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IL DISASTRO DEL VAJONT

 

VENET01 - Own work

Il disastro del Vajont si verificò la sera del 9 ottobre 1963, nel neo-bacino idroelettrico artificiale del torrente Vajont nell'omonima valle (al confine tra Friuli e Veneto), quando una frana precipitò dal soprastante pendio del Monte Toc nelle acque del bacino alpino realizzato con l'omonima diga; la conseguente tracimazione dell'acqua contenuta nell'invaso, con effetto di dilavamento delle sponde del lago, coinvolse prima Erto e Casso, paesi vicini alla riva del lago dopo la costruzione della diga, mentre il superamento della diga da parte dell'onda generata provocò l'inondazione e distruzione degli abitati del fondovalle veneto, tra cui Longarone, e la morte di 1 917 persone, tra cui 487 bambini con meno di 15 anni[1].

Le cause della tragedia, dopo numerosi dibattiti, processi e opere di letteratura, furono ricondotte ai progettisti e dirigenti della SADE, ente gestore dell'opera fino alla nazionalizzazione, i quali occultarono la non idoneità dei versanti del bacino, a rischio idrogeologico. Dopo la costruzione della diga si scoprì infatti che i versanti avevano caratteristiche morfologiche (incoerenza e fragilità) tali da non renderli adatti ad essere lambiti da un serbatoio idroelettrico. Nel corso degli anni l'ente gestore e i suoi dirigenti, pur essendo a conoscenza della pericolosità, anche se supposta inferiore a quella effettivamente rivelatasi, coprirono con dolosità i dati a loro disposizione, con beneplacito di vari enti a carattere locale e nazionale, dai piccoli comuni interessati fino al Ministero dei lavori pubblici.Alle 22:39 del 9 ottobre 1963, circa 270 milioni di m³ di roccia[2][3][1] (un volume più che doppio rispetto a quello dell'acqua contenuta nell'invaso) scivolarono, alla velocità di 30 m/s (110 km/h), nel bacino artificiale sottostante (che conteneva circa 115 milioni di m³ d'acqua al momento del disastro) creato dalla diga del Vajont, provocando un'onda di piena tricuspide che superò di 250 m in altezza il coronamento della diga e che in parte risalì il versante opposto distruggendo tutti gli abitati lungo le sponde del lago nel comune di Erto e Casso, in parte (circa 25-30 milioni di m³) scavalcò il manufatto (che rimase sostanzialmente intatto, pur avendo subito forze 20 volte superiori a quelle per cui era stato progettato, seppur privato della strada carrozzabile posta nella parte sommitale) e si riversò nella valle del Piave, distruggendo quasi completamente il paese di Longarone e i comuni limitrofi, e in parte ricadde sulla frana stessa (creando un laghetto).[3] Vi furono 2.018[4] vittime di cui[5] 1 450 a Longarone, 109 a Codissago e Castellavazzo, 158 a Erto e Casso e 200 originarie di altri comuni[6].

Lungo le sponde del lago del Vajont vennero distrutti i borghi di Frasègn, Le Spesse, Il Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana, San Martino, e la parte bassa dell'abitato di Erto[7]. Nella valle del Piave vennero rasi al suolo i paesi di Longarone, Pirago, Faè, Villanova, Rivalta, e risultarono profondamente danneggiati gli abitati di Codissago, Castellavazzo, Fortogna, Dogna e Provagna. Vi furono danni anche nei comuni di SoverzenePonte nelle Alpi, nella città di Belluno a Borgo Piave, e nel comune di Quero Vas, nella borgata di Caorera dove il Piave, ingrossato dall'onda allagò il paese e raggiunse il presbiterio della chiesa.

L'evento fu dovuto a una serie di cause, di cui l'ultima in ordine cronologico fu l'innalzamento delle acque del lago artificiale oltre la quota di sicurezza di 700 metri voluto dall'ente gestore, operazione effettuata ufficialmente per il collaudo dell'impianto, ma con il plausibile fine di compiere la caduta della frana nell'invaso in maniera controllata, in modo che non costituisse più pericolo. Questo, combinato a una situazione di abbondanti precipitazioni meteorologiche e a forti negligenze nella gestione dei possibili pericoli dovuti al particolare assetto idrogeologico del versante del monte Toc, accelerò il movimento della antica frana presente sul versante settentrionale del monte Toc, situato sul confine tra le province di Belluno (Veneto) e Pordenone (Friuli-Venezia Giulia). I modelli usati per prevedere le modalità dell'evento si rivelarono comunque errati, in quanto si basarono su una velocità di scivolamento della frana nell'invaso fortemente sottostimata, pari a un terzo di quella effettiva.

