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IVAN TRINKO padre della Benecia

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13 giu 2020

IL PROSCIUTTO DI SAURIS

Il prosciutto di Sauris
di Adriano Del Fabro

L'immagine può contenere: una o più persone

Da sempre in molte famiglie di Sauris (il Comune più alto del Friuli VG) si producono prosciutti affumicati e altri insaccati di grande qualità. Oltre un secolo fa, fu Pietro Schneider che iniziò a firmare una modesta produzione di prosciutti affumicati, speck e altri salumi tipici della zona; i suoi segreti di abile norcino passarono quindi di generazione in generazione.
La preparazione dei prodotti avviene utilizzando attrezzature moderne che rispettano comunque la consolidata metodologia di lavorazione. Per la produzione del Sauris si utilizzano cosce che arrivano in loco già pronte e rifilate. Le cosce sono appese a telai fissi e, dopo la pesatura, sono subito sottoposte alla salatura. Si effettuano più fasi di salatura, intervallati da periodi di riposo delle cosce deposte su bilancelle e conservate in celle frigorifere. Al termine di tali fasi le cosce vengono appese su telai e fatte riposare per circa 7-8 settimane durante le quali la temperatura e l'umidità vengono costantemente controllate. Nel periodo di riposo si esegue la toelettatura, la ripulitura e una rifilatura generale. Terminato il periodo di riposo, le cosce vengono preparate per l'affumicatura con legno di faggio: posate su telai, rimangono nell'affumicatoio per tre giorni. Al termine dell'operazione i telai con i prosciutti vengono rimessi nella cella di asciugatura assieme a quelli non affumicati, per 7 giorni. Poi vengono portati nei saloni di stagionatura, previo procedimento di sugnatura per proteggere dalle incrostazioni, microrganismi e insetti la parte del prosciutto senza cotenna.
Dopo 3-4 mesi di stagionatura, i prosciutti vengono nuovamente lavati sottoponendoli a getti d’acqua tiepida per eliminare impurità e muffe. Si esegue poi una seconda sugnatura con lo scopo di perfezionare lo strato di sugna dove è necessario. La stagionatura viene completata in altri 3-4 mesi nei saloni dove la temperatura e l'umidità vengono controllate giornalmente. Questo periodo è subordinato all'esito dell'operazione di puntatura. Le cosce che passano l'”esame” della puntatura vengono sottoposte a un nuovo lavaggio con la stessa procedura della volta precedente.
Nel caso di prosciutto venduto disossato, viene operato un taglio di parte dello stinco e provveduto all'asportazione dell'osso. Dopo un accurato esame organolettico, si procede con la saldatura dell'apertura prodotta per il disosso e la pressatura che ha lo scopo di ricomporre la coscia eliminando il foro derivante. La pezzatura è di 9 chili circa del prosciutto con osso e di 8 chili circa per quello disossato. Al taglio, la carne appare soda e compatta, di colore rosso granato.
Al prosciutto di Sauris (l’unico in Italia a essere affumicato), è stata assegnata la protezione dell’Indicazione geografica protetta, nel 2006. 

da fb

I cammini delle 44 Chiesette votive delle Valli del Natisone - parte due

Trincee del Monte Spik, grotte postazioni di artiglieria, Chiesette Votive
Partenza da San Leonardo. Si prende il sentiero CAI 760 per Spignon e, passando vicino al sasso che la leggenda vuole impresso dall’impronta del zoccolo dell’asino che portava la Madonna, si giunge a Castelmonte. Da qui al Monte Spick (m 661) per visitare gallerie e trincee del primo conflitto mondiale. Per prati e boschi di faggio si raggiunge la cinquecentesca Chiesetta Votiva di San Nicolò e le adiacenti lapidi dell’unico cimitero militare tedesco delle Valli del Natisone. Per sentieri e strade raggiungeremo la Chiesetta di Sant’Abramo XIV sec. in località Altana e potremo salire sul suo settecentesco campanile che offre una vista panoramica sulle Valli. Scollinando per strada interpoderale raggiungiamo la Chiesetta di San Leonardo XIV-XV sec. con altari lignei. Una bella scalinata in pietra ci favorirà il rientro all’area festeggiamenti di San Rocco. Ritorno a San Leonardo

