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27 apr 2020

OGGI IN SLOVENIJA SI FESTEGGIA IL GIORNO DELLA RIVOLTA CONTRO L'OCCUPATORE


Il giorno della rivolta contro l’occupazione è una festa nazionale celebrata in Slovenia il 27 aprile. In questo giorno del 1941 fu fondato a Lubiana il Fronte anti-imperialista, in seguito il Fronte di liberazione del Popolo sloveno.

Una breve storia della Slovenia

La nazione centroeuropea della Slovenia è stata storicamente al crocevia di diverse culture. L’area che ora fa parte della Slovenia fu occupata da varie dinastie e imperi come il Sacro Romano Impero, l’Impero bizantino, l’Impero austriaco e altri. Fu solo agli inizi del 20esimo secolo che gli Sloveni fondarono uno stato con i croati e i serbi. A dicembre 1918, questo stato si è fuso con il Regno di Serbia. Durante la seconda guerra mondiale, la regione fu occupata da diverse potenze straniere come l’Italia, l’Ungheria e la Germania. Più tardi, divenne parte della Jugoslavia. È stato solo dopo il crollo dell’Unione Sovietica che una nazione indipendente della Slovenia è emersa a giugno 1991.

Storia della bandiera della Slovenia

La bandiera tricolore di bianco-blu-rosso fu usata per la prima volta in 1848 dagli studenti guidati da Lovro Toman, un famoso nazionalista sloveno. La bandiera ha continuato ad essere utilizzata per tutto il secolo come l’unico simbolo che rappresenta tutti gli sloveni. Lievi cambiamenti furono apportati al design della bandiera durante e dopo la guerra mondiale. La bandiera moderna che vediamo oggi è stata adottata solo dopo l’indipendenza della Slovenia. Una stella rossa che era stata posta nel tricolore per significare il regime comunista fu rimossa. Invece della stella, la bandiera ora mostrava il nuovo stemma sloveno disegnato da Marko Pogačnik. La bandiera è stata ufficialmente adottata a giugno 27, 1991.

Disegno della bandiera nazionale della Slovenia

La bandiera del paese è un tricolore con tre bande orizzontali di bianco, blu e rosso in ordine della loro posizione dall’alto verso il basso. Le bande sono di dimensioni uguali. Lo stemma della Slovenia è anche presente sulla bandiera. È presente tra le bande gialle e blu verso il lato del paranco della bandiera. Il rapporto larghezza-lunghezza della bandiera è 1: 2.

Significato dei colori e dei simboli della bandiera

I colori della bandiera della Slovenia derivano dallo stemma del ducato di Carniola che raffigurava un’aquila blu su un campo bianco e una mezzaluna in rosso e oro. Questo stemma era in uso durante l’era medievale. Secondo alcune fonti, tuttavia, i colori della bandiera slovena sono il pan slavo. Lo stemma nella bandiera è specifico per il paese. Ha la forma di uno scudo. Ha uno sfondo blu. La vetta più alta del paese, il Monte Triglav, è descritta in bianco nel campo blu. I fiumi locali e il mare Adriatico sono rappresentati sotto forma di due linee ondulate blu che corrono sotto la montagna bianca. Sopra la montagna sul campo blu ci sono tre stelle presenti sotto forma di un triangolo invertito. Ognuna delle stelle ha sei punti. Queste stelle sono state derivate dai Conti di Celje (una potente dinastia che regnò in Slovenia nel 14 # fino al sec 15°).

FIORI DI PRIMAVERA

Fedriga ha firmato la nuova ordinanza per il Fvg



Da domani via libera a take away, attività motoria all'interno del comune di residenza e manutenzioni per la nautica da diporto


Da domani via libera a take away, attività motoria all'interno del comune di residenza e manutenzioni per la nautica da diporto


