Predomisu je buajš ku misu.La riflessione è meglio dell'idea (pensiero).
(Ponderare i possibili aspetti e le conseguenze di un'idea, prima di attuarla.
L'Ambasciatore sloveno della Repubblica di Slovenia a Roma, Tomaž Kunstelj, ha incontrato questo pomeriggio il Vescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato. È stato il primo incontro tra un diplomatico sloveno e il capo della Chiesa friulana. Gli interlocutori hanno notato che è stata instaurata una collaborazione molto fruttuosa tra i due paesi vicini, che ha avuto un effetto positivo anche sulla comunità nazionale slovena nel paese. Tomaž Kunstelj ha sottolineato il ruolo svolto in questo contesto dai Presidenti di entrambi i Paesi, Sergio Mattarella e Borut Pahor, che hanno anche prestato particolare attenzione ai temi della minoranza slovena in Italia e della minoranza italiana in Slovenia. In una conversazione rilassata, mons. Mazzocato e Kunstelj hanno valutato anche la vita pastorale, che riguarda anche i credenti sloveni di tre province.
Per quanto riguarda la nostra comunità a Vienna, l'ambasciatore sloveno ha sottolineato l'importanza che anche i sacerdoti sloveni svolgono nel consolidamento della nostra lingua e cultura. Si è parlato anche di un possibile potenziamento della cooperazione e integrazione della realtà ecclesiale dal nostro Paese e dalla Slovenia.
Dopo l'incontro, l'ambasciatore ci ha detto che il colloquio con l'arcivescovo di Vienna è stato utile e positivo, e intendono proseguire il dialogo.
Ci auguriamo che l'incontro di oggi contribuisca a risolvere il problema aperto della mancanza della parola religiosa slovena nell'area in cui vive la comunità nazionale slovena. Un approccio adeguato a questi temi andrà sicuramente nella direzione indicata dai Presidenti Borut Pahor e Sergio Mattarella, e allo stesso tempo contribuirà a rendere più presente la parola slovena tra la nostra gente.
tradotto con translate https://novimatajur.it/attualita/slovenski-veleposlanik-kunstelj-pri-videnskem-nadskofu-msgr-mazzocatu.html
Euripide nella sua famosa tragedia “Alcesti” immagina poi, di fronte a sì iniquo destino e all’immenso spirito di sacrificio di quella sposa ideale, che Eracle il gran benefattore in fondo dell’umanità come dalle fatiche da lui sostenute, riesca indi a strappare Alcesti alla morte, all’Averno e a ricondurla al marito, ai figli, a quella luce di cui tutti siamo avidi e che è grande coefficiente della gioia del vivere.
.Ho qui sul mio tavolo un frammentino di cotto, oh… una cosa apparentemente da nulla, raccolta da un mio amico aquileiese, al quale nel suo attento girovagare per i campi da agricoltore appassionato e intelligente quale egli è, nessuna anticaglia sfugge, anche se frammista alla terra, poiché egli rivela in materia un occhio esercitatissimo ed acutissimo…Non vi rimangono che due volti, cioè quello di un satirello riconoscibili come tale dalle orecchie puntute e dalla corona di edera in testa, ed il visino di una ninfa.Infatti l’amore dei satiri e di tutta la famiglia relativa si svolgeva essenzialmente alle ninfe che essi rincorrevano e inseguivano per le foreste, su per i monti e per i prati.Ecco, egli l’ha raggiunta, l’ha stretta fra le sue braccia, ed ella si lascia stringere come appare dal bacio ardente che suggella le loro bocche.
Il piccolo gruppo è modellato con cura. Il formatore è giunto a rendere lo struggente amore di questi esseri che la fantasia ellenica voleva viventi o, meglio, vaganti in una libertà assoluta a godersi la natura sì ma anche a sollazzarsi nel gaudio quasi selvaggio delle loro avventure amorose.
