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IVAN TRINKO padre della Benecia

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15 set 2022

Narisani kamni iz Viškorše v spomin - Da un sasso i colori di Monteaperta

 

Tra natura e colori, un pezzettino di Monteaperta resta impresso in un sasso, da potere portare via con sé.

Con l’aiuto dell’artista locale Erica Sentieri, per concludere in bellezza l’estate il gruppo Amici di Monteaperta ha posizionato lungo i sentieri e in tutto il paese dei sassi dipinti a mano. Su di essi sono raffigurati i fiori della zona, ovviamente in calce sono riportati anche il luogo da cui provengono e l’anno in cui sono stati dipinti.

L’artista Erica Sentieri dipinge su vari tipi di supporti. Per questo le è venuto naturale pensare di dipingejugorje. sui sassi raccolti dai torrenti della Val Cornappo, al fine di lasciare un ricordo di Monteaperta a tutti coloro che nei prossimi mesi giungeranno a visitare la bella frazione di Taipana/ Tipana, conosciuta anche come la “Piccola Cortina”.

Erica Sentieri ha sempre dipinto e amato le piante ed i fiori. Da queste due passioni nascono le sue creazioni. Come artista attiva in paese, cura la decorazione a mano di oggetti d’arredo, ceramica, vasi e centro tavola.

Erica Sentieri

dal Dom

I membri del gruppo Amici di Monteaperta chiedono a tutti gli interessati di raccogliere un solo sasso, in modo da lasciare a quante più persone possibile un ricordo di Monteaperta. (Luciano Lister)


V vrtcih število učencev ne upada - Negli asili gli alunni non calano





La prima campanella dell’anno scolastico 2022-2023 ha suonato lunedì, 12 settembre, anche in Benecia, Resia e Valcanale. Dopo tre anni fortemente segnati dalla pandemia, alunni e studenti sono finalmente tornati nelle proprie classi nelle condizioni ante Covid-19. Il segnale più eloquente è l’assenza di mascherine. In ogni caso, la guardia di fronte alla malattia sarà tenuta alta, assicurano i responsabili.

L’inizio delle lezioni offre l’occasione di riflettere sul numero degli allievi di scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, infatti essi danno un quadro reale delle condizioni demografiche della comunità e, trattandosi di bambini, delle prospettive di futuro.

Nelle tabelle di questa pagina abbiamo raccolto i dati delle scuole dell’obbligo in provincia di Udine nelle quali è presente lo sloveno, in forma standard e/o dialettale, e li abbiamo confrontati con quelli dell’anno scorso.

Il trend indica un rallentamento del calo degli iscritti agli asili, mentre esso è più marcato alle elementari. Nelle Valli del Natisone, rispetto al 2021-2022, c’è lo stesso numero di bambini nelle scuole dell’infanzia, quando nelle primarie si registra una flessione del 12 per cento. L’istituto comprensivo bilingue di San Pietro al Natisone conta quest’anno in totale 254 allievi. L’asilo raccoglie il 58,5 per cento dei bambini in età prescolare delle Valli, l’elementare il 53 per cento e la media inferiore il 39 per cento. Mentre nelle Valli del Torre non ci sono novità riguardo l’inse-gnamento dello sloveno (a Taipana continuerà a essere garantito da Comune e associazione «don Blanchini », a Vedronza riprenderà solo a fine inverno/inizio primavera, così pure a Prepotto nella Val Judrio) in Valcanale l’insegnamento trilingue dovrebbe godere, almeno questo e il prossimo anno scolastico, di basi più solide, in quanto la sperimentazione sarà finanziata dagli enti locali con i fondi provenienti dalla programmazione nazionale per le Aree interne.

