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Questa sera su LA 7


 Questa sera su LA7, nel programma EDEN condotto da Licia Colò si parlerà nuovamente della nostra amata Slovenia! 💚🇸🇮Appuntamento alle ore 21.15!La7Feel Slovenia#la7#liciacolò#eden#unpietadasalvare#slovenia

citazione

 dal Lussari

 “La bellezza salverà il mondo.”F. Dostoevskij

Trieste un lutto per la morte di Marko Sosič

 


Il regista e scrittore era nato nella città giuliana nel 1958

Trieste in lutto per la morte di Marko Sosič, regista e scrittore, nato nella città giuliana nel 1958. Laureato all'Accademia per l’arte teatrale e cinematografica dell’Università di Zagabria, ha firmato regie in diversi teatri sloveni e italiani, nonché per la televisione ed è stato autore di diversi drammi radiofonici, prodotti per i programmi sloveni della sede regionale della RAI di Trieste e per la Radiotelevisione slovena di Ljubljana.


Alla fine degli anni ’80 ha iniziato a pubblicare racconti brevi in varie riviste letterarie. È stato direttore artistico del Teatro Nazionale Sloveno di Nova Gorica dal 1991 al 1994. Negli anni 1999 - 2003 è stato direttore artistico e direttore generale del Teatro Stabile Sloveno di Trieste. Nelle stagioni 2003/2004 e 2004/2005 è stato direttore artistico del festival teatrale nazionale sloveno Borštnikovo srečanje.
Nel 2005 è stato riconfermato direttore artistico del Teatro Stabile Sloveno di Trieste.

Sosič è stato autore anche di diverse pubblicazioni ed insignito di vari premi tra i quali Prvomajska nagrada per il film Pomladni posmehi, due premi Zlata paličica per la regia di lavori per ragazzi, il premio Vstajenje per il romanzo breve Balerina, Balerina, per il quale ha ricevuto anche il riconoscimento speciale Umberto Saba ed il primo premio Città di Salò 2005.

"Era un poeta e era un amico - scrive il Teatro Miela di Trieste su Twitter -. Oggi potremmo ricordare le tante cose fatte insieme e il suo impegno anche nel nostro Teatro, ma è come comunità più grande che abbiamo perso tutti. Tanto, tanto ci mancherà. A tutti".
Il Rossetti lo ricorda, sempre su Twitter, come un "intellettuale gentile e raffinato, che ha molto amato il teatro e al teatro ha donato tanto di sé. Al Rossetti rimangono le emozioni dei suoi "Ballerina, ballerina", "Nora Joyce", "La melodia del corvo"".
Lo ricorda anche il Trieste Film Festival in un tweet: "Addio a Marko Sosič, una vita per il teatro e la scrittura nel segno del dialogo tra sloveni e italiani. Nel 2017 il festival aveva presentato in anteprima il suo esordio alla regia cinematografica, “Komedija solz”. Nasvidenje, caro Marko".https://www.ilfriuli.it/articolo/cultura/trieste-in-lutto-per-la-morte-di-marko-sosi%C4%8D/6/235978


Aforisma

 

La neve

 

La neve che ricopre tutto di bianco con il suo abbraccio avvolge dolcemente la tristezza, con il suo tocco decora gentilmente la gioia mentre silenziosamente continua a cadere.

MASAHIRO ITABASHI 
Boys be

da https://lunarioaforismi.blogspot.com/2020/


4/02/2021 Sauris di Sotto-Rif Eimblatribn-Lateis-La Maina-Sauris di Sotto.

foto di Valter Maestra (fb)


  





UN QUADRO DALLA CARINZIA A STOLVIZZA

 

La pala d’altare di S. Giovanni/Oltarna slika Sv. Janeza

Nell’ambito della mostra etnografica «Od puvijala dardu kärsta/Dalla nascita al battesimo/Od rojstva do krsta», che il Museo della gente della Val Resia ha allestito a Casa Buttolo Ploc a Stolvizza/Solbica di Resia, è esposta anche una pala d’altare raffigurante S. Giovanni Battista. Da decenni era conservata, in condizioni non ottime e senza cornice, nella sacrestia della chiesa di Stolvizza, ma nulla si sapeva della sua provenienza e dell’autore. Oltre alla lettera A. – probabile iniziale di un nome – e a un cognome – da me interpretato in un primo momento come Venier – sul dipinto vi sono anche le lettere Klage, che mi hanno fatto supporre la parola Klagenfurt e il numero 95.