Il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga ha firmato la nuova ordinanza che, a partire dalla mezzanotte di oggi e fino al 3 maggio prossimo, andrà a integrare quella attualmente in vigore (la numero 10 dello scorso 13 aprile).
L'ordinanza 11 introduce misure che andranno ad allentare alcune delle restrizioni precedentemente in essere: agli esercizi commerciali sarà consentita la possibilità di effettuare il servizio take away, ma con ordinazione precedente (telefonica/online); saranno permesse, inoltre, le prestazioni di carattere artigianale per la manutenzione di imbarcazioni da diporto; via libera anche alle attività motorie individuali nel comune di residenza, senza l'obbligo di mantenersi entro i 500 metri dal proprio domicilio.
Nello specifico, la vendita per asporto dovrà comunque garantire il contingentamento degli ingressi al fine di evitare assembramenti, l'utilizzo di mascherine o di coperture per naso e bocca, la disponibilità per i clienti di idonee soluzioni igienizzanti per le mani e la permanenza degli avventori all'interno dei locali solo per il tempo strettamente necessario alla consegna e al pagamento della merce. Allo stesso modo è consentito l'asporto in quegli esercizi di ristorazione (tipo drive-in) per i quali sia prevista l'ordinazione e la consegna al cliente direttamente dal veicolo. Gestore e addetti dovranno essere sempre muniti di mascherina e guanti. Rimane invece sospesa ogni forma di consumo sul posto di alimenti e bevande.
Per quanto concerne lo svolgimento di attività motorie, l'ordinanza dà l'ok a passeggiate, corse a piedi e in bicicletta nel territorio del proprio comune, mantenendo l'obbligo a usare la mascherina (o comunque una protezione a copertura di naso e bocca) e la distanza interpersonale di almeno un metro, ad eccezione delle persone conviventi o che richiedano assistenza.
A partire dal 27 aprile sarà, inoltre, possibile effettuare, direttamente o avvalendosi dell'opera di artigiani, interventi di manutenzione a bordo di imbarcazioni da diporto all'ormeggio e attività di sistemazione delle darsene.
L'ordinanza impone, infine, l'utilizzo di guanti monouso negli esercizi di generi alimentari e la messa a disposizione di soluzioni idroalcoliche per i clienti all'ingresso degli stessi e nelle aree nelle quali ci sia la manipolazione dell'ortofrutta, del pane o di altri prodotti. L'obbligo di disporre di soluzioni idroalcoliche per le mani viene inoltre esteso a tutti gli altri esercizi commerciali la cui apertura è consentita dalle vigenti disposizioni nazionali e regionali.
https://www.ilfriuli.it/articolo/politica/fedriga-ha-firmato-la-nuova-ordinanza-per-il-fvg/3/218915

26 apr 2020

Il disastro di Černobyl'



Sarcofago del reattore n° 4 della centrale nucleare di Černobyl' nell'agosto 2013

Il disastro di Černobyl' avvenne il 26 aprile 1986 alle ore 1:23:46 del mattino, presso la centrale nucleare V.I. Lenin, situata in Ucraina settentrionale (all'epoca parte dell'Unione Sovietica), a 3 km dalla città di Pryp"jat' e 18 km da quella di Černobyl', 16 km a sud del confine con la Bielorussia. È stato il più grave incidente nucleare mai verificatosi in una centrale nucleare, e uno dei due incidenti classificati come catastrofici con il livello 7 (massimo della scala INES) dall'IAEA, insieme all'incidente avvenuto nella centrale di Fukushima Dai-ichi nel marzo 2011.
Le cause furono indicate variamente in gravi mancanze da parte del personale, sia tecnico sia dirigenziale, in problemi relativi alla struttura e alla progettazione dell'impianto stesso e della sua errata gestione economica e amministrativa. Nel corso di un test definito "di sicurezza", il personale si rese responsabile della violazione di svariate norme di sicurezza e di buon senso, portando a un brusco e incontrollato aumento della potenza (e quindi della temperatura) del nocciolo del reattore n. 4 della centrale: si determinò la scissione dell'acqua di refrigerazione in idrogeno e ossigeno a così elevate pressioni da provocare la rottura delle tubazioni del sistema di raffreddamento del reattore. Il contatto dell'idrogeno e della grafite incandescente delle barre di controllo con l'aria, a sua volta, innescò una fortissima esplosione, che provocò lo scoperchiamento del reattore e di conseguenza causò un vasto incendio.
Una nuvola di materiale radioattivo fuoriuscì dal reattore e ricadde su vaste aree intorno alla centrale, contaminandole pesantemente e rendendo necessaria l'evacuazione e il reinsediamento in altre zone di circa 336 000 persone. Nubi radioattive raggiunsero anche l'Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia con livelli di contaminazione via via minori, toccando anche l'Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l'Austria e i Balcani, fino a porzioni della costa orientale del Nord America.[1]
Un rapporto del Chernobyl Forum redatto da agenzie dell'ONU (OMSUNSCEAR, IAEA e altre) conta 65 morti accertati e più di 4 000 casi di tumore della tiroide fra quelli che avevano fra 0 e 18 anni al tempo del disastro, larga parte dei quali probabilmente attribuibili alle radiazioni. La maggior parte di questi casi è stata trattata con prognosi favorevoli. Al 2002 si erano contati 15 morti.[2]
I dati ufficiali sono contestati da associazioni antinucleariste internazionali, fra le quali Greenpeace, che presenta una stima fino a 6.000.000 di decessi su scala mondiale nel corso di 70 anni, contando tutti i tipi di tumori riconducibili al disastro secondo il modello specifico adottato nell'analisi.[3] Il gruppo dei Verdi del parlamento europeo, pur concordando con il rapporto ufficiale ONU per quanto riguarda il numero dei morti accertati, se ne differenzia e lo contesta sulle morti presunte, che stima piuttosto in 30 000-60 000.[4] continua

