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28 nov 2022

LA BIANCA BETULLA

 





LA BIANCA BETULLA

di Sergej Aleksandrovič Jesenin(1895-1925)
La bianca betulla
sotto la mia finestra
s'è coperta di neve
come d'una coltre d'argento.
Sui rami piumosi
dalla cimosa di neve
si sono sciolti i fiocchi
d'una bianca frangia.
Sta ritta la betulla
nella quiete assonnata
e arde la neve


nel fuoco dorato.
Ma l'alba, pigra
girando intorno,
cosparge i rami
d'un argento nuovo.

Sergéj Aleksándrovič Esénin (IPA[sʲɪrˈgʲej ɐlʲɪkˈsandrəvʲɪtɕ jɪˈsʲenʲɪn]) (in russo: Серге́й Алекса́ндрович Есе́нин; Konstantinovo3 ottobre 1895 – Leningrado28 dicembre 1925) è stato un poeta russo.Nato nel paese di Konstantinovo, nella regione di Rjazan', in Russia, da una famiglia contadina, Sergej Esenin fu mandato a vivere dai suoi nonni. Cominciò a scrivere poesie all'età di nove anni. Prodigio letterario, nel 1912 si trasferì a Mosca dove si guadagnò da vivere lavorando come correttore di bozze in una società editoriale.

L'anno seguente si iscrisse all'Università statale di Mosca come studente esterno e studiò lì per un anno e mezzo. Le sue prime poesie furono ispirate dal folklore russo.

Nel 1915, si trasferì a San Pietroburgo, dove conobbe i compagni poeti Aleksandr BlokSergej GorodeckijNikolaj Alekseevič Kljuev e Andrej Belyj.

Fu a San Pietroburgo che divenne famoso nei circoli di letteratura. Aleksandr Blok fu soprattutto utile a promuovere le fasi iniziali della carriera di Esenin come poeta. Esenin disse che Belyj gli diede il significato della forma, mentre Blok e Kljuev gli insegnarono il lirismo.

Dotato di una personalità romantica, s'innamorava frequentemente, ebbe tre mogli e molte amanti.

Nel 1916 Sergej Esenin pubblicò il suo primo libro di poesie, intitolato Radunica. Attraverso le sue collezioni di poesia pungente sull'amore e la vita semplice, divenne uno dei poeti più popolari del momento.

Nel 1913 ebbe la sua prima relazione seria con una collega di lavoro della casa editrice, chiamata Anna Izrjadnova, dalla quale ebbe un figlio, Jurij, che sarebbe stato arrestato durante le grandi purghe staliniste, e sarebbe morto in un gulag nel 1937. Nel 1916-1917, Sergej Esenin fu arruolato per il servizio militare, ma poco dopo la rivoluzione d'ottobre del 1917, la Russia uscì dalla prima guerra mondiale. Credendo che la rivoluzione avrebbe comportato una vita migliore, la sostenne, ma subito si disilluse e talvolta criticò persino il governo bolscevico in poesie come L'ottobre severo mi ha ingannato.

Nell'agosto 1917 Esenin sposò la sua prima moglie, l'attrice Zinaida Rajch (più tardi moglie di Vsevolod Meyerhold). Da lei ebbe una figlia, Tatjana, ed un figlio, Konstantin. Konstantin sarebbe poi diventato un famoso statistico di calcio. Tatjana invece sarebbe diventata un'importante giornalista e scrittrice.

Nel settembre del 1918 fondò una propria casa editrice chiamata Trudovaja Artel' Chudožnikov Slova (Трудовая Артель Художников Слова, "Compagnia lavorativa moscovita degli artisti della parola").https://it.wikipedia.org/wiki/Sergej_Aleksandrovi%C4%8D_Esenin


27 nov 2022

Non solo l’umiliazione non funziona, ma lascia addosso ferite che non si rimarginano

 

da youtube

Sì, forse è ora di dirlo: là fuori è pieno di persone – perfino fra gli educatori e gli insegnanti – convinti sul serio che prendere un ragazzo e umiliarlo davanti a tutti sia un buon modo per insegnargli le regole, il rispetto, la responsabilità delle proprie azioni. Memori forse delle umiliazioni subite da piccoli, un sacco di genitori e adulti in genere credono in questi metodi, e li vorrebbero applicati sempre, perché Solo Così Si Forma Il Carattere!

