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IVAN TRINKO padre della Benecia

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18 lug 2020

Una tazza di caffè di Ivan Cankar

Ora sono quindici anni. Ero tornato a casa, per trascorrervi tre settimane. Tutto il giorno mi sentivo depresso, irritato, di cattivo umore. Avevamo una povera casa e sembrava che in noi fosse un’ombra umida, fosca, pesante. La prima notte dormii nella camera; mi risvegliai durante la notte diverse volte... e ogni volta vedevo la mamma che alzata da letto sedeva al tavolo. Era quieta, silenziosa, come se dormisse: solo premeva le mani alla fronte. La finestra era velata dalle tende; e non c'era chiarore di luna o di stelle, ma la sua bianca figura era tutta luminosa. Ascoltai più intensamente; giunsi a distinguere. Non era il respiro di una persona che dormisse: ma era un singhiozzare soffocato a stento. Mi tirai la coperta sugli occhi; ma ancora attraverso la coperta, e fin in sogno, udivo il suo pianto e i suoi singhiozzi. Cambiai posto e andai in soffitta, sul fieno. A questa mia dimora m’arrampicavo per dei gradini ripidi e rotti, che somigliavano piuttosto ad una scala a piuoli. M'ero fatto un giaciglio sul fieno; davanti alla porta, sulla salita, avevo messo un tavolo. Avevo davanti agli occhi un muro grigio, screpolato. Nel mio cattivo umore, nella mia depressione, nella mia nera malinconia, scrivevo allora le mie storie d’amore. Con la violenza portavo il mio pensiero sulle bianche strade, sulle erbe fiorite, sui campi profumati per non vedere me stesso e la mia vita. Una volta mi venne il desiderio di un caffè. Non so come mi venisse in mente. Forse solo perchè sapevo che in casa non c’era neppur del pane. Nella nostra disattenzione spesso siamo crudeli e spietati. Mia madre spalancò gli occhi e mi guardò timorosa. Fiacco, scontento, senza dir parola, senza salutare me ne tornai in soffitta a scrivere di Milan e Bada, che si amavano, che erano nobili, felici e lieti. « Tenendosi per mano, i due giovani, illuminati dal sole del mattino, bagnati di rugiada... ». In quella sentii dei passi per la scala. Era mia madre. Saliva lentamente con precauzione, e teneva in mano una tazza di caffè, e mai l'avevo veduta bella come in quel momento. Attraverso la porta splendeva obliquo il barbaglio del sole meridiano, proprio sui suoi occhi: e gli occhi erano ancora più grandi e più puri e tutta la luce del cielo vi si rifletteva, tutto l'amore e la bontà celeste. E le labbra le ridevano come a un bambino, che reca un lieto dono. La scorsi appena e le dissi con voce rabbiosa: — Lasciatemi in pace!... Adesso non lo voglio! Non era ancora giunta in cima alla scala. La vedevo solo fino alla vita. Quando udì le mie parole, non si mosse; solo la mano, che teneva la tazza, tremò. Mi guardò atterrita, la luce le morì negli occhi. Dalla vergogna il sangue mi salì al viso, le corsi incontro con un passo rapido: — Date, mamma! Troppo tardi. Nei suoi occhi non tornò più la luce, sulle labbra non tornò più sorriso. Bevvi il caffè e mi consolavo: « Stasera le dirò quelle parole di affetto, che il suo amore deluso attendeva ». Non gliele dissi né quella sera, né l'indomani, né mai più... Tre o quattro anni dopo, all'estero, una donna straniera portò nella mia camera del caffè. E questa volta il cuore mi si strinse, mi bruciò così forte che avrei gridato dal dolore. Perchè il cuore è un giudice giusto e non conosce minuzie.
(traduzione dallo sloveno di Luigi Salvinì)
dal Matajur del 28/11/1968

Terremoto di magnitudo Ml 4.2 al confine tra il Friuli e la Slovenia, 17 luglio 2020


— INGVterremoti




Un evento sismico di magnitudo Richter (Ml) 4.2 è stato registrato alle ore 4:50 italiane del 17 luglio 2020 dalla Rete Sismica Nazionale dell’INGV con epicentro in territorio sloveno vicino al confine con l’Italia, alla profondità di 7 km. I Comuni italiani entro 20 km dall’epicentro, tutti nella provincia di Udine, sono riportati nella seguente […]
TERREMOTO DI MAGNITUDO ML 4.2 AL CONFINE TRA IL FRIULI E LA SLOVENIA, 17 LUGLIO 2020 — INGVTERREMOTI

16 lug 2020

Ora toccherà alla Benečija - Ali pride zdaj na vrsto Benečija?