Finora si era attinto alle risorse (per 80 mila euro l’anno) della leg-ge di tutele della minoranza slovena, cosa che aveva più volte negli scorsi anni incontrato l’opposizione di una parte delle organizzazioni slovene (in primis l’Unione culturale economica slovena-Skgz). Ora la nuova fonte di finanziamento dà all’insegnamento plurilingue (italiano-sloveno-tedesco), attivo a Ugovizza dal 2017 e a Tarvisio dal 2019, maggiori certezze. Di converso, non essendoci alcuna compartecipazione finanziaria, la minoranza slovena perde ogni possibilità di avere voce in capitolo sulla questione. (U. D.)

Šole je v ponedeljek, 12. septembra, zapolnil vrvež otrok. Po dveh šolskih letih, ko je epidemija pogojevala pouk, so se učenci vrnili v razrede v predcovidni obliki. To najbolj označuje dejstvo, da otroci ne nosijo več zaščitne maske.

Začetek novega šolskega leta nudi v razmislek tudi število prijavljenih otrok v vrtce, osnovne in nižje srednje šole, saj izražajo demografsko stanje skupnosti in, ker gre za otroke, njene prihodnosti.

Letošnji trend v obmejnem pasu kaže umirjanje upadaštevila otrok v vrtcih in zmanjševanje števila otrok v primarnih šolah. V Nediških dolinah je v vrtcih število malčkov enako lanskemu, medtem ko je v primarnih šolahučencev za kar 12 odstotkov manj. V dvojezičnem inštitutu Pavla Petričiča je vsega skupaj 254 učencev. V vrtcu je 58,5 odstotkov vseh predšolskih otrok Nediških dolin, v primarni šoli 53 odstotkov vseh osnovnošolcev in v nižji srednji šoli 39 odstotkov vseh dijakov.

V Kanalski dolini je poskusni trijezični pouk letos na trdnejših tleh, saj so ga financirali s sredstvi za notranja območja, medtem ko je doslej črpal finančne vire pretežno iz sredstev za Slovence, kar je prejšnja leta povzročilo nelagodja v nekaterih slovenskih krogih.

Novi vir financiranja daje trijezičnemu pouku večjo stabilnost a obenem odvzema slovenski manjšini vsakršni vpliv na šolo v občinah Trbiž in Naborjet Ovčja vas.

La poesia di Srečko Kosovel: "Tra Carso e caos. Pre/sentimenti"

 

La poesia di Srečko Kosovel: "Tra Carso e caos. Pre/sentimenti"

Mentre in Italia si dibatte e ci si sbatte - e un po', mi pare, si perde tempo e energia - attorno al Diario postumo di Montale, divisi come siamo tra chi vuole sminuire, demolire o scanonizzare il poeta diabolico che s'ingegnava a depistare i "cani da tartufo" della filologia, chi magari è spiazzato o irritato dalle manipolazioni made in Cima o chi più semplicemente chiede di sapere come effettivamente andò con le ultime poesie, per consegnare ai lettori materiali credibili dell'ultimo periodo (tifo per quest'ultimi, ma senza particolari affanni), altrove la vita continua. E sarebbe continuata comunque, per fortuna. Continua la vita della poesia successiva, va da sé e ed ovvio, e continua la vita della poesia antecedente o contemporanea a quella di Montale. Lo sapeva anche Montale - voglio credere - per quanto a volte abbia l'impressione che desiderasse una poesia in qualche modo terminante con lui, almeno per un bel pezzo. I meccanismi dell'oblio gli erano probabilmente ben noti.