Dopo una breve ricerca senza risultato, con l’aiuto dell’amico Franc Kattnig, della minoranza slovena carinziana di Rosegg/Rožek nella Rosental/Rožna dolina, ho potuto ricostruire parte della storia del dipinto. Anche in base a quanto emerso dalle sue ricerche agli archivi storici di Klagenfurt, posso affermare che a dipingere il quadro fu il pittore accademico e restauratore August Veiter, figlio di uno scultore, nato l’1 agosto 1869 a Kindberg in Stiria. Dopo gli studi artistici a Roma e Monaco, alla fine del XIX secolo arrivò a Klagenfurt e si affermò come pittore di quadri raffiguranti i santi. Si presume che lì nel 1895 dipinse, in olio su tela, il S. Giovanni Battista qui ricordato. Con ogni probabilità l’opera fu realizzata per dotare lo spazio finale della navata nord della chiesa di Stolvizza, realizzato tra il 1830 ed il 1834, di una piccola pala d’altare.

Dal 1902 al 1909 August Veiter lavorò all’Accademia di Monaco. Dopo la morte prematura di sua moglie, una donna di Monaco con cui ebbe un figlio, Theodor Veiter, ritornò a Klagenfurt e operò anche come restauratore nelle chiese. Cercò di dare il suo contributo alla vita pubblica della città; dal 1918 al 1931 fu membro del consiglio comunale di Klagenfurt nelle fila del Partito cristiano sociale. Nel periodo difficile del primo dopoguerra (quando la Carinzia era in pericolo di disgregazione) l’artista ottenne la protezione della città capoluogo di Klagenfurt da parte del Comando militare italiano. Per questo gli furono conferite l’onorificenza della Croce carinziana e la cittadinanza onoraria. Non mancarono altri riconoscimenti.

Veiter divenne titolare della Medaglia d’oro dell’Accademia delle arti di Monaco e della Medaglia d’onore d’argento della Repubblica austriaca (1930). Nel 1954 divenne professore onorario. August Veiter morì il 15 dicembre 1957 a Klagenfurt. (Sandro Quaglia)

https://www.dom.it/slika-ki-je-na-solbico-prisla-s-koroske_un-quadro-dalla-carinzia-a-stolvizza/

La gente triste

 

La gente triste

 
È la gente triste che fa tristi i luoghi.

ITALO SVEVO 
Una vita



https://lunarioaforismi.blogspot.com/2021/02/la-gente-triste.html

La giornata dei calzini spaiati

 

Nata dalla fantasia dei bambini di Terzo di Aquileia (UD)

La Giornata dei Calzini Spaiati ormai è diventato un appuntamento da segnare sul calendario. C’è chi l’aspetta e l’attende con trepidazione, Torzeando incluso! Conosciamo assieme dove e come è nata questa idea, made in Friuli Venezia Giulia, dal 2014.

La maestra Sabrina è l’insegnante di inglese alle scuole primarie di Terzo di Aquileia (dovreste ormai conoscere Terzo…!) e ha sempre stimolato i propri alunni – me compresa – con laboratori e racconti meravigliosi. Una storia diversa per ogni edizione della Giornata dei Calzini Spaiati per far sì che i bambini si accettino e vadano d’accordo l’uno con l’altro all’interno del loro “piccolo mondo”, ovvero la scuola. L’obiettivo quindi è tanto semplice quanto a volte complicato: stare bene, aiutarsi e vivere assieme. “La giornata dei calzini spaiati è per tutti: per colorare un po’ il mondo, i piedi, il cuore, la giornata”, scrivono sulla loro pagina Facebook.

Cinque amiche conosciutesi a FriulClaun

I bambini hanno dato il via all’evento grazie alla loro fantasia, ma poi la maestra Sabrina e altre quattro sue amiche hanno portato avanti il progetto della Giornata dei Calzini Spaiati. Queste cinque direi ormai sorelle si sono conosciute all’interno dell’associazione FriulClaun (qui il link così capite di cosa si tratta). Le amiche seguono la pagina Facebook, Instagram e Twitter, la maestra Sabrina segue i suoi bimbi a scuola!

