calendario

UNA GERLA DI IDEE

BLOG UNA GERLA DI IDEE

slide benecia

slide benecia
benecia

profilo di OLga

profilo di OLga
profilo OLga

Translate

Cerca nel blog

Powered By Blogger

follower

IL KIWI

 Il kiwi: quasi autoctono

di Raffaele Testolin
Originario della Cina, la sua coltivazione è iniziata in Nuova Zelanda nel secolo scorso, grazie ad una suora neozelandese che viveva in Cina e che ha spedito dei frutti in patria. È arrivato in Corsica verso la fine degli anni ’60 e in Italia le prime piantagioni risalgono all’inizio degli anni ’70. Ettore Favot di S. Quirino di Pordenone è uno dei pionieri di questa coltivazione.
In base alla legge regionale del 2002, il kiwi da quest’anno può considerarsi specie autoctona, essendo coltivata in regione da cinquanta anni ed essendo – come recita la legge - integrata nell'agroecosistema del Friuli Venezia Giulia.
È stata una coltura di successo, che ha dato molte soddisfazioni economiche ai produttori per oltre vent’anni. Ora i prezzi sono interessanti, ma non creano più i ‘paperon de’ paperoni’ che hanno creato nei felici anni ’70 e ’80.
La coltivazione non è difficile. Quando si fanno gli impianti è necessario considerare che servono anche piante maschili per impollinare le varietà che producono i frutti e che hanno solo fiori femminili.
Si alleva a tendone o a pergola doppia e la potatura è facile per chi sa potare la vite. Si eliminano tutti i tralci che hanno prodotto, sostituendoli con i tralci nuovi che partono alla base di quelli che hanno dato frutti. C’est tout! – direbbero i cugini francesi.
Ha bisogno di acqua e non si può coltivare il kiwi senza un buon impianto di irrigazione, ma non bisogna dare acqua in eccesso, altrimenti si sviluppano malattie.
Una delle operazioni critiche è la cura dell’impollinazione. Il vento porta un po’ di polline dalle piante maschili a quelle femminili, ma non basta. Le api sono schizzinose perché non trovano nettare nei fiori di kiwi e, quindi, raccolgono un po’ di polline, ma poi si stufano. Cosa fare? Non resta che impollinare a mano. A mano ovviamente se le piante sono poche, altrimenti ci sono delle macchine che aspirano il polline dai fiori maschili e altre macchine che lo distribuiscono sui fiori femminili. Roba professionale, ovviamente. Ma, nell’impollinazione si gioca il reddito della coltura, come ben sanno i produttori.
Ci sono kiwi a polpa verde, gialla e rossa, o – meglio – bicolore. Sul mercato si trovano piante di tutti e tre i tipi. Il rosso è il più ricercato in questo momento, è delizioso, viene pagato bene, ma è molto sensibile alle malattie.
C’è poi, per gli hobbisti con poco spazio in giardino, anche l’actinidia arguta, un kiwi che produce frutti delle dimensioni di un’oliva, verdi. Si mangia tutto. Questi frutti si trovano nei supermercati come baby-kiwi, assieme ai piccoli frutti. Per chi volesse provare la coltivazione, le piante si trovano facilmente nei ‘garden’. Ricordo che anche qui servono maschi e femmine. Buona fortuna.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante frutta

DONNE E CONFINI DI MARTA VERGINELLA

 


La storia dei confini sul suolo europeo alterna periodi di stabilità a conflitti. A epoche favorevoli alla loro costruzione, ne sono seguite altre in cui il loro attraversamento e abbattimento si sono resi più necessari. La diffusione del COVID-19 ha imposto repentinamente numerose limitazioni alla circolazione delle persone anche in quelle aree che erano diventate faticosamente valicabili. L’esperienza delle limitazioni alla mobilità e della quarantena sul confine italo sloveno hanno portato l’autrice a mettere in luce le forme di attraversamento e di limitazioni della mobilità femminile tra Otto e Novecento, tra la città e la campagna, tra il mondo di lingua slovena e quello italiano, tra la Venezia Giulia e l’Egitto, tra la Jugoslavia di Tito e l’Italia. Nella varietà delle forme di mobilità delle donne emergono i tentativi di controllo, la paura dei contagi e delle contaminazioni culturali ma anche la spinta a uscire dalle mura domestiche per cercare e inventare necessarie risorse di sostentamento. Non solo nella Storia, ma anche nella quotidianità dell’autrice i confini diventano luoghi di prova, di debolezza e di forza.