Ci spostiamo allora sul confine orientale a prendere una boccata d'aria carsica e parliamo un po' di Srečko Kosovel, un poeta che è stato talvolta avvicinato a Sergio Corazzini. La brevissima vita li ha fatti accostare e questo dato ci è sufficiente per diffidare, una volta di più, del peso delle biografie nelle interpretazioni, un vero e proprio male dei secoli e non solo del secolo. Kosovel è nato a Sežana, località facilmente raggiungibile dal valico triestino di Fernetti, nel 1904 ed è morto a soli 22 anni di meningite, a Tomaj. Lo scorso anno ricorrevano i 110 anni dalla nascita e Comunicarte Edizioni gli ha dedicato Tra Carso e caos. Pre/sentimenti, un volume 11x11cm stampato in 110 copie numerate (la numerologia non è casuale) curato da Darja Betocchi e Poljanka Dolhar (pp. 136, euro 15, con composizioni costruttiviste di Eduard Stepančič). Ne scrivo volentieri a 111 anni dalla nascita. Qualche anno fa Boris Pahor gli dedicò una monografia pubblicata da Edizioni Studio Tesi, tuttavia oggi questo volume quadrato proposto da Comunicarte Edizioni risulta essere, per il lettore di lingua italiana, una delle poche porte d'accesso alla sua lirica. La breve parabola esistenziale di Kosovel interseca molti dei temi che sono cari a Pahor, vale a dire tutta quella membrana di avvenimenti che accadono in quei luoghi, Carso compreso, dopo il Trattato di Rapallo del 1920.

Una parabola di vita così breve è stata incamiciata dentro più correnti. Si parla e si scrive di fase impressionista, espressionista e costruttivista (e per questo trovate in questo volume le interessanti composizioni di Eduard Stepančič). Ma non mancano nemmeno contatti con le avanguardie e allora ecco spuntare Dadaismo, Futurismo e Surrealismo. Dicevamo del Carso, e non si può non nominare questa regione nel caso di Kosovel. Certi poeti si possono benissimo leggere al di fuori delle correnti con le quali siamo stati più o meno abituati a incorniciarli, ma non troppo lontani dalla geografia dalla quale provengono e che hanno camminato. Si badi che nessuno sta dicendo che la geografia sia sempre determinante o che, ancor peggio, sia necessario parlare di "radici geografiche" o di qualche altra sciocchezza che poi, giù giù per la scala delle aberrazioni intellettuali, può arrivare persino ai vani e pericolosi discorsi su una sorta di costume locale. Ci sono poeti dialettali che sono davvero universali (Marin è uno, Giotti un altro tanto per stare in quella zona) e possiamo trovare poeti nemmeno sfiorati dal dialetto che accusano il colpo della piaga del localismo geografico e soprattutto mentale.  Quando dico "universali" intendo anche "classici", ma con "classici" non intendo "immutabili" o altre fesserie. Io credo che un classico rappresenti invece il massimo di alterità e distanza da come siamo noi e il massimo di mutazione nel tempo e nello spazio. Solo così, a mio avviso, può essere davvero universale. La scelta della lingua è solamente uno degli elementi che concorrono a formare il metodo con cui esploriamo la vita in letteratura, per quanto resti un fattore di straordinaria rilevanza. E se è davvero centrata l'affermazione che vuole nei luoghi i nostri ultimi dèi (Bonnefoy), tornando alla poesia di Kosovel scopriamo che è nulla forse senza la geografia dei suoi pini:

VIDI DEI PINI CRESCERE

Vidi dei pini crescere
al cielo. Imperturbabili
nel fuoco dei soli.
Vidi già il rogo
che li arderà.


Su bianchi cuscini
i monti-vegliardi posarono
il capo silente. —
Bisbigliano i pini.
(Chi mai li sente?)


Erano lì —
colonne di fuoco
svettanti nel cielo...


Il mio corpo s’incenerì.



VIDEL SEM BORE RASTI

Videl sem bore rasti
v nebo. Stoike mirne
skozi ognje sonc.
Videl sem že požar,
ki jih bo požgal.


Na belo blazino so
naslonili starci-hribi glavé
in obmolknili. —
Bori šumijo.
(S kom govore?)


Videl sem jih,
kako so romali
goreči stebri — v nebo ...


V pepel se mi je sesulo telo.


Insomma, è molto più semplice ignorare tutte le categorie nelle quali la lirica di questo poeta sloveno è stata fatta ricadere che ignorare l'immagine di una dolina, così come possiamo essercela fatta al di fuori di un dizionario, per poi leggere una poesia come la seguente:

SE SOLO SAPESSI

Se solo sapessi, canterei
il pioppo che fruscia con voce argentina,
il sole del Carso
in un fresco settembre,
il grano saraceno nella bianca dolina.