Donare, donare e donare

Negli anni arrivano alla redazione centinaia e centinaia di calzini! Ogni calzino è diventato col tempo un pupazzo o una marionetta che verrà donata a…sorpresa ad una associazione diversa ogni anno. Qui il business non importa, si vuole solo lanciare un messaggio: siamo tutti amici. Non c’è alcun fine politico o sociale per cui…SI SPAI CHI PUÒ!

Ah già! Dimenticavo! La Giornata dei Calzini Spaiati è il primo venerdì di febbraio, per cui segnatevelo sul calendario!

Se l’articolo vi è piaciuto, non andare via subito: condividilo con i tuoi amici o cari .https://www.torzeando.com/interviste-torzeone/giornata-dei-calzini-spaiati/

Sulle piste Fvg si scierà con lo skipass digitale

 


Skipass 2021 e turismo sempre più digitale: per sciare nei sei poli del Friuli Venezia Giulia occorrerà registrarsi sul sito di PromoTurismoFvg. È questa la novità della stagione che, in attesa della decisione definitiva da parte del Governo in merito alla conferma dell’apertura degli impianti dal 15 febbraio, rappresenta un ulteriore step nel processo di digitalizzazione avviato lo scorso anno dall’ente del turismo regionale.

Per accedere alle piste occorrerà registrarsi prima sul sito di PromoTurismoFvg, che riporta tutte le indicazioni per attivare le procedure, e acquistare successivamente lo skipass nello shop online. Chi si iscriverà alla pagina entro il 25 aprile riceverà in omaggio la FvgCard multiservizi del valore di 5 euro e valida per cinque anni, da ritirare in una delle casse dei poli sciistici della regione quando saranno riaperti al pubblico.

Lo skipass potrà essere acquistato direttamente dal proprio smartphone, consentendo così di tenere sotto controllo il numero di presenze sulle piste degli impianti sciistici della regione. L’obiettivo è quello di ridurre il più possibile le file alle casse dei poli, ma sarà comunque garantito un servizio minimo per situazioni eccezionali.

In un’ottica di innovazione e nel rispetto delle normative anti-assembramento, PromoTurismoFvg ha accelerato il processo di digitalizzazione già programmato per il 2021 promuovendo la nuova FVGcard multiservizi. Il classico supporto magnetico dello skipass diventa ora una vera e propria smart card universale, sulla quale caricare in modo facile e veloce non solo i biglietti acquistati online, ma tutta una serie di servizi che in futuro si estenderanno anche ad altri ambiti, come gli ingressi in spiaggia e i musei della regione.

https://www.ilfriuli.it/articolo/viaggi/sulle-piste-fvg-si-sciera-con-lo-skipass-digitale/11/235881

UNO SPACCATO DELL' ABITATO ANTICO MESSO IN LUCE GRAZIE AI LAVORI DI RIQUALIFICAZIONE

 COMUNE DI CIVIDALE DEL FRIULI


I cantieri di ristrutturazione dell’edificio sito presso il civico 15 di via Adelaide Ristori, proprio nel cuore del centro storico di Cividale del Friuli, hanno permesso ancora una volta di mostrare l’importanza dell’archeologia urbana come mezzo per scoprire e far conoscere l’articolato tessuto abitativo delle città e in particolare dell’antica Forum Iulii, grazie alle analisi stratigrafiche condotte negli ultimi scavi.

Le indagini, svolte dalla ditta Archeotest s.r.l., sono state condotte sotto la direzione scientifica del funzionario archeologo Angela Borzacconi per conto della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia, che ha sostenuto economicamente i lavori in sinergia con la committenza (impresa Tilatti) in osservanza alla normale prassi di controllo a cui è sottoposto l’intero centro storico, corrispondente alla buffer zone Unesco (dal 2011 la città è parte del sito seriale I Longobardi in Italia. I luoghi del potere 568-774 d.C.), nonché alcune aree sensibili del restante comprensorio.

