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Ricette delle Valli del Natisone-Nediške doline

 

Le Sope o Šnite
Frittelle di pane imbevuto con latte e tuorlo

4 Fette di pane vecchio
latte 100 ml
2 uova
Sale un pizzico
Un cucchiaino di grappa

Procedimento:
Preparare le uova sbattute con il latte, sale e grappa; bagnare il pane immergendolo nel liquido e poi friggerle direttamente nell’olio di arachidi bollente fino a doratura.
Ricetta di Stulin Liliana di Tribil Superiore di Stregna.

IL MELO

 

DA VITA NEI CAMPI (fb)

LA SAGA DEGLI AUTOCTONI

dal web

di Raffaele Testolin
I Romani – a dispetto di un pensiero molto comune – non amavano le mele. Preferivano uva, fichi, pesche ed altra frutta dolce. Avevano notato la sfortuna delle popolazioni del nord-Italia e di quelle al di là delle Alpi, costrette a mangiare mele selvatiche dell’unica specie di melo europea, il Malus sylvestris, che - a detta di Plinio il vecchio - aveva un succo tanto aspro da smussare il filo di una spada (“Peculiare improbae iis acerbitatis convicium et vis tanta, ut aciem gladii praestringat”. S’erano impietositi e avevano introdotto nelle province più settentrionali dell’impero, Forum Julii compreso, ‘mele dolci’ provenienti dalle provincie dell’Asia minore. In Asia minore c’erano delle altre specie di melo e soprattutto erano confluite, grazie ai commerci, le mele dell’Asia centrale (Kazakistan, Uzbekistan ecc.), che sono le mele che attualmente vengono coltivate in tutto il mondo.
Detto questo, è giusto osservare che la coltura del melo, assieme a quella del pero, ha rappresentato una lunga tradizione e una fonte importante di reddito per le popolazioni friulane insediate nella fascia pedemontana che va da Maniago alle Valli del Natisone, passando ovviamente per la Carnia. I‘bearçs’ o ‘broili’ – fazzoletti di terra coltivati a prato stabile e disseminati di alberi da frutto radi – rappresentano tuttora un paesaggio rurale di grande fascino. Piante di melo di 50-100 anni o più sono a testimoniare la storia di un popolo frugale, povero e orgoglioso, che ha saputo mantenere un attaccamento incredibile alle tradizioni, ma anche alle varietà di mele, pere e susine, che altrimenti sarebbero andate irrimediabilmente perdute.

Proverbio friulano

 Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei campi
“A San Michêl, il marangon al impie el pavêr,a san Josef lu distude” ovvero a San Michele (il 29 settembre) il falegname accende la lampada (gli serve luce per lavorare la sera) a San Giuseppe (il 19 marzo) invece la spegne.

Poesia di Michele Obit

 Miha Obit

Sadà …
Sadà, ki berem od tvojega očeta se vprašam
ki z adne ežerčite je vidu muoj
an predvsem pruot kerimi se je boriu:
sam ga vidu samuo zgubit an parst v fonderiji.
Pa je šu, ku de bi biu an sudat
v svoji osebni trinčeji mikrovalovnih
peči an lepuo popieglanih srajc.
Kar nas je zapustu, sam pomislu,
de je biu tuole naredu že puno cajta priet.
Imam rieko, ki teče pred mano
buj hitro, ku kar sam mislu – an s sabo
nese vse – an tele parve majske zore.

 scritto nel dialetto delle sloveno delle Valli del Natisone
Ora…
Ora che leggo di tuo padre mi chiedo
quali eserciti abbia visto il mio
e soprattutto quali abbia combattuto:
l’ho visto solo perdere un dito in fonderia.
Eppure se ne è andato da soldato
nella sua trincea personale di forni
a microonde e camicie ben stirate.
Quando ci ha lasciati ho pensato
che l’aveva fatto già molto tempo prima.
Ho un fiume che scorre davanti a me
più veloce di quanto pensassi – e con sé
porta via tutto – anche queste prime aurore di maggio.
Michele Obit (Ludwigsburg, 1966) vive e lavora a Udine.
È direttore responsabile del settimanale bilingue della minoranza slovena in Italia «Novi Matajur».
Come organizzatore culturale collabora alla realizzazione del festival Stazione di Topolò / Postaja Topolove, che ogni anno, in estate, si tiene sul confine, per il quale cura il progetto di residenza per scrittori e poeti «Koderjana» e gli incontri letterari «Voci dalla sala d’aspetto/Glasovi iz cakalnice»...http://www.mimesis-elit.it/michele-obit/

