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Monteaperta /Viškorša

 

foto di Jean Marc Pascolo

Monteaperta (Viškorša in sloveno, Montviarte o Monviarte in friulano), anche chiamata la piccola Cortina, è una frazione di 219 abitanti del comune italiano di Taipana, in provincia di Udine.

Un tempo chiamata Campo di Miglio, poi Monteaperto, infine Monteaperta, questo villaggio, una volta Villa indipendente (citato nell'ispezione canonica del 10 giugno 1737 come Villa di Monteaperta) che comprendeva anche le frazioni di Cornappo, di Ponte Sambo e di Debellis, è attualmente compreso nel comune di Taipana della provincia di Udine, in Friuli-Venezia Giulia, che è distante 3,93 chilometri. Fa parte dell'Iter Aquileiense o Cammino Celeste, un passo o via di pellegrinaggio, con una lunghezza totale di 360 km, che collega il santuario di Maria Saal (Austria) e Brezje (Slovenia) ad Aquileia, in Italia.

Sorge a 659 m s.l.m., tra i rilievi delle Prealpi Giulie, nel bacino del rio di Monteaperta e del torrente Cornappo. La frazione si estende per oltre 2 km di lunghezza, tra 500 e 659 metri, in posizione panoramica ai piedi del Gran Monte, una grande catena montuosa situata tra i torrenti del Cornappo, del Torre e del fiume Isonzo. Il territorio su cui si estende Monteaperta fa parte di una vasta area denominata Alta Valle del Torre o Alta Val Torre della Slavia friulana (chiamata Benečija in sloveno). Da un punto di vista geomorfologico la catena del Gran Monte è, a partire dalla pianura friulana, il primo gruppo di monti di grandi dimensioni che costituiscono le Prealpi Giulie, di altitudine superiore ai 1600 metri. La roccia è calcarea, con fenomeni carsici (inghiottitoi, doline e grotte). L'area nei pressi della frazione è ricca di sorgenti (come la sorgente del Vescovo) che alimentano città vicine.

  • Clima: il clima di Monteaperta è prevalentemente continentale, con temperature abbastanza elevate d'estate e relativamente rigide d'inverno, ma con minor continentalità rispetto alla Carnia. L'inverno è la stagione meno piovosa, mentre d'estate sono frequenti i fenomeni temporaleschi, anche accompagnati da forti grandinate. Si segnalano episodi di Bora.
  • Geologia di Monteaperta: il paese (Borgo di Sotto e Borgo di Sopra) si estende su coni di deiezione (falde di detrico e brece) posglaciale. La formazione chiamata Flysch (marne ed arenarie) del Eocene (zona inferiore) di -50 MA, è stata definita nel promontorio del Briec e del Celò, a Ponte Sambo e a Debellis. Il Trias superiore di -220 MA: questa formazione affiora in zona Gran Monte. Il Trias superiore Carnico è stato definito sopra Monteaperta ed è composto da dolomie friabili. Durante il Trias superiore Norico s'innalza il Gran Monte: è composto da dolomie chiare e calcari dolomitici in strati (chiamati dolomie principale). Il Trias superiore Retico, infine, è costituito da calcari grigi compatti ed è ben visibile sulla cima del Gran Monte.
  • Minerali: limonite (ferro), lenticchie sparse di carbonecalcite.
  • Fossili (Eocene e Trias): Lamellibranchi, Bivalvi (Megalodontide), Gasteropodi (Amaurellina), rari Cefalopodi (Ammoniti), Echinodermi, Poriferi (spugne), Coralli, Brachiopodi, rari pesci, trace marine, cipressi.
  • Fiumi: rio ta Sausciànrio ta Saràvanzario ta Sacoredorio Podroprio Dregnario Valcaldario di Monteapertario Gleriario ta Sabazaretantorrente Cornappo.
  • Grotte di Monteaperta: grotta pod Lanišče (semi-allagata) presso la località Ponte Sambo, grotte del Briec e del Celò (sopra Debellis), grotte del Gran Monte: grotta della Diuja Jáma (sopra la pod Biela Skala), AbarieOrna Scie (Scia)...
  • Flora e fauna: Monteaperta è circondata da boschi misti di castagno, maggiociondolo, nocciolo, noce, ciliegio, frassino, carpino bianco, abete rosso e larice, a metà altezza e le colline lasciano il posto a boschi di pini e ginepri, poi a vaste vegetazione di malga con flora rara e protetta (tra cui stelle alpine, genziane, orchidee e rododendri). La sua fauna è notevole (lince, orso bruno, gatto selvatico, camosci, cinghiali, caprioli, cervi, scoiattoli, tassi, volpi e rari sciacalli, pipistrelli, vari uccelli, salamandre, serpenti, trote, gamberi, rane, farfalle e insetti). Il paese segna il limite sud-ovest di un grande parco naturale.
  • continua  https://it.wikipedia.org/wiki/Monteaperta