Fase abitativa di V-VI

La prima parte dei lavori di scavo, conclusa a fine anno, è stata portata avanti al di sotto dell’immobile esistente, dopo la parziale demolizione di quest’ultimo e la messa in sicurezza delle strutture architettoniche originali, che si impostano su murature bassomedievali. Le ricerche hanno permesso di accertare la presenza di un edificio preesistente databile al XIV-XV secolo e dotato di numerosi vani interrati, usati come discariche fino al Cinquecento inoltrato, all’interno dei quali è stato rinvenuto vasellame da tavola e da cucina. Si tratta di profonde fosse di scarico che già in antico avevano intaccato i resti delle frequentazioni più antiche, in particolare una fase sepolcrale di età altomedievale databile tra VI e VII secolo avanzato.

Gli scavi hanno inoltre rilevato una precedente fase abitativa di V-VI secolo, strutturalmente modesta, che si impostava su contesti ancora più antichi di età tardoantica, che a loro volta avevano rielaborato strutture di età romana. Una sequenza stratigrafica articolata, dunque, indagata a fondo per aggiungere nuove informazioni alla conoscenza della città. La scelta di investire risorse economiche nello scavo, piuttosto che nella conservazione, trova ragione nella prioritaria importanza di capire la sequenza di vita dei contesti urbani. È questa infatti la migliore modalità di valorizzazione nei casi in cui la complessità delle sovrapposizioni archeologiche è tale da non prestarsi efficacemente ad una lettura immediata e da non permettere un’adeguata musealizzazione delle strutture rinvenute.

Fase sepolcrale di età altomedievale VI-VII

Nel caso di città stratificate come Cividale del Friuli queste finestre archeologiche sono vere e proprie occasioni di conoscenza, per fare luce sulle dinamiche insediative della città e sulle sue trasformazioni nel corso del tempo: la città di impianto cesariano, nata sullo snodo di vie commerciali (da cui il nome Forum Iulii), conobbe un significativo potenziamento in età tardoantica diventando un imprescindibile caposaldo difensivo, tanto da essere scelta come sede del primo dei trentacinque ducati del Regno Longobardo in Italia. Mantenne la sua importanza anche nelle epoche successive assurgendo a importante centro del potere patriarcale. 

http://vocedelnordest.it/?p=13846

SERA DI FEBBRAIO DI UMBERTO SABA

 




Umberto Sabapseudonimo di Umberto Poli (Trieste9 marzo 1883 – Gorizia25 agosto 1957), è stato un poetascrittore e aforista italiano.

TESTO

Spunta la luna.
                    Nel viale è ancora
giorno, una sera che rapida cala.
Indifferente gioventù s’allaccia;
sbanda a povere mète.
                              Ed è il pensiero
della morte che, infine, aiuta vivere

Analisi e commento:

Sera di febbraio è una delle più brevi liriche di Umberto Saba, fa parte della raccolta Ultime cose (raccolta di 43 liriche scritte fra il 1935 e il 1943) ed appartiene alla tarda produzione di Saba.
E' uno dei periodi più difficili della vita del poeta angosciato oltre che da inquietudini personali anche dalla situazione storica; la Serena disperazione (questo il titolo di una raccolta del 1913-15) ha ormai lasciato il posto ad una cupa disperazione legata anche all’angoscioso senso di solitudine vissuto dal Poeta in quegli anni di minacce razziali.
La poesia è estremamente essenziale e scarna con un'insolita intonazione amara, si incentra sulla descrizione in forma simbolica del veloce ed inutile trascorrere della vita e trasmette in maniera sublime il senso di estraneità assoluto e senza speranza provato da Saba. La descrizione dei giovani apatici riflette il vuoto e l'insignificanza esistenziale tanto che l'unica consolazione che rimane è il pensiero che la vita avrà fine. La conclusione ricorda oltre Baudelaire de La mort des pauvres, v.1: "C'est la mort qui console, helas! et qui fait vivre" (E' la morte che consola, e che fa vivere) anche l'ungarettiano: "la morte/si sconta/vivendo" (Sono una creature, vv.12-14) .http://www.parafrasando.it/POESIE/SABA_UMBERTO/Sera_di_febbraio.html

www.parafrasando.it è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale


Il folclore del Friuli Venezia Giulia

Governo Draghi

 

https://ceccodotti-2.blogspot.com/2021/02/governo-draghi.html

Il Settecento a Udine e in Friuli Venezia Giulia

 


Omaggio a Giambattista Tiepolo (1696-1770) nel 250° anniversario della sua scomparsa con 'I cieli e le terre di Tiepolo - Il Settecento a Udine e in Friuli Venezia Giulia'. Fino al 12 febbraio 2021 prosegue il progetto di 12 incontri in Friuli Venezia Giulia per celebrare l’opera del Maestro veneziano e illustrare un’epoca feconda e illuminata, che vide all’opera anche il genio di Antonio Zanon, Jacopo Linussio e Giuseppe Tartini.