Traduci con il traduttore
Za nami je zgodovinski dan 13. julija, ko sta predsednika Italije in Slovenije prisostvovala podpisu protokola o nameri za prenos tržaškega Narodnega doma na slovensko narodno skupnost v Italiji, v Bazovici opravila spravno dejanje s počastitvijo prvih ustreljenih Slovencev, ki so se zoperstavili fašizmu, in se poklonila italijanskim žrtvam povojnih pobojev jugoslovanskega komunističnega režima. Pisatelju Borisu Pahorju sta predsednika Slovenije in Italije podelila najvišji državni odlikovanji.
Ti dogodki »se bodo s svetlimi črkami zapisali v našo stvarnost, kot odraz skupnega sodelovanja med različnimi jezikovnimi komponentami Trsta in dveh sosednjih držav. Slovenci in Italijani smo v tem prostoru poklicani, da sobivamo in sodelujemo. K temu sta prav tako poklicani Slovenija in Italija, za kateri predstavlja visoka raven zaščite jezikovnih manjšin glavno osnovo za uspešno in perspektivno sodelovanje v sklopu skupnega evropskega prostora,« je poudarjeno v sporočilu za tisk Sveta slovenskih organizacij.
Zares je 13. julij 2020 prelomen datum v odnosih med Italijani in Slovenci.
Do zgodovinskega dogodka je prišlo po zaslugi slovenske narodne skupnosti v Italiji, v prvi vrsti krovnih organizacij SSO in SKGZ, katerima je uspelo spodbuditi vse najvišje slovenske in italijanske instance – predsednika, vladi, ministrstva … –, da se je zadeva premaknila z mrtve točke in je to pripeljalo do zaželenega rezultata. S tem je naša skupnost dokazala, da z združenimi močmi lahko doseže najbolj ambiciozne cilje, ki si jih sama zastavi.
To je razveseljivo tudi za nas, Slovence v Benečiji, Reziji in Kanalski dolini, ki se bojujemo za preživetje, saj menimo, da bi se dalo nekaj narediti tudi za nas, če je to uspelo za Narodni dom.
Znani razglas o anihilaciji Slovencev videnske pokrajine – »te Slovane je treba uničiti«, je bil objavljen 22. novembra 1866, torej 54 let pred požigom tržaškega Narodnega doma, ki velja za začetek napada na tamkajšnje Slovence. V Benečiji se je »napad« začel pol stoletja prej in zdaj gre »delo« proti koncu.
Marino Qualizza in uredništvo

Artigianato friulano



Con queste bamboline, fatte dalle donne friulane da tempi remoti.
Sono parte del nostro artigianato.Sono realizzate con le brattee del mais.