L'infinito

 

da wikipedia

L’infinito

(Giacomo Leopardi)
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.

Giacomo Leopardi (Giacomo Taldegardo Francesco Salesio Saverio Pietro LeopardiRecanati29 giugno 1798[1] – Napoli14 giugno 1837) è stato un poetafilosofoscrittore e filologo italiano.

È ritenuto il maggior poeta dell'Ottocento italiano e una delle più importanti figure della letteratura mondiale, nonché uno dei principali esponenti del romanticismo letterario, sebbene abbia sempre criticato la corrente romantica di cui rifiutò quello che definiva "l'arido vero", ritenendosi vicino al classicismo. La profondità della sua riflessione sull'esistenza e sulla condizione umana — di ispirazione sensista e materialista — ne fa anche un filosofo di spessore. La straordinaria qualità lirica della sua poesia lo ha reso un protagonista centrale nel panorama letterario e culturale internazionale, con ricadute che vanno molto oltre la sua epoca.

Leopardi, intellettuale dalla vastissima cultura, inizialmente sostenitore del classicismo, ispirato alle opere dell'antichità greco-romana, ammirata tramite le letture e le traduzioni di MoscoLucrezioEpittetoLuciano ed altri, approdò al Romanticismo dopo la scoperta dei poeti romantici europei, quali ByronShelleyChateaubriandFoscolo, divenendone un esponente principale, pur non volendo mai definirsi romantico. Le sue posizioni materialistiche, derivate principalmente dall'Illuminismo, ma sviluppatesi successivamente in un compiuto sistema filosofico e poetico,[4] si formarono invece sulla lettura di filosofi come il barone d'Holbach,[5] Pietro Verri e Condillac,[6] a cui egli unisce però il proprio pessimismo, originariamente probabile effetto di una grave patologia che lo affliggeva[7][8][9]. Morì nel 1837 poco prima di compiere 40 anni, di edema polmonare o scompenso cardiaco, durante la grande epidemia di colera di Napoli.

Il dibattito sull'opera leopardiana a partire dal Novecento, specialmente in relazione al pensiero esistenzialista fra gli anni trenta e cinquanta del Novecento, ha portato gli esegeti ad approfondire l'analisi filosofica dei contenuti e significati dei suoi testi. Per quanto resi specialmente nelle opere in prosa, essi trovano precise corrispondenze a livello lirico in una linea unitaria di atteggiamento esistenziale. Riflessione filosofica ed empito poetico fanno sì che Leopardi, al pari di Blaise PascalSchopenhauerKierkegaardNietzsche e più tardi di Kafka, possa essere visto come un esistenzialista o almeno un precursore dell'Esistenzialismo. da wikipedia


Ha fretta di nascere, viene al mondo nel parcheggio dell'ospedale di Udine

 


Lieto evento nella notte, intorno all'1.30, nel posteggio dell'ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine. Papà e mamma erano partiti in auto alla volta dell'ospedale, allertando al telefono ostetricia del loro arrivo. Giunti nel parcheggio dell'ospedale si sono resi conto che il bambino stava per nascere.

