questo blog

questo blog

blog

blog

IVAN TRINKO padre della Benecia

IVAN TRINKO padre della Benecia
IVAN TRINKO padre della Benecia

calendario

GIF

GIF

giulio

#veritàegiustiziaperGiulioRegeni

slide benecia

slide benecia
benecia

profilo di OLga

profilo di OLga
profilo OLga

Translate

Cerca nel blog

Powered By Blogger

gif

gif

follower

Visualizzazione post con etichetta piante. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta piante. Mostra tutti i post

19 giu 2022

L'ORIGANO

 


L'origano comune (nome scientifico Origanum vulgare L.) è una pianta perenne aromatica appartenente alla famiglia delle Lamiaceae ed ampiamente utilizzata come spezia.In tempi moderni, prima ancora di Linneo è stato il botanico francese Joseph Pitton de Tournefort (Aix-en-Provence, 5 giugno 1656 – Parigi, 28 dicembre 1708) a descrivere questa pianta. L'etimologia del nome del genere si può far risalire a 2000 anni prima presso i greci, forse da Teofrasto (371 a.C. – Atene, 287 a.C.) un filosofo e botanico greco antico, discepolo di Aristotele, autore di due ampi trattati botanici che per primo ha usato questo nome per un'erba aromatica[1]. Origanum è formato da due parole "òros" (= monte) e "ganào" (= io mi compiaccio) che insieme potrebbero alludere ad un concetto di "delizia della montagna"[2] o anche "bellezza, luminosità, ornamento, gioia della montagna".[3] L'epiteto specifico (vulgare) significa "comune, consueto".[4][5]

Il nome scientifico della specie è stato definito da Linneo (1707 – 1778), biologo e scrittore svedese considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione "Species Plantarum - 2: 590. 1753"[6] del 1753.[7]emicriptofita scaposa (H scap), ossia in generale sono piante erbacee e latifoglia, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e sono dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie.[2][8][9][10][11][12][13]

Radici[modifica | modifica wikitesto]

Le radici sono secondarie generate da un fittone. I fittoni sono obliqui e più o meno legnosi.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

La parte aerea del fusto è ascendente (talvolta prostrata alla base) e ramosissima (nella parte alta è arrossata); i rami inferiori sono sterili. Il fusto è pubescente per peli patenti ed ha una sezione quadrangolare a causa della presenza di fasci di collenchima posti nei quattro vertici, mentre le quattro facce sono concave.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie lungo il fusto sono disposte in modo opposto (in genere a 2 a 2,ovvero parifogliate). Sono picciolate con una lamina a forma lanceolata, spesso asimmetrica alla base; i bordi sono dentellati. Le foglie sono colorate di verde lucido. Lunghezza del picciolo: 3 – 6 mm. Dimensione delle foglie: larghezza 15 – 28 mm; lunghezza 25 – 40 mm.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

L'infiorescenza è di tipo corimboso-ramosa formata da densi glomeruli ovali; i fiori sono sessili. Alla base del glomerulo sono presenti due brattee violaceo-purpuree prive di ghiandole. Diametro dei glomeruli: 7 – 10 mm. Lunghezza delle brattee: 4 – 5 mm.

Fiore[modifica | modifica wikitesto]

fiori sono ermafroditizigomorfi, tetrameri (4-ciclici), ossia con quattro verticilli (calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (5-meri: la corolla e il calice - il perianzio - sono a 5 parti).

  • Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
X, K (5), [C (2+3), A 2+2] G (2), (supero), 4 nucule[9][11]
  • Calice: il calice del fiore è del tipo gamosepaloattinomorfo e terminate con 5 denti triangolari-acuti più o meno uguali (sono lunghi 1/3 del tubo). La superficie del calice, pubescente, è percorsa da 10 - 13 nervature longitudinali. Le fauci sono pelose. Lunghezza del calice: 2,5 – 3 mm.
  • Corolla: la corollagamopetala, è a simmetria sublabiata (più o meno zigomorfa) terminante con 5 lobi patenti. Il tubo è cilindrico-campanulato e buona parte di esso è ricoperto dal calice. Il labbro superiore è retuso (bilobo) con forme ovali ed è piegato all'insù; il labbro inferiore ha tre lobi oblungo-ovati. Il colore è roseo. Lunghezza della corolla: 5 – 6 mm. Lunghezza del labbro superiore: 1,5 mm. Lunghezza del labbro inferiore: 2 mm.
  • Androceo: gli stami sono quattro (manca il mediano, il quinto) didinami con il paio anteriore più lungo, sono visibili e sporgenti; gli stami sono tutti fertili. I filamenti sono glabri e divergenti. Le antere, hanno forme da ellissoidi a ovato-oblunghe, mentre le teche sono distinte e si presentano da divergenti a divaricate. I granuli pollinici sono del tipo tricolpato o esacolpato.
  • Gineceo: l'ovario è supero formato da due carpelli saldati (ovario bicarpellare) ed è 4-loculare per la presenza di falsi setti divisori all'interno dei due carpelli. L'ovario è glabro. La placentazione è assile. Gli ovuli sono 4 (uno per ogni presunto loculo), hanno un tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell'ovulo, ridotta a poche cellule).[14] Lo stilo (caduco) inserito alla base dell'ovario (stilo ginobasico) è del tipo filiforme e più lungo degli stami. Lo stigma è bifido con corti lobi subuguali. Il nettario è un disco più o meno simmetrico alla base dell'ovario ed è ricco di nettare.
  • Fioritura: fiorisce nel periodo che va da giugno a settembre


Frutti[modifica | modifica wikitesto]

Il frutto è uno schizocarpo composto da 4 acheni (tetrachenio). La forma è ovoide (con apice arrotondato) con superficie glabra e liscia. Il colore è marrone. Dimensione: 0,6 mm.

https://it.wikipedia.org/wiki/Origanum_vulgare

2 giu 2022

corniolo


 "Trdo kot dren/Duro come il corniolo"

è un detto della Slovenia e della Benecia

Con il legno del corniolo facevano i denti dei rastrelli di legno che servivano per rastrellare l'erba.Il suo legno, inoltre, è ritenuto prezioso per la grande durezza, la levigabilità e colore particolari. Si presenta, infatti, rossastro all’esterno e bruno all’interno.. È utilizzato per la produzione di strumenti scientifici, di pipe, scatolette e giocattoli, tutti comunque di gran pregio.



Ulteriori informazioni su: Corniolo - Cornus mas - Cornus mas - Alberi - Corniolo - Cornus mas - Alberi https://www.giardinaggio.it/giardino/alberi/cornus_mas/cornus_mas.asp#ixzz7V2XBg4aG

22 feb 2022

Proverbio




 Una mela al giorno toglie il medico di torno!

La mela è il falso frutto del melo (Malus domestica), infatti, il vero frutto è il torsolo, che invece buttiamo. Il melo ha origine in Asia centrale (attuale Kazakistan) e l'evoluzione dei meli botanici risalirebbe al Neolitico. La specie è presente in Italia nominalmente con circa 2000 varietà, ma la definizione più precisa è difficile data la sovrapposizione storica delle denominazioni, e le specie estinte o irreperibili. Il termine "mela" deriva dal latino tardo melum (dal greco antico μῆλον, leggi mèlon) per il classico malum, a sua volta derivante dal dorico μᾶλον, leggi màlon. Il termine potrebbe essere messo in relazione con la radice indoeuropea *mal - dal significato di "essere molle", "dolce", ed avere forse un legame con "malva" e "miele"


In Benecia si coltiva la mela Zeuka che è una mela antica.È una varietà di melo autoctona con frutti dalla pezzatura media e forma asimmetrica. Presenta una discreta produttività.

