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torna l'ora legale

 

L'ora legale in Italia è l'anticipazione di un'ora dell'orario per sfruttare la presenza estiva del sole nelle ore mattutine. 

L'ora legale fu adottata per due periodi dal Regno d'Italia dal 1916 e dal 1940 in occasione delle due guerre mondiali; fu poi ripresa in forma stabile dal 1966.

Nel Regno d'Italia l'ora legale fu adottata per la prima volta portando l'ora dalle 24 del 3 giugno 1916 all'una del 4 giugno.[1] Tra il 1916 e il 1920 singoli provvedimenti furono emanati per l'inizio e per la fine del periodo in cui era in vigore l'ora solare.

Nel settembre 2018 la Commissione europea ha proposto l'abolizione del cambio stagionale dell'ora a partire dal 2019; i singoli paesi avrebbero dovuto scegliere se adottare definitivamente l'ora solare o l'ora legale.[34] A marzo 2019 il Parlamento europeo ha approvato la proposta, rinviando all'anno 2021 la scelta sull'orario per i singoli stati.[35] da wikipedia

Tre Minuti di Friuli - 3. VILLA DE CLARICINI DORNPACHER E IL CODICE DANT...

Poco conosciuta è la splendida villa De Claricini Dornpacher a Bottenicco, sede dell'omonima Fondazione con scopi culturali che, per le celebrazioni di Dante per l'anno 2021, presenterà il Codice Dantesco De Claricini.

L'Aula si schiera compatta a difesa delle lingue minoritarie


 È stata approvata dall’Aula all’unanimità la mozione di censura, sostenuta trasversalmente da tutti i Gruppi Consiliari di maggioranza e opposizione, nei confronti della Commissione europea, dopo la decisione di non accogliere le richieste contenute nel “Minority SafePack”, voltando in tal modo le spalle a più di un milione e 100 mila cittadini europei e a diverse istituzioni territoriali che, con tale iniziativa, avevano chiesto protezione giuridica per i 50 milioni di cittadini dell’Unione appartenenti a minoranze nazionali, culturali e linguistiche.

“Il Consiglio regionale e la Regione Fvg ribadiscono il loro pieno appoggio alle minoranze linguistiche e stigmatizzano con convinzione la decisione presa dalla Commissione Eu di rigettare le istanze di 1.128.385 cittadini europei, in rappresentanza di oltre 50 milioni di individui che appartengono a comunità nazionali minoritarie, contenute nel Minority SafePack Initiative”, afferma il consigliere regionale della Lega, Diego Bernardis, primo firmatario della mozione.“La specialità del Friuli Venezia Giulia – spiega Bernardis – è dovuta alla presenza di quattro lingue, fra cui il friulano, lo sloveno e il tedesco. È evidente che la tutela delle minoranze linguistiche è fondamentale per la nostra comunità regionale, dunque ritengo doverosa ogni possibile iniziativa che dà valore aggiunto e maggiori garanzie alla nostra specialità”.

“La posizione presa dalla Commissione europea è estremamente preoccupante – commenta l’esponente della Lega – in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo, l’attaccamento alle nostre radici dovrebbe essere tutelato e valorizzato per guardare al futuro con cauto ottimismo”.

“Esprimo grande soddisfazione per il voto unanime di quest’oggi, che assume un valore ancor più importante se consideriamo l’approssimarsi della festa per la Patria del Friuli del prossimo 3 aprile” conclude la nota stampa del consigliere regionale Diego Bernardis.

Una presa di posizione condannata da subito dal Gruppo Consiliare del Patto per l’Autonomia, "un atto gravissimo della Commissione Europea che più volte aveva dichiarato prioritarie l’inclusione e il rispetto della ricca diversità culturale e linguistica dell’Europa, ma che, alla prova dei fatti, ha negato i diritti di milioni di cittadini europei appartenenti a comunità linguistiche minoritarie", osservano i consiglieri regionali del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo e Giampaolo Bidoli.