12 giu 2020

Da domani, sabato 13 giugno, i residenti in Friuli Venezia Giulia potranno di nuovo entrare liberamente in Slovenia! 🇸🇮

È ufficiale, da domani, sabato 13 giugno, i residenti in Friuli Venezia Giulia potranno di nuovo entrare liberamente in Slovenia! 🇸🇮
Da lunedì 15, invece, cesseranno del tutto i controlli al confine e tutti gli italiani potranno entrare e circolare liberamente in Slovenia.
La lunga attesa è (quasi) finita! 🎆

Benvenute


Un caloroso benvenuto a Anna Maria Ottolini e alla Strega della Luna.
Buona lettura OLga

PROVERBIO FRIULANO

Il proverbio friulano della settimana
di Vita nei campi
“San Cansian cu la galete in man” ovvero a San Canziano (il 10 giugno) il bozzolo (del baco della seta) in mano, si era concluso il periodo di allevamento.

I cammini delle 44 chiesette votive delle Valli del Natisone 1 parte


Fontane allegoriche, lastre di pietra, banche, castelli, fortilizi, grotte
Partenza da Biacis -Antro-Spignon visita alle chiesette di San Giacomo, San Giovanni d’Antro, Santo Spirito. A Biacis visita alla singolare fontana costruita dal 14° Reggimento Cavalleggeri di Alessandria nel 1916 con le effigi satiriche dei Sovrani degli Imperi Centrali. Il paese è sede della Banca di Antro rappresentata dalla sua lastra. Visita al Museo Raccaro e al Castello di Ahrensberg del XII sec. Si prosegue per visita al complesso della Grotta d’Antro “Il Fortilizio degli Schiavi” e alla Chiesetta di Santo Spirito del XV sec, su costruzione originaria antecedente, dove sorge anche un cippo a ricordo dei caduti della seconda guerra mondiale. Arrivo sulla cresta del Craguenza con panorami straordinari verso la pianura friulana, il Monte Matajur simbolo della Benecjia e le Alpi Giulie Partenza per Pegliano-Lasiz-Cicigolis-Pulfero e visita alle chiesette di San Nicolò vecchio, San Nicolò nuovo e San Donato e visita al castagno monumentale di Pegliano Ritorno a Biacis, Comune di Pulfero

Il sambuco - Natura delle Valli del Natisone/Nediške doline


Angelo Sinuello, guida naturalistica, ci racconta alcuni aspetti della natura delle Valli del Natisone in questa stagione. In questo primo filmato, Angelo narra proprietà, usi e leggende del SAMBUCO

10 giu 2020

La parola della settimana


razzismo s. m. [der. di razza, sull’esempio del fr. racisme]. – Ideologia, teoria e prassi politica e sociale fondata sull’arbitrario presupposto dell’esistenza di razze umane biologicamente e storicamente «superiori», destinate al comando, e di altre «inferiori», destinate alla sottomissione, e intesa, con discriminazioni e persecuzioni contro di queste, e persino con il genocidio, a conservare la «purezza» e ad assicurare il predominio assoluto della pretesa razza superiore: il rnazista, la dottrina e la prassi della superiorità razziale ariana e in partic. germanica, elaborata in funzione prevalentemente antisemita; il rdella Repubblica Sudafricana, basato sulla discriminazione razziale sancita a livello legislativo e istituzionale (v. apartheid); il rstatunitense, riguardo a gruppi etnici di colore, o anche a minoranze diverse dalla maggioranza egemone. Più genericam., complesso di manifestazioni o atteggiamenti di intolleranza originati da profondi e radicati pregiudizî sociali ed espressi attraverso forme di disprezzo ed emarginazione nei confronti di individui o gruppi appartenenti a comunità etniche e culturali diverse, spesso ritenute inferiori: episodî di rcontro gli extracomunitarî.
http://www.treccani.it/vocabolario/razzismo/


