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17 mag 2021

DUOMO DI UDINE

 


Storia

Per volere del patriarca Bertoldo di Andechs-Merania, nel 1236 si iniziò ad edificare l'attuale cattedrale, allora dedicata a san Odorico e modellata secondo esempi francescani. Nel 1257 l'edificio era già adibito al culto; nel corso degli anni furono apportate varie modifiche, finché nel 1335 fu consacrata con il titolo di Santa Maria Maggiore.

Il disastroso terremoto del 1348 provocò gravi danni al duomo, ma non ne bloccò l'attività religiosa, tanto che passarono diversi anni prima di iniziare la ricostruzione. Da documenti noti risulta che solo nel 1368 fu chiamato il maestro veneziano Pierpaolo dalle Masegne per il restauro dell'edificio. Questi rinsaldò i muri, rifece il tetto ed apportò modifiche alla facciata, tra le quali la sostituzione del primo grandioso rosone con quello tuttora visibile, inscritto in un quadrato e di minori dimensioni. Anche i due rosoni minori, corrispondenti alle navate laterali, vennero modificati, inscrivendoli in quadrati ed inserendo una decorazione a finto loggiato che li collega.

Nel Settecento, venne quasi completamente trasformata ad opera dell'architetto Domenico Rossi. Nel 1735 terminati i lavori, il patriarca Daniele Delfino riconsacrò la cattedrale col nuovo nome di Santa Maria Annunziata[1]. All'inizio del Novecento un restauro ha tentato di ridare alla facciata una veste trecentesca.

Edifici correlati

Duomo di Udine

Annesso al duomo vi è il campanile, costruzione piuttosto tozza poggiante sul preesistente battistero, iniziato nel marzo del 1441 su un progetto di Cristoforo da Milano, mentre i lavori furono supervisionati da Bartolomeo delle Cisterne; nelle intenzioni iniziali avrebbe dovuto raggiungere in altezza il campanile del castello che, in quanto posto su una collina, raggiunge un'altezza molto più elevata; alla sua sommità avrebbe dovuto essere collocata una Madonna che, dialogando con l'angelo posto proprio sulla sommità del campanile del castello, avrebbe richiamato il tema cristiano dell'Annunciazione, ma sia per l'arditezza del progetto che soprattutto per la carenza di materiali da costruzione il progetto fu bloccato ed il campanile assunse l'attuale forma tozza. Il campanile ospita alla sua base il Museo del duomo, dedicato in gran parte alla figura del Beato Bertrando di San Genesio.




Portale della Redenzione

Il portale maggiore, detto della Redenzione, è opera di uno sconosciuto maestro tedesco, e la sua esecuzione risale al secolo XIV. Decorato con figure in altorilievo raffiguranti la Redenzione, è sormontato da un arco a sesto acuto, e coronato da un protiro pensile del 1926. Il tutto è sormontato da una ghimberga acutissima nella quale si trova l'aquila patriarcale.

Portale dell'Incoronazione

Il portale dell'Incoronazione è la realizzazione di uno scultore tedesco e fu eseguita tra il 1395 ed il 1396. Sfortunatamente le sue decorazioni sono molto deteriorate a causa dell'utilizzo di un tipo di pietra molto sensibile all'azione delle intemperie e dello smog. Procedendo dal basso verso l'alto si possono ammirare san Zenone, santa Barbara, lo stemma di Francesco da Nimis, san Pietro apostolo, lo stemma di Udine, l'Annunziata, lo Spirito Santo, sant'Antonio abate e la Maddalena. A sinistra compare pure lo stemma della Confraternita dei Battuti ed al vertice dell'arco l'Ecce homo.

Sull'architrave che sostiene il timpano dell'arco sono raffigurate alcune storie dell'infanzia di Gesù: la nascita, l'adorazione dei Magi, Erode ordina la strage degli innocenti; nel timpano vi è l'Incoronazione della Vergine, scena predominante dell'intero portale e che ne ha dato il nome.

Statue dell'Annunciata e dell'Arcangelo Gabriele

Arcangelo Gabri

All'esterno del Battistero, lungo il lato posteriore su via Vittorio Veneto, separate da uno dei finestroni, ci sono le due statue della Vergine Annunciata e dell'Arcangelo Gabriele, opere di un'artista sconosciuto della seconda metà del Trecento.


CONTINUA

https://it.wikipedia.org/wiki/Cattedrale_di_Udine

Contro le ruspe a 2000 metri, le associazioni ambientaliste diffidano la Regione

 


Legambiente FVG, il CAI FVG, SAF FVG e ITALIA NOSTRA hanno trasmesso alla Regione e per conoscenza alla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia una diffida, affinché la direzione centrale risorse agroalimentari, forestali e ittiche, in sede di autotutela, proceda al riesame e alla revoca di quanto deciso in sede di conferenza di servizi, relativamente al tratto tra Casera Plotta e il rifugio Marinelli, nel gruppo del Monte Coglians, in quanto l’intero iter amministrativo è viziato da un reiterato “errore sostanziale” e considera l’attuale viabilità una carrareccia o strada nel mentre è solamente una mulattiera come si può evincere da estratti di guide e cartografie storiche allegate.

Attraverso un atto formale le associazioni firmatarie, intendono ribadire la convinta opposizione alla progettata conversione della storica mulattiera in un'inedita pista carrabile, respingendo in questo modo la tesi che si tratti di un puro recupero di una preesistente strada. Non ci sono ragioni tecniche o statistiche che giustificano la strada per motivi di sicurezza. visto che il rifugio è raggiungibile da Collina e che per quasi 6 mesi la zona non è transitabile causa neve. È un inutile sfregio di un ambiente di alta montagna, fragile e vulnerabile, un ambiente tutelato dall’Europa e da Comune di Paluzza. Spreco di denaro pubblico per un opera inutile e dannosa per l'ambiente, la sua biodiversità e la stabilità del versante.