La contaminazione in Italia

Le prime reazioni delle fonti ufficiali tesero a minimizzare il possibile impatto della nube radioattiva sul territorio italiano. Durante una conferenza stampa ai primi di maggio la rivista La Nuova Ecologia e la Lega per l'Ambiente resero invece noti dati che documentavano la presenza preoccupante di radionuclidi su molte aree del Paese. Nei giorni successivi le autorità vietarono perciò il consumo degli alimenti più a rischio come latte e insalata[59]. Il 10 maggio a Roma una grande manifestazione popolare a cui parteciparono più di 200.000 persone segnò il primo passo verso il referendum che l'anno successivo portò all'abbandono dell'energia nucleare in Italia.
L'incidente e soprattutto i ritardi da parte delle autorità italiane nel dare l'allarme in una situazione che vedeva già dalla metà degli anni settanta una crescente mobilitazione contro il nucleare rappresentarono un punto di svolta nella storia dell'ambientalismo italiano: per il referendum del 1987 vennero raccolte in pochi mesi oltre un milione di firme, l'associazione Legambiente e il WWF raddoppiarono i soci, mentre alle elezioni politiche del 1987 i Verdi ottennero quasi un milione di voti[60]. Ancora oggi sono riscontrabili nell'ambiente e nei sedimenti dei fiumi alcune tracce, innocue per la salute e per l'ambiente, degli elementi radioattivi depositati dalla nube.[61]  

Mi ricordo che quel giorno ero a scuola di pomeriggio,io e la mia collega rimanemmo a fare ricreazione in cortile.Non si sapeva ancora nulla.Quando la notizia arrivò in Italia furono cancellate tutte le gite scolastiche,fu vietato mangiare frutta e verdura,si consigliava di mangiare carne macellata prima del disastro(i prosciuttifici fecero affari),le scarpe le lasciavamo fuori dalla porta ecc.
Ho conosciuto la moglie di un marito che era andato a fare il sarcofago di cemento,la ditta era del Friuli.Dopo un mese morì di cancro come tanti altri.
I numeri dei morti non li avremo mai a causa degli effetti a lungo termine dell'esposizione alle radiazioni.Ancora oggi le persone continuano ad ammalarsi.

In Italia furono attivati  programmi per ospitare bambini ucraini, russi e bielorussi che permisero loro di vivere, almeno per alcune settimane all’anno, in un ambiente non contaminato, dove il loro organismo, normalmente esposto alle radiazioni, potesse disintossicarsi. Anche molte famiglie friulane li ospitarono.