E' scattata in contemporanea una chiamata al Nue 112 e quella di un'infermiera di un reparto dell'ospedale. La sala operativa della Sores ha attivato l'automedica e l'ambulanza. Le equipe sanitarie dei due mezzi, insieme agli infermieri che sono scesi dai reparti, hanno assistito la donna nel parto, avvenuto in auto, in prossimità del padiglione 15. Poi mamma e bimbo sono stati accompagnati in clinica. Entrambi stanno bene.

https://www.ilfriuli.it/articolo/cronaca/ha-fretta-di-nascere-viene-al-mondo-nel-parcheggio-dell-ospedale-di-udine/2/276081?fbclid=IwAR1NmqeiwRHJAkKJhHbPP3Dbv1eRcIWQODUGKy_ikIEE-JXsdZkgLWj2IQo

SLAVIA,SBAGLIANDO S'IMPARA

 


Situazione drammatica! Non ha adoperato giri di parole Igor Jelen, presidente dell’associazione don Eugenio Blanchini,

per definire lo stato delle cose in Benecia. Lo ha fatto parlando, a nome delle organizzazioni slovene della provincia di Udine, alla platea del «Dan emigranta», tornato dopo due anni di assenza il 6 gennaio nel teatro «Ristori» a Cividale.

A fotografare la situazione sono, secondo l’oratore, che è professore di Geografia politica ed economica all’Università di Trieste, «la demografia, l’economia, l’indifferenza, lo spopolamento, la stessa frammentazione sociale, che è forse la causa più importante dello spopolamento. Quando si rompe lo schema sociale alla base della comunità, uno schema che significa solidarietà, aiuto reciproco, aspettativa di collaborazione, di condivisione (che concretamente significa aiutarsi tra vicini, tra connazionali), prende avvio un processo di disgregazione che ha spesso come epilogo l’abbandono».

«Eppure – ha proseguito Jelen –, nonostante tutto questo, e nonostante tutta una serie di evoluzioni negative, siamo ancora qui e abbiamo ancora delle possibilità di sopravvivere e di crescere. La realtà dimostra che tutto può cambiare, che si può immaginare un futuro migliore, che si può immaginare un futuro per le nostre comunità, le nostre valli».

Fondamentale è, però, che quanto è successo in passato sia «un utile insegnamento, che ci dia anche la forza per avere fiducia: tutto può cambiare. Negli ultimi decenni è cambiato il modo di vivere, di lavorare, di viaggiare e di comunicare, di produrre… Si tratta di cambiamenti che lasciano immaginare sempre delle possibilità, delle opportunità, che dobbiamo (parlo per me stesso prima di tutto, ma è anche così per le associazioni, le comunità, le aziende, le istituzioni) essere pronti a cogliere».

Secondo l’altra oratrice, la senatrice Tajana Rojc, del Pd, «la politica oggi raramente investe per mantenere vivo questo territorio, spopolato di proposito perché davano fastidio queste genti così tenaci, così ingegnose, così attaccate alle loro case, a quei paesi arroccati tra i boschi. Che parlavano lo sloveno con una loro cadenza particolare, dove le parole stesse suonavano come una melodia. E che molti oggi ancora non vogliono riconoscere come parlata dialettale di una lingua europea standardizzata da secoli». Invece «queste Valli sono al centro dell’Europa in cui sono il dialogo, la reciproca conoscenza, il rispetto a rappresentare la sua centralità».

«Queste Valli – ha detto la senatrice – tentano di ritrovare una propria autonomia economica anche attraverso la collaborazione con le genti di oltre-confine, ma hanno bisogno di sostegno. Sostegno significa, però, in questo caso una visione, un progetto politico che deve essere condiviso da amministrazioni locali, Regione, istituzioni statali e che determini finalmente lo sviluppo economico, sicuramente ecosostenibile, per dare forza a chi vuole tornare per ripopolare i paesi, le case, le attività».