Senza dimenticare che, respingendo le richieste contenute nel “Minority SafePack”, "i legislatori si sono allontanati ulteriormente dai cittadini che rappresentano, cittadini che si erano avvalsi dell’unico strumento di democrazia partecipativa dell’Unione Europea", concludono Bidoli e Moretuzzo, auspicando un processo democratico più trasparente e inclusivo di tutti i popoli nel processo decisionale all’interno dell’UE e un’azione politica che metta al centro anche il tema della valorizzazione delle diversità e riconosca la libertà dei popoli di autodeterminarsi, di decidere del proprio futuro.

"La recente revoca, da parte del Parlamento Europeo, dell’immunità parlamentare a tre eurodeputati appartenenti a partiti indipendentisti catalani non va certamente in questa direzione", ricorda Moretuzzo.


Carlo Michelstaedter

 


Carlo Michelstaedter nasce a Gorizia nel 1887 in una famiglia ebrea di lingua italiana.

Studiò a fondo Platone e i presocratici (si veda il suo Dialogo della salute), la Bibbia e i tragici greci, i grandi poeti della nostra letteratura, sempre anelando a quel mondo incondizionato che sta al di là dei limiti della vita umana.

Desiderava dunque fuggire da un qui-ed-ora in cui si doveva subire la volontà di un Assoluto imperscrutabile, per annullarsi e diventare egli stesso assoluto.

Trasferitosi a Firenze vi frequentò la facoltà di lettere. Terminata nella città natale (ottobre del 1910) la stesura della tesi di laurea (La persuasione e la retorica) decise di porre termine alla sua fatica di vivere con un colpo di rivoltella.

Come risulta evidente anche nelle sue poesie, Michelstaedter non riesce ad accettare il mistero della creazione, non crede in fondo né ad un amore divino né tantomeno ad un suo riflesso efficace nell’uomo, e desidera solo dissolversi nel nulla.

Nonostante questo sfondo pessimistico e nichilista, la poesia di Michelstaedter ci dona immagini di struggente bellezza a volte un po’ giocate altre volte vere e perfette nell’uso della lingua.

Note biografiche a cura di Alessandro Ramberti.

 POESIE 

dall'incipit del libro

Se camminando vado solitario

per campagne deserte e abbandonate
se parlo con gli amici, di risate
ebbri, e di vita,

se studio, o sogno, se lavoro o rido
o se uno slancio d’arte mi trasporta
se miro la natura ora risorta
a vita nuova,

Te sola, del mio cor dominatrice
te sola penso, a te freme ogni fibra
a te il pensiero unicamente vibra
a te adorata.

A te mi spinge con crescente furia
una forza che pria non m’era nota,
senza di te la vita mi par vuota
triste ed oscura.

Ogni energia latente in me si sveglia
all’appello possente dell’amore,
vorrei che tu vedessi entro al mio cuore
la fiamma ardente.

Vorrei levarmi verso l’infinito
etere e a lui gridar la mia passione,
vorrei comunicar la ribellione
all’universo.

Vorrei che la natura palpitasse
del palpito che l’animo mi scuote…
vorrei che nelle tue pupille immote
splendesse amore.

Ma dimmi, perché sfuggi tu il mio sguardo
fanciulla? O tu non lo comprendi ancora
il fuoco che possente mi divora?…
e tu l’accendi…

Non trovo pace che se a te vicino:
io ti vorrei seguir per ogni dove
e bever l’aria che da te si muove
né mai lasciarti.


VESNA dea primavera nella mitologia slava

 


La
 vesna è un personaggio mitologico femminile associato alla giovinezza e alla primavera nell'antica mitologia slava, particolarmente in Serbia e Slovenia. Insieme al suo compagno Vesnik, veniva associata ai rituali svolti nelle aree rurali nel corso della primavera. Nel XIX secolo, i contadini russi celebravano il ritorno della primavera il 1º marzo andando nei campi e portando su un perno una scultura in argilla di una allodola decorata con fiori. Cantavano canzoni in cui si chiamava la stagione primavera col nome di vesna. Ancora oggi vesna è la parola poetica che sta per "primavera" in lingua slovena e lingua russa.

Nella mitologia slovena, le bellissime donne chiamate vesne vivevano in palazzi in cima a montagne nei quali discutevano il destino dei raccolti e degli abitanti umani. Un circolo magico attorno ai loro palazzi impediva loro di lasciare la cima della montagna, tranne che nel mese di febbraio, quando potevano scendere su carri di legno nella valle sottostante. Alcune persone soltanto erano in grado di sentire i loro canti. Le persone che riuscivano a introdursi furtivamente nei loro palazzi sulle montagne potevano sì conoscere il loro destino, ma rischiavano una spiacevole fine se venivano catturati dalle vesne.

