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foto di Suzana Pertot
valli del Natisone

Un documentario sul santuario di Resia


Breve video-documentario sulla storia della Chiesa di Santa Maria Assunta, ora Chiesa Parrocchiale/Santuario, sita nel capoluogo Prato e che ospita la statua lignea dorata della Madonna di Resia, scolpita nel 1525 da Giacomo Martini. Chiesa molto cara a tutta la comunità


Nell’ottica della valorizzazione turistica delle peculiarità della comunità resiana, l’Ecomuseo Val Resia, dopo vari filmati in cui si presentavano i contenuti e le attività dei musei della valle, ha realizzato anche un video-documentario che illustra il Santuario di Santa Maria in Prato di Resia/Ravanca. Questo video, proposto sul canale YouTube dell’Ecomuseo e realizzato con la collaborazione della Parrocchia- Santuario di Santa Maria Assunta, ha l’intento di far conoscere la storia del sacro edificio invitando a visitarlo e a «leggerlo» con maggior consapevolezza.

Il filmato sull’antica chiesa plebanale della Val Resia illustra, oltre l’architettura della stessa, le molte opere d’arte in essa contenuta. In particolare si possono ammirare alcune preziose pale d’altare e otto statue, due marmoree e ben sei lignee. Tra queste ultime la più antica e la più importante è la statua della Madonna Assunta, scolpita nel 1535 da Giacomo Martini.

Questa visita virtuale propone, inoltre, un viaggio alla scoperta della devozione e della volontà di una comunità che nei secoli, con molta tenacia e fatica, ha reso questo santuario un gioiello artistico nel cuore di Resia. Infatti, questa chiesa, molto cara a tutta la comunità valligiana, è stata anche meta di pellegrinaggi votivi provenienti da diversi comuni limitrofi tra cui Venzone, Resiutta, Chiusaforte, Dogna, Moggio Udinese e Amaro già a partire dal 1467.

Non a caso il filmato è stato pubblicato per la prima volta il 20 gennaio, giorno in cui si celebra San Sebastiano, uno dei due santi collocati sull’altare maggiore della chiesa. A questo santo, come pure a San Rocco, i fedeli da secoli si rivolgono per invocare la protezione contro le epidemie.

Oggi, la chiesa-santuario rappresenta, tra l’altro, anche l’ottava tappa del Cammino Celeste/Iter Aquileiense, un itinerario di pellegrinaggio lungo 200 km attraverso strade e sentieri di montagna che, partendo dal santuario di Barbana o dalla basilica di Aquileia, conduce al Monte Lussari/ Svete Višarje diramandosi poi con altri due percorsi verso il santuario di Brezje in Slovenia e quello di Maria Sall/Gospa Sveta in Carinzia.

A ricordare questo, ben visibile all’esterno del santuario e anche dalla piazza principale del capoluogo di Resia, c’è la meridiana del Cammino Celeste realizzata e donata da Aurelio Pantanali nel 2019.

La realizzazione di questo video segue la stampa, avvenuta nel dicembre 2019, della guida al santuario di Resia Ta ravanška rumarska cirkuw po böžij poti/Il venerando santuario della Madonna Assunta di Resia lungo il Cammino celeste Iter Aquileiense – Štoria carkve anu racjuni po näs/Cenni storici e preghiere in resiano che venne realizzato dall’associazione culturale «Museo della gente della Val Resia» che ne curò i contenuti e fu interamente finanziata dell’associazione «don Eugenio Blanchini» di Cividale.

Tutti i filmati realizzati per l’Ecomuseo Val Resia da Christian Madotto sono visibili sul canale YouTube dell’Ecomuseo all’indirizzo ecomuseo val resia oppure direttamente alla pagina dedicata del sito. (Sandro Quaglia)

https://www.dom.it/ravansko-svetisce-v-dokumentarcu_un-documentario-sul-santuario-di-resia/



Citazione

 La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare.