Nel febbraio 2008, durante l'Anno internazionale del pianeta Terra dichiarato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, in una sessione dedicata all'importanza della corretta comprensione delle Scienze della Terra il disastro del Vajont è stato citato, assieme ad altri quattro eventi, come un caso esemplare di "disastro evitabile" causato dal «fallimento di ingegneri e geologi nel comprendere la natura del problema che stavano cercando di affrontare»[8]...CONTINUA https://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_del_Vajont

In FVG è' arrivato il freddo



immagine dal web

Stamattina la temperatura è più bassa dei giorni scorsi (+4 gradi).Dal 15 ottobre si può accendere il riscaldamento.Nel mese di settembre e ottobre abbiamo avuto belle giornate e temperature piacevoli.Ho tirato fuori dall'armadio gli indumenti più pesanti e sul letto ho messo il piumone.

Come la lotta contro Covid-19 cambierà la stagione dell'influenza


Priorità ai vaccini per non sovraccaricare gli ospedali e tenere a disposizione risorse per affrontare la pandemia. Ecco cosa si prevede per l'autunno

influenzaÈ cominciato tutto alla fine del 2019, lo sappiamo. A conti fatti, dunque, quello che sta per iniziare sarà il terzo inverno con Covid-19. E inverno, da queste parti (ma anche autunno e parte della primavera), è sinonimo anche di stagione influenzale. Come sarà quella che sta per cominciare? Cosa dovremmo aspettarci mentre siamo ancora in piena pandemia? Quali sono le raccomandazioni per la campagna vaccinale contro l’influenza?

Meno restrizioni, più casi

Chiederselo non è semplicemente tornare a farsi le stesse domande, perché la situazione pandemica è cambiata. Non solo a livello epidemiologico, anche con la diffusione di nuovi varianti, ma anche e sopratutto per l’avvento dei vaccini – almeno in alcune parti del mondo, considerando che la loro distribuzione è stata finora tutt’altro che equa – e per un generale rilassamento delle misure di contenimento al virus che lasciano immaginare una circolazione virale diversa da quella che abbiamo avuto lo scorso anno, più sostenuta. Tanto che – pur ricordando che fare previsioni è azzardato, gli statunitensi Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) – ammettono che è possibile proprio in virtù di questo rilassamento attendersi una stagione influenzale più sostenuta rispetto allo scorso anno.Stagione, quella passata del tutto eccezionale, d’altronde. Insolita, per usare le parole dei nostri European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc). Perché è chiaro: restrizioni nei viaggi, smartworking, scuole chiuse, eventi pubblici vietati, mascherine, misure igieniche mai spinte così al massimo adottate per arginare la soffusione del coronavirus non potevano che non avere effetto anche per altri virus respiratori, come l’influenza appunto, scrive.E il risultato si è visto: in Europa non ci sono state ospedalizzazioni o morti per influenza nella scorsa stagione influenzale. Trend analoghi, con epidemie influenzali ridotte, stesse parole (oltreoceano si parla di un’ “attività influenzale insolitamente bassa”) anche negli Stati Uniti e altrove. Per gli stessi motivi: insolite misure di prevenzione, unite a sostenute campagne di vaccinazione influenzale. Anche gli stessi monitoraggi, campionamenti dei virus circolanti sono stati bassi rispetto al solito – scrive l’Oms nel documento in cui rende note le raccomandazioni sulla composizioni dei vaccini – il che ha reso particolarmente incerte le previsioni su quelli che saranno i virus influenzali più problematici nella prossima stagione.

https://www.wired.it/lifestyle/salute/2021/10/04/influenza-covid-vaccini/

EVENTO


 

 Ottima decisione! Finalmente riaprono le discoteche. Alle quali, tuttavia, si dovrà accedere con il "lasciapassare verde" e solo con la capienza limitata al 35%. Naturalmente sarà necessaria anche la mascherina, che però si dovrà indossare sempre. Meno che quando si balla! 😯😁

A patto che però si trattenga il fiato... 🤣🤣🤣
https://ceccodotti-2.blogspot.com/2021/10/apertura-discoteche.html

PROBLEMI BLOGGER


Da ieri non riesco a modificare i gadget del blog,ho scritto al forum,mi hanno dato una soluzione,ma non ha funzionato.Qualcun'altro ha questo problema?Grazie!