Di questo si è rende ben conto il ministro per gli Sloveni d’oltreconfine e nel mondo, Matej Arčon. Nel suo intervento, ha annunciato che la Repubblica di Slovenia nel prossimo periodo intende dedicare un’attenzione particolare alla provincia di Udine sotto tutti gli aspetti, in particolare quello economico, aspettandosi che altrettanto facciano lo Stato italiano e la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia.

Alcuni strumenti già ci sono. In particolare la strategia per le Aree interne e i fondi per lo sviluppo di Benecia, Resia e Valcanale previsti dalla legge di tutela per gli sloveni.

Tuttavia, condizione prima è, come ha avvertito Jelen, che si sappia imparare da ciò che è successo negli ultimi sesant’anni, cioè «capire che cosa non fare, quali siano stati, piuttosto che errori, le ingenuità e gli equivoci, che sarà necessario evitare, ed essere consapevoli della trappola del vittimismo; certe volte ci siamo fatti del male da soli, noi stessi». Perché «permettere che piccole pigrizie, rendite di posizione e visioni faziose possano dividerci, sarebbe imperdonabile».https://www.dom.it/benecija-neuspehi-so-poucni_slavia-sbagliando-simpara/?fbclid=IwAR2vkPzjRWWsxXKNvh6AYoNU6FTvtGO8MMVlGtbS7x4lln9C1VFCXK1X56Q


Citazione contro la guerra

 Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato.



Cividale, il 'caso' degli opuscoli anti-violenza

 Non fate sorrisi ironici o provocatori a sconosciuti; evitate d'indossare oggetti di valore; ricordate che l'aggressore osserva e seleziona le vittime anche sulla base di alcuni particolari come gioielli e l'abbigliamento eccessivamente elegante o vistoso. Sono alcuni dei consigli inseriti nel volantino anti-violenza che è stato distribuito nelle scuole superiori di Cividale del Friuli e che hanno sollevato un vero e proprio caso.

L'opuscolo realizzato, con fondi regionali, dall'Amministrazione comunale – che precisa di aver fatto riferimento a esperti del settore e ai consigli delle forze dell'ordine – non è piaciuto a molti studenti. E, nei corridoi del Convitto nazionale Paolo Diacono, sono comparsi anche cartelli di dissenso, con i giovani che si sono riuniti in assemblea.

I ragazzi hanno definito inaccettabili molte delle frasi contenute nell'opuscolo, ma contestano anche l'impostazione, ovvero l'idea di rivolgersi alle potenziali vittime, anziché fare prevenzione nei confronti degli aggressori. “Siamo convinti che alla violenza ci si oppone con l'educazione, non colpevolizzando le vittime”, chiosano gli studenti...continua https://www.ilfriuli.it/articolo/cronaca/cividale-il--caso--degli-opuscoli-anti-violenza/2/276197


Non curarti dei piccoli problemi


 Per mantenere la calma,la capacità più importante è quella di non perdere il sonno sui piccoli problemi.La seconda in ordine di importanza,è invece quella di considerare piccolo qualsiasi problema.

Paul Wilson

Charles Simić

 

Charles Simić


E il 9 gennaio se ne è andato anche Charles Simić, poeta naturalizzato statunitense ma serbo di origine – il suo vero nome era Dušan. Più volte candidato al Nobel, nel 1990 ricevette il Premio Pulitzer per Il mondo non finisce. Nato a Belgrado nel 1938, nella sua infanzia sperimentò gli effetti della guerra sulla Jugoslavia. Nel 1954 i suoi genitori si trasferirono negli Stati Uniti, a Chicago. Simić si laureò alla New York University ed è stato per anni professore di letteratura e scrittura creativa all’Università del New Hampshire, a Durham.