(Pietro Calamandrei)

Poesia di Kosovel

 


Poeti sloveni del Litorale

Tradotti da JOLKA MILIČ , Sežana 1926 – Sežana 2021
SREČKO KOSOVEL
Da ” Il mio canto – Moja pesem” a cura di/uredila Jolka Milič
Introduzione/ uvodni esej di Marija Pirjevec 2002
La vecchia dietro il villaggio
Bambini affamati giacciono sul fieno,
la bora infuria dietro l’abbaino
sotto la bassa e grigia fronte della casa -
la notte ha coperto la pianura.
Il più piccolo sogna: una patatina,
non una – ma una scodella piena. -
Dietro l’oscuro villaggio arranca in silenzio
la grigia e cenciosa Miseria.
Il secondo sogna: una patatina lessa
riscalda le manine infreddolite.-
Dietro le case cammina pian piano
sghignazzando gelidamente.
Il terzo, il quarto e il quinto e tutti -
mille e più – io non riesco a dormire.
Non ho nulla, ma ciò nonostante penso:
Tutto, oh, tutto, vi vorrei dare!
***
Il vento, il vento, fanciulla
Il vento, il vento, fanciulla,
scherza con i tuoi capelli,
il vento ti bacia sul collo
e sulla bianca fronte.
Il vento, il vento, amor mio,
gioca con te, con te,
tra noi due non c’è che il vento,
del resto siamo soli.
Siamo soli nella landa,
tra le rocce e i rovi.
Dammi un bacio, fanciulla,
non temere che qualcuno arrivi.

Notizia minima sul poeta
Srečko Kosovel, nasce a Sežana , il 18 marzo 1904.
Nel 1915 conclude la scuola elementare a Tomaj, dove la famiglia si era frattanto trasferita.
Dal 1915 al 1922 frequenta il ginnasio a Lubiana.
Nell’autunno del 1922 si iscrive alla facoltà di filosofia di quell’università .
Muore a Tomaj, il 27 maggio 1926.
fonte fb


Losloveno

Massimo Cacciari racconta Biagio Marin

immagine da wikipedia

 "Biagio Marin, un poeta di respiro europeo. Ma certamente influenzato dal rapporto con la sua terra, con Grado in particolare: d’altra parte città come Gorizia, Trieste, e il territorio che racchiudono sono da sempre un grande crocevia internazionale di culture, tradizioni, conflitti e soprattutto linguaggi". Parola del filosofo Massimo Cacciari, che di Biagio Marin custodisce un ricordo speciale legato agli incontri di fine anni Settanta, e alla confidenza a poco a poco acquisita con la “lingua” del grande autore gradese: "non semplicemente un dialetto, ma una rarefazione del linguaggio poetico". Proprio alla città di Marin e alla (ri)scoperta della sua straordinaria opera è dedicato il primo “Viaggio digitale” del format promosso da Fondazione Pordenonelegge insieme alla Regione Friuli Venezia Giulia e a PromoTurismoFVG: “Grado e l’azzurro vento di lontanìa di Biagio Marin” titola la breve ma intensa escursione in programma sabato 30 gennaio, dalle 10 su Facebook e Youtube di pordenonelegge - e successivamente sui canali di PromoTurismoFVG – nell’ambito del ciclo “Friuli Venezia Giulia terra di scrittori. Alla scoperta dei luoghi che li hanno ispirati”. Un progetto concepito per itinerari sul campo ma dalla primavera 2020 convertito in piccole full immersion online: per conservare il gusto del viaggio anche nei mesi di sospensione pandemica.


"Era già anziano, Biagio Marin, quando ci siamo conosciuti – spiega ancora Cacciari – eppure restituiva una sensazione di forza e “monumentalità”. Fu poeta coltissimo: aveva letto di tutto e con lui si poteva parlare dei presocratici e di Meister Eckhart, di Goethe, Novalis e Hölderlin. Nella sua poetica aleggia una compenetrazione ‘spinoziana’ della morte: una consapevolezza che aiuta a vivere ogni giorno nel pieno delle proprie forze, com’è evidente nelle poesie dedicate al figlio Falco. Così è anche per la sua lingua, che non è semplicemente il dialetto gradese, e non è la lingua della prosa: nei suoi versi confluisce quanto Marin aveva assimilato da altri linguaggi, da poeti di altre lingue, il risultato è del tutto peculiare, una lingua tutta sua, valorizzata da Pier Paolo Pasolini che volle inserirlo in una antologia poetica a inizio degli anni Cinquanta".

