Per guarire,
A organizzare l’incontro è stato lo Javni zavod za turizem Dolina Soče (in italiano Ente turismo della Valle dell’Isonzo), cui i sindaci della zona hanno affidato il compito di coordinare l’evento. Nell’ambito dell’incontro sono state condivise alcune informazioni essenziali e si è cercato di mettere in sinergia idee e proposte di circoli, imprese, organizzazioni, operatori turistici e singoli. Anche nel Posočje l’arrivo del Giro è visto come una grande opportunità. Lo Javni zavod za turizem Dolina Soče invita quanti intendano contribuire a livello di idee o organizzando eventi collaterali a scrivere all’indirizzo e-mail info@dolina-soce.
dal web
Oggi la divulgazione di questi canti è affidata soprattutto ai canali social media. Infatti, dopo aver preparato un primo filmato con il canto Ta Čanïnawa, il coro ha proposto un secondo video promozionale con il canto Ta Rüšċina, ossia il canto di Ruschis. Si tratta di una delle tante località di alpeggio dove i resiani si recavano e alcuni ancora si recano, nel periodo estivo, per il pascolo, la fienagione o altre attività agresti. Questa località è posta all’estremità occidentale del territorio resiano, tra San Giorgio/Bila e Resiutta, ove è possibile scoprire i tipici fabbricati rurali (planïne). In particolare, su queste, si possono ancora osservare alcune rustiche meridiane.
Realizzato da Christian Madotto, il video è visibile sul canale Youtube dell’Ecomuseo Val Resia, che lo ha patrocinato. Rientra nel progetto Žïwa Nawada/Tradizione Viva, finanziato dalla Regione Friuli-Venezia Giulia.
La sua produzione è frutto del lavoro del coro, in collaborazione con l’Associazione culturale Museo della Gente della Val Resia che dal 1995, anno della sua istituzione, contribuisce anche alla valorizzazione di altri aspetti della cultura immateriale.
Ma non trascura nemmeno quella materiale, valorizzando la collezione di proprietà attraverso l’organizzazione di mostre etnografiche. (Sandro Quaglia)
https://www.dom.it/pesmi-iz-rezije-na-druzbenih-omrezjih_il-canto-di-resia-sui-social/
La tua gattina è diventata magra.
Altro male non è il suo che d’amore:
male che alle tue cure la consacra.
Non provi un’accorata tenerezza?
Non la senti vibrare come un cuore
sotto alla tua carezza?
Ai miei occhi è perfetta
come te questa tua selvaggia gatta,
ma come te ragazza
e innamorata, che sempre cercavi,
che senza pace qua e là t’aggiravi,
che tutti dicevano :”È pazza”.
È come te ragazza.
La festa del gatto, nata in Italia nel 1990, è celebrata il 17 febbraio.
Sono due giorni che non si vede il sole,ma nebbia e foschia-Questo clima mi intristisce.
"E bene ha fatto a sottolineare la solidità del modello di governo integrato Regione-Wnti locali che caratterizza il Friuli Venezia Giulia e che la nostra Regione intende mantenere anche nella delicata fase di attuazione del Pnrr attraverso la Cabina di regia appositamente creata".
"Le parole della giurista sono inequivocabili gli obiettivi indicati dall’Unione Europa possono essere effettivamente conseguiti solo con un’azione sinergica e coordinata di tutti i livelli di governo e bene ha fatto quindi il presidente Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Massimiliano Fedriga, a ribadirlo più volte nel confronto con il governo. Il modello top-down adottato dai ministeri rischia non solo di escludere dalle scelte le autonomie locali, ma anche di rendere inefficace un’occasione epocale di rilancio del sistema economico, sociale e culturale del Paese”, conclude Pettarin.
Fonte: Tavola per la pace
Su invito dell’Arcivescovo di Trento, Monsignor Lauro Tisi, le campane delle Chiese trentine suoneranno mercoledì 15 febbraio alle ore 20:00 per far sentire la contrarietà alla guerra in Ucraina.