#unapiantaalgiorno

Se vicino casa hai a tiro un vecchio muro di pietre, aguzza bene lo sguardo.
Se sei fortunato noterai alcune allegre famigliole fiorite di
💚𝓒𝔂𝓶𝓫𝓪𝓵𝓪𝓻𝓲𝓪 𝓶𝓾𝓻𝓪𝓵𝓲𝓼
Nome comune: CIOMBOLINO COMUNE, ma anche CIMBALARIA
DOVE SI TROVA?
Vive in ambienti urbani, spesso e volentieri abbarbicata tra le fessure di vecchi muri di pietra o mattone, ma non intonacati, altrimenti non avrebbe dove metter radici!
PIANTE .. IN PARETE 🙉
Non deve sorprendere la capacità del simpaticissimo ciombolino e di molte altre piante di vivere in luoghi che ci sorprendono e che umanamente riterremmo "impossibili": tra le rocce, sulle rupi, tra le crepe dei muri... 🏚
Eppure questi straordinari esseri viventi fanno della frugalità e delle proprie scarse esigenze nutrizionali il loro punto di forza, andando ad occupare delle precise NICCHIE ECOLOGICHE all'interno dell'ecosistema. Chi potrebbe vivere in un luogo del genere, se non loro e pochi altri?
Ogni diversa specie di tali ambienti avrebbe il suo incredibile segreto per spiegarci come fa a resistere in siti così ostili.
Nel caso del ciombolino, la sua forza sta nel sapersi allungare lungo le superfici tramite i numerosi STOLONI emessi ai nodi (dei quali abbiamo già parlato QUI 👉 https://www.facebook.com/…/a.27616851172…/2838968126200438/…) , i quali radicheranno nelle minuscole fessure dei muri dando origine a nuove piantine 🌱
Ma non basta!
Per garantire la sopravvivenza della specie qui dove la FORZA DI GRAVITA' impietosamente regna sovrana, la piantina ha escogitato un astuto trucchetto: quando i suoi minuscoli frutti sono quasi maturi, essa volta le spalle alla luce, pronta ad abbandonarli nei minuscoli spazi tra una pietra e l'altra, o anche solo nelle minime crepe!
Il pochissimo materiale organico qui presente sarà sufficiente per far nascere nuove, potentissime cimbalarie! 💪
Ancora una volta il nostro giardino, o i "500 metri da casa" sono riusciti a regalarci nuove meraviglie! 

Po jamah v okolici Čenijebole - A caccia di grotte a Canebola


Il Centro ricerche carsiche «C. Seppenhofer» lo scorso 1 marzo ha effettuato un’escursione nella zona di Canebola/Čenijebola alla ricerca di nuove cavità e fare il punto su un eventuale spostamento delle sue ricerche su una nuova zona, potenzialmente ricca di cavità carsiche. Ne pubblica un resoconto, nel numero di marzo, la rivista on-line «Sopra e sotto il Carso», edita dallo stesso Centro ricerche.
L’escursione ha avuto luogo, si legge nell’articolo, «seguendo le indicazioni di Graziano Cancian, apparse in un articolo sul numero di gennaio della nostra rivista. Sapevamo da tempo che la zona collinare sopra Faedis era ricca di grotte, però abbiamo voluto ugualmente fare un’escursione in questi luoghi assieme all’amico Beniamino Marzolla, originario del luogo e grande conoscitore delle grotte locali per essere stato anche lui uno speleologo e tuttora forte scalatore ».
«Per raggiungere il paese bisogna lasciare il paese di Faedis in direzione dell’abitato di Canal di Grivò, prima del quale si devia a sinistra lungo la strada lunga e tortuosa che porta a Canebola. Il paese si trova a 669 metri sul livello del mare ed è circondato da una serie di alture tra cui la più alta è rappresentata dal monte Joanaz di 1.167 metri sul livello del mare. Esso fa parte della catena montuosa Mia-Joanaz. Con il monte Craguenza (949 m.) compone un anfiteatro montuoso delle Prealpi Giulie che raccoglie a sud gli abitati di Masarolis, Tamoris e Reant. Il monte è prevalentemente erboso e per gran parte dei 2 km del suo crinale, dalla sua sommità si può godere di un panorama a 360° delle Alpi Giulie e della pianura friulana».
«Nel corso della nostra escursione siamo partiti dall’abitato di Canebola proseguendo ancora per pochi tornanti a monte e abbiamo raggiunto la località Bocchetta S. Antonio (m 788 s.l.m.), in vista del monte Joanaz. Il monte Joanaz è un’ampia dorsale lunga circa due chilometri che dai circa 950 m, presso una selletta dove passa la strada e dove si trova il rifugio omonimo, sale dolcemente verso nord fino alla sommità che è un ampio pianoro erboso. Una strada sterrata di origine militare (vietata agli autoveicoli) percorre la dorsale poco a occidente del crinale. Tutta la zona è ricca di fenomeni carsici ipogei già conosciuti anche se ne rimangono ancora molti da esplorare e da conoscere a fondo. Il più conosciuto e imponente è costituito dalla Grotta di Canebola con 1400 metri di sviluppo e che meriterebbe una più approfondita esplorazione in futuro».
Raziskovalni center C. Seppenhofer, ki deluje na področju speleologije, je pred kratkim obiskal območje ob Čenijeboli, da bi odkril morebitne nove jame. Spremljal ga je speleolog Beniamino Marzolla, ki ima korenine prav v vasici nad Fojdo.
Sam Raziskovalni center C. Seppenhofer poroča o izletu v Čenijebolo in okolico v marčevski številki revije «Sopra e sotto il Carso», ki jo sam izdaja.