Con il nuovo viaggio digitale di Fondazione Pordenonelegge e PromoTurismoFVG ci addentreremo “per le stràe solesàe” di Marin: il dedalo natìo di calli e campielli dell’antico castrum, le basiliche, il battistero e il campanile accanto a quella che è oggi Piazza Biagio Marin, verso la panoramica “diga” sul Nord Adriatico e le distese sconfinate di sole e d’azzurro, la linea dell’orizzonte in cui si perdono cielo e mare, sino al banco sabbioso della Mula di Muggia. Ma Biagio Marin significa anche e soprattutto paesaggi ancestrali: le migliaia di terre emerse e barene della laguna, le silhouette dei casoni, i silenzi sospesi solcati dal volo dei gabbiani, i colori riflessi, la luce abbagliante del giorno e la dolcezza rasserenante dei tramonti. E poi il porto canale, gli spazi raccolti del rientro in paese: le barche e le reti dei pescatori che si allungano accanto alle imbarcazioni dei diportisti. La città antica, la spiaggia della Mitteleuropa che rende omaggio al poeta con il monumento per Biagio Marin nel Parco delle Rose: l’”isola d’oro” da cui si dipartono mille itinerari generati da quel "dosso di rena, lido stretto e falcato sul vertice di un delta, che un fiume di una volta ha dimenticato". Oggi è il Centro Studi Biagio Marin a custodire, valorizzare e perpetuare l’opera del grande autore gradese in cui, verso dopo verso, si specchiano la città e i suoi scenari.

Novità di questa nuova edizione, per ricordare il tema dell'accessibilità: i viaggi digitali saranno realizzati anche in LIS (Lingua Italiana dei segni). Gli itinerari si possono ritrovare sul canale Youtube di pordenonelegge e sul sito turismofvg.it

ttps://www.ilfriuli.it/articolo/cultura/massimo-cacciari-racconta-biagio-marin/6/235424

Tramonto in Benečija.

 

da https://ispirazionezero.tumblr.com/post/636338001675452416/from-dark-to-light

Vaccinarsi anche contro il tiranno Pil

 Dalla Liguria: «Per quanto ci addolori ogni singola vittima del Covid 19, dobbiamo tenere conto di questo dato: solo ieri (1. 11. 2020, ndr.) tra i 25 decessi della Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. Persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese che vanno però tutelate» (tweet del presidente della Regione).

Dalla Lombardia: «Contributo che le Regioni danno al Pil, mobilità, densità abitativa e zone più colpite dal virus: sono questi i quattro parametri che il vice presidente e neo assessore al Welfare della Regione Lombardia avrebbe chiesto di tenere in considerazione per la ripartizione dei vaccini anti-Covid, con una lettera al commissario Arcuri».

Mi immagino cosa possano pensare, prevedere, temere, – magari an- che indignarsi? – le popolazioni delle periferie povere, scarnificate dall’emigrazione,debilitate dal numero di anni sopportati sull’ingobbito groppone, semiabbandonate ed escluse dai diritti essenziali… E penso anoi, popolo dei monti

e delle valli della Benecìa, da Prepotto a Tarvisio, sacrificato in ragione del proprio «pil» – scritto minuscolo perché ridicolo –, «ricco» di improduttività, di stato civile vedovo, anziano, pensionato, disoccupato, inabile, malato. Ma vale proprio la pena star dietro a gente che, osservata dal monocolo lombardo o ligure, – ma, perché no, anche dal Nordest, viste le tendenze – si presenta così magra di Pil, così pensionata, così priva di densità abitativa, così poco indispensabile allo sforzo produttivo?

Il detto monocolo – denaro e produttività – non è certo una invenzione recente, tutt’altro. Ha una storia millenaria, usato ed abusato dai potenti, da coloro che per la loro posizione dominante potevano disporre delle sorti dei più deboli. Sarà solo una leggenda tramandata dai tempi dell’antica Sparta, secondo cui gettandoli nel vuoto dalle rupi del monte Taigeto la società di allora si liberava del fardello dei bimbi disabili, non rispondenti ai canoni sanitari ed efficientistici d’allora. E qui mi si permetta un inciso: oggi non v’è la crudezza del gesto plateale da una rupe, ma succede che dei bimbi disabili, e anche semplicemente «bimbi», ce ne liberiamo ancora non nati. Ma torniamo al monocolo. Lo vedo sotto la scriminatura del ciuffo del Führer che discrimina dal suo bunker chi ha diritto di vivere o meno tra gli utili, finché tali e gli inutili; tra i razzisticamente puri e gli impuri. E non è che più vicino a noi, tra noi, quel triste monocolo non abbia orientato ed ancora orienti scelte politico-sociali altrettanto riprovevoli.

Chi, dunque, va salvato per primo, per chi si chiede platealmente la prioritaria vaccinazione? Chi merita di mettersi in fila tra i primi per il fatidico vaccino anti Covid? Torna sempre a galla la priorità del Pil, ciò che questa sigla rappresenta nella mente dei più: il prodotto, l’efficienza. Non come e a che prezzo umano il prodotto viene realizzato; non il fine ultimo del prodotto allo scopo del benessere comune; ma il prodotto in sé, come parametro dello sviluppo del genere umano.