: esegui una ricerca per il codice di errore bX-f7s1hn nel forum di assistenza di Blogger.


Per il momento pare risolto.,grazie!

SALUTI DALLA BENEČIJA



VILLANOVA DELLE GROTTE-ZAVARH





MATAJUR

 

C IVIDALE-ČEDAD

Piove


 E' da 3 giorni che piove,ora esageriamo!

Summit UE-Balcani occidentali in Slovenia: poche speranze di rilanciare l'allargamento


 A pochi giorni dal summit tra Unione europea e Balcani occidentali, previsto il 6 ottobre a Brdo pri Kranju sotto la presidenza di turno slovena, la prospettiva di integrazione della regione sembra sempre più flebile, nonostante le promesse. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [2 ottobre 2021

“Il destino dei Balcani occidentali è nell'Unione europea”: è questo il mantra che ha accompagnato la politica di Bruxelles verso la regione almeno a partire dal summit di Salonicco del 2003, quando venne solennemente promessa la graduale integrazione di tutti i paesi dell'area.

Da allora, però, molte cose sono cambiate, e dopo un graduale approfondimento della “fatica da allargamento”, quella promessa non sembra più poggiare su basi troppo solide.

Anche il prossimo summit UE-Balcani occidentali previsto il prossimo 6 ottobre a Brdo pri Kranju sotto la presidenza di turno slovena, conferma profonde divisioni a livello comunitario e una vena di pessimismo per il futuro.

Secondo le indiscrezioni rese pubbliche dall'agenzia Reuters, una dichiarazione che intende ribadire il destino europeo della regione si è scontrata con la strenua resistenza di alcuni paesi dell'Europa centro-settentrionale, che vedono sempre meno di buon occhio nuovi allargamenti, dopo le esperienze problematiche di integrazione di paesi come Romania e Bulgaria.

A rafforzare dubbi e resistenze sono arrivate anche nuove tensioni nella regione, come il rinnovato scontro tra Serbia e Kosovo, sfociato nei giorni scorsi in un'escalation rientrata solo dopo la mediazione di Bruxelles e Washington, ma anche il veto posto negli ultimi mesi dalla Bulgaria all'apertura dei negoziati con la Macedonia del nord per complesse questioni storiche, linguistiche e culturali.

Se l'obiettivo del summit di Brdo pri Kranju è rilanciare davvero prospettive reali di integrazione per i Balcani, la strada sembra quindi tutta in salita: almeno nel breve periodo, è davvero difficile pronosticare passi avanti significativi.

Vai al sito di Radio Capodistria 

https://www.balcanicaucaso.org/Media/Multimedia/Summit-UE-Balcani-occidentali-in-Slovenia-poche-speranze-di-rilanciare-l-allargamento

proverbio


Buon vino fa buon sangue. 

VENDEMMIA



 

L’uva e la donna


RENZO LAURANO

VENDEMMIA

Un succulento grappolo mi porge
      - di sé? -
      Lia con un atto
  coltivato da mima. Chiaroscure
              seduttrici:
        l'uva e la donna.

(da Gli Angeli di Melozzo da Forlì, La Prora, 1939)

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La seduzione fa parte della storia del mondo, dalla mela di Eva in giù: è un rituale ancestrale, come diceva Gesualdo Bufalino, il vero gioco. In questa rete cade anche il poeta sanremese Renzo Laurano, abbindolato dalla bellezza di Lia e dalla dolcezza del giorno autunnale, complice un grappolo d’uva.

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DIPINTO DI TATIANA DORONINA

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LA FRASE DEL GIORNO
Chi è capace di sentire, sa che si può provare piacere ancor prima di sfiorare l’altra persona. Le parole, gli sguardi racchiudono il segreto della danza.
PAULO COELHO, Undici minuti




Renzo Laurano, pseudonimo di Luigi Asquasciati, (Sanremo, 2 febbraio 1905 – 16 maggio 1986), poeta italiano. Fondatore del Club Tenco e presidente della commissione di selezione delle canzoni per il Festival di Sanremo, organizzò numerosi premi letterari. La sua poesia ha giochi estetici ed eleganti toni parnassiani.