.Si fa qui ammirare – e la osservano con vivo compiacimento i tanti visitatori del Museo – la elegantissima “Julia Donace, la conturbernalis”, cioè la compagna o l’amica di Quinto Cerrinio Corinto.Egli la volle effigiata sul fianco della grande ara funeraria da lui dedicata in primo luogo al suo patrono, un legionario defunto in Aquileia.Nel simpatico bassorilievo la gentile figura dell’amica è quasi integra, anche se ha sofferto un po’ nella boccuccia che un malaccorto restauro ha ancor più alterato.Il vedovato amante ha voluto che lo scultore gli rappresentasse la sua diletta come egli era solito vederla ogni giorno, piena di attrattiva nel suo vestire semplice ma di schietto buon gusto che ne fasciava la maliosa figura mettendo in risalto le belle forme; l’acconciatura poi è civettuola a onde e con un filare di riccioletti che le recinge a mo’ di corona la fronte mentre due ricci maggiori scendono ai lati delle orecchie e la massa dei capelli si raccoglie in una treccia pendula sulla nuca.Una mano, la sinistra, con gesto convenzionale solleva un lembo della gonna, l’altra non poteva restare inerte, né si poteva farle tenere la mela come si vede spesso in quelle figure che rappresentano donne regolarmente coniugate.Ed allora ecco il ventaglio rotondo nella destra alzata, ventaglio di sapore moderno, che le avrà tenuto compagnia nelle sue passeggiate estive in sulla sera lungo i portici colonnati del Foro di Aquileia – una specie di “Procuratie” avanti lettera – a godersi la ricca esposizione dei gioielli, delle gemme, delle meraviglie che le botteghe all’insegna della città di Roma come da un “negotiator margaritarum” cioè di prole, “ab Roma”, città fastose orientali mettevano in bella mostra..Ho lasciato per ultimo un monumento senza pregi artistici di sorta, esso infatti recava la sola iscrizione con l’espressa indicazione però che la dedica era fatta alle deità dei trapassati.Eppure io penso che principalmente per il testo dell’epigrafe che deve essere tanto piaciuto, qualche amatore si sia quasi innamorato del monumento al punto da portarselo via sì che non abbiamo la minima idea dove esso sia finito, dove cioè si trovi oggi.L’ultima notizia infatti che ne resta è del 17° secolo..Trascrivo anzitutto il testo della lapide da datarsi al 1° o 2° secolo dell’impero romano..“ANICIA P. L. GLVCERA, fui. Dixi de vita mea satis fui provata quae viro placui bono qui me ab imo ordine ad summum perduxit honorem”..Parafrasiamo queste parole che si direbbero sgorgate e dettate invero dal cuore..“Io sono stata Anicia Glucera – Glucera è vocabolo greco e significa Dolce, Soave – ché ora non lo sono più. Ma per quel che concerne la mia vita terrena posso dire schiettamente di essere vissuta abbastanza, essendo stata apprezzata altamente dal mio buon marito che mi volle tanto bene e cui tanto piacqui. Egli infatti mi trasse dall’infima condizione sociale in cui mi trovavo – parole che stanno a significare che ella era nata schiava, come è attestato del resto pure dal nome greco – onorandomi in massimo grado con l’introdurmi nell’illustre e celebre famiglia degli Anicii”..Gli Anicii sono cioè documentati anche da altre epigrafi aquileiesi e la loro gente si sarebbe elevata, anche per sensi di fede, su tante altre agli inizi del Cristianesimo..Fra le numerose lapidi sepolcrali di Aquileia antica è questa una delle più sentite e più affettuose che ci sia stata tramandata: per essa dopo duemila anni Anicia Glucera, la sposa fedele, che io immagino bella e soffusa di grazia, vive ancora nei cuori di quanti, uomini e donne sono sposi fedeli, devoti, onde il “jugum dilectionis”, il giogo, come dice la Chiesa, dell’amore, diviene lieve, giocondo, trasformandosi in un nodo di felicità perenne..
.Ed infine a mo’ di appendice un singolare monumento aquileiesi.Esso ci ricorda certo Albio Vitale che appare in bassorilievo, togato sul fianco destro dell’ara.Sennonché egli era uno scapolo impenitente e il sepolcro gli è stato dedicato da un amico il quale non sapendo, come riempire, cioè che cosa raffigurare sull’altro fianco del monumento poiché il nostro signor Vitale non aveva né moglie né amiche, pensò bene di metterci una danzatrice orgiastica che come tale rientra nel ciclo di Dionisio Zagreo, il dio dei vivi e dei morti, onde la figura vuole rendere le gioie che si aspettano gli eletti nel al di là.L’idea della morte è significata da lei con delle spighe che ella tiene nella destra alzata.
In occasione della Giornata Mondiale del Libro e del diritto d’autore, la Biblioteca di Monfalcone annuncia la pubblicazione del libretto “Un libro da consigliare 2020. Idee in circolo”.
Il volume contiene l’elenco dei libri preferiti dagli studenti e dalle studentesse delle scuole secondarie di primo e secondo grado che hanno partecipato alla tredicesima edizione del concorso “Un libro da consigliare”, che ha lo scopo di promuovere la lettura tra i giovani e invitarli a contagiarsi reciprocamente attraverso i consigli dei libri che li hanno entusiasmati. Fresco di stampa, il libretto è il risultato dell’omonimo concorso organizzato dal Consorzio Culturale del Monfalconese, che gestisce il sistema bibliotecario BiblioGO!, e da Leggiamo 0-18 FVG, e, tra qualche giorno, sarà recapitato a tutte le biblioteche e le scuole secondarie della regione.