Spiegatemi voi dunque,‎

in prosa od in versetti,‎
perché il cielo è uno solo
e la terra è tutta a pezzetti.‎

(Gianni Rodari)

9 giu 2020

Martedì 9 giugno, a Savogna d’Isonzo l'omaggio in occasione del 512° anniversario dalla nascita

Omaggio a Primož Trubar, padre della letteratura slovena


Omaggio a Primož Trubar, padre della letteratura slovena

Martedì 9 giugno, alle 11, si terrà dinanzi al Castello di Rubbia a Savogna d’Isonzo (Gorizia), un omaggio al padre della letteratura slovena Primož Trubar (1508 – 1586) in occasione del 512° anniversario dalla nascita. L’evento è promosso dal Kulturni dom di Gorizia e dal Comune di Savogna d’Isonzo, in collaborazione con l’azienda Castello di Rubbia (Vrh - San Michele del Carso).

Primož Trubar è nato a Raščica il 9 giugno 1508, minuscolo villaggio della Carniola inferiore. Fu dapprima sacerdote cattolico e, in seguito, pastore luterano in Germania. Si avvicinò al luteranesimo alla scuola del vescovo di Trieste, Pietro Bonomo, e divenne il più attivo animatore della riforma protestante in terra slovena.
Nel 1551, pubblicò il primo libro scritto in lingua slovena, Katekizem in Abecednik (Abecedario e breve catechismo). Considerato il padre della letteratura slovena, Trubar fu autore di più di 25 libri in lingua slovena, i più importanti dei quali furono le traduzioni in sloveno del Nuovo Testamento (1555-1577) e dei Salmi (1566).
L'opera di Trubar, trasse senz'altro notevole ispirazione dall'incontro, in terra tedesca, con Pier Paolo Vergerio (1498-1565), in precedenza nunzio apostolico a Vienna e in Germania, già vescovo di Capodistria, e passato anch'egli alla Riforma, con il quale collaborò alla traduzione in sloveno del Nuovo Testamento.
In seguito i due, con la protezione e l'aiuto finanziario del barone Johannes Ungnad von Sonneck (1493-1564), ex governatore della Stiria e della Carinzia, aprirono una tipografia e un istituto di studi biblici a Urach (nei pressi di Tubinga in Baviera), che, dal 1561 al 1564, stampò una serie di opere religiose (37 libri per un totale di 25.000 copie) in lingua slovena, croata ed italiana, quali: il Piccolo Catechismo di Lutero, il Beneficio di Christo, la Confessio Augustana e la relativa Apologia. Nel novembre del 1563 Trubar fu ospite del Castello di Rubbia a Savogna d’Isonzo. Dinanzi al menzionato castello è stato allestito nel 2008, da parte di varie organizzazioni culturali slovene dell’Isontino, un monumento in omaggio al padre della letteratura slovena.
https://www.ilfriuli.it/articolo/cultura/omaggio-a-primo%C5%BE-trubar-padre-della-letteratura-slovena/6/221314

La Slovenia apre i confini, ma non con l'Italia


Da lunedì 8 giugno sono 17 i Paesi che hanno via libera all'ingresso senza obbligo di quarantena