La scuola

Quante polemiche per la scuola,io che ho insegnato per quasi 40 anni ricordo che sempre ad inizio anno scolastico mancavano insegnanti.Erano gli insegnanti meridionali che prendevano servizio per un giorno e poi ritornavano al sud.
Quando andavo a scuola io(nella preistoria)i banchi erano di legno verniciato di nero,per scrivere si usava la penna con il pennino.La bidella arrivava a riempire i calamai con l'inchiostro.I quaderni erano quelli Pigna con le regioni.Si indossava un grembiulino bianco con colletto bianco,la cartella era a mano (altro che trolley).




immagini dal web
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TIGLIO/LIPA

 

tiglio-lipa davanti alla chiesa di San Floriano
Villanova delle grotte-Zavarh

 Proverbio della Terska dolina


                                  Gladak ku lipa/Liscio come il tiglio

Una persona anziana del luogo mi ha raccontato che negli anni '40 furono piantati 4 tigli davanti alla chiesa ,ma due furono tagliati perchè davano fastidio.Uno di questi si spezzò a causa di un temporale (1956-1957 ca) così è rimasto solo quello attuale.

  
                                              Lipov lies 
                                            u je lahan
                                                anu mehan
                                                anu bieu anu
                                                    u diši .
                                                 U re liepo
                                                 za dielati
                                                       kola
                                               anu košišča.



                                                Il legno di tiglio                   
                                                      è leggero
                                                      è tenero
                                                      è bianco
                                                  è profumato.
                                                    E' adatto
                                                per fare ruote
                                                  e porta coti.

Aquileia, alla scoperta della domus romana

Inaugurata dopo l'intervento di recupero costato sei milioni di euro. La copertura è tra le più ampie in Europa all'interno di un'area espositiva (Video Visualnews)

Oggi è la Giornata europea delle lingue

 


La Giornata europea delle lingue è stata istituita nel 2001 dal Consiglio d'Europa nel quadro dell'Anno europeo delle lingue. Da allora si celebra ogni anno il 26 settembre, con l'obiettivo di sensibilizzare i cittadini sulla diversità culturale e linguistica dell'Europa e di incoraggiare l'apprendimento delle lingue lungo tutto l'arco della vita.

In occasione della Giornata europea delle lingue 2020, il Dipartimento Politiche Europee ha aggiunto una nuova voce nella sezione EuroParole, dedicata a termini o espressioni in lingua straniera usati in Italia dalle istituzioni e dai media.

L'EuroParola di oggi è Start-up (o Startup).

Per avvicinare maggiormente i cittadini, le istituzioni, le associazioni, le scuole e tutti coloro che sono interessati all’apprendimento delle lingue, il Consiglio d’Europa ha realizzato il sito ufficiale di questa giornata, tradotto in 37 lingue, nel quale si possono trovare innumerevoli informazioni sulla giornata, oltre a giochi, svaghi linguistici (language trivia, gioco del linguaggio dei segni ecc.), concorsi video e foto.

Il Parlamento europeo ha offerto la possibilità di assistere alla diretta dall'Emiciclo, cuore del Parlamento e luogo in cui si svolge la Giornata del multilinguismo. Diverse sessioni sono dedicate al lavoro e alla vita degli interpreti e dei traduttori. Per tutte le sessioni è disponibile il servizio di interpretazione in inglese, francese, tedesco, italiano, polacco e spagnolo.

Il multilinguismo è uno dei principi fondamentali dell'Unione Europea sin dall'inizio del processo di integrazione. La coesistenza armoniosa di molte lingue in Europa è un simbolo forte dell'aspirazione dell'Unione Europea ad "essere unita nella diversità", uno dei fondamenti del progetto europeo.

