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31 lug 2021
30 lug 2021
Il canto del fiume/Pesem o reki
Ljubljanica
By Savinjc, sodelavec projekta Wikipedija (jezik: slovenščina)., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=31537174
TONE PAVČEK
IL CANTO DEL FIUME Traduzione: Jolka Milič
Voglio pensare come pensa il fiume.
Correre dalla fonte alla foce
come lui che entro le sue rive
non è mai lo stesso e sempre vivo
scorre nell’eternità
e incessantemente esiste.
Scalza tutto ciò che sfiora
e si porta dietro, lava e sciacqua
gli errori del tempo, i guai degli avi,
la fiducia dei nipoti, l’incredulità,
l’entusiasmo e i meriti, moderando
tutto in giusta misura.
Corri allora. Semplicemente come il fiume.
Dalla sorgente fino all’estuario.
E non dimenticare come sono belli
i grembi dei salici, dove il vento
nasconde i suoi canti,
e gli irraggiungibili orizzonti.
PESEM O REKI
Misliti hočem kot misli reka.
Teči od izvira do izliva
kot ona, ki med bregove ujeta
nikoli ista in zmeraj živa
odteka v večnost
in neprenehoma biva.
Vse dosegljivo spodjeda
in nosi s sabo, umiva in spira
zablode časa, zagate dedov,
zaupanje vnukov, nevero,
zanos in zasluge in vse umirja
na pravo mero.
Teči torej. Preprosto kot reka.
Od izvira pa do izliva.
In ne pozabiti, kako so lepa
naročja vrb, kamor skriva
pesmice veter,
in obzorja nedosgljiva.
Tone Pavček è nato il 29/9/1928. Laureato in giurisprudenza è stato per lunghi anni nella redazione culturale della RTV slovena e come direttore nella casa editrice Cankarjeva.
Negli anni del disgelo (gli ’80) è stato Presidente della Lega degli scrittori sloveni e ha svolto altre cariche e impegni sociali importanti.
Tra i premi ricevuto spicca la “Prešernova nagrada”, il massimo riconoscimento nazionale per le arti contemporanee.
Pavček ha debuttato in poesia nella famosa raccolta “Pesmi štirih” (“Liriche a quattro voci”), del 1953, che rimane una pietra miliare nella letteratura slovena del dopoguerra (raccolta programmatica dell’intimismo poetico di quattro autori (oltre a Pavček, Ciril Zlobec, Janez Menart e Kajetan Ković).
Tra i suoi tanti libri di poesia: “Ujeti ocean” (L’oceano imbrigliato,1964), “Zapisi” (Annotazioni,1972), “Poganske hvalnice” (Odi pagane,1976), “Dediscina” (Lascito,1983), “Golicava” (Pianura sterile, 1988), “Temna zarja” (Albore oscuro 1996), “Upocasnitve” (Ultima china 1998).
I suoi saggi sono in due libri: “Cas duse, cas telesa I – II” (Tempo dell’anima, tempo di vollutà, I e II, ‘94 e ‘97).
Su di lui ha scritto un saggio critico in italiano, anche Arnaldo Bressan nel suo libro “Le avventure della parola”, ed. Il Saggiatore,1985.
Intensa la sua attività di traduttore dal russo (Jesenin, Majakovski, Pasternak, Ahmatova, Cvetajeva, Zabalotski, Voznesenski, Brodski), questi in libri autonomi, e tanti altri nell’ampia “Antologia della poesia russa del’900”. Dalla poesia georgiana ha tradotto il poema di Rustavelli “Il cavaliere nella pelle di tigre”, dal croato Kovacić “Jama” e altri ancora.
Ha partecipato nel 1999 a “Napolipoesia. Incontri internazionali di poesia” e nel 2004 agli “Incontri internazionali di poesia di Sarajevo” dedicati al suo caro amico, Izet Sarajlić.
Pavček è morto il 21 ottobre del 2011.
29 lug 2021
Proverbio
Il proverbio friulano della settimana
Grotte di Villanova
Fuori dai percorsi battuti...dove la montagna la si vede da dentro senza "filtri", luci e passerelle!
Grotte di Villanova sta condividendo un aggiornamento sul COVID-19.
28 lug 2021
Primož Roglič
Dopo il secondo Tour de France consecutivo e il bronzo alle Olimpiadi vinti da Tadej Pogačar, arriva un'altra incredibile soddisfazione per il ciclismo sloveno.
CHE A ME VENISSE AMORE
Che a me venisse amore
con i tuoi occhi alfine
tanto creduto avevo
che a me è venuto, amore.
Che amore non finisse
per me dentro i tuoi occhi
tanto temuto avevo
che a morte egli lo disse.