Le associazioni trentine che lo scorso 9 febbraio hanno promosso a ROvereto l’incontro "La crisi in Ucraina tra venti di guerra e diplomazie " sulla situazione in Ucraina, sono solidali con questa iniziativa e per questo invitano tutta la cittadinanza per mercoledì 16 febbraio alle ore 20 presso la Chiesa della Sacra Famiglia a Rovereto. Il Centro Pace, Ecologia e Diritti Umani di Rovereto invita a partecipare per una condivisione che prevede lettura di appelli per la pace, poesie e riflessioni. Inoltre, vengono invitati cittadini e cittadine e mettere una candela alla finestra delle proprie abitazioni in segno di Pace.
Nella provvidenziale Giornata di preghiera per la pace in Ucraina, indetta il 26 gennaio 2022 da Papa Francesco, Flavio Lotti (Tavola della pace) e Marco Mascia (Centro Diritti Umani “Antonio Papisca” – Università di Padova) hanno lanciato un appello contro la guerra in Europa e invitano tutti e tutte a sottoscriverlo. Segue il testo della petizione della Tavola per la Pace. Per firmare, si veda a questo link .
È una inaccettabile follia. La sola idea che si debba tornare ad affrontare una guerra in Europa è una autentica follia.
Tutti i responsabili dell’Unione Europea e della politica internazionale sono chiamati ad agire con determinazione per impedire che la crisi dell’Ucraina sfoci in una nuova guerra che avrebbe conseguenze devastanti per tutto il mondo. Sarebbe una pericolosissima regressione storica.
L’Europa dica subito una parola chiara: Mai più guerra in Europa! E agisca di conseguenza.
Non c’è alcuna possibilità di difendere i diritti umani o di risolvere le crisi muovendo carri armati, soldati, navi e aerei di guerra.
Questo è il tempo di dichiarare la pace e non la guerra!
Con la guerra si scaricherebbe su noi tutti una catastrofe umanitaria, una crisi energetica ed economica di enormi e incontrollabili proporzioni.
Con la guerra tutto andrà perduto. Con la pace tutto è ancora possibile.
L’Unione Europea è un progetto di pace. Nessun processo di allargamento politico o militare può avvenire a spese della vita e della pace. L’Unione Europea deve affrontare alla radice tutti i problemi che da lungo tempo attraversano e colpiscono l’Ucraina e i confini orientali. L’obiettivo principale deve essere la paziente e tenace costruzione della pace e della sicurezza dall’Atlantico agli Urali anche attraverso un reale processo di disarmo.
Allo stesso tempo, è necessario riconoscere che l’escalation in Ucraina è espressione del grave prolungato deterioramento delle relazioni internazionali e dell’altrettanto serio indebolimento delle Istituzioni internazionali. L’Italia e l’Europa lavorino per cambiare rotta: senza il rispetto della legalità internazionale, senza la democratizzazione e il rilancio del dialogo politico e della cooperazione a tutti i livelli sarà impossibile difendere i diritti umani e affrontare efficacemente le tante crisi che incombono. Non è possibile fare la guerra e, allo stesso tempo, promuovere la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Non è più ammissibile che la sicurezza degli stati continui a prevalere sulla sicurezza umana.
Per l’UE, per la sua storia, per i suoi valori, per i suoi cittadini, il Diritto internazionale dei diritti umani è la bussola per la soluzione del conflitto in Ucraina.
Le guerre costituiscono una criminale sequela che ha le caratteristiche del circolo vizioso: guerra chiama guerra. Perché il cerchio si spezzi occorre che vengano meno gli attributi militari degli stati-nazione; si affermino strutture democratiche di governo mondiale; si metta in funzione il sistema di sicurezza collettiva previsto dalla Carta delle Nazioni Unite. Il Trattato di Lisbona, stabilisce espressamente che “l’Unione promuove soluzioni multilaterali ai problemi comuni, in particolare nell’ambito delle Nazioni Unite. …L’Unione opera per assicurare un elevato livello di cooperazione in tutti i settori delle relazioni internazionali al fine di: … preservare la pace, prevenire i conflitti e rafforzare la sicurezza internazionale, conformemente agli obiettivi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite, …” (art. 21).