Non voglio sprecare molte parole su questo argomento, ma mi rendo conto che il solo fatto che, oggi, – quando ci si riempie la bocca di buoni propositi, di attenzioni da dedicare ai più deboli, di responsabilità

dei gestori del bene pubblico verso tutte le componenti della comunità umana, verso tutte le fasce sociali indipendentemente dal censo, dal colore della pelle, dal credo religioso e politico e quant’altro – che oggi, ripeto, si spacci spudoratamente come credute legittime richieste di precedenze da dare ai territori e alle società più ricche ed opulente, vuol dire che ben poco rimane realmente del creduto progresso sociale, umano, culturale a cui l’umanità dovrebbe aspirare. Ho sentito, ascoltato in diretta con passione le parole di Joe Biden, il neoeletto presidente degli Stati Uniti, apprezzandolo come un potente e provvidenziale antivirus, antidoto all’epidemia globale diffusa con insensato impegno dal suo predecessore «The Donald». Se alle parole seguiranno scelte coraggiose e azioni concrete si potrà sperare in un effetto domino e in una certa immunità di gregge nei confronti dei nemici elencati da Biden: discriminazioni razziali, disuguaglianze, rancori, odi di classe, violenze, ingiustizie, violenze alla natura e al pianeta.

Ho ascoltato anche i propositi che il nostro primo ministro, Giuseppe Conte, ha elencato presentandosi alla Camera e al Senato, apprezzandone il richiamo al dovere di tutelare i deboli, le classi sociali svantaggiate e tra queste anche le minoranze linguistiche. Ci saremo anche noi, sloveni di periferia tra coloro che possono aspirare ad una qualche attenzione? Forse sì, ma sarebbe un clamoroso fiasco se proprio noi rimanessimo inerti nelle nostre istituzioni, nelle amministrazioni comunali e sovracomunali, nelle nostre scelte politiche autolesioniste e incapaci di gestire il territorio etnicamente tutelato per legge dello Stato (la 38-2001).

La domanda fatidica sta proprio qui: ammesso e concesso che vi siano mezzi finanziari straordinari a disposizione, sarà capace la nostra compagine amministrativa di progettare, proporre e sostenere degli interventi comuni per far non morire quanto resta della nostra comunità? A guardare come le somme a disposizione vengono sprecate senza dei progetti validi e prospetticamente produttivi verrebbe da dire: «Buog nam pomaj!».

https://www.dom.it/vaccinarsi-anche-contro-il-tiranno-pil_cepiti-se-moramo-tudi-proti-bdp-ki-nam-vlada/?fbclid=IwAR3pFQKJy_wkds0-Ed3RtSVHfcPqUnaaZ6HROgmwfUzea5vs3vlRDZ0kKm8

Rojc: aiuto europeisti ma resto nel Pd

 


 “In questa fase particolarmente complessa ho dato il mio aiuto tecnico alla costituzione di un gruppo europeista che contribuisca a rafforzare e stabilizzare un nuovo Governo. La mia iscrizione al gruppo Maie è stata concordata con il mio partito, cui resto iscritta e militante. Confido che questo atto possa dare una mano alla costruzione di una maggioranza solida all’altezza dei problemi enormi che il Paese sta affrontando. Confermo immutata l’attenzione al territorio del Friuli Venezia Giulia di cui sono espressione e in particolare alla minoranza slovena in Italia, che ho l’onore di rappresentare in Parlamento”. Lo ha dichiarato la senatrice Tatjana Rojc (Pd), dopo aver aderito al nuovo gruppo Europeisti-Maie-Centro-democratico. https://novimatajur.it/senza-categoria/rojc-aiuto-europeisti-ma-resto-nel-pd.html


I giorni della merla

 


I cosiddetti giorni della merla sono, secondo la tradizione, gli ultimi tre giorni di gennaio (29, 30 e 31) oppure gli ultimi due giorni di gennaio e il primo di febbraio. Sempre secondo la tradizione sarebbero i tre giorni più freddi dell'anno. Le statistiche meteorologiche disponibili dicono che dopo la prima decade di gennaio in realtà si osserva una tendenza all'aumento della temperatura 

 Un tempo i contadini del Friuli osservavano le condizioni meteorologiche dei tre giorni della merla e, sulla base di esse, facevano le previsioni sul tempo dei mesi di gennaio, febbraio e marzo. Se il 29 era molto freddo e soleggiato anche l'ormai passato gennaio, era stato per la maggior parte dei giorni freddo ma soleggiato, mentre se il 30 era piovoso e più mite, anche la maggior parte del mese di febbraio sarà piovoso e le temperature saranno più miti.