La fama di poeta gli arrise a metà degli Anni ‘70, quando i suoi testi minimalisti e la sua scrittura chiara riuscirono a fare breccia in un mondo che virava già verso l’edonismo e il disimpegno degli Anni ‘80. Le sue poesie, che spesso parlano di jazz, arte e filosofia, esplorano la realtà e l’universo partendo dall’osservazione degli oggetti. Sono come dei puzzle che vanno componendosi, tessera dopo tessera, o delle scatole cinesi.

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FOTOGRAFIA © ITERANT

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RAGAZZO PRODIGIO

Sono cresciuto chino
su una scacchiera.

Amavo la parola scaccomatto.

Il che sembrava impensierire i miei cugini.

Era piccola la casa,
accanto a un cimitero romano.
I suoi vetri tremavano
per via di carri armati e caccia.

Fu un professore di astronomia in pensione
che m'insegnò a giocare.

L'anno, probabilmente, il '44.

Lo smalto dei pezzi che usavamo,
quelli neri,
era quasi del tutto scrostato.

Il re bianco andò perduto,
dovemmo sostituirlo.

Mi hanno detto, ma non credo che sia vero,
che quell'estate vidi
gente impiccata ai pali del telefono.

Ricordo che mia madre
spesso mi bendava gli occhi.
Con quel suo modo spiccio d'infilarmi
la testa sotto la falda del soprabito.

Anche negli scacchi, mi disse il professore,
i maestri giocano bendati,
i campioni, poi, su diverse scacchiere
contemporaneamente.

(Prodigy, da Somewhere among us a stone is taking notes, 1969 – in Hotel Insonnia, Adelphi, 2002, Traduzione di Andrea Molesini)

https://cantosirene.blogspot.com/2023/


Sostegno a boscaioli e contadini


Ben 66 aziende agricole e forestali hanno beneficiato del contributo a favore delle imprese del settore primario, operanti nei territori dei comuni aderenti alla Comunità di montagna del Natisone e Torre e finalizzato all’abbattimento parziale delle spese di gestione sostenute nell’anno 2021. Complessivamente l’ente montano ha erogato un totale di 153.810,02 euro. Si tratta di un primo provvedimento, in attesa del completamento dell’istruttoria di alcune pratiche ancora in corso. I fondi erogati fanno riferimento all’art.21 della legge statale per la tutela della minoranza linguistica slovena del Friuli Venezia Giulia e destinati specificamente ad interventi a favore dello sviluppo economico, sociale e cultura del territorio dove è insediata la comunità.

Questo è un intervento molto importante per il settore primario in considerazione anche della lievitazione dei costi di gestione che le aziende hanno dovuto affrontare nel corso dell’anno 2022.

L’ente montano ha provveduto anche ad approvare la graduatoria riferita agli aiuti alle imprese commerciali, compresi i pubblici esercizi, e ai soggetti che gestiscono l’attività di distribuzione dei carburanti in montagna, nonché ai gestori dei rifugi alpini di difficile accessibilità, finalizzati alla riduzione dei maggiori costi dovuti allo svantaggio localizzativo. Le imprese commerciali beneficiarie dell’aiuto sono 16. È stato erogato loro l’importo complessivo di 46.533,14 euro.

https://www.dom.it/podpora-za-kmete-in-gozdarje_sostegno-a-boscaioli-e-contadini/


Per l'Italia il 2022 è stato l'anno più caldo di sempre


 Secondo l'agenzia europea Copernicus, per il vecchio continente si è trattato del secondo anno più caldo da quando vengono registrate le temperature. La concentrazione di CO2 in atmosfera è la più alta da 2 milioni di anni

Per l'Italia il 2022 è stato l'anno più caldo di sempre. Una notizia che arriva mentre il dibattito politico italiano sul clima ruota intorno all'assalto a colpi di vernice al Senato da parte degli attivisti di Ultima Generazione. I numeri sono contenuti nel Global Climate Highlights 2022, un report realizzato da Copernicus, programma di monitoraggio satellitare del pianeta promosso dalla Commissione europea e dall'Agenzia spaziale europea. I dati, rilasciati oggi, dicono che il 2022 è stato il secondo anno più caldo di sempre in Europa, il quinto a livello mondiale, con la precisazione che tra il quarto e l'ottavo posto lo scarto è davvero minimo. Ecco, più nel dettaglio, i contenuti del report.