15 lug 2020

Gran Monte, il rifugio apre il ricovero - Nad Viškoršo letos le zavetišče

Dal santuario della Beata Vergine di Castelmonte lo segnala anche il rettore, padre Gianpaolo Campagnolo. Negli ultimi tre anni è stato registrato un aumento esponenziale dei pellegrini sul Cammino celeste, che collega i santuari di Barbana e Lussari passando per un lungo tratto a ridosso del confine con la Slovenia.
La sesta tappa collega Montemaggiore/Brezje al rifugio del Gran Monte sopra Monteaperta/Viškorša. Ivano Carloni, che a Monteaperta è l’anima delle penne nere, spiega: «Avremmo dovuto aprire il 15 giugno, ma non lo abbiamo fatto a causa del Covid-19. Al momento non c’è nessuna prenotazione, mentre l’anno scorso in questo periodo ce n’erano già un’ottantina». Anche se il rifugio è chiuso, tuttavia nello stesso locale rimane aperto il bivacco. Secondo Carloni è ben attrezzato: «Dispone d’ingresso, bagno aperto con acqua corrente, lavabo e water, ma non doccia. Non c’è l’acqua calda, perché è stata chiusa. Ha anche un soggiorno con tavolo e alcuni posti a sedere nonché una cucina, dove c’è la stufa con il fornello a gas». La bombola va acquistata e portata su senza collegamento stradale; quello che spesso manca è un corrispettivo nella cassetta delle offerte per la fruizione del gas. I posti letto sono otto, precisa Carloni: «Bisogna portarsi da mangiare e da bere, nonché sacco a pelo, sacco lenzuolo o qualcosa di personale, per non andare a dormire, come ha fatto qualcuno, con gli scarponi, magari bagnati. Qualche ospite ha già lasciato le coperte bagnate, o diversi rifiuti di vetro e plastica, che poi vanno portati giù».
Circa una volta a settimana qualcuno sale al rifugio per controllare la situazione; a inizio luglio si procederà al taglio dell’erba sul prato antistante. «Quest’anno non si svolgerà la tradizionale festa del locale gruppo alpini, che si occupa del rifugio, di solito organizzata ogni secondo fine settimana di agosto», nota Carloni. «Da vent’anni la gestione del rifugio è sempre stata a cura del gruppo alpini di Monteaperta, probabilmente proseguiremo anche negli anni successivi, se troveremo un nostro alpino disposto a seguirlo come ho fatto io per vent’anni. Non fosse che sono stati fatti degli investimenti con un impianto fotovoltaico nuovo che ho pagato io stesso, e che per questo investimento non è ancora stato erogato il contributo promesso dalla Regione, quest’anno non sarei salito. Avevamo il diritto di prelazione e abbiamo chiesto ancora per un anno la gestione. Se troveremo tra i nostri soci qualcuno disposto ad andare su lo terremo, altrimenti lo restituiremo al Comune di Taipana, che procederà con qualche bando».
Su internet da alcuni giorni stanno venendo segnalate le realtà ricettive aperte e quelle chiuse in zona. A Lusevera, ad esempio, la trattoria Alle sorgenti è chiusa, anche se voci ne annunciano l’apertura ai primi di luglio. L’albergo Ai ciclamini, invece, è in ristrutturazione da gennaio e, quindi, chiuso. Lungo la strada per Tanamea/Ta na meji si trova la struttura Allegra, con quattro bungalow e 12 posti letto e servizio di ristorante.
Volendo i camminatori lungo il Cammino celeste possono scegliere di non fermarsi a Montemaggiore, tagliando da Prossenicco per arrivare a Monteaperta. Qui possono pernottare alla locanda Dall’orso e salire al rifugio il giorno dopo. (Luciano Lister)
Koča na grebenu Stola, v kraju Špik nad Viškoršo in ob Nebeški poti, odpre letos romarjem in turistom le zavetišče. Gostinske ponudbe tako ne bo. Turisti in romarji bodo morali peljati s sabo hrano in vse potrebno za prenočitev.
Pandemija novega koronavirusa je močno vplivala na letošnjo poletno turistično sezono, tako da je do zdaj v primerjavi s prejšnjimi leti prišlo manj turistov in romarjev. Tako nam je povedal domačin Ivano Carloni, ki kot predstavnik domače sekcije vsedržavnega združenja alpincev kočo upravlja že dvajset let.
V okolici Nebeške poti ponujajo prenočišče in tople jedi v Brezjah ali blizu kraja Ta na meji.

https://www.dom.it/nad-viskorso-letos-le-zavetisce_gran-monte-il-rifugio-apre-il-ricovero/

Beneški fantje - Cikorija an kafe/Cicoria e caffè


Canzone folk del Gruppo sloveno "Beneški fantje-Ragazzi della Benečija"Buon ascolto!