Venerdì 5 febbraio, alle ore 15.30, a Palazzo Coronini Cronberg, a Gorizia, l'incontro d’arte e visita guidata 'Il Settecento illuminato di Gorizia: da fortezza a crocevia di culture'.
La prenotazione è obbligatoria:
ITINERARIA I-Mobile +39 347 2522221 E-mail itineraria@itinerariafvg.it Web site www.itinerariafvg.it

https://www.ilfriuli.it/articolo/cultura/il-settecento-a-udine-e-in-friuli-venezia-giulia/6/235777

 Giambattista Tiepolo (o Giovanni Battista o Zuan Batista; Venezia, 5 marzo 1696  Madrid, 27 marzo 1770) è stato un pittore e incisore italiano, cittadino della Repubblica di Venezia. È uno dei maggiori pittori del Settecento veneziano.

per saperne di più vai qui

https://it.wikipedia.org/wiki/Giambattista_Tiepolo


Vignetta di Cecco Dotti.

 Pare che oggi sapremo se la crisi di governo, inutile e dannosa (a meno che non si vada finalmente a votare), ci porterà un nuovo governo. Ricco di idee e competenze... ❓😵🐱‍🐉👺

Ma soprattutto il nome del premier che lo guiderà. Che, visti i presupposti e le richieste dello "sfasciacarrozze" di Rignano, avrà solo un nome: POLTRONE! 😠
 

Grazie Francesco!

Iscrivetevi al blog di Francesco Dotti!

2 febbraio festa della Candelora

Presentazione al Tempio
Giotto-cappella degli Scrovegni

 Candelora è il nome con cui è popolarmente nota in italiano (ma nomi simili esistono anche in altre lingue) la festa della Presentazione al Tempio di Gesù (Lc 2,22-39), celebrata dalla Chiesa cattolica il 2 febbraio. Nella celebrazione liturgica si benedicono le candele, simbolo di Cristo "luce per illuminare le genti", come il bambino Gesù venne chiamato dal vecchio Simeone al momento della presentazione al Tempio di Gerusalemme, che era prescritta dalla Legge giudaica per i primogeniti maschi. Fino alla riforma liturgica successiva al Concilio Vaticano II, e tuttora nella forma straordinaria del rito romano, la festa era (ed è) chiamata Purificazione della Beata Vergine Maria. La riforma volle riportare la festa all'originale evento: la celebrazione della Presentazione al tempio del Signore, rimasta invariata nella chiesa ortodossa.

La festa viene osservata anche dalla Chiesa ortodossa e da diverse chiese protestanti. In molte zone e in diverse confessioni è tradizione comune che i fedeli portino le proprie candele alla chiesa locale per la benedizione.

Numerosi sono i proverbi dialettali che pronosticano il tempo atmosferico a venire in base a quello che si manifesta il giorno della Candelora:

  • Trieste
    Se la vien con sol e bora
    de l'inverno semo fora.
    Se la vien con piova e vento
    de l'inverno semo drento.
    ("Se [la Candelora] viene con sole e bora, siamo fuori dell'inverno, se viene con pioggia e vento, siamo [ancora] dentro [l'inverno]")

 Se c’è sole a Candelora, del inverno semo fora, se piove e tira vento del inverno semo dentro.


da wikipedia e web

Un tavolo per una sanità tra la gente


Questione ancora aperta quella relativa alla chiusura del pronto soccorso e, in generale, dell’ospedale di Cividale e al trasferimento della guardia medica di San Pietro al Natisone nella città ducale. In questo periodo praticamente tutti si trovano d’accordo sul fatto che si debba procedere a investire sulla sanità, anziché continuare nello smantellamento. E non sarà sicuramente sufficiente solo mantenere aperte le strutture, si dovrà, piuttosto, procedere anche a delle assunzioni, ad aumentare il personale sanitario.