L'immagine di una vesna è stata raffigurata su un francobollo sloveno nel 2005

fonte wikipedia

Campionati Europei Under 21 il più grande evento calcistico sloveno, martedì a Maribor duello tra la Nazionale e l'Italia




Fino al 31 marzo, la Slovenia e l'Ungheria ospiteranno la prima parte del Campionato europeo di calcio Under 21 di quest'anno, che si terrà in due paesi contemporaneamente per la prima volta. È il più grande evento calcistico mai ospitato dalla Slovenia indipendente e, a causa del coronavirus, la fase a gironi si svolge senza spettatori. Il campionato è iniziato ieri, 24 marzo, e la nazionale slovena guidata da Milenko Aćimović ha perso 3-0 a Maribor contro gli attuali campioni d'Europa, gli spagnoli, che due anni fa hanno vinto in Italia il titolo di migliore del vecchio continente. Nel girone B giocano anche i cechi e gli italiani guidati da Paolo Nicolato. Il match tra i due si è concluso ieri a Celje con un pareggio di 1: 1. Il duello tra Slovenia e Italia si svolgerà martedì 30 marzo, alle 21, sempre a Maribor. Lubiana e Capodistria sono teatro degli scontri del Gruppo D, che include le squadre nazionali di Portogallo, Inghilterra, Croazia e Svizzera. L'Ungheria ospita i Campionati Europei U21 a Budapest, Györ, Szekesfehervar e Sombotel, con Ungheria, Germania, Romania e Olanda che giocano nel Gruppo A e Russia, Islanda, Francia e Danimarca nel Gruppo C. Le due migliori squadre di ciascun gruppo avanzeranno e la fase eliminatoria della competizione si svolgerà dal 31 maggio al 6 giugno, quando le finali si svolgeranno a Stožice a Lubiana. Gli ambasciatori dell'importante competizione sono i campioni del calcio sloveno Josip Iličić (Atalanta) e Jan Oblak (Atletico Madrid), che sono stati anche tra i protagonisti della prestigiosa vittoria di ieri della Nazionale di calcio nella prima partita di qualificazione al prossimo Mondiale contro il croato secondo classificato. Sandi Lovrić). Altrimenti, l'EP under 21 di quest'anno è già il ventitreesimo. Le più vincenti finora sono state Spagna e Italia, che sono salite al trono europeo cinque volte ciascuna. Va aggiunto che in Slovenia l'Europeo potrà essere visto in TV SLO 2, mentre le partite della Nazionale italiana verranno trasmesse in Italia su Rai 2, e alcune altre su Rai Sport.

Puoi leggere di più sull'andamento del Campionato Europeo Under 21 di quest'anno sul sito ufficiale della competizione 

traduzione dal Novi Matajur

RAMANDOLO CHIESA DI SAN GIOVANNI

 

autore © Luca Pb

Chiesa di San Giovanni. Ramandolo (UD)


La chiesa di San Giovanni Battista si trova a Ramandolo, località del Comune di Nimis, in provincia di Udine. Fondata nella seconda metà del Quattrocento, venne probabilmente terminata nel 1488, stando ad una data incisa sull’architrave del portale. Solo successivamente venne realizzata l’abside.
Venne consacrata nel 1503 e quindi arricchita con arredi e affreschi. Nuovi lavori vennero eseguiti nel 1644, come ci ricorda una data nella chiave di volta dell’arco d’ingresso, in cui furono realizzati probabilmente proprio l’atrio e la sacrestia.
Si presenta con un portico ed è affiancata da un robusto campanile. Conserva due affreschi raffiguranti l’Eterno Padre con Santa Lucia e Santa Caterina d'Alessandria e San Giovanni Battista tra i Santi Ludovico e Stefano, opera di Gian Paolo Thanner datata 1530 circa.
Troviamo poi una bella ancona lignea a due ripiani e sei scomparti con altrettante figure di Santi, lavoro del 1516 eseguito da Vincenzo di San Vito. Dalla chiesa si gode una magnifica vista su Udine e la pianura friulana.
fonte http://www.viaggioinfriuliveneziagiulia.it/wcms//index.php?nimis-chiesa-sangiovannibatt

