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«Sclavanie» tra locale e globale-»Sclavanie« lokalno in globalno

 

La situazione della Slavia è al centro delle indagini di un nuovo libro. Si tratta di Sclavanie, il frutto del lavoro di ricerca di Davide Degano, un giovane fotografo e ricercatore di Faedis. «Ormai il volume è in tipografia. È in fase di stampa e sarà pronto a fine mese. In seguito saranno organizzate diverse presentazioni a Udine e in altre sedi».

Nelle sue quasi trecento pagine, il volume riproduce molte fotografie, dello stesso Davide, accanto a testi redatti in quattro lingue. «La parte fotografica è narrata attraverso le citazioni delle persone del luogo nelle tre lingue del territorio – italiano, sloveno e friulano – mentre i saggi, le mappe tematiche e le informazioni storiche sono in italiano. Ogni copia in italiano può essere acquistata con tre diverse traduzioni – in sloveno, a cura del museo Smo di San Pietro al Natisone/Špietar– in friulano, a cura di Marisa Comelli con la supervisione dell’Arlef – e in inglese per quanti lo comprano dall’estero».

Ogni capitolo sviluppa un tema. Si parla di origine e trasformazione del territorio ai confini, di cristianità pagana – con le due tradizioni slava pagana slava e cristiana che tuttora convivono, ad esempio attraverso la Bandimica o nel carnevale – di guerre, terremoto, emigrazione. Un capitolo è dedicato alle persone che ancora vivono sul territorio, come Luca Pantanali, che ha riportato in vita il villaggio di Clap/Podrata.

La ricerca del libro contempla tutta la Sclavanie, come viene chiamata la Slavia in lingua friulana. Intervistando una ventina di persone, sono state prese in esame le Valli del Torre e del Natisone. Molte foto provengono dalla zona da cui Davide proviene, ovvero da quella montana dei comuni di Faedis e Attimis, ma non solo. Così, possiamo trovare immagini provenienti da Canebola, Clap, Robedischis, Farcadizze, Prossenicco, Porzus, Subit, ma anche da Drenchia, Lasiz, Pulfero, Montefosca o Castelmonte.

Davide Degano

Davide, che ha 30 anni, è laureato in arti visive, con specializzazione in fotografia e racconto fotografico. «La mia ricerca è partita con l’intento di riscoprire il territorio in cui sono di casa. Ho trascorso un periodo in Australia; in seguito mi sono trasferito in Olanda, dove però non mi sono sentito a mio agio come in Australia ». Davide si è sempre interessato di fotografia. «Già in Australia avevo frequentato corsi tecnici, per realizzare fotografie commerciali e ai matrimoni. Un amico mi ha spronato a raccontare storie attraverso immagini e, così, in Olanda ho fatto domanda per entrare all’accademia d’arte. Lì ho approfondito la mia conoscenza fotografica, per riuscire a raccontare storie attraverso le fotografie. Un mio interesse, comunque, è anche quello di avvicinare la fotografia ad altre discipline». Non per niente, nel libro figurano saggi dell’antropologa Livia Maria Raccanello e del ricercatore indipendente all’Università di Innsbruck Michael Beismann.

«Il libro – spiega Davide – vuole ragionare sul concetto di locale in relazione alla società globalizzata. Ovvero su quanto sia importante mantenere vive tradizioni e culture, seppur piccole, all’interno di una società globalizzata. Questo non significa isolarsi nel proprio guscio, ma essere consapevoli che ci sono differenze, anche fra piccoli paesi vicini tra loro e che queste differenze non fanno altro che offrirci una capacità d’apertura che altrimenti non avremmo. Anche se dicessimo che siamo tutti uguali, ben presto ci troveremmo a capire che in realtà non lo siamo; da questo deriverebbero incomprensioni. Partendo dal presupposto che ognuno di noi è differente, invece, il nostro dialogo diventa costruttivo. Non si tratta di un dialogo in cui io voglio avere ragione perché penso di essere più uguale. Io mi siedo con la mia cultura, tu con la tua e giungiamo a un dialogo costruttivo. Questa è la volontà del progetto, oltre al desiderio di sostenere le minoranze culturali e linguistiche. Anche per questo è redatto nelle tre lingue, italiano, sloveno e friulano».

