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Continua il problema che non mi consente di commentare negli altri blog.Ma quello che mi meraviglia è che non vale per tutti!!!Avete trovato la soluzione?Buon venerdì a tutti.Ciao
Il Museo Etnografico di Lusevera / Bardo
Il Museo Etnografico di Lusevera / Bardo è aperto !!I simpatici Loris e Fabio vi aspettano gioiosamente per raccontarvi tutte le curiosità della bellissima valle del Torre, a pochi chilometri da Udine. Tra l'altro potrete bervi qualcosa di fresco e mangiare un ottimo piatto di gnocchi all'osteria Nova Coop di Lusevera.Seguite la pagina per scoprire gli eventi dell'estate a Lusevera.
7 lug 2022
6 lug 2022
Citazione
Ecco il nuovo logo per Go!2025
Patrimonio e proprietà di Gorizia e Nova Gorica, contribuirà a valorizzare e a divulgare al meglio la Capitale europea della cultura
"Si tratta di un altro importante tassello lungo il percorso culturale e sociale che ci porterà alla Capitale europea della cultura, ma è anche un ulteriore passo in avanti nell'ambito di un progetto più ampio per rilanciare Gorizia". Lo afferma in una nota il consigliere regionale Diego Bernardis (Lega), presente insieme ai sindaci di Gorizia e Nova Gorica, Rodolfo Ziberna e Klemen Miklavič, all'assessore comunale alla Cultura, Fabrizio Oreti, al presidente e alla direttrice del Gect Go, Paolo Petiziol e Romina Kocina, alla presentazione del logo definitivo di Nova Gorica e Gorizia Capitale europea della cultura 2025, svoltasi a casa Morassi - Casa Panizzolo di Borgo Castello a Gorizia.
"Si tratta - spiega l'esponente del Carroccio - di un sistema tipografico originale e diretto, al contempo accattivante e innovativo, sicuramente declinabile per tutti gli usi comunicativi e di promozione".
"Complimenti allo Studio but maybe e ai tre giovani di Bologna che hanno creato il logo. Ora diventa a tutti gli effetti - conclude Bernardis - un patrimonio e una proprietà di Gorizia e Nova Gorica che contribuirà a valorizzare e a divulgare al meglio la splendida opportunità della Capitale europea della cultura 2025".
Monteaperta/Viskorša
Monteaperta-Viškorša è una frazione di 219 abitanti del comune di Taipana, in provincia di Udine. Questo villaggio, una volta Villa indipendente (citato nell'ispezione canonica del 10 giugno 1737 come Villa di Monteaperta) che comprendeva anche le frazioni di Cornappo, di Ponte Sambo e di Debellis, è attualmente compreso nel comune di Taipana-Tipana della provincia di Udine, in Friuli-Venezia Giulia, che è distante 3,93 chilometri. Monteaperta fa parte dell'Iter Aquileiense o Cammino Celeste: si tratta di un passo o via di pellegrinaggio molto vecchio, con una lunghezza totale di 360 km, che collega il santuario di Maria Saal (Austria) e Brezje (Slovenia) ad Aquileia, in Italia.
- don Arturo Blasutto (1913-1994), sacerdote. Nacque a Monteaperta il 23 ottobre 1913. Celebrò il 26 luglio 1936 a Monteaperta la sua prima messa. Vicario a Oseacco di Resia, Liessa (comune di Grimacco) fino 1955 dove fu rimosso dal suo incarico perché parlava sloveno e si ritirò a Monteaperta. Il 26 luglio 1986 celebrò con due sacerdoti nativi di Monteaperta, don Luigi e don Celeste Blasutto, il 50º anniversario della sua prima messa. Morì il 17 settembre 1994. Monsignore Alfredo Battisti, arcivescovo di Udine celebrò la messa funebre nella chiesa parrocchiale di Monteaperta.
- don Celeste Blasutto (1915-2000), sacerdote. Nacque a Monteaperta il 10 novembre 1915. Fu ordinato sacerdote nel 1941. Trascorre il tempo di guerra come prete a Vittorio Veneto (1941-1943), poi come insegnante (1943-1945). Dal 1945 al 1947 lavora a Torino, Revigliascoe Alpignano nel dipartimento di stampa e di propaganda per la fede. Nel 1947 andò in Mozambico e lavorò come curato di Mambone e Maimelane (1947-1950). 1950 diventò superiore e parroco di Maimelane fino 1964 quando fu trasferito a Mapinhane poi Muvamba, Massinga, Funhalouro e Mambone. Nel 1976, per motivi di salute, tornò in Italia e continuò la sua missione ed il suo servizio pastorale a Genova, Milano e Bedizzole. Si recò in Svizzera, dove lavorò come cappellano presso l'ospedale di Locarno. Nel 1984 si ritirò definitivamente alla casa missionaria del Beato Giuseppe Allamano a Alpignano. Il 11 luglio 2000, dopo essersi fratturato il femore e a causa di complicazioni polmonari, morì. Monsignore Aldo Mongiano celebrò la messa funebre il 13 luglio 2000.