Un luogo dal quale si può ammirare una magnifica vista sulla pianura friulana in cui secondo le leggende pure San Giovanni Battista lasciò la sua impronta. 
 Tutte le foto  sono 
di Jean-Marc Pascolo

LA VIGNETTA DI VAURO

 


Dante Alighieri in 3 minuti - Fantateatro

Dantedì, la Giornata nazionale dedicata al Sommo Poeta


 Giovedì 25 marzo è il Dantedì, la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri che si celebrerà in tutta Italia. Due gli eventi digitali, organizzati dai luoghi della cultura del Ministero della Cultura, in programma a Udine.

 

Per il 700esimo anno dalla morte di Dante Alighieri, il Teatrino del Rifo riprende lo spettacolo D’Ante Litteram!, un coinvolgente viaggio di riscoperta della Commedia dantesca. Lo spettacolo è un appuntamento capace di rinnovarsi e di appassionare ogni volta nuovi spettatori alla poesia di Dante. Il ritorno del reading dantesco acquista anche il senso di un sentito ed emozionante omaggio a Pierluigi Cappello, il poeta e amico scomparso prematuramente.

Al progetto D’Ante Litteram! Cappello aveva dato fin dalla sua prima edizione un suo appassionato contributo come commentatore ed eccezionale esegeta dantesco dal vivo, ogni volta che gli era possibile, o da uno schermo, in una versione video registrata durante una serata di qualche anno fa.

Nel prezioso video, Pierluigi Cappello – proprio come Virgilio con Dante – accompagna gli spettatori fra i versi del terzo canto dell´Inferno, la prima soglia della città dannata, per iniziare la discesa fino al canto d´amore per antonomasia, il canto di Paolo e Francesca, giù giù fino al canto dell´incontro di Dante con Ulisse, autentico inno alla conoscenza che innalza l´uomo dai suoi istinti più contingenti. Fra un’introduzione e la successiva, la parola e la poesia passa alla voce di tre lettori danteschi, gli attori Rita Maffei (canto terzo), Giorgio Monte (canto quinto), Manuel Buttus (canto ventiseiesimo).

L'iniziativa sarà visibile online sulla pagina Facebook della Biblioteca Civica “V.Joppi”

Letture e commenti ai versi di Dante Alighieri, con musiche e trattamento dei suoni con tecnica binaurale e spazializzata con le registrazioni effettuate sul palcoscenico del Teatro Nuovo Giovanni da Udine nel febbraio 2021.
https://www.ilfriuli.it/articolo/cultura/dantedi-la-giornata-nazionale-dedicata-al-sommo-poeta/6/238456

Tre ascolti disponibili in podcast sul sito del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, www.teatroudine.it .
Registrazioni audio di letture di versi danteschi, ad opera dell’attore e regista Giuseppe Bevilacqua e Serena Costalunga, con disegno del suono binaurale a cura di Alessandro Sdrigotti e Claudio Parrino. Ciascuna puntata è completata da tre brevi commenti del dantista Domenico De Martino. Musiche con brani di Liszt, Ligeti e Rachmaninov - eseguiti dal pianista Matteo Bevilacqua - e di Whitacre, Sato e Da Rold - cantati dal Coro Polifonico di Ruda diretto da Fabiana Noro.

LA DONNA MIA

 

DANTE ALIGHIERI

TANTO GENTILE E TANTO ONESTA PARE

Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia, quand'ella altrui saluta,
ch'ogne lingua devèn, tremando, muta,
e li occhi no l'ardiscon di guardare.

Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente e d'umiltà vestuta,
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.

Mostrasi sì piacente a chi la mira
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che 'ntender no la può chi no la prova;

e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d'amore,
che va dicendo a l'anima: Sospira.