Il sindaco di San Pietro, Mariano Zufferli, da un lato propone un incontro serio tra tutti i rappresentanti del territorio del distretto, dall’altro, molto pragmaticamente, evidenzia come l’ospedale di Cividale non serva solo alle valli del Natisone – che contano appena 5 mila abitanti e che quindi non costituiscono forse un bacino rilevante di voti – ma sia punto di riferimento dell’intero distretto sanitario che comprende i comuni di Buttrio, Cividale del Friuli, Corno di Rosazzo, Drenchia, Grimacco, Manzano, Moimacco, Premariacco, Prepotto, Pulfero, Remanzacco, San Giovanni al Natisone, San Leonardo, San Pietro al Natisone, Savogna, Stregna e Torreano: ecco che così considerato il territorio gravitante sull’ospedale di Cividale assume un peso del tutto diverso.

«Mi sono permesso di dire al sindaco di Cividale che dobbiamo sederci tutti intorno a un tavolo e fare una pianificazione unica – chiarisce Zufferli –. Altrimenti ogni amministratore se ne esce con il suo modo di pensare, ma si crea solo scompiglio nella popolazione. Se c’è una linea condivisa con tutti quanti, si capisce dove si vuole arrivare. In questa situazione difficile tutto è concentrato su un settore specifico, ma nel frattempo noi dobbiamo aver la capacità di procedere con questi incontri ed elaborare un documento»...continua ...https://www.dom.it/omizje-za-zdravsto-med-ljudmi_un-tavolo-per-una-sanita-tra-la-gente/

Il castello di Miramare vi svela alcune curiosità. IL SALOTTINO DI CARL...

IL CASTELLO DI MIRAMARE

 Da oggi è riaperto il castello di Miramare!

Il castello di Miramare (Schloss Miramar in tedesco; grad Miramar in sloveno) è un edificio storico e museo di Trieste. Il complesso, circondato da un ampio parco, fu originariamente costruito tra il 1856 e il 1860 nella omonima località come dimora di Massimiliano d'Asburgo-Lorena, arciduca d'Austria e poi imperatore del Messico, e della sua consorte Carlotta del Belgio.

Castello e parco costituiscono uno dei musei statali italiani, cui nel 2016 è stata concessa l'autonomia speciale dal Ministero per i beni e le attività culturali.

«O Miramare, a le tue bianche torri
attedïate per lo ciel piovorno
fósche con volo di sinistri augelli
vengon le nubi.»

(Giosuè CarducciOdi barbareMiramar)

Affacciato sul golfo di Trieste, è situato a pochi chilometri a nord del capoluogo (circa 6 km dalla Stazione Centrale). Miramare è la forma italianizzata dell'originale Miramar, derivante dallo spagnolo "mirar el mar", in quanto Massimiliano d'Asburgo, nel visitare il promontorio che lo ospita, fu ispirato dal ricordo di castelli spagnoli affacciati sulle coste dell'oceano Atlantico.

Il castello è circondato da un grande parco di circa 22 ettari caratterizzato da una grande varietà di piante, molte delle quali scelte dallo stesso arciduca durante i suoi viaggi attorno al mondo, che compì come ammiraglio della marina militare austriaca. Nel parco si trova anche il castelletto, un edificio di dimensioni minori che funse da residenza per i due sposi durante la costruzione del castello stesso ma che divenne di fatto una prigione per Carlotta, quando perse la ragione dopo l'uccisione del marito in Messico.

Il castello di Miramare "presenta ancora gli arredi originali d'epoca, testimonianza della storia dei nobili proprietari, l'arciduca e la moglie Carlotta di Sassonia, figlia del re del Belgio, e del loro triste destino che non gli permise di godere della splendida dimora".[3] All'interno, il castello è suddiviso in numerose stanze. Il piano terra era destinato a residenza dell'Imperatore Massimiliano I e della consorte Carlotta, mentre quello superiore venne in periodo successivo adibito a residenza del Duca Amedeo d'Aosta, che vi abitò per circa sette anni e modificò alcune stanze secondo lo stile dell'epoca. Furono rimosse le insegne Imperial-Regie e sostituite con croci sabaude.

Imperatore Massimiliano I del Messico e Carlotta del Belgio

Un triste destino accomuna chi ha abitato Miramare: Massimiliano d'Asburgo partì per cingere la corona imperiale del Messico e vi morì, mentre Amedeo partì per l'Impero d'Etiopia di cui fu viceré e morì in prigionia.