La temperatura

I dati raccolti a livello globale dal satellite pongono il 2022 al quinto posto nella classifica dell'anno più caldo dacché sono iniziate le rilevazioni. Si è registrata una temperatura media più alta solo nel 201620202019 e 2017. Più nello specifico, si tratta di un incremento di 0,3 gradi centigradi rispetto al periodo 1991-2020 e di 1,2°C rispetto all'era preindustriale (1850-1900). Detto altrimenti: appena tre decimi di grado in meno rispetto a quegli 1,5°C fissati come obiettivo di contenimento dell'aumento della temperatura del pianeta dai paesi che hanno sottoscritto gli Accordi di Parigi. ...continua

https://www.wired.it/article/italia-2022-anno-piu-caldo-sempre-dati-agenzia-europea-copernicus/

Queste Valli sono al centro dell’Europa

 


L’intervento che la senatrice Tatjana Rojc ha tenuto venerdì 6 gennaio al 59º Dan emigranta.

 

Reka med rekami,
slana beseda,
žila sestradanih,
kvasnica gneva,
jutro odhoda,
vlak brez postaje,
Nediža,
Nediža.

Fiume tra i fiumi,
parola di sale,
di miseri vena,
fermento di rabbia,
all’alba il partire,
il treno scandisce
Nadissa,
Nadissa.

È sempre un’emozione tornare nelle valli della Benecia e ritrovare, di volta in volta, nuove idee, ritrovare gli stessi amici, acquisirne di nuovi. Le nostre Valli così splendide e così martoriate dalla povertà e dalla politica, da quei servizi deviati che incutevano paura, seminavano terrore e rispondevano spesso al nome di Gladio.
Una politica che oggi raramente investe per mantere vivo questo territorio, spopolato di proposito. Perché davano fastidio queste genti così tenaci, così ingegnose, così attaccate alle loro case, a quei paesi arroccati tra i boschi. Che parlavano lo sloveno con una loro cadenza particolare dove le parole stesse suonavano come una melodia. Una musica. E che molti oggi ancora non vogliono riconoscere come parlata dialettale di una lingua europea standardizzata da secoli, come testimoniano i manoscritti medievali di Castelmonte.