Il contenuto in termini numerici: più di 200 consigli di lettura (titolo, autore e copertina del libro), pervenuti entro lo scorso novembre in svariati modi: testi scritti, disegni, graphic novel, fumetti, video, fotografie e canzoni, elaborati anche in gruppo, da parte di 286 studenti residenti in tutta la Regione - dal 2019 il concorso ha abbandonato l’ambito provinciale.
POESIA DI MAJA RAZBORŠEK
a cura di Jolka Milič
PASSEGGIATA CON PEGASO
La sera genera il maggior numero di poesie:
la scarlatta linea di demarcazione
tra il concreto e i sogni
e quasi impalpabile.
E il momento in cui
amo soprattutto passeggiare
con Pegaso,
mai domato completamente.
I suoi occhi febbrili
mi affascinano e spaventano.
Riposiamo tra le nuvole
sanguigne della sera.
Alla stessa fonte
abbeveriamo l'immensa sete ultraterrena.
Alla fine mi suggerisce
di cancellare qualche parola.
SPREHOD S PEGAZOM
Večer spočne največ pesmi:
škrlatna ločnica
med snovnim in sanjami
je najbolj zabrisana.
To je čas,
ko se najraje sprehajam
z nikdar povsem ukročenim
Pegazom.
Njegove vročične oči
me omamljajo in plašijo.
Počivava med okrvavljenimi
večernimi oblaki.
Ob istem izviru
pojiva neznansko nezemsko žejo.
Slednjič mi prišepne,
naj prečrtam nekaj besed.
http://www.filidaquilone.it/num002milic.html
MAJA RAZBORŠEK Maja Razboršek è nata nel 1959 a Ljubljana. Vive sul Carso con la sua famiglia e lavora come bibliotecaria. Ha pubblicato due raccolte di poesia: Ranjeni papir - La carta ferita (edizione bilingue), 1995, e Pretanjeni razbor (Raffinata selezione), 2000. Suoi testi sono presenti in raccolte di più autori: Oktava (Ottava), 1990; V skrivne stran poti - On a secret solitary path - Per segrete strade solitarie (edizione trilingue), 1998; Iz zlatega čolna (Dalla barca d'oro), 1999 e Cinque / Pet, scelta di cinque poeti del Litorale sloveno, con testi a fronte, 2003. |
Il 29 aprile si parte. Parte il processo per l'omicidio di Stato di Giulio. Un processo difficile, soprattutto per l'assenza di accordi di cooperazione giudiziaria, per l'assenza di ogni minima collaborazione da parte della dittatura egiziana che in Italia a livello istituzionale non può essere inquadrata come dittatura, contrariamente da come è accaduto con la Turchia di Erdogan che è nemica dell'Egitto. I rapporti tra Italia ed Egitto continuano come se niente fosse. L'ultimo tassello è anche la moda. Milano ed il Cairo uniti da un progetto sulla moda. Non c'è un solo campo che non sia coinvolto da affari, business con l'Egitto. Viviamo in un Paese tecnicamente democratico, dove è sacrosanta la separazione dei poteri, cosa che in Egitto non esiste, ma buon senso e rispetto per la dignità del proprio Paese vorrebbe un comportamento diverso viste le porte in faccia sbattute dall'Egitto. Dopo cinque anni e cinque governi nulla è mutato sostanzialmente nelle relazioni tra questi due Paesi, anzi, a dirla tutta, i rapporti ne sono usciti consolidati, rinforzati. Il paradosso nel paradosso. Si è fatto l'esatto contrario di quello che si sarebbe dovuto fare. Si è registrata in Italia una spaccatura tra il mondo istituzionale e la società civile a dir poco sconcertante sull'omicidio di Giulio. Il processo parte, non è scritta nessuna condanna, non è un processo politico, ma ai fatti ed i fatti puntano diritti verso gli apparti di sicurezza egiziani dove tra rapporti famigliari e fedelissimi è evidente che se dovesse cadere una delle teste coinvolte in questo processo ci sarebbero delle conseguenze per la dittatura egiziana. Un Paese serio come minimo avrebbe sospeso i rapporti diplomatici, non avrebbe armato la dittatura egiziana, avrebbe preteso almeno la cooperazione giudiziaria e trattato l'omicidio di un proprio cittadino come affare di Stato. Ma noi non siamo un Paese serio, e questo lo sapevamo già.
mb
http://xcolpevolex.blogspot.com/2021/04/parte-il-processo-per-lomicidio-di.html