È croccante e gustosa oltre a conservarsi intatta nel sapore per mesi anche senza necessità di riporla in frigorifero. Territorio interessato alla produzione: Province di Udine e Pordenone, in particolare nelle Valli del Natisone (UD)




21 feb 2022

La mora di gelso


Da Vita nei Campi 

 La mora di gelso

di Raffaele Testolin
Il gelso non è spontaneo da noi, ma lo conosciamo da quando l’abbiamo introdotto dall’Asia a partire dal 1400 per alimentare i bacchi da seta. Dopo un ritorno di fiamma agli inizi dell’’800, quando lo Zanon rilanciò l’allevamento come fonte di reddito per le famiglie contadine, il bacco da seta è caduto in disuso. Un progetto finanziato dal Piano di Sviluppo Rurale prevede la reintroduzione dell’allevamento in Friuli e il riuso del gelso. Se son rose, fioriranno.
Esistono due varianti: il gelso bianco e il gelso nero. Il primo era tipicamente usato per l’alimentazione dei bacchi da seta e spesso non si vedevano i frutti a causa delle drastiche potature che subiva l’albero, al quale venivano tolti i rami con le foglie destinate all’alimentazione del nobile bruco. Il secondo, meno interessante per la bachicoltura, produce dei frutti neri (chiamate more, tecnicamente il frutto è un sorosio, cioè un frutto composito, fatto di piccole bacche) destinati alla produzione di confetture, succhi, sciroppi ed altri prodotti trasformati.
Se poi l’idea di produrre succhi e confetture non vi convince, leggete la letteratura e troverete che non c’è malattia umana che non venga contrastata da prodotti a base di frutti, foglie, corteccia e radici del povero gelso. Anche il bozzolo del bacco da seta è oggetto di sperimentazione per le sue proprietà farmacologiche.
Io ho qualche diffidenza per tutte queste proprietà medicinali e non pianterei il gelso per la mia salute e nemmeno per alimentare bacchi da seta, ma succhi e confetture sono una prelibatezza e, quando ho occasione di andare in Sicilia, non mi faccio mancare una granita a base di more di gelso.
Il gelso è pianta rustica, si adatta a tutti i tipi di terreno. Esistono piante maschili e piante femminili e per produrre frutti è necessario acquistare queste ultime. Tutti abbiamo negli occhi i bellissimi filari di gelso capitozzati lungo le vie di accesso alle dimore rustiche padronali in Friuli, ma provate a coltivarlo a cespuglio, dando alla pianta lo spazio necessario alla sua grande vigoria, Vedrete che spettacolo.
Anche il gelso – come altre piante di cui abbiamo parlato di recente - non ha bisogno di particolari cure, ma attenti che il bacco da seta non è l’unico bruco interessato al gelso. Altre specie di lepidotteri, se prendono di mira la vostra pianta, potrebbero defogliarla. Buona fortuna e arrivederci alla prossima puntata.

1 feb 2022

Fiori d'inverno



 
immagine dal web

Helleborus niger (L.1753), comunemente nota come elleboro nero o rosa di Natale, è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae, diffusa sulle catene montuose di Alpi ed Appennini.La denominazione del genere Helleborus è stata attribuita dal botanico francese Joseph Pitton de Tournefort (Aix-en-Provence, 5 giugno 1656 – Parigi, 28 dicembre 1708) ed è stata formata (a quanto pare) dall'unione di due parole greche (elein= ferire e bora= alimentare) il cui significato finale è "pietanza, nutrimento o cibo mortale". Altre etimologie sembrerebbero far riferimento a un'antica città greca famosa per curare la pazzia con una pianta di questo genere. L'epiteto specifico niger (= nero, scuro) fa riferimento al colore del rizoma.

Il binomio scientifico attualmente accettato (Helleborus niger) è stato proposto da Carl von Linné (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.

Descrizione

Sono piante erbacee la cui altezza totale varia da 15 a 30 cm. La forma biologica di questa pianta è geofita rizomatosa (G rhiz), ossia è una pianta perenne che porta le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presenta organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei chiamati rizomi, dei fusti sotterranei dai quali, ogni anno, si dipartono radici e fusti aerei. Tutta la pianta ha un debole odore acre.https://it.wikipedia.org/wiki/Helleborus_niger

1 ott 2021

PATATE VIOLA


 

Quest' anno mio marito ha seminato le patate viola.Possono fare impressione per il colore,ma vi dirò che sono ottime.