E morte, perché amore
non avesse mai fine,
fermò solo il tuo cuore;
e il verde dei tuoi occhi
divenne il suo colore
Siro Angeli
https://cantosirene.blogspot.com/2013/09/centenario-di-siro-angeli.html
27 lug 2021
I FIUMI
GIUSEPPE UNGARETTI(da Allegria di naufragi, 1919 – in “Vita di un uomo”, Mondadori – 2016)
I FIUMI
Cotici il 16 agosto 1916
Mi tengo a quest’albero mutilato
Abbandonato in questa dolina
Che ha il languore
Di un circo
Prima o dopo lo spettacolo
E guardo
Il passaggio quieto
Delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
In un’urna d’acqua
E come una reliquia
Ho riposato
L’Isonzo scorrendo
Mi levigava
Come un suo sasso
Ho tirato su
Le mie quattro ossa
E me ne sono andato
Come un acrobata
Sull’acqua
Mi sono accoccolato
Vicino ai miei panni
Sudici di guerra
E come un beduino
Mi sono chinato a ricevere
Il sole
Questo è l’Isonzo
E qui meglio
Mi sono riconosciuto
Una docile fibra
Dell’universo
Il mio supplizio
È quando
Non mi credo
In armonia
Ma quelle occulte
Mani
Che m’intridono
Mi regalano
La rara
Felicità
Ho ripassato
Le epoche
Della mia vita
Questi sono
I miei fiumi
Questo è il Serchio
Al quale hanno attinto
Duemil’anni forse
Di gente mia campagnola
E mio padre e mia madre.
Questo è il Nilo
Che mi ha visto
Nascere e crescere
E ardere d’inconsapevolezza
Nelle distese pianure.
Questa è la Senna
E in quel suo torbido
Mi sono rimescolato
E mi sono conosciuto
Questi sono i miei fiumi
Contati nell’Isonzo
Questa è la mia nostalgia
Che in ognuno
Mi traspare
Ora ch’è notte
Che la mia vita mi pare
Una corolla
Di tenebre
Pierluigi Cappello
In giardino
Vivere è un minuscolo posto nel mondo
dove stare in giardino.
PIERLUIGI CAPPELLO
Azzurro elementare
26 lug 2021
Ciril Zlobec il poeta dell'amore
Ciril Zlobec - Poeta sloveno (n. Ponikve, Sežana,1925- 2018). Espulso (1941) dal ginnasio italiano perché scriveva versi nella lingua materna, fu confinato negli Abruzzi e prese parte alla guerra partigiana. Redattore e direttore di riviste letterarie, esordì insieme ad altri tre autori con l'antologia Pesmi štirik ("Poesie di quattro", 1953), che segnò il distacco della poesia slovena dal realismo socialista. Sorretti da uno slancio vitalistico che trasforma in coraggiosa accettazione la disperante consapevolezza dei limiti dell'esistenza, i suoi versi si segnalano per la varietà dei ritmi, l'uso insistente della suddivisione strofica, la concretezza delle immagini (Pobeglo otroštvo "L'infanzia fuggita", 1957; Pesmi jeze in ljubezni "Poesie d'ira e d'amore", 1968; Kras "Carso", 1976; Nove pesmi "Nuove poesie", 1985; Moja kratka večnost , 1990, trad. it. La mia breve eternità: antologia personale, 1950-1990, 1991). Ha svolto un'importante attività di traduttore dall'italiano (Dante, Leopardi, Ungaretti, Sciascia, Moravia, ecc.). Tra le pubblicazioni successive ricordiamo l'antologia Dvom, upanje, ljubezen ("Dubbio, speranza, amore", 2005).
http://www.treccani.it/enciclopedia/ciril-zlobec/In una intervista ha affermato :-Dalle mie poesie d'amore ho fatto la storia della mia vita. L'amore è un sentimento universale, di amore si può impazzire, per amore puoi uccidere. Le grandi liriche d'amore sono di solito indirizzate verso un aspetto dell'amore:fortunato o sfortunato.Io descrivo mia moglie, che è anche fidanzata, madre ed amica.L'amore è la mia religione laica."
Skoraj himna di Ciril Zlobec
Brez prospodobe si ostala,
ne razgaljena, temveč nesramežljivo gola,
sama sebi edina prispodoba,
ne več lepa kot… temveč lepota,
ne več svetla, temveč zapeljivost,
ne več živa, temveč vse življenje,
krik, ki ogluši sam sebe
in je tišina, ki ji prisluškuje,
pogled, ki oslepi od pogleda nase
in oslepljen spregledaq,
ogenj, ki se rezdivja, da ugasne,
mir, ki vihraje drami,
vihar, ki mir prinaša,
ljubezen, bela v postelji,
zelena v travi,
modra v nebu nad seboj,
rdeč v zarji,
temna v noči
ljubezen,
sama sebi edina prispodoba,
ne več kot drevo, temveč preposto:
polončna kot ljubezen,
ne kot smrt, temveč preprosto:
ljubezen vodoravna kot ljubezen,
ti-jaz-midva.
Quasi un inno Grytzko Mascioni
Senza confronto sei rimasta,
non spogliata, ma vergognosamente nuda,
confronto solo con te stessa,
non solo bella, ma… bellezza,
non più luminosa, ma luce,
non più seducente, ma seduzione,
non più viva, ma tutta vita,
grido che assorda se stesso
ed è silenzio, che gli presta ascolto
sguardo, che un altro sguardo acceca
e accecato apre gli occhi,
fuoco, che s’infiamma per spegnersi,
pace destata dalle tempeste,
tempesta che cerca la pace,
amore,
bianco sul letto,
verde nell’erba,
azzurro nel cielo sopra di sé,
rosso al tramonto,
buio per l’intera notte,
amore,
solo a se stesso unico confronto,
non più come un albero, ma soltanto:
eretto dall’amore,
non come la morte, ma solo:
amore disteso come orizzonte,
tu–io, noi due.
fonte http://www.casadellapoesia.org/poeti/zlobec-ciril/quasi-un-inno/poesie