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26 lug 2021

Accostamento di formaggi e marmellate: la marmellata di cipolle e i peperoni caramellati


 L’inopinato accostamento di formaggi e marmellate: la marmellata di cipolle e i peperoni caramellati di Roberto ZottarIl professor Testolin che qui ci parla di frutticultura mi ha chiamato in causa per la sua marmellata di arance amare, ma su questo punto propongo di aspettare gennaio quando troveremo uno ‘spacciatore’ di arance amare per aprire la sfida tra le nostre ricette! Invece a proposito di marmellate d’arancia ricordo che un abbinamento classico, dato il loro sapore piuttosto acre, è con i formaggi. Il formaggio e la marmellata, nonostante si possa a prima vista pensare che abbiano poco a che fare l’uno con l’altro, sono in realtà due alimenti che, presi singolarmente hanno un gusto a sé, ma abbinati in tavola fanno esplodere i sapori in un modo tutto inopinato. Il motivo è prettamente chimico: i formaggi sono cibi praticamente privi di zuccheri che trovano nelle marmellate e nelle confetture il loro alimento complementare creando equilibrio nel gusto al palato. Per l’abbinamento dovremmo poi considerare il tipo di latte usato, vaccino, caprino, di pecora e anche analizzare sia la stagionatura, sia la consistenza della pasta: fresca, morbida, stagionata, semidura… Tendenzialmente più il formaggio è molle e dolce e più si andrà a sposare con gusti di confetture tendenti all’acidulo. Di contro più il formaggio ha un gusto deciso, forte, stagionato e piccante più la controparte da abbinare dovrà tendere al dolce. Approfitto quindi oggi per parlarvi di due confetture particolari che realizzo a casa.Per una confettura di cipolle, sì sì proprio cipolle che vi faranno piangere nel tagliarle, ma poi gioire all’assaggio, affettate un kilo di cipolle, rosse o anche bianche, e mescolatele con 600 g di zucchero semolato, 2 cucchiaini di sale, 2 foglie di alloro, un paio di cucchiai di aceto, qualche granello di pepe, qualche bacca di ginepro e lasciate macerare per 3 ore. Cuocete quindi a fuoco lentissimo fino a quando il composto avrà la consistenza di una marmellata. Invasate a caldo, togliendo prima foglie e spezie. Un’altra confettura da abbinare a formaggi sono i peperoni caramellati. Prendete un kilo di peperoni rossi e gialli, lavateli, togliete semi e filamenti e tagliateli a striscioline. Metteteli in una casseruola con 600 g di buon miele, quello di acacia va benissimo, e il succo di due limoni. Fate cuocere a calore moderato per un’ora e tre quarti e invasate subito a caldo in vasetti di vetro. Questi peperoni caramellati daranno il meglio sé abbinati a del formaggio pecorino, sia fresco che stagionato piccante. D’estate queste confetture accompagnano formaggi, ma d’inverno, si accompagneranno anche molto bene ad un piatto di bollito misto con una grattata di cren fresco.Buon Appetito!

25 lug 2021

Ceccodotti: Effetto Draghi

Ceccodotti: Effetto Draghi:    Come Lodovico, o... come Filippo?...  Come il Babbo! 😁   Con il rischio di mettere chi non si vaccina contro chi invece obbedisce e lo...

L'amore è arte

 


L’amore è arte


ALDA MERINI

E POI FATE L’AMORE

E poi fate l'amore.
Niente sesso, solo amore.
E con questo intendo
i baci lenti sulla bocca,
sul collo,
sulla pancia,
sulla schiena,
i morsi sulle labbra,
le mani intrecciate,
e occhi dentro occhi.
Intendo abbracci talmente stretti
da diventare una cosa sola,
corpi incastrati e anime in collisione,
carezze sui graffi,
vestiti tolti insieme alle paure,
baci sulle debolezze,
sui segni di una vita
che fino a quel momento
era stata un po' sbiadita.
Intendo dita sui corpi,
creare costellazioni,
inalare profumi,
cuori che battono insieme,
respiri che viaggiano
allo stesso ritmo.
E poi sorrisi,
sinceri dopo un po'
che non lo erano più.
Ecco,
fate l'amore e non vergognatevi,
perché l'amore è arte,
e voi i capolavori.

(da Le poesie di Alda Merini, La Vita Felice, 2007)

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La distinzione tra amore e sesso, tra passione romantica e atto meccanico: la poetessa milanese Alda Merini scrive questi versi appassionati per invitarci alla tenerezza, alla bellezza, a divenire noi stessi arte nella dolcezza di un abbraccio che ci fa “sentire” l’altro, che unisce le anime più che i corpi.