(da Vita nuova, 1293)

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Oggi è Dantedì, la giornata nazionale fissata per ricordare il Sommo Poeta: il 25 marzo del 1300 infatti è il giorno in cui, secondo gli studiosi che hanno compulsato la Divina Commedia alla ricerca di indizi astronomici (la costellazione dell’Ariete) e storici (la crocifissione di Cristo), inizia il viaggio ultraterreno di Dante. Spulciando nello sterminato archivio delle poesie pubblicate, ho notato l’assenza di uno dei suoi sonetti più celebri, perfettamente inserito nel Dolce stil novo, manifesto della donna angelicata, che Dante trasforma in “speranza de’ beati” e “disiata in sommo cielo”, i prodromi di quella che poi sarà nella Commedia: Edoardo Sanguineti parla di “prodigioso dilatarsi della grazia che dalla donna procede e che mirabilmente si mostra efficace in tutte le persone e non solamente ne la sua presenzia ma ricordandosi di lei”.

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RAFFAELE GIANNETTI, "DANTE E BEATRICE NEL GIARDINO DI BOBOLI"

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LA FRASE DEL GIORNO
Amore e 'l cor gentil sono una cosa, / sì come il saggio in suo dittare pone, / e così esser l'un senza l'altro osa / com'alma razional sanza ragione.
DANTE ALIGHIERI, Vita nuova

da https://cantosirene.blogspot.com/

Proverbio delle Valli del Natisone -Nediške doline



 Muš buj k' je set,buj caba.

L'asino più è sazio più scalza.

da http://www.lintver.it/ - raccolta di Giorgio Qualizza

Polka di Ezio Squalizza - Benecija - Valli del Natisone - Player Samuele...

Polka di Ezio Squalizza Benecija - Valli del Natisone. Player Samuele Listuzzi.

Strassoldo, a Medieval hamlet in Friuli Venezia Giulia

Strassoldo (Strassolt in friulano[1] e tedesco) è una frazione del comune di Cervignano del Friuliprovincia di Udine. Costituisce un suggestivo esempio di antico borgo medievale, estremamente ben conservato, e di raro fascino. Culla dell'omonima famiglia nobile germanica, ha dato all'Impero degli Asburgo d'Austria una lunga serie di importanti funzionari e generali.Le ipotesi intorno all'origine del nome sono varie: questa si può far risalire al latino (extra solidum) o rifacendosi all'origine germanica (probabilmente longobarda) della famiglia che ebbe giurisdizione fin dal lontano Medioevo sulla località indicata con il tedesco Strasse (strada), mentre potrebbero essere varie le ipotesi per la desinenza -oldo.

Il nome appare per la prima volta su documenti friulani del 1190 dove si parla di un tale Bernardus di Straso. Lo storico seicentesco Palladio riprende una leggenda che ne fa risalire le origini a Rambaldo di Strassau, vissuto nel V secolo che combatté contro Attila. Ma la fonte non è certa e si tratta, più probabilmente, di un tentativo di ricostruzione a posteriori delle origini gentilizie, tipico di tutte le famiglie aristocratiche.

Fino al primo decennio del Cinquecento la famiglia degli Strassoldo omonimi del borgo, fu ricca e assai potente, i Conti avevano giurisdizione su numerose località del Friuli della Carinzia e della Carniola con diritto di vita e di morte sui sudditi.
Nel corso delle guerre della Lega di Cambrai (1508 - 1511), il castello, occupato dai Veneziani, venne conquistato dai 'federati' che invadevano il Veneto.
A seguito di questi avvenimenti la famiglia si disperse, ma non abbandonò del tutto la residenza friulana, tant'è vero che fu in grado di ricevere decorosamente importanti personaggi e prestigiose delegazioni com'è documentato storicamente.

In particolare, essa offrì agli Asburgo d'Austria una lunga serie d'importanti funzionari e generali, fra i quali spiccano, per importanza: Giulio Strassoldo di Sotto a lungo governatore della Lombardia austriaca; i tre fratelli Franziska Romana Strassoldo-Grafenberg moglie del feldmaresciallo Radetzky (si sposarono nel borgo), Michele che fu Governatore della Lombardia sotto il Radetzky, poi della Stiria, Consigliere intimo e Ciambellano imperiale austriaco, Giulio, comandante della Brigata Strassoldo nel corso della Prima guerra di indipendenza; il feldmaresciallo Kuhn fiero avversario di Garibaldi a Bezzecca.