Tornavano per Natale, questi emigranti con i volti solcati dalle fatiche, per ritrovarsi in famiglia, rinnovare le tradizioni delle feste, sentire il profumo delle gubance, dei ciocchi che venivano accesi prima di Natale e mantenevano vivo il focolare fino all’Epifania, come per segnare il passaggio dal buio verso la luce. E poi, il 6 gennaio, prima di ripartire, ritrovavano la comunità, quella famiglia allargata che condivideva lo stesso destino, per l’ultimo ballo, il canto, le storie comuni, prima di ritornare alle terre lontane. Mantenendo viva questa lingua materna, vituperata e umiliata, che era, invece, per loro, il battito del cuore. Era lo sguardo delle madri e dei padri che li attendevano. I versi di Miroslav Košuta che ho voluto citare, ci ripropongono quel dolore scandito dallo scorrere del Natisone che chi vi parla ha voluto riprendere con la variante in latino usata da Plinio II, e simile allo sloveno. Il giorno dell’Epifania, una storia importante dunque: quella degli emigranti che, dopo le feste di Natale, si concedevano l’ultimo guizzo di allegria, prima di intraprendere, come ogni anno, il viaggio per terre lontane, magari per il Belgio, per le miniere come quella di Marcinelle. Per Paesi lontani, dove la fatica di guadagnarsi il pane, di sfamare le famiglie, di aiutare chi era rimasto, era infinita.
La presenza, lo scorso anno, del Presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor, così come la visita del Sottosegretario Ivan Scalfarotto segnano indubbiamente il valore e l’attenzione dei nostri due Paesi nei confronti di questa terra e delle sue peculiarità. Come un albero rigoglioso la voce della Benecia e del Natisone, lo abbiamo sentito, appunto, nei versi di Miroslav Košuta, si propaga in qualcosa di incredibile, attraverso un nucleo incredibile in cui ogni costruzione, ogni pietra, ogni scalino sanno raccontare una propria storia.
Il suolo che attraversiamo noi europei esiste perché esistono luoghi come la Slavia veneta che rappresenta, con i suoi circoli, specie quello che porta il nome di monsignor Ivan Trinko, o l’Istituto per la cultura slovena, l’essenza della ricerca e della conferma di qualcosa che non possiamo dissipare: rappresentano il punto di riferimento, per chi sa che queste Valli – che tentano di ritrovare una propria autonomia economica anche attraverso la collaborazione con le genti di oltre-confine – hanno bisogno di sostegno. Sostegno significa, però, in questo caso una visione, un progetto politico che deve essere condiviso da Amministrazioni locali, Regione, Istituzioni statali e che determini finalmente lo sviluppo economico, sicuramente ecosostenibile, per dare forza a chi vuole tornare per ripopolare i paesi, le case, le attività. Il Dan emigranta – Giorno dell’emigrante, rappresenta da decenni un appuntamento irrinunciabile per chi intende riflettere in libertà. Queste Valli sono al centro dell’Europa, quell’Europa in cui sono il dialogo, la reciproca conoscenza, il rispetto a rappresentare la sua centralità. Ce lo ricorda dal 2001 la Legge 38 che tutela la comunità slovena in Italia e mette, finalmente, sullo stesso piano degli sloveni di Trieste e Gorizia anche quelli meno fortunati della provincia di Udine. Ce lo ricorda la nostra scuola bilingue di San Pietro al Natisone che è oggi un riferimento per molte famiglie slovene e italiane, nata dal coraggio dei Benečani e statalizzata proprio grazie alla Legge 38/2001. Ce lo ricordano le pagine del Novi Matajur e del Dom che leggo sempre con grande attenzione.
Questa terra dalla bellezza arcana che abbiamo a lungo abbandonato a se stessa, riprenda con forza la propria energia ancestrale, ne ribadisca l’importanza. Questa terra, terra di emigranti, saprà accogliere chi vorrà aiutarla, e noi ci impegneremo tutti in tal senso, per scrivere un capitolo nuovo all’ombra del Matajur.
Tatjana Rojc

https://novimatajur.it/attualita/queste-valli-sono-al-centro-delleuropa.html

Buongiorno


 La temperatura si è notevolmente abbassata rispetto a giorni fa.Stamattina c'erano 0 gradi,dovrò mettere maglioni più pesanti.Beata la primavera e l'autunno!

Una donna

 Non importa l’aspetto di una donna, se la verità e l’onestà sono scritte sul suo viso, lei sarà bellissima.

(Eleanor Roosevelt)

Notte d'inverno

 Mulinava la neve su tutta la terra

in ogni dove,
una candela ardeva sul tavolo,
una candela ardeva.

Come d'estate a sciame i moscerini
volano sulla fiamma,
precipitavano i fiocchi dal cortile
sul riquadro della finestra:

La tormenta attaccava al vetro
cerchietti e strali.
Una candela ardeva sul tavolo,
una candela ardeva.


Sul soffitto rischiarato

si stendevano le ombre,
incroci di braccia, incroci di gambe,
incroci della sorte.

E due scarpette cadevano
con rumore sul pavimento,
e a lacrime la cera dal lucignolo
gocciolava sull'abito.

E tutto scompariva nella foschia nevosa
canuta e bianca.
Una candela ardeva sul tavolo,
una candela ardeva.