La Slovenia apre i confini, ma non con l\u0027Italia
Da oggi la Slovenia apre i suoi confini ai cittadini provenienti da 14 Paesi, che si aggiungono ad Austria, Croazia e Ungheria, con cui le frontiere erano già state riaperte. Lo confermano fonti del Governo di Lubiana.
Sale, quindi, a 17 il numero di Stati dai quali si può viaggiare liberamente, senza obbligo di quarantena. Le novità riguardano Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Germania, Grecia, Islanda, Lettonia, Lituania, Liechtenstein, Norvegia, Slovacchia e Svizzera.
La lista è stata stilata sulla base della situazione epidemiologica dei vari Paesi. Nell'elenco non figura l'Italia con cui, stando all'incontro del ministro degli Esteri Luigi Di Maio con il suo omologo sloveno Anže Logar, le frontiere dovrebbero aprirsi il 15 giugno. Nonostante l'ottimismo di Logar, si attende ancora la conferma ufficiale, che potrà arrivare solo dopo il via libera delle autorità sanitarie slovene.
https://www.ilfriuli.it/articolo/cronaca/la-slovenia-apre-i-confini-ma-non-con-l-italia/2/221325#comments

Di nuovo nei nostri musei - Spet v naših muzejih


Come in tutta Italia, anche in Friuli-Venezia Giulia, nella fase 2 di contenimento della pandemia da Covid-19 si stanno progressivamente riaprendo al pubblico anche musei e mostre.
Già da lunedì, 18 maggio, a Prato di Resia/Ravanca è aperto al pubblico il centro visite del Parco naturale delle Prealpi Giulie. Da lunedì, 3 giugno, riapre invece il Museo della gente della Val Resia. Sebbene si trovi ancora in fase di allestimento, alla casa Buttolo Ploc di Stolvizza/Solbica ha organizzato la mostra Od puvjala dardu Kärsta/Od rojstva do Krsta/Dalla nascita al Battesimo.
L’esposizione ricorda le tradizioni e le usanze che in Val Resia erano legate a corteggiamento, fidanzamento, matrimonio, nascita e battesimo, fino alla purificazione delle puerpere. In particolare tratta il ruolo delle levatrici, che non solo aiutavano la partoriente. Molto spesso, quando si temeva per la vita del neonato, erano loro stesse a battezzarlo.
L’oggettistica aiuterà il visitatore a immergersi nel passato, ma le varie tematiche affrontate saranno corredate anche da alcuni racconti tratti dal ricco patrimonio narrativo, perlopiù di tradizione orale, che la Val Resia conserva. Per centinaia di anni per i resiani la trasmissione del sapere, della cultura e della storia è avvenuta tramite i racconti. Descrivendo fatti, indicando luoghi e fornendo spesso le soluzioni a piccoli o grandi problemi della vita, essi sono ancora oggetto di studio da parte di molti ricercatori e studiosi. Indicativamente martedì, 9 giugno, a Stolvizza riaprirà anche il Museo dell’arrotino, che ha da poco perso uno dei suoi soci più anziani. Il 10 maggio, infatti, è venuto a mancare Avelino Negro Öjska, che aveva desiderato raggiungere il suo paese natale per trascorrere gli ultimi giorni della sua vita. Anche per questo concittadino i funerali, viste le normative vigenti dettate dalla gravità della situazione conseguente al covid-19, si sono svolti con ridotta partecipazione di pubblico. A tal proposito, la sindaca, Anna Micelli, attraverso un comunicato, ha fatto sapere alla comunità di essere dispiaciuta di non dare, in questo momento, il giusto saluto, come da tradizione, a tutti i nostri defunti, ma ha programmato, non appena le condizioni lo permetteranno, di organizzare una significativa cerimonia per ricordare i concittadini che ci hanno lasciato in questo periodo.
Pur attenendosi a prescrizioni, distanziamento e uso dei dispositivi di protezione individuale, l’attività turistica della Val Resia è ufficialmente ripresa. Numerosi sono i camminatori che hanno già ricominciato a frequentare i sentieri, soprattutto quelli gestiti dall’Associazione ViviStolvizza, che si è già impegnata anche a rendere il paese accogliente per i visitatori.
Anche nei nostri paesi, in ottemperanza alle norme igienico-sanitarie al momento in vigore, in tutti i locali aperti al pubblico sono state predisposte alcune misure di prevenzione individuali e collettive, per garantire la massima protezione tanto ai visitatori quanto al personale addetto. (Sandro Quaglia)