Flavio Lotti, Tavola della pace
Marco Mascia, Centro Diritti Umani “Antonio Papisca” – Università di Padova
https://www.balcanicaucaso.org/Transeuropa/Ucraina-la-guerra-e-una-follia
Per diverso tempo, infatti, il montemaggiorino ha praticato judo con la società Judo Kuroki di Tarcento. «Nella mia carriera ho avuto discreti risultati quando ero giovane. Sono stato in giro per l’Europa, partecipando a diverse competizioni», ricorda col sorriso. «Certo, a volte ho portato a casa anche qualche osso rotto o qualche problema a una spalla».
Il judo (che in giapponese vuol dire «via della cedevolezza») è un’arte marziale, uno sport da combattimento e un metodo di difesa personale giapponese formalmente nato in Giappone nel 1882. Nella sua pratica si distinguono tre fasce d’età: junior, che va fino ai 21 anni; senior, fino ai 35 anni e master, dai 35 anni in su.
Silvano al momento non lo pratica più a causa di altri impegni. «L’ultimo risultato degno di nota che ho conseguito è stato un tredicesimo posto nella categoria 100 kg ai Master europei a Stoccarda, nel 2006. Poi ho conseguito un secondo posto a un torneo internazionale a Budapest, ma non a campionati nazionali o internazionali ». Altri buoni posizionamenti conseguiti da Cracina sono un secondo e un terzo posto alla Coppa Italia, campionati italiani cui non partecipano esponenti delle forze dell’ordine. «Ho portato a casa un secondo posto juniores e un terzo posto senior. Questi sono i più importanti. Ho vinto anche tanti tornei, ma che hanno un altro peso», spiega Silvano.
«Ce ne sono alcuni particolarmente significativi, come quelli di Parigi o Roma, a cui conseguii punteggi che poi ti danno la possibilità di accedere alle Olimpiadi. Ma diciamo che i tornei di cui parlo io, ad esempio a Barcellona o Milano, non avevano la stessa importanza».
Il torneo che viene organizzato ogni anno a Tarcento, invece, è inserito nel panorama europeo e mondiale, per cui vi partecipaanche chi magari va alle Olimpiadi. «Anche io in passato vi ho partecipato», ricorda Silvano.
Questi tornei hanno, comunque, dato modo a Silvano di viaggiare. «Sono stato a Grenoble, in Francia, o a Brno e Praga in Repubblica Ceca».
Ma ben impressa è rimasta l’esperienza ai Master europei di Stoccarda. «Quando sono stato là, ci siamo fermati due giorni. Ho vinto due incontri e ne ho perso uno con un tedesco, uno con un moldavo e uno con un russo. Non sono più stato recuperato, ho terminato con un tredicesimo posto». L’ultima gara cui Silvano ha partecipato è stata a Faedis, dove allenava una piccola squadra. «È finita come finisce tra amici, senza vinti né vincitori».
La passione di Cracina per il judo ha radici lontane nel tempo. «Lo pratico da circa quarant’anni. Quando ho iniziato, avevo 16 anni. Mi sono sempre allenato a Tarcento con la società Judo Kuroki». Proprio l’anno scorso il sodalizio ha compiuto 40 anni.
Tra l’altro Silvano, che ha 55 anni e lavora in fonderia a Reana, insieme alla sua compagna Mateja Markočič, di 40 anni, qualche tempo fa ha portato una ventata di freschezza a Montemaggiore.
Da qualche anno, infatti, abitano stabilmente in paese, dove circa un anno e mezzo fa hanno avuto il piccolo Lukas. Anche nella nuova famiglia non manca il dialetto sloveno. (Luciano Lister)
FOTOGRAFIA © THE ROAMING PICTURE TAKER/FLICKR |
Ti abbiamo tagliato, albero!
Come sei spoglio e bizzarro.
Cento volte hai patito,
finché tutto in te fu solo tenacia e volontà!
Io sono come te. Non ho rotto
con la vita incisa, tormentata
e ogni giorno mi sollevo dalle sofferenze
e alzo la fronte alla luce.