Festa degli insegnanti


 La festa degli insegnanti è una festività laica celebrata in molti Stati del mondo tesa ad incentivare l'apprezzamento nei confronti degli insegnanti e può includere manifestazioni in onore dei loro contributi in una particolare comunità. La data in cui si celebra questa giornata è variabile; la giornata mondiale degli insegnanti, che ricorre in tutto il mondo, si celebra il 5 ottobre di ogni anno a partire dal 1994.L'idea della festa degli insegnanti è nata nel XX secolo e nella maggior parte dei casi è un modo per lodare l'educazione di queste figure o i particolari meriti in una materia di istruzione.

A tal proposito, per esempio, l'Argentina commemora la festa l'11 settembre, giorno della morte di Domingo Faustino Sarmiento, politico particolarmente apprezzato per il suo lavoro nello sviluppo dell'istruzione pubblica.

In molti Paesi, tra cui Azerbaigian, Italia, Bulgaria, Camerun, Germania, Lituania, Paesi Bassi, Russia, Romania, Serbia e Regno Unito, la festa si celebra il 5 ottobre, in concomitanza con la giornata mondiale dell'insegnante. Undici nazioni, tutte appartenenti al mondo arabo (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Yemen, Bahrain, Emirati Arabi Uniti e Oman) festeggiano la ricorrenza il 28 febbraio. In India si celebra il 5 settembre, giorno di nascita di Sarvepalli Radhakrishnan. In Australia ricorre l'ultimo giovedì di ottobre; in Cina il 10 settembre; a Taiwan il 28 settembre, per commemorare la nascita di Confucio; in Colombia, Corea del Sud e Messico il 15 maggio; in Spagna il 29 gennaio; in Polonia il 14 ottobre; Repubblica Ceca e Slovacchia celebrano il 28 marzo (giorno della nascita di Jan Ámos Komenský); in Brasile il 15 ottobre; il 7 marzo in Albania, essendo la prima scuola nata il 7 marzo 1887.https://it.wikipedia.org/wiki/Festa_degli_insegnanti

Proverbio friulano

 Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei Campi

“Passaç di picioces, ploe doman” ovvero quando c’è passaggio di beccacce all’indomani piove.




Naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013


 La tragedia di Lampedusa è stata il naufragio di un'imbarcazione libica usata per il trasporto di migranti avvenuto il 3 ottobre 2013 a poche miglia dal porto di Lampedusa. Il naufragio ha provocato 368 morti accertati e circa 20 dispersi presunti, numeri che la pongono come una delle più gravi catastrofi marittime nel Mediterraneo dall'inizio del XXI secolo. I superstiti salvati sono 155, di cui 41 minori (uno solo accompagnato dalla famiglia).

La dinamica

L'Isola dei Conigli, al largo della quale è avvenuto il naufragio

L'imbarcazione era un peschereccio lungo circa 66 piedi (20 metri), salpato dal porto libico di Misurata il 1º ottobre 2013, con a bordo migranti di origine eritrea ed etiope.

La barca era giunta a circa mezzo miglio dalle coste lampedusane quando i motori si bloccarono, poco lontano dall'Isola dei Conigli, per attirare l'attenzione delle navi che passavano l'assistente del capitano ha agitato uno straccio infuocato producendo molto fumo. Esso ha spaventato parte dei passeggeri, i quali si sono spostati da un lato dell'imbarcazione stracolma che si è rovesciata . La barca ha girato su sé stessa tre volte prima di colare a picco.

Alle 7:00 circa locali alcune imbarcazioni civili e pescherecci locali hanno notato i naufraghi e dato l'allarme caricando la maggior parte dei superstiti a bordo; numerosi dubbi, in seguito a testimonianze, vi sono in merito ai tempi di arrivo dei soccorsi da parte della Guardia costiera che apparentemente ha impiegato quasi un'ora per raggiungere il luogo del naufragio