Po sproščanju ukrepov proti širjenju novega koronavirusa tudi v Reziji postopoma odprejo muzeje in razstave. Že od ponedeljka, 18. maja, so na Ravanci spet odprli center za obiske Naravnega parka Julijskih Predalp. Od ponedeljka, 3. junija, bo na Solbici spet odprt Muzej rezijanskih ljudi; od torka, 9. junija, naj bi ponovno odprli tudi Muzej brusača. Že 10. maja je na žalost rezijansko skupnost za vedno zapustil Avelino Negro Öjska, član Muzeja, ki je sodil med najstarejše.
Med drugim je v Reziji spet mogoče hoditi po stezah, ki jih vzdržuje društvo ViviStolvizza.

8 giu 2020

VERONICA OFFICINALIS


Nel Medioevo la veronica era utilizzata per curare ogni tipo di malattia. Sebastian Kneipp ne impiegava la tisana per lenire malattie polmonari e reumatismi. La pianta officinale, conosciuta anche con il nome di tè svizzero, costituisce una valida alternativa al tè nero.
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BOTANICA – La veronica è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Scrofulariacee che può raggiungere un’altezza di 20 cm. Il fusto è prostrato nella parte iniziale, ascendente o eretto in quella terminale. Le foglie, opposte a due a due, variano da rotonde a ovali o ellittiche; i fiori sono di colore azzurro chiaro o lilla. La pianta ha un profumo leggermente balsamico e un gusto amaro.
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HABITAT – La veronica cresce in Europa, Asia Minore e Nordamerica. Si trova in terreni assolati e poveri di calce, nelle foreste, nei sottoboschi, nei prati aridi e nei pascoli.
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PARTI UTILI – Per scopo terapeutico si utilizza tutta la pianta, raccolta nel periodo della fioritura.
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COMPOSIZIONE – La veronica contiene amari, come il catapolo e l’acubina. Inoltre, in essa sono presenti tannini, acidi organici, come l’acido clorogenico e caffeico, flavonoidi e piccole quantità di resina e olio essenziale.
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INDICAZIONI TERAPEUTICHE – Solo la medicina popolare utilizza la veronica. Grazie alla sua azione mucolitica, espettorante e antisettica, se impiegata per uso interno, essa costituisce un ottimo rimedio in caso di bronchiti, asma e infiammazioni delle vie aeree superiori. La tisana di veronica stimola l’appetito, lenisce i crampi allo stomaco e all’intestino e attenua i gonfiori. Inoltre, la pianta è un efficace depuratore del sangue, caratteristica per cui è indicata nella cura dei disturbi reumatici e della gotta.
Impiegato per uso esterno I’infuso costituisce una valida terapia di supporto nel trattamento di eczemi cronici, pruriti cutanei e ferite che stentano a rimarginarsi.
È un efficace rimedio contro la sudorazione eccessiva dei piedi.

APPLICAZIONI

INFUSO – Versate 150 ml d’acqua bollente su 1/2 cucchiaino di veronica, lasciate in infusione per 5 minuti, poi filtrate. In caso di tosse  o raffreddore bevete 1 tazza di tisana 2-3 volte al giorno.
Per stimolare l’appetito bevetene 1 tazza prima dei posti.
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MISCELA DI TÈ – In caso di eczemi e pruriti bevete una tisana di uguali quantità di veronica e viola del pensiero.
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TINTURA – Versate 20 grammi di veronica in 100 ml di alcol al 70 %, lasciate macerare per 10 giorni, poi filtrate. In caso di lievi disturbi digestivi assumete 20 gocce di tintura diluite con un po’ d’acqua 2-3 volte al giorno.
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OMEOPATIA – Il rimedio omeopatico si ottiene dallo pianta raccolta al momento della fioritura.  È indicato nella cura di catarro acuto e cronico delle vie aeree.
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SPREMUTA FRESCA – Il succo che si ottiene spremendo l’intera pianta è efficace per lenire tutti i tipi di disturbi cutanei.
CONSIGLIO UTILE
Il  periodo migliore per raccogliere la veronica è quello che va da metà giugno a settembre. Se essiccata con cura e riposta al riparo dalla luce la pianta si conserva per circa 3 anni.