Nell'UE, alle 24 lingue ufficiali si sommano circa sessanta lingue regionali e minoritarie e oltre 175 lingue parlate dai migranti.


http://www.politicheeuropee.gov.it/it/comunicazione/notizie/giornata-europea-lingue/

 

Sul Lussari stanotte è arrivata la neve


 Il Monte Santo di Lussari (1.790 m s.l.m. - detto anche Svete Višarje, "Le sante alture", in slovenoMont Sante di Lussari in friulano e Luschariberg in tedesco) è una montagna delle Alpi Giulie, posta nel territorio del comune di Tarvisio (UD), a sud della frazione di Camporosso.Con i suoi 1.789 m s.l.m., non è una delle maggiori cime delle Alpi Giulie e deve la sua fama principalmente al convento sorto nel XVI secolo in cima al monte e fa parte della catena Jof Fuart-Montasio: considerato il balcone delle Alpi Giulie, dalla sua sommità si gode un ampio panorama sulla conca del tarvisiano e sulle alture circostanti, quali i gruppi del Mangart e del Jôf di Montasio e dalla cima dipartono diversi sentieri, il più noto dei quali è quello che porta alla Cima del cacciatore a 2.071 m s.l.m.

continua https://it.wikipedia.org/wiki/Monte_Santo_di_Lussari

Comunione per 10 bimbi a Tercimonte


 Grande festa a Tercimonte/Tarčmun domenica, 27 settembre, per la Prima comunione di dieci tra i bambini che frequentano il catechismo in italiano e sloveno. Riceveranno il sacramento alle 10.30 nella chiesa del paese. L’incontro con Cristo nell’eucarestia avrebbe dovuto essere celebrato già il 10 maggio, ma è stato rinviato a causa della pandemia di Covid-19.

L’idea del catechismo bilingue è nata quattro anni fa su iniziativa di alcuni genitori, catechisti e della comunità che si reca alla Messa in lingua slovena a San Pietro al Natisone/Špietar. Con ancora maggiore decisione è stata perseguita a seguito della completa proibizione dello sloveno in occasione delle Prime comunioni di San Pietro a maggio 2018.

Le resistenze all’iniziativa sono state molte. Con l’aiuto di mons. Marino Qualizza e dell’Associazione/Združenje Don Eugenio Blanchini, che cura l’organizzazione della Messa in sloveno a San Pietro al Natsione, inizialmente i genitori hanno chiesto al parroco del paese cla possibilità di preparare un gruppo di bambini alla Prima comunione anche in lingua slovena in seno alla parrocchia di San Pietro. La proposta è stata respinta. Ci si è rivolti, così, al parroco di Cividale, che inizialmente è parso bendisposto, ma che poi ci ha ripensato. Le attività di catechismo in lingua slovena hanno comunque preso il via con l’aiuto dell’allora parroco di Faedis, don Giovanni Driussi. Ha accolto in seno alla parrocchia i bambini, seguiti dalla catechista, Anita Bergnach, e dall’aiutante Vesna Jagodic. L’anno successivo il catechismo bilingue è passato sotto l’ala del parroco di Tercimonte e Savogna, don Natale Zuanella.

Le resistenze non sono cessate fino a quando, a un incontro organizzato a San Pietro al Natisone, l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, ha dichiarato di non potere proibire il catechismo e la Prima comunione in lingua slovena.

Lo scorso anno il catechismo bilingue era frequentato da venti bambini, che una volta al mese collaboravano alla Messa in lingua slovena organizzata una volta a settimana a San Pietro. Le attività, che si sono fermate per l’imperversare della pandemia di coronavirus, sono riprese in estate per i bimbi che stanno per ricevere la Prima comunione.