Nuova vita alle case vuote


Una casa in affitto a Platischis/Najemniška hiša v Plestiščah

In tutta la Slavia ci sono molte strutture e case che restano chiuse e disabitate per la maggior parte dell’anno. Molto spesso, peraltro, finiscono col peggiorare nello stato di conservazione, a causa della carenza di quelle piccole manutenzioni quotidiane che derivano dal viverci stabilmente.

Un po’ in direzione opposta va la scelta effettuata in seno alle parrocchie di Platischis/Plestišča e Prossenicco/ Prosnid, che hanno messo a disposizione del pubblico alcuni imi mobili siti nelle due frazioni.

Dalla zona delle sorgenti del Rio Bianco e del Rio Nero, al confine con la Slovenia, il diacono Diego Mansutti spiega che ci sono più opzioni di soggiorno, sia per piccoli gruppi che per comitive.

«Sono rivolte sia a gente che viene per alcuni giorni o qualche settimana in vacanza nella natura, sia agli emigranti che fanno ritorno in valle e che non hanno più casa qui», spiega Mansutti. Le case sono tutte arredate e attrezzate nonché seguite da persone che ne curano la pulizia e le piccole manutenzioni.

A Platischis ne sono state messe a disposizione tre, oltre alla canonica. Nel complesso, lì i posti letto a disposizione sono 25. Quanti fossero interessati possono contattare i numeri di telefono 379 1295162 o 3355811017.

A Prossenicco, invece, a disposizione di quanti lo desiderino è stata messa la ex canonica. Per avere informazioni, è necessario contattare il numero telefonico 391 3383225.

L’iniziativa è condotta al fine di garantire la sussistenza economica delle parrocchie nonché le spese di manutenzione degli stessi edifici. (Luciano Lister)

https://www.dom.it/novo-zivljenje-za-prazne-hise_nuova-vita-alle-case-vuote/?fbclid=IwAR3o4NLMc1jILoo4JG53vI92gUd0iy6rlPqKa-A498F0a4Co7S8KFe_rPIY


Genti di frontiera: storie e identità diverse tra Friuli e Venezia Giulia

 



Viaggiare i Balcani propone dal 18 al 21 agosto un viaggio tra l’Adriatico e le Alpi, in quel Friuli Venezia Giulia terra di genti di frontiera

Informazioni: Viaggiare i Balcani 

Frontiere culturali, linguistiche, militari, politiche … mentali: da Palmanova e Gradisca d’Isonzo, poste sulla linea del duro scontro tra Venezia e Vienna, alla Trieste asburgica delle tante nazioni; dall’ospedale psichiatrico “basagliano” fino alle città “gemelle” di Gorizia e Nova Gorica, unite e divise. Friuli e Venezia Giulia sono da secoli terre di frontiera ricche di elementi diversi, che spesso coesistono in armonia, si mescolano e si combinano per formare qualcosa di nuovo.

Nella prima metà del ‘900, la Storia e gli uomini hanno trasformato queste frontiere sfumate in confini, netti e taglienti: “o questo o quello”, mettendo in crisi identità e modi di vita plurali, che attingevano sia dall’uno che dall’altro. Sono state tracciate linee che hanno separato e cambiato esistenze, destini. Ma anche laddove i confini sembravano mannaie, questo territorio è riuscito ad ammorbidire nel tempo ciò che appariva duro ed immutabile, con un lavoro paziente che oggi vede protagoniste le nuove generazioni. Così, queste terre ritornano ad essere luogo d’incontro e condivisione: dalla frontiera armata tra Serenissima ed Impero alla frontiera mentale che separa i cosiddetti “normali” dagli “ammalati”, luoghi e incontri di questo viaggio ci conducono in un mondo ricchissimo, esempio di come potrà essere la nuova Europa: divisa e conflittuale o capace di accogliere ed elaborare culture, tradizioni, idee, punti di vista, stati d’animo…

Ci attendono incroci inattesi e temi poco o nulla conosciuti. Ancora una volta tra l’Adriatico e le Alpi, tra il sasso del Carso e la natura dolce della costa.

 

PROGRAMMA DI VIAGGIO

MERCOLEDI’ 18 AGOSTO - TRENTO – MESTRE – PALMANOVA – GRADISCA D’ISONZO – GRADO

Partenza da Trento alle 5.30. Sosta a Rovereto e a Mestre Stazione FFSS alle 8.00 per la raccolta dei partecipanti. Dedichiamo il mattino alla frontiera militare, toccando i centri di Palmanova (patrimonio dell’umanità UNESCO) e Gradisca d’Isonzo: piazzeforti d’importanza fondamentale nel ripetuto scontro tra Repubblica di Venezia ed Impero asburgico, ma anche parte del complesso sistema di difesa italiano contro il blocco dei Paesi socialisti durante la Guerra fredda.