La leggenda, una merla, con uno splendido candido piumaggio, era regolarmente strapazzata da gennaio, mese freddo e ombroso, che si divertiva ad aspettare che lei uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni, la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di gennaio, che allora aveva solo ventotto giorni. L'ultimo giorno del mese, la merla, pensando di aver ingannato il cattivo gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo. Gennaio se ne risentì così tanto che chiese in prestito tre giorni a febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo, pioggia. La merla si rifugiò alla chetichella in un camino e lì restò al riparo per tre giorni. Quando la merla uscì, era sì salva, ma il suo bel piumaggio si era annerito a causa della fuliggine del camino, e così essa rimase per sempre con le piume nere.

Sempre secondo la leggenda, se i giorni della merla sono freddi, la primavera sarà bella; se sono caldi, la primavera arriverà in ritardo.

da wikipedia

Forse invecchio-poesia di Sandro Penna

 

Uomini siamo


SANDRO PENNA

FORSE INVECCHIO

Forse invecchio, se ho fatto un lungo viaggio
sempre seduto, se nulla ho veduto
fuor che la pioggia, se uno stanco raggio
di vita silenziosa... (gli operai
pigliavano e lasciavano il mio treno,
portavano da un borgo a un dolce lago
il loro sonno coi loro utensili).
Quando giunsi nel letto anch’io gridai:
uomini siamo, più stanchi che vili.

(da Poesie, Garzanti, 1973)

.

È un momento di sconforto, di una leggera malinconia, quello che coglie il poeta Sandro Penna in questi nove endecasillabi: un viaggio in treno in un giorno piovoso senza spunti vivaci, senza altro che la stanchezza, una spossatezza di vivere che però è da imputare all’essere uomini e non a un qualche avvilimento: “Più comune degli altri, non so dove / muove il mio passo stanco, che non vuole / tale apparire a se stesso ed altrove”.

.

LILY FUREDI, "METROPOLITANA, 1934"

Sandro Penna (Perugia, 12 giugno 1906 – Roma, 21 gennaio 1977), poeta italiano. Con toni epigrammatici, le sue poesie esprimono spesso un’intenso desiderio sensoriale di vita talora malinconico e cantano l’amore omosessuale (“Poeta esclusivo d’amore”, si definì egli stesso).
da https://cantosirene.blogspot.com/2021/01/uomini-siamo.html

Proverbio friulano

 di Vita nei campi

“San Pauli lusìnt gran, siale e furmint” ovvero se il giorno di San Paolo (25 gennaio) è un giorno lucente, soleggiato, ci sarà abbondanza di grano, segala e frumento, un’ annata buona dunque”.

Effetti collaterali Zero, sei libri per una terapia contro ogni pandemia

 


Da troppo tempo lontana dal suo pubblico, LeggerMente ha deciso di riprendere i contatti sebbene online e forma virtuale con tutti gli appassionati e gli amici della lettura. Da sempre l'associazione di San Daniele ha privilegiato un rapporto diretto e personale con il proprio pubblico, ma la situazione pandemica e il prolungarsi della sua possibile soluzione ha spinto gli organizzatori a costruire un apposito progetto dedicato e pensato per i propri soci, gli amici, ma anche per tutto il pubblico che vuole avvicinarsi o riscoprire il piacere della lettura.

Mensilmente, infatti, verranno proposte pubblicamente sui vari canali social le top five letterarie firmate da alcuni degli ospiti più prestigiosi e vicini all’associazione Leggermente: Andrea Scanzi, Davide Toffolo, Loredana Lipperini, Massimo Cirri, Nada, Rita Marcotulli, Stefano Bartezzaghi indicheranno cinque titoli di libri a cui sono particolarmente legati e che regaleranno ai possibili lettori, con il solito atto di affetto che è il vero segreto del rapporto fra LeggerMente e il suo pubblico. Ma accanto a queste indicazioni letterarie ci sarà la possibilità di godersi sei pillole in video girate all'interno dei locali della W. Meister, la libreria che storicamente collabora con LeggerMente in cui Angelo Floramo, Carlotta Del Bianco, Elena Commessatti, Manuela Malisano, Maurizio Mattiuzza e Paolo Patui, proporranno degli assaggi di lettura ed il commento di un libro a cui sono particolarmente legati, una sorta di proprio intimo personale libro del cuore.