Un’altra parte del libro per Davide è più personale. «Quando sono andato a fare foto a Lasiz, mi sono trovato a parlare con un anziano del posto. Mi ha rivolto alcune domande sulle mie origini e, così, sono venuto a sapere da lui che mia nonna paterna era originaria della zona di Pulfero. Nella sua famiglia, quindi, la lingua parlata era il dialetto sloveno. Successivamente mi sono informato a riguardo in famiglia – e mio padre mi ha confermato di avere saputo molto poco delle origini di mia nonna per molto tempo, fino a quando aveva 25 anni. Un giorno la ha inavvertitamente sentita parlare in sloveno con una parente stretta in cucina. Lo aveva sempre fatto di nascosto». Alla scoperta hanno fatto seguito le spiegazioni. «Quando, nel periodo della seconda guerra mondiale, mia nonna era emigrata verso la pianura, aveva imparato il friulano e a parlare in friulano per le paure legate ai partigiani, ai saccheggi e al modo in cui venivano trattati gli sloveni all’epoca». Una storia nemmeno così nelle zone vicine al confine orientale. «Questa scoperta non ha fatto altro che rinfocolare il mio desiderio di proseguire la ricerca», nota Davide. (Luciano Lister)

https://www.dom.it/sclavanie-lokalno-in-globalno_sclavanie-tra-locale-e-globale/

DOLCI TIPICI DELLA COMUNITA' SLOVENA PROV.UDINE

 


>> LANDAR (PODBUNIESAC)

>> v saboto, 25. šetemberja, ob 17.
bojo par gostilni Gastaldia d’Antro predstavili bukva v katerih so zbrani recepti tipičnih slaščic slovenske skupnosti Videnske provinče, ki jih je papravla zveza Slovenci po svetu. Guorili bojo Graziella Bianco Coren, Valeria Domenis in Enzo Driussi.

>> ANTRO (PULFERO)
>> sabato, 25 settembre, alle 17
si terrà alla Gastaldia d’Antro la presentazione del libro in cui sono state raccolte le ricette di dolci tipici della comunità slovena della provincia di Udine curato dall’unione Slovenci po svetu. Interverranno Graziella Bianco Coren, Valeria Domenis e Enzo Driussi.

Accontentarsi


Io trovo che c'è una bella parola in italiano che è molto più calzante della parola felice, ed è contento, accontentarsi, uno che si accontenta è un uomo felice.

TIZIANO TERZANI
Anam, il senzanome



 

Rustici in alta val Torre - Stare hiše v Terski dolini

 







L’importante libro di Rob Wallace sull’origine delle pandemie

 


Non vorrei sbagliarmi, ma mi sembra che solo “il manifesto” abbia dato notizia della pubblicazione nel 2016 dell’importante libro del biologo evolutivo statunitense Rob Wallace intitolato Big Farms Make Big Flu (“Grandi fattorie producono grandi malattie”), cui è seguita l’edizione in spagnolo nel 2020. Se così fosse, sarebbe un’ulteriore conferma dell’approccio semplicistico e interessato con cui i paesi a capitalismo avanzato intendono far fronte all’attuale pandemia, sorta successivamente all’emergenza di altre pandemie non meno pericolose ma che hanno toccato meno i nostri paesi. Ricordiamo che negli ultimi 20 si sono registrate 4 pandemie, alcune non ancora spente; del resto, il cosiddetto virus della spagnola (in realtà “americana” come tutte le cose buone) è ancora circolante.