AVVISO


Gli eventuali consigli che trovi in questo blog sono a titolo puramente indicativo,in quanto non sono nè medico,nè nutrizionista.I relativi testi sono presi integralmente dal web o rielaborati da me.OLga

Contea di Tribil Superiore: YOUNG ADVENTURERS, Settimane per ragazzi 8-11 anni...

Contea di Tribil Superiore: YOUNG ADVENTURERS, Settimane per ragazzi 8-11 anni...: Enjoy Julian Alps – Luca Crucil – Accompagnatore di Media Montagna – Collegio delle Guide Alpine del Friuli Venezia Giulia e del Veneto ...

Il cuore ti porta anche tra i rovi

Valli del Natisone
Va dove ti porta il cuore, il famoso romanzo di Susanna Tamaro, rientra nei miei ricordi di letture lontane un quarto di secolo, ma quel titolo risuona ancora come un motto, come un invito non alla riflessione quanto alla riscoperta dell’emozione. Credo che in molti, nella lunga quarantena, costretti all’autosegregazione da coronavirus, abbiano riflettuto, sì, sul pericolo incombente, sulle sue cause e i suoi effetti devastanti sugli individui e sulle società in generale, ma si siano anche lasciate andare più in profondità nella propria esperienza di vita emotiva.
Abbiamo visto manifesti colorati sui balconi con gli auspici di una vittoria più desiderata che effettivamente creduta: «Andrà tutto bene!», suoni e canti dai tetti e dai balconi, orchestre improbabili coi suoni raccolti dai luoghi di quarantena più diversi ricondotti, come in un imbuto, dalla magia cibernetica, nel piccolo palco delle Tv casalinghe. Novità che in sé nascondono problematiche ancora tutte da scoprire per il vivere sociale dell’uomo di oggi.
La vita relegata in casa, purtroppo, ha da sempre le sue problematiche, ma esse tendono ad esasperarsi quando lo spazio vitale delle famiglie si riduce a qualche decina di metri quadrati nell’inurbamento parossistico dei complessi condominiali, quando l’abitazione, non trovando spazio a terra, si protende sempre più in alto, una sopra ed a fianco dell’altra, in alveari sempre più ampi.
Dati statistici indicano che già prima del coronavirus giacevano nei tribunali italiani 5 milioni di cause di cui almeno un milione erano collegate alle problematiche delle convivenze condominiali. Se durate la quarantena era difficile procedere nelle denunce, si può comunque ipotizzare che essa abbia esasperato la situazione.
Di certo non tutti nelle aree urbane e densamente abitate dispongono di spazi aperti, di giardini, di aree verdi e quant’altro, e, limitati come sono, quasi agli arresti domiciliari per un lungo periodo possono più facilmente raggiungere alti gradi di esasperazione. Ci sono anche i fortunati, tra cui mi reputo anch’io, che dispongono di una casa con ampio giardino, cosa che permette di poter godere di luce, aria, sole e spazio oltre le mura di casa, senza incorrere nei pericoli di contagio negli ascensori, nelle scale e nei luoghi comuni condivisi con decine e decine di coinquilini.
Tuttavia nonostante ciò, è qui che anche la mia mente va oltre, «va dove mi porta il cuore». E vado nostalgicamente al paesino, alla casa, al mondo «illuminato d’immenso» in cui sono nato. È vero, quel mondo era povero, mancante di quanto oggi il benessere cittadino mi può offrire, tuttavia dotato di un potere di imprinting, che ha fissato quasi di istinto un forte legame con esso. E lo riscopro
come una forza emotiva che invita al ritorno. Quel mondo che ho lasciato fisicamente ancora bambino è stato e rimane soggetto e oggetto pensieri, di cure, di preoccupazione, di impegno di studio e di lavoro. E penso quanto idealmente e concretamente possa valere oggi quel mio mondo, in piccola parte ancor mio, sebbene solo per un lembo di prato divenuto bosco e un antico orto oggi coperto di rovi.
Fu un mondo vivente e vitale per la gente che vi abitava, legata al pezzo di terra che offriva il poco che poteva a furor di fatica e sudore, ma difeso con strenua caparbietà per ogni sua parte.
Appunti storici ricordano quanto gli avvocati cividalesi guadagnassero sulle cause che i valligiani intentavano magari per la proprietà di un castagno, per un metro di terreno sul lato della casa perché ricadente nello spazio dello sgocciolio della gronda. Purtroppo non c’erano più le Banche di Antro e Merso dei tempi della Repubblica di Venezia cui il valligiano potesse appellarsi. Allora giudici e avvocati erano di casa e, conoscendo i propri concittadini sapevano rendere una giustizia più sicura, celere e di poco costo. Ma tant’è, oggi le valli slovene, sebbene i centri principali abbiano seguito in parte i modelli costruttivi cittadini, hanno da offrire spazi, ambienti, ricchezze nascoste e palesi che la natura si è ripresa e che rappresentano un valore appetibile per chi proprio di ciò è carente, se chiuso tra quattro mura prospicenti su strade d’asfalto inquinate dai motori che rubano in pochi percorsi l’ossigeno che lui consuma in anni di vita.
Ecco, mai come oggi luoghi incontaminati come i nostri, dove la natura manifesta tutta la sua vitalità creando un ambiente salubre, bello, capace di rigenerare corpo e anima, si propongono come luoghi ideali, se non proprio per viverci, ma sicuramente per usufruirne nelle forme più alte della tanto decantata ecologia. Se per me è un luogo verso cui mi porta il cuore, per chiunque altro può essere un luogo cui lo puoò portare il vero senso della vita.
Riccardo Ruttar