Patate viola che passione! Se le vedete al mercato non lasciatevele scappare! Scopri le proprietà del cosiddetto tubero “salva-salute”, le varietà (vitelotte, violette, turchesa e blu), ma anche le ricette per cucinarle al meglio e per valorizzarne i benefici

Tutti voi conoscete le patate bianche, gialle e probabilmente anche quelle rosse-arancioni ma sapete che esistono anche le patate viola? Scopriamo tutte le loro proprietà e come cucinarle al meglio.

Le patate viola fanno parte, come le più tradizionali patate, della famiglia delle Solanacee. Si tratta di una varietà antica di tubero che proviene dalle Ande peruviane ma che da tempo ormai si coltiva anche in altri paesi, tra cui Francia e Italia, e si sta riscoprendo non solo per il sapore e il colore particolare e accattivante (molto caro ai grandi chef) ma anche per le proprietà.

Sono patate che si caratterizzano non solo per il colore, ma anche per la forma allungata, le piccole dimensioni e la consistenza interna molto farinosa.

In realtà esistono diverse tipologie e varietà di patate di color violaceo o blu tra cui:

  • patate vitelotte dette anche patate nere
  • patate violette (che in realtà hanno la polpa gialla)
  • patata turchesa
  • patata blu
  • Le proprietà delle patate viola

    È proprio il caratteristico colore violaceo di queste patate a renderle particolarmente interessanti in quanto a proprietà e ad avergli fatto guadagnare il soprannome di patate “salva-salute”. Questi tuberi, infatti, sono particolarmente ricchi di antociani, sostanze dal potere antiossidante che ci proteggono dal rischio di cancro, ictus e malattie cardiache.

    In realtà gli antociani si trovano numerosi in tutta la frutta e la verdura delle tonalità di colori che vanno dal viola al blu ad esempio i mirtilli, considerate però che le patate viola ne contengono di più (è stato stimato che questi tuberi contengano circa 150 mg di antiossidanti per 100 gr a crudo).

    Tra l’altro il pigmento presente nella patata viola potrebbe aiutare nella prevenzione dei tumori.

    Questi tuberi contengono poi molto potassio, altri minerali, e vitamine (in particolare la vitamina C).

    Ricapitolando le patate viola sono:

    • antiossidanti
    • ricche di sali minerali e vitamine
    • riducono il rischio di malattie cardiache
    • hanno azione preventiva nei confronti dei tumori
    patate viola tagliere

    Patate viola, valori nutrizionali

    Le patate viola contengono buone quantità di carboidrati complessi, proteine, fibre, vitamine e sali minerali, tra quest’ultimi rilevante soprattutto la presenza di potassio. Per quanto riguarda le vitamine, la più presente è la vitamina C.

  • da https://www.greenme.it/mangiare/altri-alimenti/patate-viola-proprieta-ricette/

15 set 2021

il mais o granoturco


 Il Mais viene detto granoturco nel linguaggio comune: appartiene al genere Zea, che comprende la sola specie Zea mais dalla cui denominazione deriva il nome abituale di Mais. Si tratta di una pianta annuale di tipo erbaceo, che appartiene alla famiglia delle graminacee. Tipica pianta dei climi temperato caldi, è una coltura estiva che necessita di umidità e di calore man mano crescenti a partire dalla fioritura fino alla maturazione delle cariossidi. Il periodo vegetativo è molto breve e per questo si conoscono numerose varietà di mais a seconda del mese di produzione. L'apparato vegetativo del Mais raggiunge nel complesso un notevole sviluppo e un’altezza di 3 o 4 metri. Bisogna innaffiare soltanto a partire dal momento in cui gli esemplari iniziano a fiorire, aumentando la quantità d'acqua apportata quando le pannocchie cominciano a ingrossare. Tuttavia, in caso di siccità, è bene innaffiare anche precedentemente.https://www.giardinaggio.org/orto/ortaggi/mais.as

6 set 2021

I CICLAMINI

 



FOTO DI JEAN-MARC PASCOLO

Monteaperta (Friuli Venezia Giulia): fioritura del Ciclamino delle Alpi (Ciclamino porporascens Mill. ).