Video emotivi, intimi, affascinanti che si configurano anch'essi come un piccolo ma prezioso regalo che LeggerMente vuole proporre al proprio pubblico in virtù anche di una eccellente qualità di registrazione e di montaggio operata dagli stessi collaboratori dell'associazione.

Il progetto in video si intitola “Effetti collaterali: ZERO – 6 libri per una terapia contro ogni pandemia”.  
 
Ogni mese, a partire da febbraio 2021, verrà pubblicato un episodio della serie sui canali social: Facebook (@rEsistenzaLetteraria) e Instagram (@leggermente_). Nonché sullo stesso sito dell’associazione (www.leggermente.it) che potrete consultare per altre informazioni e notizie.

Il teaser del progetto sarà pubblicato il 30 gennaio 2021, la prima Top5 verrà pubblicata l’8 febbraio e il primo video della serie Effetti collaterali: ZERO il 15 febbraio 2021.
Elenco lettori e libri presentati
Angelo Floramo
Tutta Frusaglia – Fabio Tombari
Carlotta Del Bianco
La Storia - Elsa Morante
Elena Commessatti
Colazione da Tiffany - Truman Capote
Manuela Malisano
La città dei vivi – Nicola Lagioia
Figure – Riccardo Falcinelli
Maurizio Mattiuzza
Patria - Fernando Aramburu
Paolo Patui
Pontificale in San Marco - di Elio Bartolini

Elenco autori Top5
Andrea Scanzi
Davide Toffolo
Loredana Lipperini
Massimo Cirri
Nada
Rita Marcotulli
Stefano Bartezzaghi

https://www.ilfriuli.it/articolo/cultura/effetti-collaterali-zero-sei-libri-per-una-terapia-contro-ogni-pandemia/6/235421

L'Alta Val Torre - Terska dolina: uno scrigno di tesori

 

Lusevera-Bardo

La strada più agevole per raggiungere l’Alta Val Torre è la strada regionale 646 che collega l’Italia alla Slovenia attraverso il valico di Uccea. L’Alta Val Torre conta circa 700 abitanti abitanti che vivono nelle 7 frazioni che compongono il Comune di Lusevera, medaglia d’oro al merito civile per aver affrontato con grande dignità l’opera di ricostruzione dopo il catastrofico terremoto del 1976. Il Comune è gemellato con la cittadina di Fleurus in Belgio.

L’Alta Val Torre è una delle più belle e suggestive valli del Friuli, dominata dalla catena dei monti Musi. Oltre allo scenario naturalistico, fra  montagne, boschi, rocce e grotte carsiche, ci troviamo di fronte ad un’antica comunità che mantiene un’identità etnica, linguistica e culturale ancora oggi radicata nel tessuto sociale, rappresentata in primo luogo dal dialetto sloveno del Torre, miracolosamente sopravissuto fino ai giorni nostri. Si tratta di un mondo esclusivo, assai diverso da quello della pianura, pur trovandosi a soli 25 km dal capoluogo friulano, Udine.

da http://www.comune.lusevera.ud.it/index.php?id=2299&L=676

VAL RESIA storia, ambiente e tradizione.

Citazione

 La vita è sostanzialmente tragica, ma qualche volta riesce ad essere meravigliosa.

(Woody Allen)

L'INVERNO D'ITALIA

 Il 27 gennaio -Giornata della Memoria-

Voglio segnalare una storia a fumetti su una pagina di storia italiana che pochi conoscono.

Due bambini nel lager: Davide Toffolo racconta “L'inverno d'Italia”