Ciò che in me era tenero e delicato,
il mondo lo ha deriso a morte,
ma indistruttibile è il mio essere,
sono pago, conciliato.
Paziente genero nuove foglie
da rami cento volte sfrondati
e a dispetto di ogni pena
rimango innamorato del mondo folle.
(da Il coraggio di ogni giorno, Mondadori, 1991 – Traduzione di Adriana Apa)
https://cantosirene.blogspot.com/2022/02/tenacia-e-volonta.html
L’infortunio sul lavoro tecnicamente si definisce come evento che provoca un danno all’integrità psicofisica di un lavoratore durante il normale svolgimento dell’attività lavorativa. In un successivo stadio possiamo distinguere fra causa violenta, evento nefasto o trauma.
Senza addentrarci nel merito della definizione tecnico-giuridica di un infortunio sul lavoro, possiamo asserire che infortuni, morti e malattie professionali sono in continuo aumento anche quando si riducono le ore lavorate e diminuisce il numero della forza lavoro attiva.
Nel dopoguerra, nel quindicennio del boom economico, infortuni, morti e malattie erano senza dubbio maggiori ma non esisteva consapevolezza del fenomeno, anzi sovente si pensava che la ripresa dell’economia avrebbe determinato costi anche in termini di vite umane.
Per decenni, fino agli anni Novanta del secolo scorso, la normativa ha riguardato il funzionamento delle macchine; successivamente si sono aggiunte nuove disposizioni che mettono al centro il lavoratore e la lavoratrice.
Il depotenziamento della medicina preventiva e del lavoro ha favorito la disattenzione verso questa piaga. Le aziende hanno beneficiato di aiuti e sgravi senza che mai i pubblici poteri abbiamo ottenuto in cambio la dovuta attenzione verso la salute e sicurezza che rappresenta un costo a carico dei datori. Anche la crescente precarizzazione dei rapporti di lavoro è stata una causa di molti infortuni, talvolta mortali, per l’ovvio motivo che su un precario si investe meno in formazione e dispositivi di sicurezza, mentre il malcapitato è più facilmente ricattabile e quindi sottoponibile a condizioni lavorative meno sicure con l‘esca del miraggio di un rinnovo del contratto o di una futura stabilizzazione.
Venendo alla scuola, negli anni scorsi si è diffusa la nefasta teoria che essa non fosse motore della società e occasione di scalata sociale per i figli delle classi sociali meno abbienti. Infatti siamo in presenza di un ascensore sociale fermo da quarant’anni mentre le disuguaglianze economiche e sociali si sono accentuate nei due anni di pandemia.
La delegittimazione della scuola pubblica è stata parte integrante di un processo di ristrutturazione, lo stesso che contemporaneamente ha eliminato un quarto dei posti letto negli ospedali dal 1980 a oggi.
Illustri intellettuali ci hanno spiegato che la scuola non sarebbe al passo con i tempi e che la colpa, a detta di loro, sarebbe della storia, della geografia e di altre materie giudicate inutili.
E così hanno spiegato come l’interazione tra scuola e lavoro fosse la panacea di tutti i mali, dimenticando che nelle imprese medio-piccole si investe assai poco in formazione e sicurezza.
Per gli istituti tecnici e professionali, e non solo per loro, detrarre un monte ore dagli insegnamenti canonici è sembrata la strada migliore per restituire forza e credibilità alla scuola pubblica, in quanto si favorirebbe, attraverso gli stage, l’inserimento lavorativo.
Ma una buona parte degli stage sono stata l’occasione per non assumere personale con regolare contratto di lavoro, fosse esso pure a tempo determinato. Il tutor che dovrebbe affiancare gli studenti si è perso per strada e gli studenti sono stati impiegati come forza-lavoro alla quale assegnare funzioni spesso gravose senza alcuna preparazione ed esperienza.
Saranno da chiarire le circostanze nelle quali il diciottenne di Udine è morto sotto la caduta di una trave di acciaio, ma di certo uno stagista non dovrebbe stare in luoghi pericolosi e men che mai sostituire forza-lavoro contrattualizzata.