Ai fini della prevenzione della diffusione del Covid-19, domenica 27 settembre a Tercimonte potranno essere presenti solo genitori, nonni, fratelli e sorelle dei bimbi che riceveranno la Prima comunione.

https://www.dom.it/na-tarcmunu-prvo-obhajilo-10-otrok_comunione-per-10-bimbi-a-tercimonte/


Gnocchi di patate con le prugne (piatto tipico austro ungarico)


 ingredienti

  • 250 g di farina di frumento
  • 600 g di patate schiacciate
  • sale 
  • 0,5 di olio
  • 2 uova
  • 2 cucchiai grandi di burro
  • 3-4 cucchiai di pane grattugiato
  • zucchero a piacere
  • cannella in polvere

procedimento

Laviamo e cuociamo le patate.Quando sono ancora calde le peliamo e schiacciamo con  lo schiacciapatate.Quando si raffreddano mettiamo il sale ,l'olio,le uova e impastiamo il tutto.Aggiungiamo la farina e aggiungiamo gradualmente la farina,impastiamo velocemente per distribuire uniformemente. Se impastiamo troppo a lungo o lasciamo riposare l'impasto diventerà liquido.Con le mani infarinate strappate dei mucchietti di pasta della stessa dimensione.Appiattire la pasta e adagiare una prugna su ogni pezzo di pasta.Cospargere un cucchiaino di zucchero al centro della prugna.Chiudere la pasta e formare uno gnocco.
Quando l'acqua leggermente salata bolle,adagiare nella pentola gli gnocchi e cuocere per 10 minuti ca.Quando  vengono a galla sono cotti.Riscaldare il burro in una padella e friggere il pangrattato.Quando diventa dorato aggiungere gli gnocchi e cospargere con pangrattato,zucchero e  cannella prima di servire.
Buon appetito.

Questo piatto è tipico della Benečija,Slovenija ,Austria,Friuli (goriziano e Trieste,Carnia,Resia)


slivovi-cmoki-iz-krompirjevega-testa-1


Il marito, la moglie e il diavolo Marcellina Madotto — Ćikarïnawa

 


Fiabe resiane / Rezijanske pravljice / Pravice po rozajanskin


 Milko Matičetov, Roberto Dapit Dall'archivio dell'Istituto di etnologia slovena ZRC SAZU e dalla raccolta privata di Roberto Dapit Iz arhiva Inštituta za slovensko narodopisje ZRC SAZU in privatne zbirke Roberta Dapita