Com'è intuibile, fino al 1918 il paese si trovava in Austria-Ungheria, a due passi dal confine italiano; quest'ultimo passava dove oggi si trova il mulino della tolle (ex dogana). Il cippo che demarcava il confine era il 67.

Il complesso monumentale

L'ingresso al castello di sotto
La chiesa parrocchiale di San Nicolò nel castello di sopra

Il complesso monumentale appare al giorno d'oggi nel suo rimaneggiamento settecentesco, suddividendosi nel Castello di Sotto e il Castello di Sopra, lasciando comunque intravedere la conformazione dell'antico maniero utilizzato come strumento di difesa e offesa come doveva essere quando i documenti lo indicavano come "Il Castello delle due Torri" di cui rimane ancora memoria in una stampa del Settecento.

Monumenti - il Castello di Sotto

Vi si accede attraverso un'alta porta turrita la Porta Cisis che si apre sulla cerchia esterna delle mura detto girone che si apre in un viale circondato da casette del XVI secolo. Il Castello di Sotto comprende il complesso di edifici di si sviluppano intorno ad un cortile interno. L'edificio principale in forma rettangolare costituisce il cosiddetto "mastio" , la cui origine è incerta ma che subì vari rimaneggiamenti nel trecento, nel seicento e infine nel settecento quando la facciata orientale fu modificata in modo tale da far assumere al castello un po' l'aspetto della villa veneta.

Monumenti - il Castello di Sopra

Vi si accede superando un secondo ponte. Le origini di questo complesso si suppongono parallele al Castello di Sotto in quanto fanno parte di un unico possente insieme fortificato. Come l'altro maniero subì le stesse sorti, distrutto in due riprese dai federali della Lega di Cambrai.
Una lapide sull'edificio che ospitava la Cancelleria, un tempo archivio di tutta la bassa friulana, ricorda l'evento e le ricostruzioni effettuate nel 1749.

Fra le varie strutture che la compongono spicca una possente torre di 18 metri d'altezza, unica superstite delle due di cui originalmente era munito il complesso medievale.https://it.wikipedia.org/wiki/Strassoldo

proverbio friulano

 La pâs in cjase nol è àur che le pae!

La pace in casa non ha prezzo!

Verso il successo tra alti e bassi


mappa del Parco naturale delle Prealpi Giulie

All’epoca questo confronto, a Resia, era molto sostenuto ed estremizzato, con articoli pubblicati sui quotidiani locali che tendevano a screditare l’operato dell’area protetta, con la raccolta di firme condotta casa per casa a sostegno di una petizione per la sua abrogazione, con l’imbrattamento della segnaletica posizionata e con il danneggiamento di alcuni arredi. Chi protestava, magari, non conosceva neanche a fondo il perchè questo organismo venisse istituito, perché la sua sede dovesse essere a Resia, quali erano le sue competenze e quanto e quale territorio comprendesse. Per cronaca, riporto che si era arrivati addirittura a sostenere che l’istituzione del Parco avrebbe portato ad alcune limitazioni anche sulle proprietà private coinvolte dall’area protetta, cosa che nel tempo si è dimostrata non vera, tant’è che oggi i proprietari delle particelle che ricadono all’interno del parco possono usufruire di contributi erogati, ad esempio, per lo sfalcio o il restauro degli stavoli, a differenza di quelli che ne sono fuori.Tra le molte eccellenze che la Val Resia può vantare c’è il Parco naturale delle Prealpi Giulie. Questo ente fu istituito dalla Regione Friuli Venezia Giulia con la legge regionale n. 42 del 30 settembre 1996. Oltre a quello di conservare, tutelare, restaurare, ripristinare e migliorare l’ambiente naturale e le sue risorse, tra gli scopi principali ha anche quello di perseguire sviluppo sociale, economico e culturale. Questo promuovendo la qualificazione delle condizioni di vita e di lavoro delle comunità residenti, attraverso attività produttive anche sperimentali, nonché la riconversione e la valorizzazione delle attività tradizionali, proponendo modelli di sviluppo alternativo. Pur essendo stato istituito con una norma regionale ratificata dal Comune di Resia in consiglio comunale e con le migliori intenzioni, anche il Parco all’inizio della propria attività non era ben visto da una parte dalla popolazione locale, che per più anni e con un vivace dibattito protestò contro la sua istituzione.