Sulla candela un soffio da un angolo
e l'ardore della tentazione
sollevava, quale angelo, due ali
in forma di croce.

La neve mulinò tutto il mese a febbraio,

e senza posa
una candela ardeva sul tavolo,
una candela ardeva.
1946
Boris Pasternak

Ancora aggressioni nei confronti del personale sanitario

 Ancora episodi di aggressione nei confronti del personale sanitario. Sabato 7 gennaio una dottoressa, medico specializzando di 28 anni in servizio alla guardia medica del Gervasutta di Udine, è stata aggredita nel piazzale esterno dell'ambulatorio.

A metterle le mani al collo un uomo che, in qualità di traduttore, aveva accompagnato un conoscente di nazionalità pakistana che necessitava di una medicazione a una gamba. Erano le 18 quando la dottoressa, in servizio con una collega 31enne, si è trovata di fronte i due uomini, uno dei quali presentava una vistosa fasciatura a una gamba, che nascondeva lesioni da ulcera. A fronte di quelle ferite, i due medici hanno consigliato al paziente di rivolgersi al Pronto soccorso dal momento che loro non avevano gli strumenti necessari per intervenire.

E' a quel punto che il clima ha iniziato a surriscaldarsi, con il traduttore che si è rivolto in modo minaccioso nei confronti del medico, chiedendo insistentemente che il ferito fosse curato. I due uomini sono stati invitati a uscire ed è proprio all'esterno che si è consumata l'aggressione, che non ha avuto conseguenze più gravi grazie all'intervento della collega. Nel frattempo erano stati allertati i Carabinieri, che hanno identificato l'aggressore, nei confronti del quale è stata sporta denuncia. La dottoressa aggredita è dovuta ricorrere alle cure ospedaliere.

Nei giorni scorsi, invece, a finire nel mirino era stato un infermiere, picchiato da un paziente al Centro di salute mentale di Trieste. Un utente, al quale era stato chiesto di attendere il passaggio di consegne tra turno uscente ed entrante prima di conferire con gli operatori, ha iniziato a dare in escandescenza e, subito dopo, a sferrare calci e pugni contro l’infermiere, che è dovuto ricorrere alle cure dei colleghi del Pronto Soccorso, dove, per fortuna, non sono state riscontrate fratture.

"Sono profondamente indignato per l'aggressione subita da una giovane medico specializzanda che presta servizio come guardia medica a Udine", commenta il vicepresidente del Fvg Riccardo Riccardi. "La violenza e l'intimidazione che ha dovuto affrontare sono inammissibili e non devono essere tollerate in nessuna forma. I medici sono al servizio della nostra comunità e meritano rispetto e gratitudine per il loro lavoro indispensabile. Prenderemo tutte le misure necessarie per assicurare la sicurezza dei nostri operatori sanitari. Condanno con forza questo comportamento riprovevole"...continua https://www.ilfriuli.it/articolo/cronaca/ancora-aggressioni-nei-confronti-del-personale-sanitario/2/276025

Malinconia

 


Manuel Machado (29.08.1874 - 19.01.1947)

Malinconia
A volte mi sento triste
come un vecchio pomeriggio autunnale;
senza saluti invernali,
così pieno di malinconica tristezza. . . .
I miei pensieri all'epoca
vagano per le tombe dei morti
intorno al cipresso e ai salici
che si inchinano al rotto... e mi ricordo
storie tristi, senza poesia... Storie
che quasi rendono i miei capelli bianchi.
Malinconia
A volte mi sento triste
come un vecchio pomeriggio autunno;
di saudità senza nome,
di dispiaceri malinconici così pieno...
Il mio pensiero, quindi,
vaga accanto alle tombe dei morti
e intorno ai cipressi e ai salici
che, abbattuti, si inchinano... E mi ricordo
di storie tristi, senza poesia... Storie
che hanno quasi bianchi i miei capelli.

vignetta

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