.Alda Merini all'anagrafe Alda Giuseppina Angela Merini (Milano, 21 marzo 1931 - 1º novembre 2009),  poetessa, aforista e scrittrice italiana. Vide pubblicate le prime poesie a diciannove anni. L’amore agitato con Giorgio Manganelli riportò alla luce i disagi psichici: dal 1965 al 1972 fu internata in ospedale psichiatrico. Dimessa, visse nella sua casa sui Navigli, spesso in stato di emarginazione, circondandosi di artisti.


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Perché le lingue convivano nella fede


 Alla presentazione del libro Benečija naš dom, che si è svolta nella chiesa di Camporosso/Žabnice venerdì, 2 luglio, sono stati molti gli spunti di riflessione e dialogo emersi dalle domande che il moderatore, Igor Jelen, ha posto all’autore del libro, mons. Marino Qualizza. Il libro, che raccoglie i suoi editoriali pubblicati sul Dom tra il 2003 e il 2020, spesso richiama avvenimenti e storia della comunità slovena in provincia di Udine. Per questo motivo non è potuto mancare il riferimento al plurilinguismo della Valcanale, alla sua storia, travagliata da due guerre mondiali e dalle opzioni, e alle problematiche che interessano la locale comunità slovena.

Non da ultima, quella della cura spirituale nelle lingue locali, soprattutto di quella in sloveno nelle chiese in cui essa è tradizionale. Particolarmente positivo è stato l’annuncio che don Alan Iacoponi ha espresso al termine della presentazione del libro, che è stata organizzata dalla Parrocchia di Camporosso insieme all’Associazione don Mario Cernet.Esprimendo l’opinione che la minoranza slovena debba smettere di ritenersi“minoranza” e considerarsi “comunità”, il parroco di Camporosso ha, infatti, espresso l’intenzione di ripiantare un tiglio nei pressi della chiesa di Valbruna. Fino a circa vent’anni fa un tiglio già svettava nei pressi della chiesa, dove era stato ripiantato, secondo tradizione paesana, dopo che era stato tolto dal centro del paese. Molto tempo fa, fino al XIX secolo, anche a Valbruna dopo la Messa nella festa patronale anche a Valbruna era usanza fermarsi all’ombra del tiglio ( lipa) per cantare i canti nel locale dialetto sloveno carinziano.

Come detto da don Alan, l’idea è stata suggerita da un fedele che non parla sloveno. A riprova di come anche chi non nasce in una cultura può imparare ad apprezzare e far propria quella dell’altro. (Luciano Lister)

https://www.dom.it/za-sozitje-jezikov-v-veri-in-po-zgodovini_perche-le-lingue-convivano-nella-fede/

24 lug 2021

IL KIWI

 Il kiwi: quasi autoctono

di Raffaele Testolin
Originario della Cina, la sua coltivazione è iniziata in Nuova Zelanda nel secolo scorso, grazie ad una suora neozelandese che viveva in Cina e che ha spedito dei frutti in patria. È arrivato in Corsica verso la fine degli anni ’60 e in Italia le prime piantagioni risalgono all’inizio degli anni ’70. Ettore Favot di S. Quirino di Pordenone è uno dei pionieri di questa coltivazione.
In base alla legge regionale del 2002, il kiwi da quest’anno può considerarsi specie autoctona, essendo coltivata in regione da cinquanta anni ed essendo – come recita la legge - integrata nell'agroecosistema del Friuli Venezia Giulia.
È stata una coltura di successo, che ha dato molte soddisfazioni economiche ai produttori per oltre vent’anni. Ora i prezzi sono interessanti, ma non creano più i ‘paperon de’ paperoni’ che hanno creato nei felici anni ’70 e ’80.
La coltivazione non è difficile. Quando si fanno gli impianti è necessario considerare che servono anche piante maschili per impollinare le varietà che producono i frutti e che hanno solo fiori femminili.
Si alleva a tendone o a pergola doppia e la potatura è facile per chi sa potare la vite. Si eliminano tutti i tralci che hanno prodotto, sostituendoli con i tralci nuovi che partono alla base di quelli che hanno dato frutti. C’est tout! – direbbero i cugini francesi.
Ha bisogno di acqua e non si può coltivare il kiwi senza un buon impianto di irrigazione, ma non bisogna dare acqua in eccesso, altrimenti si sviluppano malattie.
Una delle operazioni critiche è la cura dell’impollinazione. Il vento porta un po’ di polline dalle piante maschili a quelle femminili, ma non basta. Le api sono schizzinose perché non trovano nettare nei fiori di kiwi e, quindi, raccolgono un po’ di polline, ma poi si stufano. Cosa fare? Non resta che impollinare a mano. A mano ovviamente se le piante sono poche, altrimenti ci sono delle macchine che aspirano il polline dai fiori maschili e altre macchine che lo distribuiscono sui fiori femminili. Roba professionale, ovviamente. Ma, nell’impollinazione si gioca il reddito della coltura, come ben sanno i produttori.
Ci sono kiwi a polpa verde, gialla e rossa, o – meglio – bicolore. Sul mercato si trovano piante di tutti e tre i tipi. Il rosso è il più ricercato in questo momento, è delizioso, viene pagato bene, ma è molto sensibile alle malattie.
C’è poi, per gli hobbisti con poco spazio in giardino, anche l’actinidia arguta, un kiwi che produce frutti delle dimensioni di un’oliva, verdi. Si mangia tutto. Questi frutti si trovano nei supermercati come baby-kiwi, assieme ai piccoli frutti. Per chi volesse provare la coltivazione, le piante si trovano facilmente nei ‘garden’. Ricordo che anche qui servono maschi e femmine. Buona fortuna.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante frutta