L’amministrazione comunale resiana di allora saggiamente, per ovviare a questa carenza d’informazione corretta, organizzò una serie di incontri per spiegare alla popolazione, divisa in due correnti di pensiero, cosa fosse questa nuova entità e perché la Regione l’avesse istituita coinvolgendo anche il territorio del comune di Resia. Senza questa presa di coscienza della problematica e questo atteggiamento che potremmo definire, oggi usando una locuzione latina di moda, super partes, si sarebbe continuato a scaricare il malcontento popolare sul vissuto di chi in quel momento sosteneva il buon operato del Parco, ovviamente esprimendo una posizione fuori dal coro, che creava solo «vespai» e problemi.

Come per tutte le cose, i tempi sono maturati e oggi fortunatamente il Parco, come disse il sindaco di Resia che guidò l’amministrazione comunale negli anni successivi alla sua istituzione, è un «fiore all’occhiello per la Val Resia» e lavora, impiegando una decina di persone, con spirito europeo e un approccio di larghe vedute, pur non tralasciando le esigenze della realtà locale. Infatti il dott. Antonio Andrich, nuovo direttore del Parco, il 23 febbraio ha comunicato con una nota ufficiale che, a seguito della visita del valutatore nominato da Europarc, è stata confermata l’assegnazione della Carta europea per il Turismo sostenibile (Cets) all’Ecoregione transfrontaliera Alpi Giulie per il periodo 2021-2024.

Questo dimostra la bontà e l’efficienza della collaborazione tra il Parco naturale delle Prealpi Giulie e il Parco Nazionale del Triglav in Slovenia, e riconosce il proficuo percorso di collaborazione svolto dai soggetti coinvolti per la promozione di un turismo sostenibile nelle aree naturali protette, conciliando le esigenze di conservazione della natura con quelle dello sviluppo socioeconomico delle comunità locali. Il comunicato del direttore prosegue informando che nei prossimi anni, come contenuto nel piano di azione 2020-2024 articolato in 34 schede progetto, si lavorerà insieme puntando, in particolare, alla crescita di un turismo di qualità più che di quantità, al miglioramento della gestione dei visitatori e al monitoraggio della pressione turistica.

Non dobbiamo dimenticare, però, che questo risultato è il frutto di un percorso molto lungo e a volte sofferto che alcune persone, con tenacia, hanno portato avanti, con scienza e coscienza, sempre dialogando. Nel caso specifico, come conclude la nota del Parco, attraverso il Forum congiunto tra i due parchi e i soggetti coinvolti, che nel suo insieme è stato e resta un punto di riferimento per un costante confronto. (Sandro Quaglia)

https://www.dom.it/do-uspeha-z-viski-in-padci_verso-il-successo-tra-alti-e-bassi/

Valli del Natisone in lutto, morto Franco Dorboló

da wikipedia

 Si è spento a 79 anni Franco Dorboló, pioniere della produzione artigianale della gubana e degli strucchi. Avviata 60 anni fa con i fratelli e la madre Antonia, l'azienda dolciaria prosegue oggi, rinnovata e potenziata, grazie all'intraprendenza della moglie Mercedes e delle figlie Jessica e Joelle.

Dorboló fu tra i primi a far conoscere al di fuori del territorio d'origine la gubana, puntando tutto sulla qualità dei prodotti e sulla ricetta originaria della nonna Antonietta. Si battè in particolar modo per la tutela della ricetta della tradizionale e delle sue origini. Fu un vero punto di riferimento del settore dolciario in Friuli e un personaggio impegnato a vari livelli nelle Valli del Natisone, territorio che amava profondamente. La sua curiosità e vivacità mentale lo portarono spesso a viaggiare nel mondo tanto da sposare sua moglie, conosciuta in Venezuela, che bene si è inserita in azienda e nelle valli. 

Oltre alla moglie e alle figlie, Dorbolò lascia anche i fratelli Eliseo e Alberto. Le esequie si celebreranno a San Pietro al Natisone martedì 23 Marzo alle 11 in forma privata.

https://www.ilfriuli.it/articolo/cronaca/valli-del-natisone-in-lutto-morto-franco-dorbol%C3%B3/2/238648


Valli del Natisone, passeggiare nella natura nella storia nella cultura

Viaggio virtuale nelle Valli del Natisone/Nediške doline

Giornata mondiale dell'acqua


 La giornata mondiale dell'acqua è una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992.