Per tirar su quelle case che sono i ragazzi e le ragazze, l’umiliazione non solo non funziona: ottiene l’effetto contrario, quasi sempre. Ma soprattutto lascia addosso – dentro – ferite che non si rimarginano.
Pier Paolo Pasolini una volta ha detto questa cosa: “Può educare solo chi sa cosa significa amare”.
E queste otto parole sono tutto quello che c’è da dire sull’argomento. da fb

26 nov 2022

'Banco alimentare, una storia di grande successo'

 


Oggi 26 novembre in tutta Italia viene fatta la colletta alimentare per le persone bisognose.Nei punti vendita ci saranno i volontari che distribuiranno i sacchetti dove mettere  gli alimenti.Anch'io stamattina  ho donato,come ò doveroso per chi può.

"La nostra è terra di grande e profonda solidarietà e quella del Banco alimentare è una storia di straordinario successo. Sono qui per testimoniare la riconoscenza della Regione, a nome del presidente Massimiliano Fedriga, per questa esperienza no profit che è in espansione non soltanto perché si basa sulla solidarietà dei nostri cittadini che donano alimenti di prima necessità, ma anche dei tanti volontari che impegnano il loro tempo libero per dare una mano al prossimo".

Lo ha sottolineato l'assessore regionale alle Finanze Barbara Zilli intervenendo nella sede del Banco alimentare Fvg, accompagnata dal presidente Paolo Olivo e dal vicesindaco del Comune di Pasian di Prato - ove ha sede il quartier generale della associazione non profit - Ivan Del Forno e dagli assessori Juli Peressini e Caterina Gravina. "Vedendo la soddisfazione negli occhi di queste persone si capisce - ha aggiunto Zilli, rivolgendosi alla squadra di volontari - come il loro impegno, che sottrae di certo ore della giornata alle loro famiglie e al loro tempo libero, venga ricambiato dal piacere di lavorare per il bene della comunità. Il mio ringraziamento personale va alla loro sensibilità e l'augurio è che questa squadra, già così numerosa, si ampli sempre di nuove forze solidali".

L'Associazione Banco Alimentare del Friuli Venezia Giulia è un'organizzazione non profit che fa parte della Rete Banco Alimentare, costituita da 21 organizzazioni distribuite sul territorio nazionale e coordinate dalla Fondazione Banco Alimentare. Opera in tutto il territorio del Friuli Venezia Giulia, nella provincia di Belluno, nella provincia di Treviso e nella porzione orientale della provincia di Venezia.

L'operatività si declina attraverso una partnership con le industrie alimentari, i produttori locali, la grande distribuzione e la ristorazione organizzata che donano le proprie eccedenze alimentari. I volontari del magazzino prendono quindi in carico, stoccano e preparano gli alimenti da distribuire. Le circa 350 strutture caritative accreditate ritirano una volta al mese gli alimenti presso il magazzino, e parte del cibo fresco - con maggiore frequenza a seconda della disponibilità - dai supermercati e dalle mense del territorio in accordo col Banco Alimentare del FVG. I volontari delle strutture caritative donano a loro volta il cibo alle persone bisognose da loro assistite. https://www.ilfriuli.it/articolo/tendenze/-banco-alimentare-una-storia-di-grande-successo-/13/274428

Ischia, l’enorme squarcio che si è aperto sulla montagna: la frana vista...

Mi unisco agli ischitani per questa tragedia,

AVVENTO

 

corona dell'Avvento
immagine dal web

Domani è la prima domenica dell 'Avvento.L'avvento, in molti riti cristiani, è il tempo liturgico che precede il Natale ed è preparatorio allo stesso: nei riti cristiani occidentali segna l'inizio del nuovo anno liturgico. La parola avvento deriva dal latino adventus e significa "venuta" anche se, nell'accezione più diffusa, viene indicata come un'attesa del Signore.Il tempo di Avvento era inizialmente – probabilmente dalla metà del IV secolo – un periodo di digiuno, che la Chiesa primitiva stabilì nel periodo tra il giorno di san Martino (11 novembre) e le date in cui originalmente veniva festeggiata la nascita di Cristo e la festa della sua manifestazione il 6 gennaio. Il digiuno fu inizialmente stabilito in tre giorni la settimana, successivamente tutti i giorni tranne sabato e domenica. Nelle otto settimane (56 giorni) dal giorno di san Martino fino al 6 gennaio vi sono, esclusi i fine settimana, 40 giorni di digiuno, corrispondenti ai quaranta giorni di digiuno che precedono la Pasqua.Le prime tracce di una tale preparazione alla nascita di Cristo si trovano nella Chiesa orientale, dove la festa dell'apparizione del Signore era un'importante data per il battesimo. Nell'Occidente la pratica del digiuno dell'Avvento si diffuse dapprima in Spagna e nella Gallia.