Proverbi in dialetto sloveno dell'Alta Val Torre

catena dei Musi
Po vejah spoznaš korenine

traduzione: Riconosci le radici dai rami

V veselju so ure kratke,v tarpienju dolge

Nella gioia le ore sono corte,nella sofferenza sono lunghe

Vsak berač svojo malho hvali

Ogni mendicante vanta la sua bisaccia

13 lug 2020

Quando le granate colpirono Lussari-Ko so granate zažigale Višarje


Višarje po prvi svetovni vojni/Lussari dopo la prima guerra mondiale
Novantacinque anni fa la statuetta della Madonna di Lussari tornava a casa, nel suo santuario in cima all’omonimo monte, dopo gli orrori e la distruzione della prima guerra mondiale, che non avevano risparmiato nemmeno il borgo mariano.
Nel maggio del 1915 l’Italia era entrata in guerra a fianco della Francia e della Gran Bretagna e presto le granate erano iniziate a cadere anche sulla Valcanale, che all’epoca faceva parte dell’Austria-Ungheria. Gli austriaci avevano istituito a Lussari un punto d’osservazione militare con artiglieria. Padre Pij Žankar, responsabile della parrocchia di Camporosso, aveva inviato a Lussari il custode della chiesa, Janez Kravina, per salvare l’immagine di Maria e portarla a Camporosso. Gli italiani si erano appostati sulle cime dei monti; sparavano sui paesi austriaci e padre Pij era preoccupato per la statuetta. Alla diocesi di Gurk, sotto la cui giurisdizione ricadeva la Valcanale, inizialmente fu deciso che l’immagine sarebbe stata portata in un monastero francescano a Villach, ma in seguito padre Pij decise di portarla a Maribor, per allontanarla dal fronte.
Il 16 settembre le granate italiane colpirono Lussari, portando fuoco e distruzione anche nel santuario.
La guerra terminò nell’ottobre del 1918. Dal momento che l’Italia occupò la Valcanale, tutti i progetti di restauro già iniziati rimasero senza esito. Maria di Lussari fu portata nella chiesa di pellegrinaggio di Sv. Križ nad Dravogradom, dove rimase fino al 23 agosto 1921. Padre Pij, che dopo la guerra era tornato a Camporosso, la riportò nella chiesa parrocchiale, sull’altare di Sant’Egidio.
Dopo l’occupazione italiana la Valcanale era finita sotto la competenza ecclesiastica dell’arcidiocesi di Gorizia. Per ricevere sostegno nella riparazione di Lussari, già nel 1920 Padre Pij si rivolse al ministero competente della ristrutturazione delle chiese distrutte in guerra. Nel 1922 l’impresa di costruzioni Libmann e Mayer prese in carico la realizzazione della chiesa e della canonica di Lussari.
Il 5 marzo 1924 le autorità italiane cacciarono p. Pij Žankar da Camporosso. In qualità di parroco giunse a Camporosso don Natale Moncaro (Božo Monkar), sloveno della Slavia friulana, che nel 1921 era stato incardinato nell’arcidiocesi di Gorizia e, fino ad allora, aveva operato come curato a Srpenica.
Moncaro, che era di salute cagionevole, si dedicò amorevolmente alla ristrutturazione del santuario. I lavori durarono due anni. L’immagine di Maria rimase sull’altare principale di Camporosso fino al 24 giugno del 1925, ricorrenza di S. Giovanni Battista. Moncaro e Anton Češornja, prete a Ugovizza, curarono tutti i preparativi. Il mattino del 24 giugno 1925 a Camporosso e nei dintorni pioveva a dirotto. Le Messe iniziarono già alle cinque del mattino. Giunsero pellegrini in costume da Ugovizza, Valbruna, Malborghetto, Bagni di Lusnizza, Arnoldstein, Kobarid, Drežnica, dalla Gorenjska, da Ljubljana, dall’Alta Stiria e addirittura da Graz, in rappresentanza di tutte e quattro le diocesi confinanti. La processione fu guidata dal parroco Moncaro e da Anton Berlot, canonico di Gorizia, in qualità di sostituto dell’arcivescovo di Gorizia, Francesco Borgia Sedej. Quando la processione giunse alla Malga Lussari, all’improvviso smise di piovere e iniziò a splendere il sole. Alla cappella di Maria Addolorata la processione fu accolta dal dott. Lambert Ehrlich, giunto a Lussari già la sera prima. Tra canti mariani e preghiere il corteo si mosse, quindi, verso la chiesa, dove il parroco Moncaro collocò la statuetta sul trono nell’altare. Maria di Lussari era stata profuga per undici anni. La messa solenne fu celebrata dal canonico Berlot. La Regina di Lussari fu salutata con orazioni in italiano, tedesco e sloveno – in quest’ultima lingua dal dott. Lambert Ehrlich. (Luciano Lister)