ALLEGATO: Diffida_Regione_strada_Rif._Marinelli.pdf

https://www.legambientefvg.it/component/content/article/2-uncategorised/2402-contro-le-ruspe-a-2000-metri-le-associazioni-ambientaliste-diffidano-la-regione?Itemid=101

BUONGIORNO-DOBERDAN

 

foto di Alessandra Devetak

valli del Natisone-Nediške doline

16 mag 2021

HAIKU

 


un grande prato

distesa rilassante

mi dona gioia

Valli del Natisone, passeggiare nella natura nella storia nella cultura

‘Cambiare’: a Illegio cinquecento anni di trasformazioni nell’arte

 


Non tutto cambia nella vita, ma nella vita accadono cose che cambiano tutto: lo stesso vivere è essere pronti a cambiare, perché solo l’inanimato e l’inerte restano sempre identici a se stessi. E’ proprio Cambiare, una delle capacità umane più importanti, il tema della 17a Mostra d’arte di Illegio, aperta al pubblico dal 16 maggio al 17 ottobre nel borgo, garantito Covid-free: un’avvincente meditazione su quest’esperienza fondamentale dell’esistenza. In mostra il movimento che riguarda il cosmo, le specie e le coscienze, mettendoci in ascolto di grandi artisti che hanno imparato cosa significhi cambiare nella carne viva delle loro storie personali, piene di conquiste e ferite, e facendoci riscoprire le storie narrate dalle più belle pagine della nostra civiltà: la mitologia classica, la Sacra Scrittura, la letteratura e il teatro, la storia delle rivoluzioni e trasformazioni dell’Occidente.L’esposizione coinvolgerà la mente e il cuore con 30 capolavori internazionali, che mettono in scena mezzo millennio di bellezza, dal ‘500 al ‘900. Un racconto appassionante per l’alta qualità delle opere, di autori da scoprire o a firma degli astri più fulgidi nel cielo dell’arte. Tra i più importanti, Tintoretto, Antoon Van Dyck, Claude Monet, Lucio Fontana e Giacomo Balla, per la maggior parte con opere mai viste prima in Italia. Quattro le sezioni: la prima dedicata all’impulso di cambiare il mondo o reagire ai cambiamenti. La seconda incentrata sui più affascinanti racconti di metamorfosi, dalla mitologia alle favole. La terza ricorda storie di cambiamento interiore, morale e spirituale, di ascesa e caduta, smarrimento e ritorno. Nella quarta si apre il panorama del cambiamento dell’arte e del suo sguardo rivolto alla scena di questo mondo, dai maestri antichi fino ai nuovi linguaggi dal Novecento in poi, per indicare non solo che l’arte cambia, ma perché essa cambia!

https://www.ilfriuli.it/articolo/cultura/%E2%80%98cambiare%E2%80%99-a-illegio-cinquecento-anni-di-trasformazioni-nell%E2%80%99arte/6/241192


Claudio Baglioni-E tu

BUON COMPLEANNO BAGLIONI!

BUONA DOMENICA

 




Giovani promesse dell’arrampicata

 


Giovanissimi delle valli o con origini nelle valli protagonisti del campionato regionale di arrampicata sportiva (specialità lead) andato in scena nel pomeriggio di domenica, 9 maggio, nella palestra di San Leonardo. Nella categoria Under 12 maschile si è imposto Leonardo Blasutig (società Teste di pietra), mentre in quella femminile ha vinto Arianna Adami (Chiodo fisso), seconda Jasna Gosgnach (Chiodo fisso). Le altre due sorelle Adami, di Pradielis/Ter, Emma e Martina, si sono imposte rispettivamente tra le Under 14 e le Under 16. La classifica del campionato regionale di combinata (la prova di boulder si era tenuta a Tolmezzo lo scorso 25 aprile) è, per quanto riguarda gli atleti menzionati, la fotocopia della gara di San Leonardo, con vincitori Blasutig e le sorelle Adami, e Gosgnach seconda. La competizione, organizzata dall’associazione Chiodo fisso di Tolmezzo, in collaborazione con Natisone Climbing e Vallimpiadi, ha visto la partecipazione di decine di atleti agonisti in arrivo da tutta la regione. La prova era, infatti, valida come qualificazioni al torneo nazionale. Attorno all’arrampicata sportiva c’è un interesse crescente, dettato anche dal fatto che ai prossimi giochi olimpici di Tokio per la prima volta ci sarà come disciplina anche l’arrampicata sportiva. Molti sono i praticanti anche in Benecia, Resia e Valcanale. La palestra di San Leonardo è molto frequentata. Il Comune ha in programma l’ampliamento della struttura e nel programma triennale delle opere pubbliche 2021-2023 è stato stanziato un importo di 192 mila euro. C’è anche chi pensa a una squadra agonistica locale.

https://www.dom.it/mladi-upi-spotnega-plezanja_giovani-promesse-dellarrampicata/

Ora

 



 Ora… Ora che leggo di tuo padre mi chiedo 

quali eserciti abbia visto il mio

 e soprattutto quali abbia combattuto:

 l’ho visto solo perdere un dito in fonderia.

 Eppure se ne è andato da soldato 

nella sua trincea personale di forni

 a microonde e camicie ben stirate. 

Quando ci ha lasciati ho pensato

 che l’aveva fatto già molto tempo prima. 

Ho un fiume che scorre davanti a me 

più veloce di quanto pensassi – e con sé

 porta via tutto – anche queste prime aurore di maggio.

poesia di Michele Obit

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io sto con emergency

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