Benvenuti nel Museo degli arrotini della Val Resia

LUKA ŠULIC tra le nevi del Canin

La musica supera le limitazioni anticovid




Quasi 19 mila visualizzazioni in sole 24 ore per il video “no borders” postato dal violoncellista sloveno 
articolo di Eva Ciuk

La musica non ha confini, non ha razza, non ha colore, non ha limiti, fa incontrare le persone ed è un mezzo di comunicazione universale in grado di essere compreso da tutti.
Per lanciare questo messaggio, il violoncellista Luka Šulić, star dei 2 cellos, suona sulle nevi del monte Canin. La sua musica viaggia oltre le vette delle montagne, raggiungendo anche le vicine Austria e Slovenia.
Si chiama “no borders” la performance speciale che Luka ha girato all’inizio di maggio, appena approdata su You tube, dove ha raggiunto quasi 19 mila persone in sole 24 ore.
Dopo essersi cimentato con la prima versione integrale de Le Quattro Stagioni di Vivaldi per violoncello, Luka Šulić ha suonato la “Suite No.1” di Johann Sebastian Bach .
Una musica suonata alle montagne e nella speranza di far incontrare le persone sulle note di una musica che non conosce i confini.

7 giu 2020

SALVIA DEI PRATI


In questi giorni si vedono delle macchie viola che colorano i prati della regione 🎨. I più curiosi avvicinandosi avranno notato delle infiorescenze molto fitte e foglie rugose.
Parliamo della Salvia dei prati!

In questo video della Proloco NediskeDoline VallidelNatisone presentiamo brevemente questa pianta diffusa in tutta la regione ma meno famosa della sua parente aromatica. 


Angelo Sinuello, guida naturalistica, ci parla della Salvia pratense, una delle fioriture di primavera delle Valli del Natisone

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