Se solo sapessi, canterei
una sola, un’unica fanciulla;
le voglio un tale bene
che non la cambierei
per nulla al mondo, nulla.


PA DA BI ZNAL

Pa da bi znal, bi vam zapel
o svetlo šumečih topolih,
o kraškem soncu
v hladnem septembru,
o belih ajdovih dolih.

Pa da bi znal, bi vam zapel
o enem, o enem dekletu;
tako rad ga imam
in ga ne dam
za vse, za vse na tem svetu.


Nella poesia di Kosovel affiorano innovazioni che balzano all'occhio di chi non conosce la sua lingua (stili, colori, simboli, collages, librazioni immaginifiche degli oggetti). A più riprese si fa largo un pensiero che "crepuscolare" non sia tanto una parte della poesia che abbiamo conosciuto, soprattutto nella prima metà del secolo scorso (con evidenti succedanei nell'oggi), ma tutta la poesia, compresa quella aurorale di Saffo. Ciò è proprio dei momenti di massima trascolorazione e acutizzazione dei sensi. Il punto è semmai come quest'essere crepuscolare e corpuscolare della poesia, onda e particella, si riverberi e produca energia cinetica, movimento insomma, in chi la legge, anche in traduzione.

TUTTE QUESTE PAROLE

Tutte queste parole dovrebbero essere
come un fragrante mare di pini,
astri che si spengono sui monti
ai primi raggi mattutini...

Ma è mezzanotte appena, mezzanotte,
e io devo farle splendere ancora,
così potremo restare sul Carso
in questa nostra grigia dimora.

Avvolto nel mio scuro cappotto
le invoco nel vento dai refoli fieri —
vibrano i vetri; mia madre si desta,
e sprofonda in sognanti pensieri...

Ma io smanio come la bora —
l’insonnia fuori mi conduce.
Percorro nel silenzio carsici sentieri.
La notte li ammanta di luce.


VSE TE BESEDE

Vse te besede bi morale biti
dehteče ko borova morja,
jutranje zvezde, ki ugašajo
ob zarji iznad pogorja ...

Pa je pólnoč še, pa je pólnoč še
in jih moram prižgati,
da v tej sivi kraški hiši
nam je ostati.

V temen plašč zavit jih v burjo
govorim, ko se zaganja
v okna; pa se mati vzdrami
in pomisli in zasanja ...

Jaz pa divji sem kot burja —
proč, o proč je moje spanje.
Tiho stopam preko poti kraških.
Noč mi sije nanje.
http://librobreve.blogspot.it/2015/04/la-poesia-di-srecko-kosovel-tra-carso-e.html


14 set 2022

Vignetta di Cecco Dotti

https://ceccodotti-2.blogspot.com/2022/09/caro-energia.html
 Ricordiamocelo, quando quest'inverno ci faremo una doccia tiepida in tre all'ora stabilita dal governo, e ci asciugheremo i capelli col fon dopo aver staccato il frigo... 😟

fonte: 

Feste tradizionali slovene: Žegen a Camporosso – Žabnice

 La Val Canale, Kanalska dolina in sloveno, si estende per una ventina chilometri nell’estremo nordest del Friuli Venezia Giulia. Vista la sua posizione, è stata da secoli uno snodo tra Europa mediterranea e centrale, ma soprattutto un crocevia tra popoli slavi, germanici e latini. La valle è appartenuta per secoli al Ducato di Carinzia e una parte al Ducato di Carniola (sotto l’Impero d’Austria), diventando territorio italiano solo con il Trattato di Saint-Germain del 1919.

A causa delle alterne vicende storiche e politiche, la popolazione locale di lingua slovena (oggi tutelata dalla legge dello Stato italiano 482/99 in materia di minoranze linguistiche) non ha avuto vita facile, soprattutto per quanto riguarda la tutela e la conservazione del proprio patrimonio culturale e linguistico. Ma nonostante ciò, ancora oggi è vivo il dialetto locale sloveno chiamato “ziljsko narečje”, e la comunità continua a mantenere antiche usanze tramandate di generazione in generazione. La vita culturale della comunità è scandita da feste tradizionali che si svolgono nel periodo natalizio, ma soprattutto in estate. Tra le più sentite è la festa chiamata “žegen”.