Rob Wallace insegna nell’Università del Minnesota e da circa 25 anni studia le relazioni tra il modello produttivo capitalistico e l’insorgere di nuovi agenti patogeni. Un argomento che dovrebbe essere al centro del nostro interesse, ma che viene accantonato perché ci si vuole convincere che i vaccini – solo quelli ammessi e scelti sulla base di precisi interessi politici ed economici – sono la panacea delle pandemie, nonostante la loro effettiva protezione, i loro possibili effetti dannosi, il loro funzionamento presentino ancora tanti buchi neri su cui far luce. Inoltre, bisogna aggiungere che le scienze mediche hanno sviluppato il concetto di iatrogenesi per confrontarsi con gli eventuali danni indesiderati provocati dai farmaci o dagli interventi medici. Ma di questi tempi di iatrogenesi è meglio non parlare.

Toccando questi temi oggi cruciali il libro di Wallace chiama direttamente in causa le grandi corporazioni le quali, avendo spodestato ovunque i piccoli agricoltori con la loro feroce concorrenza, dominano la produzione del cibo di cui ci nutriamo e la sua commercializzazione in ogni parte del globo. Aggiungo: fornendoci cibo insapore e di cattiva qualità che peggiora le condizioni del nostro organismo e ci rende ancora più esposti agli attacchi degli agenti patogeni, favorendo per esempio l’insorgere dell’obesità.

Andando più nello specifico e approfondendo questo legame tra affezioni dell’organismo e ambiente circostante, come fa notare Ernesto Burgio, sarebbe più opportuno definire questi fenomeni sindemia. Si tratta di una nozione coniata da un antropologo medico, Merrill Singer, negli anni ’90, con la quale si intende “indicare tutta una serie di condizioni morbose “concomitanti” – con particolare riferimento alle “malattie non trasmissibili”, quali in primis affezioni cardiocircolatorie e tumori –, nonché un insieme di situazioni e variabili “socio-economiche” (densità demografica, livello di istruzione, indice di povertà etc.) e “climatologico-ambientali” (cambiamenti climatici, riscaldamento globale, deforestazione, desertificazione etc.)”. Tutti aspetti che dovrebbero essere tenuti in conto “ai fini di una corretta lettura e interpretazione dei dati relativi all’andamento e all’evoluzione di qualsivoglia “malattia infettiva”, a maggior ragione ove la stessa assumesse una diffusione globale, come nel caso della “pandemia da Srs-CoV-2”.,, continua  https://www.lacittafutura.it/recensioni/l%e2%80%99importante-libro-di-rob-wallace-sull%e2%80%99origine-delle-pandemie

PROFUMO D'AUTUNNO


Arriva l'Autunno.....
C'è un po' di entusiasmo nell'aria.... ! 🥰

#studioforest PROFUMO D'AUTUNNO

🍃
Nella settimana dell'Equinozio, non abbiamo più alcun dubbio: iniziamo ad attendere con trepidazione i colori della nuova stagione in arrivo.
DOMENICA 26 Settembre vi aspettiamo con ben 3 escursioni!
Boschi collinari ed ampie vedute su questo affascinante itinerario mediamente impegnativo, nella natura e storia della Pedemontana.
In collaborazione con Pro Loco Amici di Porzûs
Escursione gratuita al Castagno secolare di Pegliano attraverso i boschi dell'antica chiesetta di San Donato, in occasione della Festa del Castagno Gigante
Attività promossa dal Comune di Pulfero
✅ Passeggiate di Ikarus - Ikarus Festival - LUNGO I PRATI DI TRIBIL E IAINICH
Nell'ambito della manifestazione Ikarus - Green Belt Festival, ci inoltreremo nel bosco che circonda Altana per sbucare nei prati di Tribil e raggiungere i castagni e tigli di Jainich.
📩 ISCRIZIONI APERTE per tutte le passeggiate!
QUI la NEWSLETTER con le escursioni delle prossime due settimane e tutte le novità!
🤠 Buon inizio settimana a tutti !

Come uno stormo

 E qualcosa come uno stormo si stacca 

in fuga dall’incendio
una nota, dai vetri, una voce
il breve sussurrare dei poeti.