Dopo il pranzo libero, visitiamo Grado, città costiera carica di storia, protagonista di fitti rapporti con Aquileia e Venezia, divenuta spiaggia austriaca per eccellenza nell’ultimo scorcio del ‘800, unica di sabbia nei territori asburgici. Qui esploriamo il particolare legame tra l’Adriatico ed il mondo viennese, ma anche quello privilegiato tra l’Istria e la città, tanto da divenire la nuova casa di pescatori e agricoltori istriani con l’Esodo del Secondo dopoguerra. Cena e pernottamento ad Aquileia in hotel 3*.

GIOVEDI’ 19 AGOSTO - GRADO – TRIESTE

Approfittiamo della nostra presenza a Grado e trascorriamo il mattino in città per un po’ di relax: la spiaggia o il passeggio nel vecchio borgo dei pescatori o sul lungomare che guarda l’Istria ci offrono la possibilità di trascorrere ore serene e piacevoli.

Dopo il pranzo libero ci spostiamo a Trieste, dove visitiamo il cuore storico abbracciando un punto di vista particolare: è l’anima slovena quella che scopriamo, venendo a contatto con questa comunità solida e numerosa che ha vissuto un ‘900 complicato. La scoperta del suo sviluppo sociale, economico e culturale passa attraverso la visita di siti emblematici – come il Narodni Dom, nato come riferimento per la comunità e dato alle fiamme dalle squadre fasciste nel 1920 – e tenendo conto della pluralità di genti, lingue, culture e religioni che dal ‘700 fanno di Trieste una città cosmopolita … e di frontiera. Cena e pernottamento alle porte di Trieste in hotel 3*.

VENERDI’ 20 AGOSTO - TRIESTE – MUGGIA – GORIZIA

Dopo la colazione, seguiamo il nostro filo tematico con la visita all’ex Ospedale psichiatrico, inaugurato nel 1908 nel Parco di San Giacomo. Qui tocchiamo il turbamento di identità di frontiera in una regione di frontiera, che in 40 anni conosce ben 6 diverse bandiere: da quella dell’Impero asburgico a quella dell’Italia repubblicana, passando per il Regno sabaudo, il Terzo Reich, la nuova Jugoslavia socialista ed il Governo Militare Alleato. Ma è anche l’occasione per parlare di discipline di frontiera, quali la psicanalisi e la psichiatria, che qui hanno avuto esponenti eminenti nelle figure di Edoardo Weiss e Franco Basaglia.

Dopo il pranzo libero giungiamo a Muggia – lembo d’Istria italiana – e più precisamente sul confine di Stato che un tempo divideva Italia e Jugoslavia, mentre oggi ci separa dalla Slovenia. Esploriamo i dintorni e ragioniamo sulla definizione del confine nel 1954, sul piccolo Esodo dei Muggesani, sui controlli dei graničari (poliziotti di confine) jugoslavi e sulla scomparsa del confine in tempi recenti. Cena e pernottamento in hotel 3* a Gorizia.

SABATO 21 AGOSTO - GORIZIA – MESTRE – TRENTO

Dopo la colazione ci accoglie Gorizia-Nova Gorica, Capitale Europea della Cultura 2025. Centro culturale di rilievo nel periodo asburgico, Gorizia ed il suo territorio sono stati protagonisti di un felice abbraccio di lingue e culture – italiane, friulane, slovene e tedesche – che nel corso del ‘900 è stato messo a dura prova. La cosiddetta Nizza austriaca è così divenuta la città maledetta della Grande Guerra e poi la città contesa tra sloveni e italiani al termine della Seconda Guerra Mondiale.

Da tempo Gorizia attende che il suo notevole patrimonio di storia, cultura, architettura e vita politica e sociale venga scoperto e valorizzato, mentre la linea di confine che la divide dalla Nova Gorica jugoslava sta progressivamente (ma faticosamente) sbiadendo. In bilico lungo la linea di confine – dove un tempo passava la Cortina di Ferro – puntiamo così l’attenzione su Piazza della Transalpina, simbolo (zoppicante) della caduta del confine tra le due città, pronta ad essere ridisegnata per assumere il ruolo che merita. Dopo il pranzo organizzato e l’incontro con un protagonista della vita politica e culturale della città, rientriamo sostando a Mestre FFSS e a Rovereto per la discesa dei partecipanti, con arrivo a Trento in serata.https://www.balcanicaucaso.org/Transeuropa/Genti-di-frontiera-storie-e-identita-diverse-tra-Friuli-e-Venezia-Giulia?fbclid=IwAR14v3QlrkEqt-hCyO_QBiUCj9p3MBeCfsxdzXMuA39R5fETJivl6Nhtkv0

vignetta

vignetta
vauro

io sto con emergency

logotip

logotip
blog