La sua espressione nella liturgia vide l'attesa della nascita di Gesù dal V secolo circa, documentata prima a Ravenna e verso la metà del VI secolo a Roma, dove la felice attesa dell'incarnazione di Cristo fu particolarmente accentuata.

L'escatologica seconda venuta di Cristo e il Giudizio universale incentivarono successivamente i missionari irlandesi come san Colombano, che fu missionario nelle Gallie, e contribuirono allo sviluppo dell'Avvento come periodo di penitenza; così nella Santa Messa si rinunciò al Gloria e all'Alleluia, ciò che nel XII secolo fu adottato ufficialmente anche nella liturgia latina dell'Avvento. Questa ambivalenza tematica tra un periodo di penitenza e un comportamento di felice attesa si trova fino a oggi come espressione liturgica nelle domeniche di Avvento...continua https://it.wikipedia.org/wiki/Avvento

Frase di Susanna Tamaro

 


I libri servono a capire e a capirsi, e a creare un universo comune anche in persone lontanissime.

Susanna Tamaro

25 nov 2022

Alla sua donna, Giacomo Leopardi

 


Cara beltà che amore
Lunge m’inspiri o nascondendo il viso,
Fuor se nel sonno il core
Ombra diva mi scuoti,
O ne’ campi ove splenda
Più vago il giorno e di natura il riso;
Forse tu l’innocente
Secol beasti che dall’oro ha nome,
Or leve intra la gente
Onima voli? o te la sorte avara
Ch’a noi, t’asconde, agli avvenir prepara?
[…]

Avvento di canti nelle Valli del Torre/Terske doline

Chiesa di Montemaggiore
(Taipana)

 Da tre anni l’aspettativa era davvero tanta. E ora la rassegna di concerti d’Avvento, organizzata dall’associazione don Eugenio Blanchini in collaborazione con le parrocchie e comunità del territorio, fa ritorno nei paesi nelle Valli del Torre.

Il primo evento è in programma a Montemaggiore di Taipana/Brezje. Sabato, 26 novembre, alle 14.30 la celebrazione nella chiesa del paese sarà arricchita da canti tradizionali sloveni, con un ulteriore piccolo concerto al termine. Così sarà anche il giorno dopo, domenica, 27 novembre, a Canebola di Faedis/Čenijebola. Anche qui la liturgia della Parola delle 11.00 sarà accompagnata da canti della tradizione liturgica slovena, con un’ulteriore piccola esibizione al termine. Entrambi gli eventi tengono conto del forte legame tra tradizione linguistica e religiosa della zona e mirano a creare un momento di festosa aggregazione in zone che di solito non sono raggiunte da grandi eventi.

Nelle successive domeniche d’Avvento la rassegna corale proseguirà a Subit/Subid (domenica, 4 dicembre), Porzus/Porčinj (domenica, 11 dicembre) e Masarolis/Mažeruola (domenica 18 dicembre), sempre in collaborazione con le realtà associative e le Pro loco dei rispettivi paesi.

Dopo le edizioni del 2018 e del 2019, la rassegna è stata sospesa in ragione delle misure per il contenimento della pandemia del nuovo coronavirus. Dalle diverse comunità in cui si erano svolti i concerti – dalle zone di Attimis, Taipana, Faedis e Torreano – negli ultimi tre anni diversi abitanti hanno espresso in varie occasioni l’auspicio che momenti di comunità come questi facessero ritorno nei loro paesi. Nei paesi dove i dialetti sloveni sono la lingua tradizionale, il momento del canto rappresenta un momento di comunità. Fino a non molti decenni fa, infatti, quasi ogni paese della Slavia aveva un gruppo corale parrocchiale e si cantava durante il lavoro o nei momenti di ritrovo o tradizionali. (Luciano Lister)https://www.dom.it/s-petjem-v-adventu-v-terskih-dolinah_avvento-di-canti-nelle-valli-del-torre/

Canebola/Ceniebola


24 nov 2022

Giornata internazionale contro la violenza contro le donne

 



In Italia viene uccisa una donna ogni tre giorni,basta,basta!

La Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne è una ricorrenza istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come data della ricorrenza e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare in quel giorno attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema della violenza contro le donne

La data della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne segna anche l'inizio dei "16 giorni di attivismo contro la violenza di genere" che precedono la Giornata mondiale dei diritti umani il 10 dicembre di ogni anno, promossi nel 1991 dal Center for Women's Global Leadership (CWGL) e sostenuti dalle Nazioni Unite, per sottolineare che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani. Questo periodo comprende una serie di altre date significative, tra cui il 29 novembre, il Women Human Rights Defenders Day (WHRD), il 1º dicembre, la Giornata mondiale contro l'AIDS e il 6 dicembre, anniversario del massacro del Politecnico di Montreal, quando 14 studentesse di ingegneria furono uccise da un venticinquenne che affermò di voler "combattere il femminismo". Il colore arancione è utilizzato come colore di identificazione della campagna, ogni anno concentrata su un tema particolare. Dal 2014 ha assunto come slogan "Orange the World".