C’erano una volta un marito e una moglie che avevano dodici bambini e l’uomo, si capisce, era povero dato che avevano così tanti figli. Per avere almeno un po’ di companatico andava a pesca nei ruscelli ma la moglie di nuovo rimase incinta, aspettava di nuovo un bambino. Il marito però ancora non ne sapeva nulla perché lei aveva paura di dirglielo avendo già dodici figli, più lei tredici e lui quattordici, più quello che sarebbe nato. Preferiva tacere per non recar dispiacere anche a suo marito. Allora l’uomo, un giorno, ritornando dalla pesca, si trovò davanti un elegante signore. Questo signore lo salutò e gli chiese: “Dove siete stato?” L’uomo rispose: “Sono venuto a pescare qualche pesce per dare un po’ di companatico ai bambini” e aggiunse, “non posso lavorare da nessuna parte perché da nessuna parte c’è lavoro e abbiamo tanti bambini, non sappiamo come fare per sopravvivere!” Siccome l’uomo si lamentava, il signore gli disse: “Se siete d’accordo, vi darò io i soldi che vi servono ma dovete promettermi una cosa che non sapete di avere in casa”. “Ma come” disse, “io non so di qualcosa che ho in casa!?” “Comunque” disse, “voi non lo sapete ma se me lo promettete” disse, “vi riempirò di denaro”. “Beh” disse, “allora ve la darò” disse. “Dunque” replicò il signore, “mi farò vivo fra un anno e un giorno”. Sicché gli diede molto denaro e l’uomo ritornò a casa tutto orgoglioso, consegnò a sua moglie i pesci e rovesciò i soldi sul tavolo dicendo: “Ecco, va’ a comprare di ogni cosa un po’ per sfamare almeno i piccoli che qui” disse, “non mangiamo mai abbastanza”. La donna chiese: “Dove hai rubato questi soldi?” Lui rispose: “Non li ho rubati!” “Ma, caro mio” disse, “dove nascondevi tutti questi soldi se non ne hai mai avuti: hai ucciso qualcuno, oppure sei stato a rubare da qualche parte? Li hai trovati o cosa?”
 L’uomo replicò: “Non ho né ucciso né rubato né li ho trovati” disse, “ritornando indietro dalla pesca ho incontrato un signore distinto che mi ha salutato e mi ha chiesto dove vado. Io gli ho raccontato come stanno le cose, che vado a pesca per sfamare i nostri figli e mi sono lamentato della nostra condizione. Lui mi ha detto che mi avrebbe dato molti soldi se gli avessi promesso una cosa che non sapevo di avere in casa” disse, “ma io so tutto quello che ho in casa. Alla fine gliel’ho promessa e lui mi ha dato i soldi”. “Accidenti” disse lei, “ma sai che sono di nuovo incinta?” L’uomo si colpì la testa con i pugni mettendosi a piangere: “Perdio” disse, “ma perché non me l’hai detto?” “Mah” disse, “non volevo dirtelo per evitare di affliggere anche te”.
Lui replicò: “Che dobbiamo fare allora?” “Beh” disse lei, “zitto tu che è affar mio, lascia pure che venga” e aggiunse, “è sicuramente il diavolo”. Intanto il tempo trascorreva finché giunse il nono mese e nacque un maschietto. Allora nacque questo maschietto ma, trascorso un anno e un giorno, videro quel signore presentarsi all’uscio: era venuto a prendersi il bambino. La moglie gli disse: “Vi daremo il bambino, però dovete rispondere a tre indovinelli”. Allora il diavolo disse: “Va bene”. Così la donna andò su in camera, portò giù una gerla di lana nera e una gerla di lana bianca dicendo: “Ecco qui, ora andate giù al ruscello: questa deve diventare bianca e quest’altra nera!” Il diavolo allora prese prima quella nera e si mise a lavarla, la lavò talmente tanto e talmente tanto nel ruscello che più la lavava e più questa lana diventava nera. “Ah, dannata donna” disse, “guarda qui, la lana diventa sempre più nera!” Allora riportò a casa la lana e disse: “Cara padrona, questa lana io non riesco a lavarla. Datemi l’altra”. Il diavolo, con la sua lunga lunga coda arrotolata, ritornò giù al ruscello con la lana bianca per lavarla, però più la lavava e la sbatteva, più la lana diventava bianca: “Ma insomma” diceva il diavolo guardando su la donna, “è mai possibile che non riesca a indovinare queste cose io!?” Ritornò su e disse: “Questa cosa io non riesco a farla diventare nera!”
Lì era rimasto solo il marito, perché la moglie era andata nella stalla. Lì si sciolse i capelli, lasciandoli cadere lungo il corpo, e si spogliò. Prima però aveva avvisato il marito che il diavolo avrebbe dovuto indovinare quale animale ci fosse nella stalla. “Se riuscite a indovinare, potete portare via il piccolo, ma se non indovinerete, il bambino resterà con noi” disse il marito. “Sì, sì” disse il diavolo, “accompagnatemi nella stalla a vedere di che animale si tratta!” E andarono nella stalla. Insomma la donna aveva lasciato cadere la chioma all’indietro e sul davanti le scendevano delle lunghe trecce. Il diavolo non faceva che guardare: “Ma cosa può essere questo” disse, “come è fatto, non ho mai visto un animale simile: ha le mammelle davanti che penzolano, di dietro ha la coda e davanti o di dietro la barba. Ma come è fatto?” disse. “Io… tenetevi il bambino e tenetevi tutte le ragioni che” aggiunse, “non ho mai visto una bestia simile, pur avendo attraversato tutte le montagne, non ho mai visto una bestia simile!” Ciò che non riesce a fare il diavolo, riesce la donna e così la storia è finita tanto che il diavolo se ne andò senza portarsi via il bambino.
FINE