La prima idea di costruire un castello sul promontorio vicino alla baia di Grignano venne a Massimiliano nel 1855. Occorreva bonificare la zona, ma l'ampio spazio a disposizione avrebbe costituito per il fratello dell'imperatore il luogo ideale dove dare libero sfogo alla propria passione per la botanica, creando un giardino in cui l'arciduca farà poi confluire le numerose piante rare importate oltreoceano.

I lavori cominciarono il 1º marzo 1856, e il progetto fu affidato all'architetto viennese Carl Junker. Il primo disegno non convinse Massimiliano, che ne chiese uno alternativo a Giovanni Andrea Berlam, rimanendone soddisfatto. Fu tuttavia il secondo progetto di Junker a divenire quello definitivo.

Il modello si rifà alla corrente - di gusto chiaramente neomedievale - denominata romantisches Historismus, sviluppata in quegli anni da Theophil Hansen all'Arsenale di Vienna e alla villa Pereira, poco a nord della capitale imperiale. L'ideale principale alla quale si ispirarono l'architetto e il committente di Miramare è tuttavia quello reso manifesto da Karl Friedrich Schinkel nella realizzazione dello Schloss Babelsberg a Potsdam e dello Schloss Kurnik in Polonia.

Il castello doveva essere inizialmente costituito da tre piani e un mezzanino, ma Massimiliano, che pur risiedendo a Milano si recava spesso a Trieste per seguire l'andamento dei lavori, decise nel 1858 di eliminare un piano. Intanto, Franz e Julius Hofmann, cui era stata affidata la decorazione degli interni, erano già a buon punto.

Con la decadenza dalla carica di governatore del Regno Lombardo-Veneto, nel 1859, Massimiliano si trasferì con Carlotta a Miramare, alloggiando dapprima nel castelletto e, a partire dal Natale del 1860, nell'edificio principale. Massimiliano, amante della vita di mare, volle il proprio studio privato affacciato sul Golfo di Trieste e decorato come l'interno di una nave. L'anno successivo il proprietario della dimora compiva un viaggio in Brasile, approfittandone per catalogare alcune specie di piante.

Tornato, soggiornò stabilmente a Miramare, dove ospitò in visita anche il fratello l'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria e la moglie Elisabetta di Baviera, detta Sissi. Da lì il 14 aprile 1864, su invito di Napoleone III salpò insieme alla moglie alla volta del Messico, a bordo della fregata Novara, la stessa nave che ne riporterà indietro la salma quattro anni più tardi. Carlotta riguadagnò Trieste nel 1866, ma il consorte fu fucilato a Querétaro nel giugno successivo.

Carlotta cominciò a dare segni di insanità mentale e fu fatta rinchiudere nel castelletto. Poco dopo ritornò nel natìo Belgio.

L'interno fu intanto completato. Gli appartamenti della coppia, neogotici e neomedievali, furono terminati nel 1860, mentre il completamento della zona di rappresentanza, dieci anni più tardi, determinò la fine dei lavori.

Tra il 1930 e il 1937 il castello fu la residenza del duca Amedeo di Savoia-Aosta e della moglie Anna d'Orléans.

Alla fine del 1945, le truppe neozelandesi sotto il comando del Generale Freyberg entrarono a Trieste e si installarono nel castello, apportando molte modifiche all'interno. Successivamente le truppe britanniche posero il quartier generale del XIII Corps a Miramare. Alla fine arrivarono gli americani e il castello servì come quartier generale per la guarnigione americana Trieste United States Troops (TrUST) dal 1947 al 3 ottobre 1954. La Sovrintendenza immediatamente iniziò l'opera di restauro degli interni del castello, del castelletto e della struttura del parco. Sulla base di disegni e fotografie dell'epoca, le decorazioni lignee furono rimesse nelle sale e i mobili, gli arredi, i dipinti e gli arazzi furono riordinati.Il parco di Miramare si estende a picco sul golfo di Trieste su una superficie di 22 ettari sul promontorio carsico di Grignano, all'epoca della costruzione del castello quasi privo di vegetazione; venne progettato dall'architetto austriaco Carl Junker (1827-1882) per volere dell'arciduca Massimiliano. Per la progettazione botanica fu inizialmente incaricato il giardiniere Josef Laube, poi sostituito nel 1859 dal boemo Anton Jelinek.