In molti paesi, come l'Italia, il colore esibito in questa giornata è il rosso e uno degli oggetti simbolo è rappresentato da scarpe rosse da donna, allineate nelle piazze o in luoghi pubblici, a rappresentare le vittime di violenza e femminicidio. L'idea è nata da un'installazione dell'artista messicana Elina ChauvetZapatos Rojos, realizzata nel 2009 in una piazza di Ciudad Juarez, e ispirata all'omicidio della sorella per mano del marito e alle centinaia di donne rapite, stuprate e assassinate in questa città di frontiera nel nord del Messico, nodo del mercato della droga e degli esseri umani.L'installazione è stata replicata successivamente in moltissimi paesi del mondo, fra cui Argentina, Stati Uniti, Norvegia, Ecuador, Canada, Spagna e Italia. La campagna in Italia viene in particolar modo modo portata avanti dal Centri antiviolenza e dalle Associazioni di donne impegnate nell'ambito della Violenza contro le donne.


L'indagine ISTAT del 2014 ha rilevato che il 31,5% delle donne italiane tra i 16 e i 70 anni ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Un rapporto del 2018 relativo alle molestie sul luogo di lavoro ha messo in luce che nel corso della loro vita, 1.100.000 donne (pari al 7,5% delle lavoratrici) ha subito ricatti sessuali per ottenere un lavoro, per mantenerlo o per ottenere progressioni nella carriera.

Confrontando gli omicidi volontari di donne nel 2018 (133 omicidi, pari allo 0,43 per 100.000 donne), l'ISTAT ha collocato l'Italia fra i paesi europei con una più bassa percentuale, dietro solo a Grecia e Cipro; ai primi posti Lettonia e Lituania. È stato tuttavia evidenziato come mentre la serie storica rilevi un notevole calo degli omicidi di uomini nel corso di 25 anni (da 4,0 per 100.000 maschi nel 1992 a 0,8 nel 2016), il numero di donne uccise registrate nello stesso periodo (da 0,6 a 0,4 per 100.000 femmine) rimanga perlopiù stabile.

Nell'opuscolo pubblicato dalla Direzione Centrale Anticrimine del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, a sostegno della campagna "…questo NON È AMORE" per aiutare le vittime di violenza a vincere la paura di denunciare, i dati parlano di un aumento delle vittime di sesso femminile dal 2016 (68%) al 2019 (71%). Sia le vittime che gli autori di questi reati sono in alta percentuale di nazionalità italiana: nel 2018 erano italiani il 73% dei soggetti segnalati all'autorità giudiziaria dalle forze di polizia, nel 2019 il dato è salito al 74%. Nel 2018-2019 tra le donne straniere sono le romene a denunciare più di altre di aver subito maltrattamenti in famiglia, percosse, violenze sessuali e atti persecutori. Nel 2018 l'82% degli autori di omicidi femminili è un familiare.


L'armata dei fiumi perduti di Carlo Sgorlon


 Il testo narra la concessione della Carnia, da parte dei tedeschi, al popolo cosacco, che in cambio di questa terra dove vivere avrà il compito di scovare i partigiani sulle montagne."L’armata dei fiumi perduti" è un testo che narra una vicenda poco conosciuta, quanto incredibile, avvenuta verso la fine della Seconda guerra mondiale. Se non incredibile potrebbe essere surreale, appartenere a un film di Bunuel e invece è Storia. Storia che non viene raccontata nei libri di testo, che i giovani non conoscono. Per fortuna Sgorlon, scrittore friulano, da fatti realmente avvenuti, trae spunto per un romanzo lineare, quanto spietato.