Cividale premia la continuità, Bernardi alla guida del Comune

 


Nessuna sorpresa: Cividale si conferma roccaforte del centrodestra. Per la prima volta nella storia della città è stata eletta sindaca una donna, Daniela Bernardi – già vice dell’uscente Stefano Balloch – in quota Lega. Bernardi, nelle amministrative del 20 e 21 settembre, ha ottenuto il 62,73 per cento dei voti. Non è riuscito nella ‘missione impossibile’ di rendere contendibile lo scranno di primo cittadino il suo avversario Fabio Antonio Manzini, espressione del centrosinistra, che ha ottenuto il 37,27 per cento dei voti. A fronte di un’affluenza del 65 per cento, ossia quasi 4 punti in più rispetto a 5 anni fa nonostante l’emergenza sanitaria, il centrosinistra ha in ogni caso ridotto il gap con il centrodestra: nel 2015 Balloch – che si proponeva per il secondo mandato – aveva ottenuto il 64,19 per cento dei voti contro l’allora sfidante Massimo Martina che si era fermato al 34,52.

Rilevanti, ai fini della definizione degli equilibri interni al centrodestra anche per la futura composizione della giunta, i risultati parziali delle liste che hanno sostenuto la corsa di Bernardi. Il ‘derby’ se lo aggiudica, per un’incollatura, Forza Cividale, espressione locale di Forza Italia, che ottiene il 20,4 per cento dei consensi (1071 voti). 47 voti in più della Lega Salvini premier che si ferma al 19,5 per cento. Un sorpasso che ribalta i risultati di 5 anni fa, ma anche delle politiche 2018 e delle europee del 2019 quando la Lega a Cividale era stata il primo partito. Al terzo posto la Lista Civica Balloch per Cividale, con il 15,44 per cento (811 voti). Più staccata Fratelli d’Italia con il 10,95 per cento (575 voti).
Nel campo del centrosinistra, dove non ci sono simboli di partito, prevale Prospettiva civica con il 18,32 per cento (962 voti, terza lista più votata in assoluto). Seguono Civi_Ci con il 9,14 per cento (480 voti) e Impegno comune con il 6,25 per cento (328 voti).

Ne consegue che, nel prossimo consiglio comunale, siederanno sui banchi della maggioranza 4 eletti con Forza Cividale (Roberto Novelli, Catia Brinis, Giorgia Carlig e Manlio Boccolini), 3 della Lega (Rita Cozzi, Elia Miani, Flavio Pesante), 3 della Civica Balloch (Giuseppe Ruolo, Stefano Coceano, Angela Zappulla) e 2 di Fratelli d’Italia (Davide Cantarutti e Lara Tosolini).
All’opposizione invece, oltre a Manzini, ci saranno 4 rappresentanti di Prospettiva civica (Elena Domenis, Marino Sodde, Alberto Diacoli e Luigi Martinis), 2 di Civi_Ci (Emanuela Gorgone e Bruno Roiatti) e un rappresentante di Impegno comune (Alberto Contento).https://novimatajur.it/attualita/cividale-premia-la-continuita-bernardi-alla-guida-del-comune.html


