornare utili al prossimo, e terminano sempre con la ricompensa economica. Il secondo vede come coprotagonista di ogni storia un animale diverso, le cui caratteristiche specifiche portano involontariamente al tradizionale finale remunerativo. Il terzo vede Bonaventura ricco e invidiato da Barbariccia, il quale trova sempre il modo di sottrargli il denaro di nascosto, ma che in un modo o nell'altro non riesce a trattenere il bottino, finendo per lasciarlo tornare in mano al protagonista con dinamiche simili alle storie di Pierino e il burattino di Antonio Rubino.
da wikipedia ubblicato dal Corriere dei Piccoli fino al 1978[1][2] Il personaggio è entrato col suo proverbiale milione nella cultura italiana del Novecento. Oltre alle riedizioni delle tavole storiche, da parte di editori come Adelphi, sono state realizzate trasposizioni televisive, teatrali e cinematografiche del personaggio.Il personaggio è un uomo alto sempre vestito con una giacca e un cappello rossi, larghi pantaloni bianchi e accompagnato da un cane bassotto; vive complicate avventure che lo portano invariabilmente a ricevere una ricompensa di un milione di lire.[1][2]
I testi dei fumetti erano tutti composti da distici di ottonari a rima baciata, e iniziavano con le parole[3]:
«Qui comincia la sventura |
che divennero ben presto un tormentone noto a intere generazioni di bambini. Talvolta Tofano usò delle variazioni, come Qui comincia l'avventura..., Ricomincia la sventura..., Il signor Bonaventura, ricco ormai da far paura.... Le storie seguivano uno schema altamente regolare: la sventura del protagonista si trasformava in un beneficio altrui e culminava inevitabilmente nella fortunata vincita di "un milione" (di lire: cifra astronomica per l'epoca, divenuto "un miliardo" negli anni cinquanta). La ricompensa era quasi sempre raffigurata in forma di un enorme biglietto di banca manoscritto. Poche le storie che finiscono male per Bonaventura, come quando il cane, azzuffandosi con una gatta, riduce a brandelli i pantaloni del bel Cecè, e il nostro eroe si sente in dovere di risarcire il bellimbusto.
Tofano affiancò a Bonaventura il fedele bassotto giallo, che è presente in quasi tutte le storielle. Un altro personaggio ricorrente, ma decisamente molto più secondario, è il "bellissimo Cecè", la cui vanità lo trascina in problematiche situazioni immancabilmente risolte dal casuale intervento di Bonaventura. Il mondo di Bonaventura era popolato altresì da generosissimi re, baroni, contesse, ma non mancavano i cattivi, come il torvo ed invidioso Barbariccia, col volto sempre coperto da una maschera verdognola, e il disonesto barone Partecipazio. In seguito, sulle pagine del Corriere dei Piccoli, appare di tanto in tanto ad affiancare il protagonista il piccolo Pizzirì (Pizzirino, per intero, in alcuni episodi), figlio di Bonaventura, una vera e propria copia del padre distinguibile solo dalle dimensioni più ridotte e dai pantaloni alla zuava. Bonaventura ha anche una moglie, che appare poche volte e solitamente è vestita di verde e con una coroncina gialla sul capo.
Le avventure del Signor Bonaventura si distinguono per tre filoni principali. Il primo, che caratterizza il personaggio, in cui le sue azioni apparentemente maldestre finiscono per tornare utili al prossimo, e terminano sempre con la ricompensa economica. Il secondo vede come coprotagonista di ogni storia un animale diverso, le cui caratteristiche specifiche portano involontariamente al tradizionale finale remunerativo. Il terzo vede Bonaventura ricco e invidiato da Barbariccia, il quale trova sempre il modo di sottrargli il denaro di nascosto, ma che in
Chi di voi miei lettori lo leggeva?
la catena dei Musi |
foto da fb |
Festa dell'Assunta-Vošnica |
festeggiamenti in Zajama |
foto dal balcone della piazza della chiesa |
l'artista Dario Pinosa di borgo Zajama |
borgo Funtič caratteristica architettura |
borgo Dolina |
Il Friuli Venezia Giulia è una regione di confine,segna infatti il confine orientale del nostro paese e si trova all’incrocio delle tre grandi famiglie etnico-linguistiche dell’Europa,la slava,la tedesca e la romana. Dal punto di vista paesaggistico, la regione è un “piccolo compendio dell’universo”, come la definì Ippolito Nievo nelle sue Confessioni di un italiano. In effetti in poco più di 200 chilometri da Nord a Sud si passa dalle Alpi e Prealpi Carniche e Giulie alle colline moreniche, alla pianura e infine alle lagune e al mare.
http://www.lintver.it/cultura-tradizioni-skrati_gor.html |
Pelle Nera come la sera