Il Ciclamino Porpora o Ciclamino d'Europa è una specie di piante vivaci della famiglia delle Primulacee, originarie delle foreste dei versanti calcarei delle nostre montagne continentali dell'Europa centrale. Fioritura estiva e autunnale molto profumata. Tutta la pianta è tossica.
I ciclamini contengono ciclamina, una saponina triterpenica, la cui concentrazione più alta è presente nel tubero. L ' ingestione di ciclamina provoca un'irritazione caratterizzata da intense nausea e vomito. L ' iniezione di ciclamina sotto la pelle provoca effetti sistemici simili a quelli causati dal curaro degli indiani, vale a dire paralisi muscolare.
L ' uso medico è solo un uso strettamente omeopatico.
La pianta è protetta e la sua raccolta è proibita.

24 lug 2021

IL KIWI

 Il kiwi: quasi autoctono

di Raffaele Testolin
Originario della Cina, la sua coltivazione è iniziata in Nuova Zelanda nel secolo scorso, grazie ad una suora neozelandese che viveva in Cina e che ha spedito dei frutti in patria. È arrivato in Corsica verso la fine degli anni ’60 e in Italia le prime piantagioni risalgono all’inizio degli anni ’70. Ettore Favot di S. Quirino di Pordenone è uno dei pionieri di questa coltivazione.
In base alla legge regionale del 2002, il kiwi da quest’anno può considerarsi specie autoctona, essendo coltivata in regione da cinquanta anni ed essendo – come recita la legge - integrata nell'agroecosistema del Friuli Venezia Giulia.
È stata una coltura di successo, che ha dato molte soddisfazioni economiche ai produttori per oltre vent’anni. Ora i prezzi sono interessanti, ma non creano più i ‘paperon de’ paperoni’ che hanno creato nei felici anni ’70 e ’80.
La coltivazione non è difficile. Quando si fanno gli impianti è necessario considerare che servono anche piante maschili per impollinare le varietà che producono i frutti e che hanno solo fiori femminili.
Si alleva a tendone o a pergola doppia e la potatura è facile per chi sa potare la vite. Si eliminano tutti i tralci che hanno prodotto, sostituendoli con i tralci nuovi che partono alla base di quelli che hanno dato frutti. C’est tout! – direbbero i cugini francesi.
Ha bisogno di acqua e non si può coltivare il kiwi senza un buon impianto di irrigazione, ma non bisogna dare acqua in eccesso, altrimenti si sviluppano malattie.
Una delle operazioni critiche è la cura dell’impollinazione. Il vento porta un po’ di polline dalle piante maschili a quelle femminili, ma non basta. Le api sono schizzinose perché non trovano nettare nei fiori di kiwi e, quindi, raccolgono un po’ di polline, ma poi si stufano. Cosa fare? Non resta che impollinare a mano. A mano ovviamente se le piante sono poche, altrimenti ci sono delle macchine che aspirano il polline dai fiori maschili e altre macchine che lo distribuiscono sui fiori femminili. Roba professionale, ovviamente. Ma, nell’impollinazione si gioca il reddito della coltura, come ben sanno i produttori.
Ci sono kiwi a polpa verde, gialla e rossa, o – meglio – bicolore. Sul mercato si trovano piante di tutti e tre i tipi. Il rosso è il più ricercato in questo momento, è delizioso, viene pagato bene, ma è molto sensibile alle malattie.
C’è poi, per gli hobbisti con poco spazio in giardino, anche l’actinidia arguta, un kiwi che produce frutti delle dimensioni di un’oliva, verdi. Si mangia tutto. Questi frutti si trovano nei supermercati come baby-kiwi, assieme ai piccoli frutti. Per chi volesse provare la coltivazione, le piante si trovano facilmente nei ‘garden’. Ricordo che anche qui servono maschi e femmine. Buona fortuna.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante frutta

vignetta

vignetta
vauro

io sto con emergency

logotip

logotip
blog