IL PESTAT



da Vita nei campi

di Adriano Del Fabro

Si tratta di un insaccato composto da tutti i profumi dell’orto, che dopo essere stati triturati vengono mescolati con una significativa quantità di lardo macinato prelevato dalla regione dorsale del maiale, il più solido e pregiato, privato della parte molle di grasso, in un rapporto di peso di circa 50 - 70% di lardo; 50 – 30% di verdure trite. L’utilizzo dei vegetali, ricchi di sostanze polifenoliche, permette di preservare il grasso dall’ossidazione. Questo insaccato, tipico della zona di Fagagna, da sempre veniva realizzato in molte famiglie friulane in occasione della macellazione dei suini per poter conservare i profumi dell’orto (sedano, carote, cipolla, porro, prezzemolo, aglio e altre erbe aromatiche) nel periodo invernale e utilizzarli come base per diverse pietanze: minestroni, minestre, carni, frittate, verdure cotte e saltate in padella. È, dunque, un insaporitore che utilizza il lardo macinato come conservante, assieme al sale (3% circa), pepe e cannella.
Il pestât viene conservato in cantina (o in locali con una temperatura non superiore ai 20 °C e un’umidità tra il 70 e l’80%), appeso come i salami, dove subisce una riduzione di peso pari al 30-40%. La conservazione può durare anche più di un anno, mantenendo le qualità organolettiche originali del prodotto e, anzi, diventando sempre più gradevole all’olfatto. La stabilità del prodotto è influenzata in maniera determinante dal lardo suino che svolge un ruolo attivo mantenendo le verdure in un ambiente anaerobico, principio simile a quello sfruttato per le conserve sott’olio. La muffa che cresce sul budello contribuisce alla naturale maturazione del pestât e rallenta il fenomeno dell’ossidazione del grasso.
Nell’”Ort e cusine di guere”, pubblicato dalla Società Filologica Friulana nel 1942, il pestât viene citato due volte. In seguito, anche la contessa Giuseppina Perusini Antonini, nell’edizione del 1963 del suo libro sul mangiare friulano, menziona il pestât come ingrediente della jote. Nel 1984, il pestât furlan ha un proprio spazio, con ricetta, anche all’interno della pubblicazione promossa dalla Camera di Commercio di Udine: “Cucina e vini friulani nel mondo”. Pietro Adami, successivamente, nel 1985, racconta del pestât nel suo libro: “La cucina carnica”.
Dopo essere stato inserito nell’Elenco regionale dei prodotti agroalimentari tradizionali, nel 2006, nell’anno accademico 2006-2007, il pestât è stato oggetto di uno studio di laurea da parte di Jessica Vidusso, presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Udine. Ora è pure un Presìdio Slow Food.
Da qualche anno si è diffusa l’abitudine di conservare il pestât, in via alternativa all’insaccato, attraverso l’utilizzo di contenitori di vetro in cui il prodotto viene confezionato come una crema, previo lo sgrondo dei liquidi in eccesso.

Na Ravanci in Solbici brez kamerarja - Prato e Stolvizza senza cameraro

 


Litos za Malo Mišo, w tarok 8 dnuw satembarja, jë se rakla miša tu-w carkvë ta-na Ravanci.

Pra Alberto Zanier an rëkel mišo ta-prad oltarjon, tu-w ki jë štatua od Duvïce Marïje. So jë löpo pa pëlo te stare svete carkwonske wuže, tej jë bila nawada po starin. Skoda litos pa ta-na Ravanci, tej pa ta-na Solbici nï ščë ninaa ćamararja. Isa nawada to jë na stara nawada ano na karjë pomoa za spravit već bečöw za naredit te nejvinče dila tu-w carkvi, ko jë trëbë. So vi da za cirköw, tej za no ïšo, so ma pirvidinet dëlet wsaki lëto kej itako za ise dila to nabo italïkol drao ano nö čaket, da ise dila ni boditë vinče ano pa bojë drae. Upajmo nalëst kaka ćamararja za noše carkve, to jë naa lipa rič pomoet za wso ves ano za wso cirköw. (s. q.) in resiano

Nella ricorrenza della Natività della Beata Vergine Maria, martedì 8 settembre, quest’anno in Val Resia la messa è stata celebrata a Prato di Resia/Ravanca. Durante la funzione hanno trovato spazio anche i locali canti tradizionali.

Purtroppo quest’anno né a Prato di Resia né a Stolvizza/Solbica qualcuno ha voluto assumere l’incarico di camerario. Questa figura tradizionale aiuta a raccogliere i fondi necessari all’esecuzione di lavori in chiesa, quando necessario.

https://www.dom.it/na-ravanci-in-solbici-brez-kamerarja_prato-e-stolvizza-senza-cameraro/

Il Majnik tra vita e storia di Resia

 


Il 24 giugno 1718 mons. Daniele Dolfin (1688-1762), all’epoca vescovo coadiutore di Aquileia e abate commendatario dell’abbazia di Moggio, consacrava, dopo gli ultimi lavori di ampliamento e rinnovo durati 25 anni, l’attuale chiesa-pieve- santuario di Prato/Ravanca, dedicata alla Beata Vergine Assunta. Il giorno della dedicazione della chiesa, come quello della precedente di epoca medievale, è storicamente fissato all’1 maggio, in resiano Majnik.