- Jan Niecislaw Baudoin de Courtenay (1845-1929), slavista e linguista. Nacque a Radzymin (Polonia) il 13 marzo 1845. Laureato in filosofia aLipsia (Germania), fu professore di filologia slava presso le università di San Pietroburgo, Kazan', Dorpat e Cracovia. È famoso per la sua teoria del fonema e dell'alternanza fonologica. Dedicò la sua particolare attenzione al dialetto resiano e ai dialetti slavi del Torre, raccogliendo importantissimi materiali dialettologici negli anni 1873-1901, consegnati già nel 1902 alla Biblioteca Accademica Imperiale delle Scienze di San Pietroburgo: Materialy dlja južnoslavjanskoj dialektologiji i etnografiji (1895). In questo libro consacra 16 pagine a Monteaperta ("Viskwòrša"), scritte durante i suoi soggiorni del 1873 e del 1901 a Monteaperta. Fu l'amico di Paolo e Giovanni Pascolo di Monteaperta (Pàuli e Žwan Pascolo-Sòwt): "Per i N° 273-295, ..., sono debitore a Ivan Pascolo detto Sout, (Žwan Pascolo-Sòwt), di anni 65, di Monteaperta inferiore; nel 1901 era già stato sepolto". Morì il 3 novembre 1929 a Varsavia (Polonia).
- Pavle/Paolo Merkù, compositore e noto slavista. Nacque a Trieste il 12 luglio 1927. Laureato in slavistica a Lubiana, ha conseguito il dottorato a Roma. Professore di sloveno, giornalista, si è dedicato per molti anni in regione Friuli-Venezia Giulia alla raccolta di materiale etnografico. Ha raccolto e trascritto poesie, canti e racconti di Monteaperta.
- https://it.wikipedia.org/wiki/Monteaperta
Jean Marc visita il laboratorio Maestra Rika Murata - concerto in chiesa della Santissima Trinità di Monteaperta.
il liutaio Marco Ternovec |
STORIA: 1918, quando la Regia Marina d’Italia occupò la Dalmazia
Andrea Zambelli 22 Giugno 2022
Con l’armistizio con l’Austria-Ungheria, e in accordo con gli alleati, ai primi di novembre del 1918 le truppe italiane occuparono le aree della Dalmazia assegnate all’Italia dal trattato di Londra del 1915. Navi da guerra della Regia Marina si presentarono nei porti dalmati, dove presero contatto con le sedi dei Fasci Nazionali, le associazioni locali degli italiani.
A seguito del ritiro dell’esercito austriaco, il Consiglio Nazionale Jugoslavo, formatosi a Zagabria in attesa dell’unione con la Serbia, creò un governo regionale provvisorio per la Dalmazia che prese il controllo di Spalato, Sebenico e Zara. Solo a Zara l’ex sindaco autonomista Ziliotto organizzò un contropotere, proclamando l’autorità del Fascio Nazionale Italiano come successore del Consiglio comunale zaratino disciolto nel 1916.
Il 31 ottobre l’Italia ottenne il consenso degli Alleati all’occupazione dei territori contemplati dal patto di Londra, pur senza il riconoscimento di un diritto di annessione. Navi da guerra della Regia Marina si presentarono nelle isole e nei porti dalmati, dove presero contatto con le sedi dei Fasci Nazionali, le associazioni locali degli italiani. Il 4 novembre la Marina prese possesso delle isole di Lissa/Vis, Lagosta/Lastovo, Melada/Molat, e Curzola, dove i comitati nazionali jugoslavi non opposero resistenza armata. Lo stesso giorno il capitano di corvetta De Boccard fu accolto sulla banchina di Zara da Luigi Ziliotto, tra l’esultanza degli zaratini italiani, nonostante le proteste diplomatiche dei rappresentanti jugoslavi. La situazione in città restò tesa per alcuni giorni, fino all’arrivo del cacciatorpediniere Audace e di nuove truppe, mentre gli jugoslavi si riorganizzavano nella campagna zaratina.
L’occupazione di Sebenico prese un paio di giorni in più, a causa dell’ostilità della popolazione croata; solo il 9 novembre il contrammiraglio Leopoldo Notarbartolo proclamò l’occupazione della Dalmazia fino a Capo Planka da parte dell’Italia a nome delle potenze dell’Intesa e degli Stati Uniti.
Altre isole dalmate vennero occupate nel corso di novembre: Lesina il 13 novembre, Pago/Pag il 21, nonostante l’ostruzionismo dei notabili e del clero. Migliore accoglienza ci fu a Cherso e Lussino, dove metà della popolazione era italiana. La Regia Marina si spinse ad occupare anche Veglia e Arbe (il 26), isole non incluse nel patto di Londra, anche per via degli appelli dei notabili italiani locali. Anche qui il clero cattolico fu tra i principali elementi di agitazione filo-jugoslava, tanto che le autorità italiane decisero di espellere il vescovo di Veglia, monsignor Mahnic.
A governatore della Dalmazia il governo italiano nominò il vice ammiraglio Enrico Millo, già ministro della Marina e sostenitore dell’annessione, che stabilì comando a Sebenico – misura che indicava l’intenzione di conservare il controllo dell’intera Dalmazia – fino alla primavera del 1919, quando si trasferì a Zara. Millo esautorò i comitati nazionali jugoslavi, benché i notabili filo-jugoslavi restarono rappresentati istituzionalmente nella Dieta provinciale dalmata e nella Corte d’appello. I vecchi membri del partito autonomo-italiano, risorto nei Fasci Nazionali Italiani, vennero nominati commissari civili o assunti alle dipendenze delle istituzioni pubbliche. Gli ex funzionari asburgici, benché corteggiati dalla nuova amministrazione, spesso non vollero prendervi parte per timori di rappresaglia in caso di ritorno al potere degli jugoslavi.
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5 lug 2022
SALVIAMO IL PIANETA TERRA!
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