Gonars, provincia di Udine, 1942-43. Una pagina vergognosa e rimossa del nostro passato: i campi di internamento dove l'Italia deportò e lasciò morire migliaia di cittadini sloveni. Un folle progetto di pulizia etnica, narrato attraverso lo sguardo e i dialoghi di due bambini. Un graphic novel poetico, intenso, toccante: sullo sfondo i fatti, in primo piano la voce delle vittime dimenticate della Storia.
Una tragedia rimossa e dimenticata. Una pagina vergognosa della nostra storia. Davide Toffolo fa rivivere a fumetti la memoria di circa 300mila cittadini sloveni rastrellati e deportati in vari campi di concentramento in Italia dal regime fascista di Mussolini a partire dall'autunno del 1941. In questo toccante volume a fumetti, in libreria mentre si avvicina la ricorrenza della Giornata della memoria delle vittime dei lager (27 gennaio), l'autore prende spunto dalla storia del campo friulano di Gonars, in provincia di Udine, dove nel corso del 1942 furono internati migliaia di sloveni nel quadro di un terribile progetto di “pulizia etnica” dei vicini territori jugoslavi programmato dal nazifascismo. Tra i prigionieri, costretti a vivere in difficili condizioni di sovraffollamento, c'erano intellettuali, artisti, operai, insegnanti, anziani, donne e bambini. Circa 800 persone morirono nell'anno di attività di campo, soprattutto di malattie dovute alle precarie condizioni igieniche.
Attraverso lo sguardo ingenuo e spaventato e le voci narranti di due bambini, che nel dolore di Gonars costruiscono la loro amicizia, Toffolo ripercorre settant'anni dopo questa vicenda finora poco nota. “Il mio lavoro non è una cronaca o un reportage – spiega l'autore – ma una storia che si ispira a fatti veri: una riflessione sulla tragedia della deportazione, sulla pulizia etnica, sul piano folle degli italiani durante la Seconda guerra mondiale. I fatti sono quelli dell'epoca, filtrati attraverso la mia immaginazione e il mio amore per i fumetti, riletti con un approccio che ha debiti con Charles Schultz, Jules Feiffer e Debeurme, solo per fare qualche esempio”.
Un volume, “L'inverno d'Italia”, che ha richiesto un forte impegno di ricerca: non esistono molti documenti fotografici della storia di Gonars, ma restano i disegni dei tanti artisti sloveni che furono internati nel campo. Una parte di questo materiale di documentazione, conservato al Museo di storia contemporanea della Slovenia di Lubiana, è stata inserita nel libro, insieme alla ricostruzione dei fatti storici di quel periodo, a cura della docente di Storia dell'arte Paola Bristot.
“Come quasi tutti – dice Davide Toffolo – non conoscevo questa storia. Per gli sloveni noi italiani siamo stati il Male, e quando l'ho scoperto ho provato vergogna. Ho sentito il bisogno di raccontare questa vicenda, per tenere viva una memoria. Se nessuno in Italia si è preso la responsabilità di chiedere scusa, per riavvicinare popolazioni e sentimenti, forse posso provare a farlo io. Con le parole e i disegni di un fumetto”.




DAVIDE TOFFOLO
È tra gli autori più originali e amati sulla scena del fumetto italiano. A lui si deve la nascita di tre riviste che hanno fortemente segnato nuove vie per i comics in Italia: Dinamite (Granata Press), Mondo Naif (Star Comics) e Fandango (Panini). La sua ricerca sul linguaggio e sulle intersezioni tra il fumetto e altri modi del racconto lo ha portato a realizzare diversi graphic novel: dalla biografia del pugile friulano Primo Carnera a “Pasolini”, che è diventato anche uno spettacolo con musica e disegni live, fino a “Il Re bianco”, la storia del gorilla albino dello zoo di Barcellona, e a “Tres!” e alla serie di tre volumi “Cinque allegri ragazzi morti” (tutti pubblicati da Coconino Press). Davide Toffolo è anche la voce del gruppo rock “Tre allegri ragazzi morti”.(dal web)

Una storia da non dimenticare


 Il 27/01/1945 era la liberazione del campo di concentramento di Auscwitz.

Ida Pascolo, nata Filippig (Cornappo, 4 dicembre 1924 - Gosselies (Belgio), 15 settembre 2012), matricola 88542, venne arrestata con la sorella Augusta (14 marzo 1913 - 30 maggio 1997) nel febbraio 1944 in Italia per motivi politici. Erano impegnate a sostegno della resistenza, provvedendo al rifornimento dei tanti che si erano ribellati alla dittatura ed al dominio nazista. Curavano inoltre, tenendolo nascosto nella propria casa, un partigiano ferito, originario di Resia, di nome Arturo Siega. Tradite da un delatore, portate dapprima a Nimis poi a Trieste furono torturate affinché parlassero, (narrava Ida, "sentivo mia sorella urlare per un cerchio di ferro che le stringeva la testa, mentre a me schiacciavano i piedi con il calcio di un fucile"). Messe poi su di un treno via Brennero, furono instradate a Buchenwald, poi deportate a Auschwitz dove rimasero per circa un anno. Riuscirono a fuggire nel 1945. Le due sorelle sono sepolte al cimitero di Monteaperta (Italia).da fb

Per non dimenticare


 Se questo è un uomo

 Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
(Primo Levi, Se questo è un uomo, 1947)


Se dall’interno dei Lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi, sarebbe stato questo: fate di non subire nelle vostre case ciò che a noi viene inflitto qui.