Numero delle vittime

A seguito delle prime operazioni di recupero, 194 cadaveri sono stati tratti estratti dalle acque e il numero delle vittime, a quel momento era stimato tra i 325 e 363 individui. Altri 108 corpi sono stati recuperati entro il 9 ottobre, quando è stato possibile accedere alla parte interna dello scafo dell'imbarcazione poggiata sul fondo a circa 47 metri sotto la superficie dell'acqua. Quando il numero dei corpi recuperati era di 302, 210 di essi appartenevano a uomini, 83 a donne e 9 a bambini. L'11 ottobre, è stato riferito che tutti i corpi erano stati recuperati dal vascello e che il numero dei morti aveva raggiunto i 339. Circa 50 corpi a quel momento erano ritenuti essere ancora dispersi, e le ricerche di ulteriori corpi nella zona sono continuate usando aerei e dispositivi robotici. Altri 20 corpi sono stati trovati e recuperati il 12 ottobre, portando il totale delle vittime accertate a 366. Secondo le dichiarazioni di alcuni sopravvissuti, il barcone avrebbe avuto a bordo 518 persone; il numero risulterebbe dai conteggi dei pulmini che li portavano sul natante a Misurata. Tuttavia, la somma dei 155 superstiti e dei 366 corpi recuperati (360 eritrei, 6 etiopi), dà un totale di 521, a cui potrebbero essere sommati un'ulteriore possibile ventina di dispersi. Secondo la testimonianza del superstite eritreo Mussiie Ghebberhiert, le persone imbarcate erano invece 545, in massima parte eritrei...

https://it.wikipedia.org/wiki/Naufragio_di_Lampedusa_del_3_ottobre_2013



BUON COMPLEANNO MATAJUR/VSE NAJBOLŠE MATAJUR

71 ANNI


 ORGANO DEGLI SLOVENI DELLA BENEČIA-GLASILO

BENEŠKIH  SLOVENCEV
ČEDAD/CIVIDALE, 3. Ottobre 1950.
Anno/Leto 1-numero 1/štev.1

Primo giornale degli Sloveni bella Benečia
3 ottobre 1950 primo numero

Il Novi Matajur è il settimanale degli sloveni della provincia di Udine. Dal primo numero uscito nel 1950 il 3 ottobre (MATAJUR) diretto per 23 anni da Tedoldi Vojmir (mio padre) svolge un importante ruolo informativo, culturale e di collegamento. Il giornale è bilingue, gli articoli sono in sloveno standard o nei dialetti locali e in italiano.Ora è diretto da Michele Obit. Il 3 ottobre 1950 a San Pietro al Natisone uscì il primo numero del periodico Matajur,portavoce della Benečija.L’idea di istituire questo giornale venne a Vojmir Tedoldi, a sua moglie Jožica Miklavčič (mia madre),a Mario Cont e a Izidor Predan (Dorič).Il nome Matajur lo prese da un giornale partigiano del 1944.
Inizialmente la redazione ebbe sede a San Pietro al Natisone,ma poi a causa dei movimenti antisloveni di allora, fu trasferita a Udine dove vi rimase fino alla fine del 1973.
Inizialmente si stampava a Gorizia nella tipografia Lukežič e poi a Udine da Marioni. Fino ad allora il direttore responsabile del Matajur fu Vojmir Tedoldi,giornalista di Cornappo,che con la moglie Jožica si è impegnato per la diffusione della lingua slovena in Benečija attraverso il Matajur.
All’inizio usciva su due,a volte quattro pagine ,poi si arricchì di più fogli ed iniziò a pubblicare un’appendice linguistica in italiano che presentava, in modo semplice,le regole della grammatica slovena (le declinazioni).
Successivamente diventò quindicinale con più pagine ed immagini a colori.
Il Matajur era scritto nei vari dialetti della Benečia, in sloveno ed italiano.
Essere direttore di un giornale sloveno in provincia di Udine per gli anni 50′-60’non era era facile.
Ricordo con piacere le belle illustrazioni del prof. Emilio Kavčič ,originario della Benečija,insegnante all’istituto d’arte di Udine.
Gli abbonati del Matajur erano Benečani delle varie valli ed emigranti sloveni dell’ Europa e del mondo.
Attraverso la lettura del giornale generazioni di benečani hanno imparato a leggere e a scrivere nelle varianti di dialetto e si sono avvicinati alla lingua slovena letteraria.
Dal 1 gennaio 1974 il periodico prese il nome di Novi Matajur,la redazione da Udine si trasferì a Cividale,dove ha sede tuttora.Il direttore responsabile era Izidor Predan fino all’ 84, con il primo gennaio 1985 il giornale è diventato settimanale, la direzione è stata affidata a Jole Namor.
Il Matajur e il suo successore Novi Matajur, pubblicando contributi in italiano, sloveno e in diverse varianti dialettali, svolge un’attività informativa, culturale e di raccordo sia sul territorio che tra gli sloveni emigrati all’estero.(O.T.)

 

003 (1) (1)disegno del prof.Emilio Kavcic


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