Il delizioso borgo di Camporosso/Žabnice in Val Canale.

Debutto in società

In un altro articolo vi avevamo parlato dello “žegen” che si svolge nel paese di Ugovizza – Ukve nella seconda metà di luglio. Oggi invece vi vogliamo raccontare di un altro “žegen”, che viene celebrato a Camporosso (Žabnice in sloveno) a inizio settembre, in occasione della ricorrenza di Sant’Egidio (Svet Ilen nel dialetto sloveno locale). Anche in questo caso i protagonisti della festa sono i ragazzi e le ragazze che compiono 18 anni – una sorta di debutto in società, eco di antichi riti di iniziazione che segnavano l’accoglimento dei giovani nella comunità come membri attivi.

I 4 neodiciottenni del 2021, pronti all’ingresso in società.

Un tempo questo rito coincideva con la chiamata al servizio militare, ed era quindi riservato solo ai maschi. Ma i tempi moderni, con il calo demografico e l’emigrazione, hanno portato a un cambiamento radicale da questo punto di vista. La “konta”, come viene chiamato il gruppetto di giovani debuttanti vestiti con abiti tradizionali che sfilano allo “žegen”, è oggi composta sia da ragazzi che da ragazze.

continua a leggere https://www.slovely.eu/2022/09/02/feste-tradizionali-zegen-camporosso/



12 set 2022

SCUOLA BILINGUE PAOLO PETRICIC

 



Anche l'Istituto comprensivo  bilingue (italiano/sloveno)  P.Petricic di S. San Pietro al Natisone inizia oggi  le lezioni.

Comprende 

  1.  la sezione primavera
  2. la scuola dell'infanzia
  3. la scuola primaria
  4. la scuola secondaria di primo grado

E' una scuola di eccellenza molto quotata in tutta la regione.
Le lezioni si svolgono in italiano e in sloveno,numerosi sono i laboratori di ogni tipo,le visite di istruzione anche all'estero,i gemellaggi con  scuole italiane e slovene.Gli insegnanti sono molto validi ,perchè si aggiornano con le più moderne tecnologie.
I pasti vengono preparati in loco.


Sono 245 gli allievi iscritti per l’anno scolastico 2022-2023 all’istituto comprensivo statale bilingue di San Pietro al Natisone. 7 gli iscritti alla sezione primavera; 49 alla scuola dell’infanzia, 112 alla primaria  e 77 alla media inferiore. L’istituto, intitolato a Paolo Petricig, da settembre avrà 25 allievi in meno rispetto a quest’anno.
  




Heimat, appartenenza e storie ritrovate


 ‘Heimat’ è una parola in lingua tedesca che non ha un corrispettivo nelle lingue neolatine o in inglese. Ce l’ha invece in alcune lingue slave. Indica un territorio, un paese, il luogo in cui ci si sente a casa, ma può anche essere uno spazio simbolico o una comunità alla quale ci si sente di appartenere. In sloveno, ‘domovina’. È questa parola il fulcro dell’iniziativa che si è tenuta sabato 3 settembre nel museo SMO di San Pietro al Natisone, in collaborazione con Heimat Museo, Archivio diffuso delle storie ritrovate e Spazioersetti. Attorno al concetto di ‘heimat’ sono stati creati e proposti una serie di eventi che fanno parte di un progetto pluriennale volto al recupero, allo studio, alla valorizzazione e divulgazione di un patrimonio culturale antropologico-storico, materiale e immateriale, ancora poco conosciuto, contenuto negli archivi del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASUFC e dell’ex ospedale psichiatrico provinciale di Udine, siti nel Parco di Sant’Osvaldo.