Wse wkop, ćemo dorivät - Tutti insieme ce la faremo

I giorni trascorsi secondo le istruzioni delle autorità sanitarie e istituzionali, in questo momento difficile, stanno spingendo tutti a modificare, anche radicalmente, le proprie abitudini e la propria quotidianità ma danno il tempo di prepararci al meglio al dopo Covid 19.
Anche le straordinarie giornate di bel tempo di questo inizio di primavera fanno un po’ pensare alle occasioni perse per continuare l’opera di rivalutazione paesaggistica che la comunità resiana e le molte associazioni del territorio hanno avviato per rendere la vallata più invitante dal punto di vista turistico. Tutta la montagna, infatti, ha bisogno di tanti interventi annuali che si svolgevano proprio in questo periodo. Ora bisogna, gioco-forza, momentaneamente soprassedere. La disciplina con cui la comunità della Val Resia ha risposto alle restrizioni richieste ha dato ottimi risultati. Finora non si hanno notizie di casi di coronavirus e questo rappresenta una bella e importante opportunità soprattutto per il futuro – quando il territorio resiano ricomincerà ad accogliere i tanti turisti che sicuramente ritorneranno in valle. Un plauso va agli amministratori del Comune di Resia, che si sono subito attivati per gestire al meglio l’emergenza sanitaria, coordinando tutta una serie di iniziative per venire incontro alle esigenze dei singoli cittadini. In particolare sono state acquistate e distribuite gratuitamente a ogni residente mascherine protettive. Sulla confezione si può leggere la dicitura in resiano «Wse wkop, ćemo dorivät» («Tutti insieme ce la faremo»).
In attesa della parziale o totale cessazione delle ordinanze restrittive, la comunità resiana sta organizzando e predisponendo quel piano di ripartenza che sicuramente dovrà, dopo tanta crisi, superare non poche difficoltà. Il Comune, il Parco naturale delle Prealpi Giulie, il Santuario di S. Maria Assunta e le attività economiche legate al turismo (ristorazione, associazioni, musei e aziende agricole) stanno già mettendo a punto le strategie che dovranno necessariamente contribuire a far ritornare in valle i tanti fedeli turisti.
Pertanto stanno venendo programmate la manutenzione dei sentieri, le attività turistiche e in particolare quelle museali, l’offerta gastronomica. Si sta attivando un movimento che aspetta con impazienza il momento più favorevole per riaccendere questo straordinario territorio. (Sandro Quaglia)
Tudi v Reziji pazijo na to, da bi širjenje koronavirusa čim več omejili. V ta namen je pred kratkim Občina Rezija dala kupiti in razdeliti med prebivalstvom zaščitne maske. Na embalaži lahko beremo tudi poziv v rezijanskem narečju: »Wse wkop, ćemo dorivät.«
Vsi akterji na teritoriju že načrtujejo dejavnosti, ki jih bo treba izvesti takoj potem, ko bo državna oblast ublažila ukrepe proti širjenju koronavirusa. Načrtovanje je namenjeno še posebej spodbujanju čimprejšnje vrnitve turistov v Rezijo.
https://www.dom.it/wse-wkop-cemo-dorivat_tutti-insieme-ce-la-faremo/

Scritto in lingua resiana che alcuni dicono derivi dalla lingua russa.

Villanova delle grotte/Zavarh alta val Torre-Terska dolina (Lusevera-Bardo)

COVID - 19 CRONACA

STATO – CASI – GUARITI – DECEDUTI
ITALIA – 195.351 – 63.120 – 63.120
AUSTRIA – 15.143 – 12.282 – 542
SLOVENIJA – 1.388 – 219 – 81

FRIULI – 2.882 – 2369 – 258

Citazione

Di fronte a questo virus siamo tutti uguali ma una volta che ci sono colpiti non lo siamo più: vecchi, disabili, fragili e ricoverati in caso di riposo ritenuti meno degni di cura, e consegnati alla solitudine e a percorsi disperanti. Privati ​​anche dal vivere la “propria” morte.(Enzo Bianchi Twitter)

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