PIERLUIGI CAPPELLO
Assetto di volo


" O Vrba "di France Prešeren Letteratura slovena

 

chiesa di S.Marco a Vrba
http://en.wikipedia.org/wiki/St._Mark's_Church,_Vrba


O Vrba, srečna, draga vas domača

O Vrba! srečna, draga vas domača,
kjer hiša mojega stoji očeta;
de b’ uka žeja me iz tvojga svéta
speljala ne bila, goljfiva kača!
Ne vedel bi, kako se v strup prebrača
vse, kar srce si sladkega obeta;
mi ne bila bi vera v sebe vzeta,
ne bil viharjov nótranjih b’ igrača!
Zvestó srce in delavno ročico
za doto, ki je nima miljonarka,
bi bil dobil z izvoljeno devico;

mi mirno plavala bi moja barka,
pred ognjam dom, pred točo mi pšenico
bi bližnji sosed vároval – svet’ Marka.
O Vrba!
Felice, caro paese natio,
dove si trova la casa di mio padre;
non mi allontanasse dal tuo mondo la sete del sapere,
serpente ingannatore..

Non avrei imparato, come si trasforma in veleno
tutto ciò che il cuore desidera dolcemente,
non avrei perso la fiducia in me
 stesso
non sarei stato vittima dei tormenti dentro di me!

Avrei trovato con una vergine prescelta,
un cuore fedele e una manina laboriosa
per una dote che non è posseduta da una donna ricca.

La mia barca avrebbe navigato in pace,
San Marco il mio vicino di casa, mi avrebbe protetto la casa dagli incendi e il grano dalla grandine.

traduzione  fornitami da  Ana Anica che ringrazio

O Vrba "è un sonetto scritto nel 1832 e successivamente corretto dal poeta slovenromantico France Prešeren , che è considerato il poeta nazionale della Slovenia . E 'stato pubblicato nel 1834 nel quarto volume dell' almanacco Krajnska čbelica (Carniola Bee). E' 'l'esposizione introduttiva di un ciclo di sei sonetti, dal titolo i Sonetti della sfortuna ( sloveno :Sonetje nesreče ). Il sonetto è dedicato al villaggio di Prešeren Vrba , che esprime un senso di generale malinconia sopra l'idillio perduto dell'ambiente rurale. Secondo i critici letterari contemporanei sloveni, in particolare Marija Pirjevec , Boris Paternu e Janko Kos , il significato del sonetto è centrato sul problema della precarietà ed infelicità di un libero soggetto distaccato dal teocentrica visione del mondo. La forma sonetto segue le regole astratte da August Wilhelm Schlegeldai sonetti di Petrarca . Nel 20 ° secolo, diverse interpretazioni musicali del poema sono state create, il più noto di loro probabilmente essere una versione dalla slovena folk rock musicista Vlado Kreslin .

http://en.wikipedia.org/wiki/O_Vrba

Licei annessi al Convitto, con i corsi di sloveno colmate delle lacune

 


Il problema della prosecuzione degli studi in sloveno nelle scuole superiori della Provincia di Udine resta ancora irrisolto. Sia per quanti cercano una continuità dopo aver terminato il ciclo della scuola bilingue Paolo Petricig di San Pietro e – per i motivi più disparati – non si iscrivono alle scuole di Gorizia, sia per quanti cercano un primo approccio ad una delle lingue minoritarie del territorio, per di più parlata da oltre due milioni di persone in uno Stato confinante. Per sedici anni i corsi di sloveno organizzati per gli studenti dei licei annessi al Convitto Paolo Diacono di Cividale hanno ‘messo una pezza’ a questa mancanza. A promuoverne l’istituzione e a coordinarne il percorso in tutti questi anni è stato il professor Alessandro Guglielmotti che, fra l’altro, ha radici nelle Valli del Natisone. Gli abbiamo chiesto di fare un bilancio di questi anni di attività, visto che da quest’anno scolastico passerà il testimone.