Il primo problema da affrontare è legato agli stage che riteniamo siano del tutto inutili. Altro discorso sarebbe quello di dotare le scuole di laboratori attrezzati, ma l’edilizia scolastica è stata falcidiata da tagli e mancati investimenti.
Al termine del percorso di studi potremmo anche pensare a una nuova leva di contratti di apprendistato la cui durata dovrebbe essere inferiore a quella attuale. Possiamo anche entrare nel merito dei contributi statali e del sistema fiscale per questa tipologia contrattuale, ma partendo dal presupposto che stiamo parlando di forza-lavoro contrattualizzata e inserita in azienda dopo corsi di formazione sulle materie inerenti salute e sicurezza.
E così facendo, restituiremmo dignità alla scuola pubblica con laboratori e palestre attrezzate, con tecnici di impresa chiamati a interagire con il personale docente senza togliere ore a tutte quelle materie che non sono inutili ma vitali per costruire coscienze e conoscenze tra le giovani generazioni.
https://www.lacittafutura.it/editoriali/di-alternanza-scuola-lavoro-si-muore
Felicità è
- accontentarsi delle piccole cosehttps://www.dom.it/svet-valentin-v-azli-na-liesah_san-valentino-ad-azzida-e-liessa/
La festa di san Valentino è una ricorrenza dedicata agli innamorati, celebrata in gran parte del mondo (soprattutto in Europa, nelle Americhe e in Estremo Oriente) il 14 febbraio.
Un giorno San Valentino sentì passare, al di là del suo giardino, due giovani fidanzati che stavano litigando. Decise di andare loro incontro con in mano una magnifica rosa. Regalò la rosa ai due fidanzati e li pregò di riconciliarsi stringendo insieme il gambo della rosa, facendo attenzione a non pungersi e pregando affinché il Signore mantenesse vivo in eterno il loro amore.
Qualche tempo dopo la giovane coppia tornò da lui per invocare la benedizione del loro matrimonio.
La storia si diffuse e gli abitanti iniziarono ad andare in pellegrinaggio dal vescovo di Terni il 14 di ogni mese.
Il 14 di ogni mese diventò così il giorno dedicato alle benedizioni, ma la data è stata ristretta al solo mese di febbraio perché in quel giorno del 273 San Valentino morì.
fonte web
immagine da wikipedia |
La Fondazione Deloitte, in collaborazione con Casa degli artisti e con il supporto del Comune di Milano - Ufficio arte negli spazi pubblici, ha annunciato nel corso di una conferenza stampa che la scultura per Margherita Hack verrà realizzata dall’artista e accademica bolognese Daniela Olivieri, in arte Sissi e che verrà inaugurata a giugno in occasione del centenario della nascita di Hack. La scultura, dal titolo “Sguardo fisico”, rappresenterà Margherita Hack intenta a osservare le stelle mentre emerge da un vortice raffigurante una galassia. L’astrofisica è raffigurata mentre alza le braccia verso l’alto, simulando un telescopio: un gesto emblematico e un vero e proprio invito alla scoperta e all’immaginazione, che dichiara quella determinazione e tenacia che le permisero di affrontare la sfida con il mondo scientifico, al tempo dominato da figure maschili. L’opera di Sissi ha vinto un concorso di idee a cui hanno partecipato in totale 8 artiste italiane e internazionali: oltre a Sissi, infatti figurano Chiara Camoni, Giulia Cenci, Zhanna Kadyrova, Paola Margherita, Marzia Migliora, Liliana Moro e Silvia Vendramel. La giuria, presieduta dall’accademico e critico d’arte Vincenzo Trione, ha conferito una menzione speciale all’artista Marzia Migliora per il suo progetto di una piazza dedicata ad Hack che riproduce una costellazione (la Fondazione e il Comune di Milano si sono detti interessati a capire come trasformare il progetto di Migliora in realtà, magari in un quartiere periferico della città)...continua
https://www.wired.it/article/statua-margherita-hack-milano-dove-foto/