Ogni anno, il 22 marzo, le Nazioni Unite lanciano un appello per celebrare la giornata dedicata alla tutela della risorsa idrica. L’obiettivo della Giornata mondiale dell’acqua (#WorldWaterDay) è quello di celebrare l’acqua e richiamare l’attenzione sulla crisi idrica globale, sensibilizzando la popolazione in vista del raggiungimento dell’obiettivo di sviluppo sostenibile (SDG) 6: acqua e servizi igienico-sanitari per tutti entro il 2030, un traguardo indispensabile per appianare le disuguaglianze socio-economiche e garantire la dignità di tutti gli esseri umani.


Il riso in Friuli Venezia Giulia

 Il riso in Friuli Venezia Giulia

di Adriano Del Fabro

Ci fu un periodo in cui, veramente, il riso abbondava sulla bocca dei friulani. Alla fine degli anni Venti, infatti, contro un consumo nazionale medio pro capite di 24 chili, i friulani ne consumavano ben 50. Ma andiamo per ordine.

Giuseppina Perusini Antonini segnala un inventario scritto del 1446 in cui, il notaio Janis di Cividale, elenca pure un sacchetto sigillato di riso, sicuramente di provenienza non locale. Potrebbe essere questa, comunque, la prima notizia documentata del consumo di riso in Friuli.
Nel 1500, il senese Pietro Mattioli che fu medico anche a Gorizia, parla del riso sia come alimento che come medicamento, avendo azione astringente.
Dati d’archivio precisi, riferisce Valerio Rossitti, li abbiamo dopo il 1500 nella zona di Fraforeano. I Badoer, nel 1600-1700, compirono le prime sistemazioni irrigue nella zona. Fin dal Settecento, anche altre zone del Friuli furono interessate da tale coltivazione: nel monfalconese, a Cassegliano, a Titiano, a Paradiso e ad Aquileia. Qui si ha notizia di coltivazioni iniziate certamente nel Settecento, durate per tutto l’Ottocento e abbandonate nei primi decenni del ‘Novecento. A probabile testimonianza di tutto ciò, ancora nei pressi di San Lorenzo di Fiumicello vi è il toponimo “risera”.
Sempre a Fraforeano, nel 1752, il fittavolo Antonio Gaspari, diede grande sviluppo alla coltura del riso, introducendo la prima risaia a vicenda. Successivamente, nel 1876, un gruppo di industriali di Lodi, introdusse la sistemazione delle marcite lombarde. Ma è il conte Vittorio de Asarta, a partire dal 1883, a dare alla tenuta il massimo splendore con risaie che si estendono su 600 ettari e occupano oltre 500 persone (le mondine, in particolare, giungono qui pure da fuori regione).
Dalla parte del Friuli imperiale, si segnala come il Governo del Litorale, nel 1836, dettasse regole stringenti in merito alla coltivazione del riso. Il 22 febbraio 1844, venne pubblicata sull’Osservatore Triestino, una memoria intitolata “Esito delle risaje nel territorio di Monfalcone” con cui l’abate-botanico Leonardo Brumati riferiva su un esperimento mal riuscito di coltivazione del riso. Sempre nello stesso anno, però, il Brumati scrivendo di riso (mutico) afferma che: “se coltivato in buon terreno e brillato a dovere non cede in bontà all’altro (riso irrigabile, ndr)”. Va ricordato inoltre che, in alternativa alla coltivazione tradizionale, nel 1829 furono effettuate nella Contea Principesca di Gorizia e Gradisca, a cura di Carlo Cattinelli e del conte Giuseppe Strassoldo, sperimentazioni con il riso a secco. In quei territori, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, il riso fu coltivato a: Duino, Staranzano, San Canziano, Isola Morosini, Turriaco, Fogliano, Fiumicello, Terzo (210 ettari), Aquileia, Ruda, Torviscosa (510 ettari), Bagnaria Arsa (380 ettari), Pocenia, Codroipo e Latisana.
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