Pred 95 leti se je kip Matere Božje z Detetom vračal na Svete Višarje po opustošenju prve svetovne vojne. Maja 1915 je Italija stopila v vojno na strani Francije in Velike Britanije. Kmalu so granate začele padati tudi v Kanalsko dolino, ki je takrat bila sestavni del Koroške in tako Avstro-Ogrske. Avstrijci so na Višarje postavili vojaško opazovalnico z artiljerijo. Pater Pij Žankar je na Višarje poslal žabniškega cerkvenega ključarja Janeza Kravino, da bi pravočasno rešil Marijino podobo in jo prinesel v Žabnice. Patra Pija je skrbelo, kaj bo z Marijino podobo. Na škofiji v Celovcu (saj je Kanalska dolina takrat spadala pod krško škofijo) so odločili, naj Marijino podobo prenesejo v Beljak v frančiškanski samostan. Ker je Beljak bil preblizu fronte, je pater Pij sklenil odnesti višarski kip v Maribor.
16. septembra 1915 so zažigalne granate zadele Svete Višarje.
Še preden se je vojna končala, so dobri verniki začeli misliti na obnovo Svetih Višarij.
Vojna se je končala oktobra 1918. Ker je Kanalsko dolino zasedla Italija, so se vsi načrti glede obnove izjalovili. Nove meje in politične razmere so zmanjšale dotok romarjev. Manjkali so zlasti Slovenci s Koroške, Štajerske in Kranjske. Kip višarske Marije so septembra 1920 najprej slovesno prenesli v romarsko cerkev Sv. Križa nad Dravogradom; v poletju leta 1921 jo je Pater Pij, ki se je po vojni vrnil v Žabnice, odnesel v župnijsko cerkev in jo postavil v češčenje na oltar sv. Egidija.
Vasi v Kanalski dolini so po italijanski okupaciji prišle pod upravo goriške nadškofije. Pater Pij se je že leta 1920 obrnil na ministrstvo, pristojno za obnovo v vojni porušenih cerkva, da bi dobil podporo za obnovo Svetih Višarij. Po dveh letih čakanja je leta 1922 je zidarsko podjetje Libmann in Mayer prevzelo pozidavo cerkve in župnišča na Višarjah.
Marca 1924 so italijanske oblasti izgnale p. Pija Žankarja iz Žabnic. V Žabnice je za župnika prišel g. Božo Monkar, beneški Slovenec, ki je bil leta 1921 inkardiniran v goriško nadškofijo in je do takrat deloval kot kurat na Srpenici.
Monkar, ki ni bil trdnega zdravja, se je z ljubeznijo lotil popravila višarskega svetišča. Dela so trajala dve leti. Marijina podoba je ostala na glavnem oltarju v Žabnicah do junija 1925. Sklenjeno je bilo, da bo slovesni prenos Marije na Višarje na god svetega Janeza Krstnika 24. junija 1925. Priprave sta vodila Monkar in župnik Češornja iz Ukev.
24. junija 1925 zjutraj je v Žabnicah močno deževalo. Že ob peti uri so se začele svete maše. Romarji v narodnih nošah so prihajali iz Ukev, Ovčje vasi, Naborjeta, Lužnice, Podkloštra, Kobarida, Drežnice, z Gorenjske, iz Ljubljane, z Zgornje Štajerske in celo iz štajerskega Gradca. Predstavljali so vse štiri obmejne škofije. Slovesno mašo je daroval stari trbiški dekan msgr. Valentin Kraut, v pridigi pa je Filip Terčelj iz Gorice prikazal žalostno zgodovino svetišča. Po maši se je zvrstila procesija proti Višarjem, ki sta jo vodila žabniški župnik Monkar in goriški kanonik Anton Berlot kot namestnik goriškega nadškofa Sedeja. Ko je procesija dospela do Žabniške planine, je nenadoma prenehalo deževati in je posijalo sonce. Pri kapelici Žalostne Matere Božje je procesijo sprejel dr. Lambert Ehrlich, ki je že prejšnji večer prišel na Višarje. Župnik Monkar je postavil Marijino podobo na prestol v oltar. Višarska Marija je bila enajst let begunka, preden se je vrnila v svoje svetišče. Slovesno mašo je daroval kanonik Berlot, prepevali pa so zbori iz Žabnic, Ukev in Drežnice. Višarsko Kraljico so pozdravili trije govorniki, v slovenščini dr. Lambert Ehrlich. (Povzetek iz knjige Svete Višarje, kratek vodnik in razmišljanja, Jožko Kragelj in Peter Lah, Ljubljana, Založba Dravlje, 2018)