Ci sono state resistenze quando ha proposto di realizzare questo corso?
Temevo ce ne sarebbero state. In realtà non ho trovato difficoltà. Anzi, ho trovato apertura e disponibilità. I miei timori erano che potessero insorgere ostilità nell’ambiente scolastico: qualche anno prima avevo proposto al Convitto di sottoporre agli studenti un questionario sull’uso del dialetto sloveno nelle famiglie. Ebbene, quel questionario fu bloccato dall’istituzione scolastica. Quindici anni dopo, invece, la proposta del corso è stata accolta senza difficoltà. La normativa sulla tutela della minoranza slovena ne ha ovviamente facilitato la realizzazione. La scuola da parte sua ci ha sempre garantito la massima disponibilità anche in termini pratici, su materiale e uso degli spazi.
Qualche anno fa si discusse della possibilità di rendere il corso, facoltativo, un insegnamento curricolare. Cioè che – in soldoni – il voto conseguito concorresse alla media finale con le altre materie di insegnamento. Come mai non se ne fece nulla?
Dopo qualche anno, visto anche che l’adesione ai corsi base e avanzato era buona con in media una quindicina di adesioni, avanzammo la proposta di rendere l’insegnamento curricolare in modo che la fatica degli studenti venisse in qualche modo riconosciuta. Senza che si togliessero ore alle altre materie. Alcuni spazi la normativa li avrebbe lasciati secondo me, ma non se ne fece nulla. Il rammarico resta, perché chi frequenta il corso che prevede più di 40 ore all’anno – sacrificando il proprio tempo libero – oggi ottiene gli stessi crediti degli studenti che invece magari spendono solo due ore in una delle tante altre attività proposte dalla scuola.
Pensa che il corso abbia in qualche modo contribuito a far cadere alcuni pregiudizi diffusi, anche a Cividale, nei confronti della minoranza linguistica slovena e più in generale sulla Slovenia?
Non parlerei di pregiudizi. Più che altro, in qualche caso, di scarsa conoscenza, questo sì. C’è una sorta di pigrizia mentale. Sia nei confronti della Slovenia che di tutte le realtà della ex Jugoslavia. Più volte mi è capitato di trovare ragazzi che erano stati a Londra, a Parigi e mai a Lubiana che dista un centinaio di chilometri e che pure è una capitale europea. In questo senso credo che sì, anche i corsi che abbiamo organizzato abbiano contribuito a colmare queste lacune. Pregiudizi, ostilità nei confronti della minoranza linguistica o nei confronti di chi aveva frequentato la bilingue no, non ne ho mai percepiti. I ragazzi che si sono iscritti ai corsi erano sia ex alunni della scuola di San Pietro sia ragazzi cui invece interessava avere un primo approccio con lo sloveno. Questo è già un segnale di come i pregiudizi siano stati superati.
Adesso che lei è in pensione come pensa sarà il futuro di questa iniziativa?
Mancano ancora alcune formalità ma so che già c’è la disponibilità di qualche collega a proseguire. O, meglio, a ripartire, visto che anche questo corso ha subìto lo stop imposto dalle normative anti-covid. Più in generale credo che la proposta abbia ottenuto il risultato che ci eravamo prefissati, ossia quello di far mantenere un contatto con la lingua slovena agli ex alunni della bilingue e far conoscere di più questa cultura a quanti invece non ne avevano avuto la possibilità. Spero si possa invertire quel trend che ha fatto sì che, negli ultimi anni, tanti ex iscritti alla bilingue non scegliessero di fare il corso. Resta infatti aperto il problema dell’impegno che richiede la frequenza senza che si ottenga poi un riconoscimento proporzionato e maggiormente spendibile.
Un altro rischio che intravedo è che la scuola possa accettare alcune proposte di associazioni che vorrebbero organizzare iniziative su cultura e tradizioni ‘slave’. Ovviamente non ho nulla in contrario né nei confronti delle tradizioni, né nei confronti delle iniziative in sé. Il rischio cui mi riferisco è che con questo approccio proprio questa ricchezza culturale possa essere ridotta a folclore.

https://novimatajur.it/attualita/licei-annessi-al-convitto-con-i-corsi-di-sloveno-colmate-delle-lacune.html

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