Il parco, i cui lavori furono avviati nella primavera del 1856, rappresenta un esempio di impianto artificiale misto di essenze forestali, alberi e cespugli che fonde il fascino di un ambiente architettonico miteleuropeo e un paesaggio mediterraneo. In contrasto con il giardino barocco, quello inglese, su cui è modellato Miramare, introduce un nuovo rapporto con la natura, frutto di una sensibilità diversa verso il mondo materiale.

Prima del 1856 la zona del parco era spoglia, con solo alcuni arbusti e cespugli spinosi. Oggi, invece, vi è un gruppo di diverse specie di alberi che sono, per la maggior parte, di origine non europea o comunque che non sono nativi della zona. Entro un periodo di dieci anni, cedri del Libano, del nord Africa e dell'Himalaya sono stati piantati abeti e abeti rossi provenienti dalla Spagna, cipressi da California e Messico, varie specie di pino dall'Asia e dall'America e alcuni esemplari esotici, come la sequoia gigante e il ginkgo biloba sono stati aggiunti. Miramare è stato concepito come un giardino privato e non come un parco. In realtà non dispone di un ingresso monumentale o di un vialetto che conduce fino al castello. Era un giardino delle meraviglie, non destinati ad uso pubblico, anche se l'arciduca l'aprì al volgo un paio di giorni alla settimana. Corsi d'acqua, piscine, sentieri tortuosi, alberi disposti secondo modelli naturali, alcune zone erbose, sono tipici di giardini inglesi. L'asperità del terreno ha favorito l'irregolare disposizione del promontorio che unisce la trasformazione artificiale con l'ambiente naturale.

Il percorso verso il Castello di Miramare

Il parco si caratterizza anche per la presenza di alcuni edifici inclusi nel progetto di Junker: il castelletto, abitato da Massimiliano e Carlotta, la cui costruzione iniziò contemporaneamente ai lavori di realizzazione del castello; le serre, destinate alla coltivazione di piante da collocare nel parco; le rovine della cappella dedicata a San Canciano nella cui abside è conservata una croce fatta con il legno della fregata Novara che è stato posta in disarmo nel 1899; ed infine una piccola casa, utilizzata oggi come un coffee-shop, la "Casa svizzera", collocata sul bordo del lago dei cigni.

Fino al 1954, il castello di Miramare è stato il quartier generale delle truppe di occupazione, in sequenza, delle forze nazisteneo zelandesibritanniche ed infine statunitensi. Infine nel 1955, il complesso è stato riaperto al pubblico con il nome di Parco di Miramare, la cui gestione è stata affidata alla Soprintendenza per i Beni Architettonici, il Paesaggio e Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico della regione Friuli-Venezia Giulia. L’area del Parco è stata interessata da alcuni interventi di restauro e conservazione, alcuni dei quali sono stati resi possibili anche grazie ai fondi del Gioco del Lotto, in base a quanto regolato dalla legge 662/96

Il castello è adibito a museo. Al suo interno è conservata anche una pregevole raccolta di vasi orientali. Si possono ammirare le stanze che furono abitate da Massimiliano e dalla moglie Carlotta, le camere per gli ospiti, la camera di informazioni che racconta la storia del Castello e del Parco di costruzione, le stanze in cui abitava il Duca Amedeo d'Aosta con arredi del 1930 in stile razionalista.

Tutte le camere sono ben conservate e mantengono tutti gli arredi originali compresi di ornamenti, mobili e oggetti risalenti alla metà del XIX secolo. Particolarmente degni di nota sono la sala della musica dove Carlotta si esercitava nel suono del fortepiano visibile ora nella sala VII e la sala che rievoca l'arredamento navale della fregata Novara sulla quale Massimiliano era imbarcato quando prestava servizio nella Marina austriaca.

Nella camera XIX vi sono una serie di dipinti di Cesare Dell'Acqua raffiguranti la storia di Miramare. Infine, i visitatori possono ammirare la sala del trono, che è stata recentemente restaurata e riportata agli antichi splendori. Attualmente c'è un pianoforte e la sala viene utilizzata per concerti.

testo e foto da wikipedia

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