buongiorno-doberdan

Villanova delle grotte/Zavarh
Lusevera/Bardo (Udine)

12 lug 2020

AmbassadorFVG Giulio De Bortoli: Castelmonte


Oggi voglio parlarvi di uno dei miei posti del cuore: il santuario di Castelmonte.
Questo santuario appare come un piccolo castello con borgo medioevale che si erge in cima ad una delle prime alture che separano la pianura friulana dalle Alpi Giulie: un colpo d’occhio davvero emozionante. Visto a volo d’uccello ancora più splendido. Today I want to talk to you about one of my favourite places: the sanctuary of Castelmonte. This sanctuary looks like a small castle with a medieval village that stands on top of one of the first hills separating the Friulian plain from the Julian Alps: a really exciting sight. An even more splendid bird's eye view Heute möchte ich mit Ihnen über einen meiner Lieblingsorte erzählen: das Heiligtum von Castelmonte.
Dieses Heiligtum sieht aus wie eine kleine Burg mit einem mittelalterlichen Dorf, das auf einem der ersten Hügel steht, der die friaulische Ebene von den Julischen Alpen trennt: ein wirklich aufregender Anblick. Eine noch herrlichere Vogelperspektive.

Santi patroni Ermacora e Fortunato

Nella foto: G.B. Tiepolo - I santi Ermacora e Fortunato.Cattedrale di S. Maria Assunta (Udine), cappella dei Santi Patroni.
Breve storia dei santi Ermacora e Fortunato, patroni dell'Arcidiocesi e della città di Udine. Ermacora fu il primo Vescovo di Aquileia, Fortunato fu suo diacono.

Secondo il Catalogo episcopale aquileiese, Ermacora e Fortunato furono, nel terzo secolo d.C., il primo Vescovo di Aquileia e il suo diacono. Nella loro «passio» si racconta che l’apostolo Pietro, mentre si trovava a Roma, incaricò il discepolo ed evangelista Marco di diffondere la buona novella nella città di Aquileia. Obbediente, Marco intraprese questo lungo viaggio e finalmente giunse in vista della metropoli alto adriatica. Presso la porta occidentale incontrò un giovane lebbroso, il quale, saputo che Marco era un medico cristiano capace di guarire tutte le malattie, lo scongiurò di sanarlo. L’evangelista allora lo toccò e all’istante il suo braccio e la sua mano guarirono. Il giovane, che si chiamava Ataulfo ed era di nobile stirpe, cose a casa e raccontò tutto al padre Ulfila: questi a sua volta si precipitò dallo straordinario taumaturgo e lo pregò di guarire completamente il suo figliolo. Marco esaudì la preghiera, vedendo che Ulfila era pronto ad accogliere la fede cristiana con cuore sincero; infatti il nobiluomo volle essere subito battezzato insieme alla sua famiglia ...continua qui

Proverbio friulano

 S.Ermacora e Fortunato
foto personale

12 luglio patrono di Udine ,Aquileia,Grado,Podbardo/Ciseriis (alta Val Torre)

A San Ramacul il sorc al va in penacul 

A Sant'Ermacora il frumento mette il pennacchio

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vauro

io sto con emergency

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