In breve, il testo narra della concessione, da parte dei geni malefici tedeschi, della Carnia al popolo dei cosacchi. Cosacchi o tartari, erano a quel tempo un popolo allo sbando alla ricerca di una terra dove vivere. Sicché eccoli arrivare dalla Polonia con tutte le famiglie e le masserizie al seguito, giungere con decine di treni alla stazione di Carnia in oltre ventimila tra uomini, donne, vecchi, bambini, cavalli e perfino cammelli e dromedari. I cosacchi in cambio di quella terra concessa dai tedeschi dovevano snidare i partigiani dalle montagne. Un gruppo di loro s’insedia nelle case di un paesino come ospiti non graditi.
A questo punto emerge la figura della protagonista, Marta, una donna giovane e forte che aveva perso il marito in Russia. Sarà lei a fare da tramite tra i cosacchi invasori e la popolazione. Ma ben presto, i Cosacchi stessi capiranno l’inganno dei tedeschi, sradicati dalle loro steppe per correre verso un’illusione, quando questa si dissolverà come il vento, diverranno selvaggi e assassini, lasciando dietro di sé una scia di sangue su quella terra che li aveva accolti, mentre fuggono andando incontro al loro tragico e ineluttabile destino. L’Austria potrebbe essere la via di fuga, ma sarà solo il loro cimitero. Per evitare di essere riconsegnati all’Armata Rossa, la gran
parte di essi si getterà nelle fredde acque della Drava, in uno dei più grandi suicidi di massa che la storia umana ricordi.

da https://www.sololibri.net/L-armata-dei-fiumi-perduti-Sgorlon.html


I cosacchi del Kuban, durante il secondo conflitto mondiale, occuparono le montagne della Carnia, in Friuli, insediandosi nella piana di Cavazzo, ribattezzata da essi "Nuova Krasnodar". I legami culturali e storici stabilitisi tra le due regioni sono molteplici. Un convegno intitolato "Caucasica Latinitas" ne ha esplorato le trame, lo scorso fine settimana a Krasnodar.

Avente per tema le "relazioni tra il mondo mediterraneo e le regioni caucasiche", il ciclo di conferenze si è svolto domenica 4 maggio nella città della Russia Meridionale, lungo il fiume Kuban, nelle vicinanze del Mar Nero, in una terra geograficamente straordinaria, caratterizzata da una fiorente agricoltura e dalla bellezza dei paesaggi che spaziano dalle colline dolcemente degradanti verso il mare alle asprezze della catena del Caucaso.

Promosso dalla Fondazione Cassamarca di Treviso in collaborazione con l'Ente Friuli nel Mondo e l'Istituto Tecnico "Giuseppe Marchetti" di Gemona del Friuli, che da anni intrattiene rapporti di scambio con la scuola "Gymnazija 69" di Krasnodar, l'evento è stato la tappa conclusiva di un percorso di lavoro condiviso tra professori e studenti russi e friulani cominciato qualche anno fa.

La presenza dei cosacchi in Carnia è stata infatti oggetto di una ricerca storica iniziata nel 2005, quando gli studenti italiani dell'istituto Marchetti di Gemona sono entrati in contatto con i loro coetanei russi del Ginnasio 69. Ritrovandosi assieme in una sorta di aula virtuale, i ragazzi hanno svolto indagini parallele sui due territori, a più di 2.000 km di distanza, coordinati dai professori Valentina Parachnievich e Angelo Floramo, approfondendo il fenomeno dei cosacchi di Krasnodar che nel 1944 e 1945 occuparono buona parte del Friuli a seguito delle armate germaniche. Per mesi gli studenti hanno raccolto dati, progettato moduli didattici, comparato materiale, arrivando a ripercorrere le suggestive e controverse vicende che avevano visto intrecciati i destini dei rispettivi popoli.

Storicamente, il Kuban entrò a far parte dell'impero zarista solamente agli inizi del XVIII secolo, quando la zarina Caterina sottrasse quei territori ricchissimi all'Impero Ottomano ormai in fase di decadenza. Nel corso del VI secolo, la regione era stata occupata da tribù slave che avevano intrattenuto stretti contatti con il mondo bizantino. L'orda d'oro di Tamerlano il Grande aveva quindi investito l'intera regione, per amministrarla fino alla dissoluzione del suo impero. Dopo il 1453, a seguito della caduta di Costantinopoli, la Sublime Porta inglobò quei territori sotto il suo controllo e li mantenne fino a quando le armate cosacche li conquistarono agli zar, insediandovi i loro villaggi.


Furono proprio i cosacchi di Krasnodar a giungere tra le montagne friulane in pieno periodo bellico, in quanto alleati dei tedeschi, con la prospettiva di viverci con le loro famiglie. Gli abitanti del luogo li chiamarono "invasori": pur avendo subito violenza dai sovietici, essi si comportarono in terra italiana con non meno brutalità dei loro persecutori. In seguito furono traditi dai loro superiori nazisti. La ricerca parallela degli studenti di Gemona e di Krasnodar è dedicata alle vittime del totalitarismo: russi, italiani, tedeschi, assieme a tutti i popoli coinvolti nel turbine sanguinoso della violenza...continua https://www.balcanicaucaso.org/Tutte-le-notizie/Sui-passi-dei-cosacchi-in-Friuli-41556


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