Il primo evento è stata l’inaugurazione della panchina sonora presentata da Antonio Della Marina e realizzata da Spazioersetti, un’installazione itinerante che in questo caso, posta davanti allo SMO, permette, una volta seduti sulla panca, l’ascolto di alcune composizioni musicali di atmosfera create da Della Marina alternate a voci riprese dall’installazione della biblioteca dei libri parlanti, presente nello SMO.
All’interno del museo – dove Donatella Ruttar ha parlato del senso e dell’importanza di ‘heimat’, che, ha detto, “è un po’ come il concetto di libertà, che riconosciamo quando iniziamo a perderla” – è stato quindi presentato un tavolo multimediale creato per raccontare il rapporto tra fotografia e storia della psichiatria, opera di Paolo Comuzzi. Questa installazione, come la mostra di immagini che nella Beneška galerija propone la storia delle panchine del Parco di Sant’Osvaldo, “nasce da una ricerca svolta su un gruppo di pazienti dell’ospedale psichiatrico che nel maggio 1940 vennero deportati in istituti del Terzo Reich. Le loro comunità di origine, quelle di lingua slovena e tedesca della Val Canale, nel 1939 erano state chiamate a scegliere fra il trasferimento in Germania e la permanenza in Italia senza alcuna tutela della propria lingua e cultura, avevano cioè dovuto ‘optare’ al pari della popolazione di lingua tedesca del Südtirol,” ha spiegato la sociologa Kirsten Maria Duesberg. “Il nostro lavoro di ricerca – ha aggiunto – è stato quello di creare una ‘heimat’, un’appartenenza, per persone che erano state escluse dalla comunità. Sono storie scomode, ma a volte anche molto belle, di liberazione grazie alla riforma del metodo di cura per i malati con disturbi psichici voluta da Basaglia.”
“Il progetto – ha aggiunto Paolo Comuzzi – si basa soprattutto sulla valorizzazione dell’archivio fotografico e audiovisivo, e sulla creazione, attorno ad esso, di una serie di eventi, con la volontà di costruire una serie di narrazioni che dessero parola alle immagini.” Nella Beneška galerija, oltre alle fotografie, c’è una panchina rossa, elemento importante del parco di Sant’Osvaldo, nelle tante foto dell’archivio. Ad essa è stato associato un audio con la voce registrata una decina di anni fa e mai resa pubblica fino ad ora. A parlare è Bruno Mullig, di Vernasso, oggi centenario. Sono frammenti di un discorso non legato specificatamente al tema della malattia mentale, ma che parla non del passato, come ci si aspetterebbe da una persona anziana, ma del futuro.
La serata si è conclusa con la presentazione del libro ‘Itinerari tra due stagioni. Dialoghi con i luoghi in tempi di pandemia e crisi’ a cura di Nadia Della Pietra che ha dialogato con l’autrice Maria Angela Bertoni.

11 set 2022

BUONA DOMENICA

 La vita è troppo breve per non godersi appieno la domenica. Buongiorno!

foto di Amerigo Dorbolò


Lunedì in Friuli si ritorna a scuola


 


CALENDARIO SCOLASTICO 2022-2023: FRIULI VENEZIA GIULIA

 

In Friuli Venezia Giulia si rientra a scuola la seconda settimana di settembre, il 12 settembre, e si continua fino al 10 giugno 2023. Le vacanze di Natale previste vanno dal 24 dicembre al 7 gennaio. Le scuole resteranno chiuse per le vacanze di Pasqua dal 6 all'11 aprile compresi.

In breve:

  • Primo giorno di scuola: 12 settembre
  • Ultimo giorno di scuola: 10 giugno
  • Vacanze di Natale: da sabato 24 dicembre al 7 gennaio compresi
  • Vacanze di Pasqua: da giovedì 6 aprile a martedì 11 aprile compresi
  • Vacanze di Carnevale: da lunedì 20 febbraio a mercoledì 22 febbraio
  • Altri ponti: lunedì 31 ottobre a martedì 1 novembre; da lunedì 24 aprile a martedì 25 aprile compresi

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