In merito alle iniziative previsteper questa ricorrenza, sul numero pasquale del bollettino parrocchiale di Resia «All’ombra del Canin», il vicario parrocchiale, don Alberto Zanier, scrive: «Quest’anno celebreremo l’anniversario della Dedicazione della nostra comune casa di preghiera, della chiesa madre di Resia, del più importante tempio santo di Dio
a Resia. Quest’evento non ha solo una connotazione storica: non si tratta solo di fare memoria di un evento passato, ma, ricordando la Dedicazione di questo tempio, dobbiamo rinnovare in noi la personale e comunitaria consacrazione al Signore perché “stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo” (1Pt 2,4-9)». Inoltre, celebrare questa Dedicazione significa anche riscoprire la natura di santuario della nostra pieve.
Quest’anno, per ricordare questo importante avvenimento, la Parrocchia di Santa Maria Assunta ha invitato a presiedere la Santa Messa delle ore 11 il vescovo emerito di Belluno- Feltre, mons. Giuseppe Andrich. La cerimonia
inizierà prima della Messa con la processione all’esterno della chiesa con l’antica reliquia della Santa Croce e si concluderà con la processione col Ss. Sacramento.
Già il 28 aprile, alle 20.30, in pieve a Prato ci sarà un concerto d’organo suonato da Federico Quagliaro e orchestra degli Amici della Musica di Villalta di Fagagna, e diretto dal maestro Andrea Toffolini.
Oltre alla Santa Messa, il primo maggio a Prato si terrà anche la prima delle tre annuali fiere storiche dove, specialmente un tempo, i valligiani accorrevano a rifornirsi del necessario per iniziare i lavori agricoli e legati all’allevamento. Inoltre, per gli sportivi, ci sarà la consueta camminata sui sentieri di fondovalle, con due diversi percorsi. (Sandro Quaglia)


http://www.dom.it/majnik-v-zivljenju-in-zgodovini-rezije_il-majnik-tra-vita-e-storia-di-resia/

Proverbio friulano

 


Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei campi
“Se a San Maurizi al fâs saren, vintôs l’unviêr cu ven” Ovvero se il giorno di San Maurizio (il 22 settembre) sarà sereno, avremo un inverno ventoso.

L’oro d’autunno



DIEGO VALERI

L’ORO D’AUTUNNO

L’oro d'autunno sale giorno a giorno,
per gradini di verde
lungo il fuso del pioppo,
fino all'esile vetta. Ancora resta
lassù sospeso, un breve tempo; e intanto
l'ultimo verde cade. Poi nel bianco
cielo, come una fiamma fatua, dolce –
mente si esala, vola via, si perde
.

(da Il flauto a due canne, Mondadori, 1958)

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Oggi alle 15.31, con l’equinozio d’autunno – il momento in cui il sole si trova allo zenit rispetto all’Equatore – entreremo nell’autunno. Ho scelto questa poesia di Diego Valeri per celebrare quella che è la più appariscente caratteristica della stagione, il cambio di colore delle foglie prima della loro caduta: ori, bronzi, rossi vermigli, cremisi infiammano parchi e giardini prima di cedere al nudo grigiore dell’inverno.


FOTOGRAFIA © IG / MARZIA PICCINELLI

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LA FRASE DEL GIORNO
E così te ne vai tu pure, estate. / Di giorno in giorno più breve è la luce, / più basso il cielo.
DIEGO VALERI, Calle del vento




Diego Valeri (Piove di Sacco, 25 gennaio 1887 – Roma, 27 novembre 1976), poeta, traduttore e accademico italiano, fu ordinario di Letteratura Francese all’Università di Padova per oltre vent’anni, tranne nel periodo 1943-45 quando riparò in Svizzera come rifugiato politico.