Primo Levi, Se questo è un uomo


Filo spinato
Su un acceso rosso tramonto,
sotto gl’ippocastani fioriti,
sul piazzale giallo di sabbia,
ieri i giorni sono tutti uguali,
belli come gli alberi fioriti.
E’ il mondo che sorride
e io vorrei volare. Ma dove?
Un filo spinato impedisce
che qui dentro sboccino fiori.
Non posso volare.
Non voglio morire.
Peter, bambino ebreo ucciso dai nazisti nel ghetto di Terezin


Aprile

 “Prova anche tu,
una volta che ti senti solo
o infelice o triste,
a guardare fuori dalla soffitta
quando il tempo è così bello.
Non le case o i tetti, ma il cielo.
Finché potrai guardare
il cielo senza timori,
sarai sicuro
di essere puro dentro
e tornerai
ad essere Felice.”

Anna Frank

da https://maestramary.altervista.org/giorno-memoria-poesie.htm

Nasce Izba, nuovo luogo di ritrovo a Topolò

 

Topolò nelle valli del Natisone


Nasce, a Topolò, Izba (o Izba-r, sul nome definitivo c’è ancora discussione), un piccolo spazio accanto al chiosco (struttura che funge da luogo di ristoro solamente durante la Postaja) che è stato da poco affidato in comodato dall’amministrazione comunale di Grimacco all’Associazione Robida, un gruppo di giovani che sta dando davvero nuova linfa al paese.

Izba (“Nelle case della Benečija l’izba è la stanza vicina alla cucina solitamente scaldata dalla peč. Qui si mangiava, si raccontavano storie e alle volte si dormiva, una stanza calda e accogliente. Questo è un po’ quello che vorremmo diventasse e nei prossimi mesi ci metteremo al lavoro, sperando di potervi invitare già questa primavera” spiega l’associazione) sarà un bar caffè con uno spazio di coworking, quindi possibilità di sala concerti, studio radiofonico, punto informazioni, galleria, sala di lettura, spazio per laboratori e altro. In primo luogo comunque ospiterà, come tanti bar/circoli gestiti da associazioni, i soci di Robida e quelli delle altre due associazioni che partecipano a questo progetto, ovvero l’associazione Topolò-Topoluove e il circolo culturale Rečan_Aldo Klodič.
I soci di Robida, spiega l’associazione invitando ad iscriversi, non solo avranno accesso al locale, ma verranno anche aggiornati sulle attività organizzate e potranno loro stessi proporre idee per rendere il luogo un po’ di tutti e un po’ speciale.

https://novimatajur.it/cultura/nasce-izba-nuovo-luogo-di-ritrovo-a-topolo.html

Ricordare il passato

 

Ricordare il passato


Quelli che non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo.

GEORGES SANTAYANA
La vita della ragione


giorno-della-memoria

https://lunarioaforismi.blogspot.com/

Giorgio Gaber - La libertà


82 anni fa il 25 gennaio 1939 nasceva Giorgio Gaber.



Giorgio Gaber, pseudonimo di Giorgio Gaberščik (Milano25 gennaio 1939 – Montemagno di Camaiore1º gennaio 2003), è stato un cantautorecommediografoattorecabarettistachitarrista e regista teatrale italiano tra i più influenti dello spettacolo e della musica italiana del secondo dopoguerra.

Chiamato anche Il Signor G dai suoi estimatori, è stato anche un chitarrista di valore, tra i primi interpreti del rock and roll italiano alla fine degli anni cinquanta, (tra il 1958 e il 1960); inoltre, fu autore e attore teatrale, divenendo un precursore del genere del teatro canzone. È uno tra gli artisti con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con due Targhe ed un Premio Tenco.
da wikipedia


Nella sua infanzia è stato colpito due volte dalla poliomielite. La prima a 8 anni, costatagli una paralisi alla mano per cui suo padre gli regalò una chitarra in modo da riabilitare le dita.

Ha imparato a suonare la chitarra seguendo la scia del fratello maggiore, Marcello.

La sua famiglia d’origine apparteneva alla media borghesia, e il suo cognome (del Goriziano sloveno) proviene dallo slavo ‘gaber’ (Carpinus betulus, albero delle betulacee) unito al suffisso -scek, che indica la provenienza (il cantante era dunque erede di antenati che vivevano in un’area ricca di carpini).