22 lug 2021

DONNE E CONFINI DI MARTA VERGINELLA

 


La storia dei confini sul suolo europeo alterna periodi di stabilità a conflitti. A epoche favorevoli alla loro costruzione, ne sono seguite altre in cui il loro attraversamento e abbattimento si sono resi più necessari. La diffusione del COVID-19 ha imposto repentinamente numerose limitazioni alla circolazione delle persone anche in quelle aree che erano diventate faticosamente valicabili. L’esperienza delle limitazioni alla mobilità e della quarantena sul confine italo sloveno hanno portato l’autrice a mettere in luce le forme di attraversamento e di limitazioni della mobilità femminile tra Otto e Novecento, tra la città e la campagna, tra il mondo di lingua slovena e quello italiano, tra la Venezia Giulia e l’Egitto, tra la Jugoslavia di Tito e l’Italia. Nella varietà delle forme di mobilità delle donne emergono i tentativi di controllo, la paura dei contagi e delle contaminazioni culturali ma anche la spinta a uscire dalle mura domestiche per cercare e inventare necessarie risorse di sostentamento. Non solo nella Storia, ma anche nella quotidianità dell’autrice i confini diventano luoghi di prova, di debolezza e di forza.

21 lug 2021

Nuova vita alle case vuote


Una casa in affitto a Platischis/Najemniška hiša v Plestiščah

In tutta la Slavia ci sono molte strutture e case che restano chiuse e disabitate per la maggior parte dell’anno. Molto spesso, peraltro, finiscono col peggiorare nello stato di conservazione, a causa della carenza di quelle piccole manutenzioni quotidiane che derivano dal viverci stabilmente.

Un po’ in direzione opposta va la scelta effettuata in seno alle parrocchie di Platischis/Plestišča e Prossenicco/ Prosnid, che hanno messo a disposizione del pubblico alcuni imi mobili siti nelle due frazioni.

Dalla zona delle sorgenti del Rio Bianco e del Rio Nero, al confine con la Slovenia, il diacono Diego Mansutti spiega che ci sono più opzioni di soggiorno, sia per piccoli gruppi che per comitive.

«Sono rivolte sia a gente che viene per alcuni giorni o qualche settimana in vacanza nella natura, sia agli emigranti che fanno ritorno in valle e che non hanno più casa qui», spiega Mansutti. Le case sono tutte arredate e attrezzate nonché seguite da persone che ne curano la pulizia e le piccole manutenzioni.

A Platischis ne sono state messe a disposizione tre, oltre alla canonica. Nel complesso, lì i posti letto a disposizione sono 25. Quanti fossero interessati possono contattare i numeri di telefono 379 1295162 o 3355811017.

A Prossenicco, invece, a disposizione di quanti lo desiderino è stata messa la ex canonica. Per avere informazioni, è necessario contattare il numero telefonico 391 3383225.

L’iniziativa è condotta al fine di garantire la sussistenza economica delle parrocchie nonché le spese di manutenzione degli stessi edifici. (Luciano Lister)

https://www.dom.it/novo-zivljenje-za-prazne-hise_nuova-vita-alle-case-vuote/?fbclid=IwAR3o4NLMc1jILoo4JG53vI92gUd0iy6rlPqKa-A498F0a4Co7S8KFe_rPIY


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